Parte 66ª - La premonizione di Apollo

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1º luglio - Grecia (tempio di Artemide)
Rosa stava incamminandosi lungo il percorso che portava al tempio ospedaliero. Era molto interessata a Hilda quale sua ancella, ma non sapeva se poteva chiedere alla regina di Asgard di inserirla nel suo seguito.
Da quando l'aveva vista nel cortile si era avvicinata a lei, le aveva parlato e l'aveva conosciuta. Aveva notato che tra lei ed Apollo sembrava esserci un lieve sentimento reciproco, suo fratello cercava di nasconderlo. Ma non poteva farlo con lei che con l'amore ci andava a braccetto, sapeva e percepiva un nuovo e puro sentimento nel momento stesso in cui esso nasceva.
Per quanto Apollo vi lottava contro e lo rifiutava avrebbe ceduto all'inevitabile sentimento che lo stava pervadendo.
Anche quel giorno quindi era lì, ferma sulla soglia del tempio a... spiare i due, avrebbe detto suo padre. A controllarli avrebbe risposto lei, Hilda era perfetta come ancella e lo stava dimostrando in pieno.
"Vi vedo." Disse la bassa voce di Apollo nel momento stesso in cui si scambiò un'occhiata con Tulip.
Lei fece una smorfia che non la rendeva meno deliziosa di quanto già fosse. "Oh fratello mio. Non mi lasci mai il piacere di sorprenderti." Disse entrando nella stanza e salutando Hilda.
Tulip le si sedette accanto sorridendole amabilmente, anche per lei Hilda aveva le qualità necessarie per entrare nel corteo divino, a eccezione di un piccolo punto.
"È una regina, abituata al comando." Aveva spiegato. "Non credo che seguirà i suoi ordini o si farà sottomettere da voi. Mia signora!" Le aveva detto.
Ed aveva ragione, quello era il dubbio che dilaniava i suoi pensieri da quando l'aveva conosciuta e sapeva chi ella fosse. Presto sarebbe tornata ad Asgard, a regnare sulle gelide terre del nord.
"Come state divina Aphrodite?" La salutò Hilda con un inchino elegante.
Come sempre Rosa restò colpita dai suoi modi, le sorrise e le prese una mano curata. "Molto bene mia cara. E tu? Noto che sei leggermente pallida." Le disse, Hilda era pallida, ma quel giorno lo sembrava di più, forse erano i begli occhi azzurri e stanchi a darle questa impressione.
Lei annuì "Sto bene, tutto passerà presto." Disse la regina.
Apollo le strinse la mano con un sorriso cordiale a sostenerla in qualcosa che solo loro due sapevano, poi si alzò dal suo posto e lanciò uno sguardo a sua sorella. "Vi lascio alle vostre chiacchiere tra donne. Però prima vorrei parlare con te."
Rosa annuì e guardò le due donne seduta l'una accanto all'altra. "Non iniziate le chiacchiere serie senza di me." Disse seguendo suo fratello.
Una volta fuori il tempio Elios la guardò intensamente, un velo di preoccupazione negli occhi turchesi.
"Cosa c'è? Non vuoi che stiamo con lei?" Chiese allora sbuffando. L'amore, quanto sapeva essere possessivo.
"No. Però ti chiedo di non farla stancare troppo, al limite tienile la mano e lascia fluire lentamente il tuo cosmo in lei." Le disse lui.
Rosa sgranò gli occhi. Cosa intendeva dire Elios? "Cosa sta accadendo?" Chiese con una strana sensazione.
"Non è per Hilda che ti ho chiamato in disparte, ma ti racconterò comunque." Rispose lui. "La regina di Asgard è in fin di vita, legata alla vita terrena da un ultimo piccolo esile filo che lo lega a sua sorella Freya."
Rosa annuì comprendendo, il suo sguardo si era fatto vitreo. Stava morendo, ecco perché pallore e la stanchezza negli occhi, sciocca che era stata, perché non se n'era accorta prima.
"Potresti darle la vita eterna!" Disse Rosa, era convinta che lui amasse quella donna anche se ancora non lo riconosceva, anche se il ricordo di Agatha era vivo in lui da non lasciarlo ad abbandonarsi ad un nuovo amore.
Apollo scosse la testa. "Non sono così spietato da augurare la vita eterna a chi è consapevole di morire e chi vuole vivere la sua unica vita."
Lui era abituato all'immortalità in fondo, a parte quel piccolo ventennio di vita che aveva vissuto sulla terra ultimamente, quando non era consapevole di essere un Dio, ma un semplice ragazzo. Aveva bramato di tornare tra gli dei Olimpi ed al suo antico splendore quando a tredici anni si era accorto di avere dei poteri, di essere Apollo? No, all'epoca non lo aveva desiderato, né dopo quando la sua divina coscienza lo aiutava negli studi e lo facilitava nell'apprensione delle arti mediche e musicali. Poi l'anno prima aveva avuto un incidente con i suoi migliori amici e la sua ragazza. Sì perché nella sua vita umana era stato anche un amico e un fidanzato, tutto quello gli era piaciuto e lo avrebbe rivissuto. Se non fosse stato che in quell'incidente lui ed i suoi amici erano morti. Morti tutti tranne lui, morto il suo amore tranne lui. Perché lui era Apollo è per quanto il suo corpo fosse morto la sua anima era stata lì a vegliarlo, a farlo destare e ricordargli che se voleva fare qualcosa, anche solo tornare sull'Olimpo, doveva rialzarsi, aprire gli occhi e riprendere a camminare sui suoi passi.
Si era quindi aggrappato all'ultimo scampolo di vita che gli era rimasto e si era risvegliato. Troppo tardi però per salvare Agata, la sua bellissima e dolcissima fidanzata. Suo primo e unico amore, col quale era stato insieme dalle scuole medie fino ad allora.
Agata che lo aveva sempre esortato ed appoggiato in tutti i suoi sogni e negli studi di medicina. Lui aveva chiuso gli occhi in quell'incidente e se non lo avesse fatto avrebbe potuto salvarla ed invece no. Non lo aveva fatto, così si era chiuso nel suo mondo e nelle uniche cose in cui credeva, se stesso come Dio Apollo e suo padre Zeus. Osservava dall'alto dell'olimpo la gente che si ammazzava e si faceva del male. Gli esseri umani in fondo erano tutti così, egoisti. Non ne avevano mai di ciò che avevano e per raggiungere i loro obbiettivi si uccidevano tra loro simili. Il potere! Credevano di poterlo avere e di saperlo gestire, ma in realtà erano loro dei a permettere e consentire loro di muoversi, vincere ed andare avanti. Quando lo avrebbero capito sarebbe stato comunque per loro troppo tardi. La razza umana era destinata ad estinguersi fin quando pensavano tutti in quel modo.
"Apollo... Apollo!?" Lo chiamò Rosa strattonandolo per il braccio.
Il ragazzo tornò in se, al presente ed osservò sua sorella Rosa.
"Pensavi a lei." Affermò la bionda dea.
"In realtà no. Pensavo a quanto il genere umano sia sporco fin dentro l'anima."
"Apollo... non sono tutti uguali e lo sai. Tu stesso hai amato una donna che poteva essere definita un angelo." Gli ricordò lei.
Ovviamente non si poteva dire lo stesso di chi li aveva uccisi tutti, Rosa era convinta che questo suo cinismo e questa sua sfiducia nel genere umano dipendesse da quell'avvenimento per lui molto distruttivo.
"Potrei salvare io Hilda, cosa ne pensi?" Propose la dea dell'amore.
Lui aprì la bocca per parlare ma poi tacque. "Sono cose sue, dovete parlarne voi due."
"Non voglio mio caro fratello che tu debba perdere un'altra donna importante della tua vita. È successo secoli fa con Daphne e con Giacinto, è successo con Maria Antonietta e con Galileo, poi con altre donne e uomini di cui non ricordo il nome. Per ultimo nella tua nuova vita il destino ti ha portato via Agata. Permettimi adesso che posso, di fare qualcosa per te fratello mio." Lo supplicò lei
"Io non amo Hilda. Non mi azzarderei mai." Proruppe lui.
"Ho ti prego. Davvero credi di poter nascondere i tuoi sentimenti ai miei occhi. Apollo!" Disse lei mettendo le mani sui fianchi.
"Non permetterò mai a questi sentimenti di venir fuori." Disse lui gelido.
Rosa lo guardò sgomenta, uno sguardo triste accompagnò le sue lacrime. Andò a stringersi tra le sue braccia per rinfrancarlo.
"Ti prego, permettimi di aiutarti. Non meriti di non amare. Elios tu sai dare tanto amore e meriti di riceverne, non chiuderti ti prego in questo guscio vuoto fratello mio."
Lui cinse le sue spalle con un braccio. "Come fai a parlare così Rosa? Come, quando Saga ti ha cacciata via dalla sua vita distruggendo quella dei vostri figli."
"Perché Elios?" Disse lei sollevando lo sguardo sul fratello. "Per amore!" Rispose. "Lo stesso amore per cui Saga quella notte venne a cacciarmi via. Sappiamo benissimo cosa sia successo poi e come la sua mente sia stata pervasa dal male. Lui mi ha protetto per amore, mandandomi via da lui ed io sciocca non ho preso i bambini. È stata solo colpa mia se i gemelli sono morti quella notte Apollo, non avevo voluto ascoltare Saga, ho invece fatto di testa mia e ne ho pagato le conseguenze." Disse rammaricata lei.
Perché si! Nessuno glielo diceva, ma era stata lei a condannare i suoi due gemellini. Questo però non le impediva di certo di amare, se stessa, Saga, Haemonie, i suoi fratelli e le sorelle, i genitori di sangue o meno, le sue ancelle ed anche gli estranei. "Amare è fondamentale per vivere bene Apollo, per quanto abbiamo sbagliato io amo ancora Saga e non potrei mai, mai amareggiarmi per ciò che è stata la nostra storia. Per quanto non mi abbia mai detto di provare un minino d'amore per me, quella notte proteggendomi da se stesso mi ha dimostrato quanto realmente mi abbia amato." Disse allora.
"L'ho conosciuto..." disse Apollo. "Quando sono stato a Stromboli da Dike. Lui sprigionava un'aura molto... forte, protettiva." Spiegò
"É fedele a Dike!" Affermò Rosa. Prima Athena, adesso Dike. Ci sarebbe mai stato spazio per lei?
Apollo scosse la testa guardandola. "No Aphrodite, quell'uomo al momento è fedele ad una sola cosa. La famiglia, la sua famiglia." Affermò Apollo alla dea.
A Rosa esplose il cuore, sapeva Saga, lo immaginava almeno che nella sua famiglia c'era una bambina di quasi sei anni?
"Parlerò con Hilda e ti prego Elios, se accetterà la mia offerta, cerca di aprire il tuo cuore alla regina di Asgard. Lo faccio per te, mai ho preso persone che hanno il comando tra le mie ancelle." Disse la bionda allontanandosi da lui e dirigendosi verso il tempio ospedaliero.
"Ferma Aphrodite!" Disse Apollo
La ragazza si voltò, perché suo fratello non voleva ascoltarla?
"Non ti ho chiamata qui per Hilda." Disse lui.
Lei lo guardò incuriosita, effettivamente glielo aveva già detto. Quindi annuì attendendo che il Dio del sole parlasse.
"Ho avuto una visione, Giulia, la moglie di Alessandro." Disse Apollo. "È la dea della guerra Bellona, dobbiamo impedirle di aprire guerre. Nella visione metteva tutti noi fratelli gli uni contro gli altri."
Rosa sentì il cuore esplodere. No, non era possibile! "Cosa hai visto nella visione?"
"Ares che colpiva Ebe con la sua ascia."
Rosa sgranò gli occhi urlando, no, non era possibile.
"Ebe faceva da scudo ad Athena, alle spalle di Ares c'era una donna incatenata." Continuò lui.
Aphrodite aveva i brividi, piangeva e si stringeva in un abbraccio per darsi calore.
"Alessandro non farebbe mai del male ad Esmeralda, la ama troppo. Poi chi era l'altra donna? La conosciamo?"
"Temo di sì. Sul suo capo troneggiava una mela dorata della discordia." Affermò Elios.
"Eiren..." sussurrò. "Noi dobbiamo fermare Bellona, qualsiasi siano i suoi piani."
"Dimmi dove si trova." Disse il fratello.
"Non lo so. Non la sento da un po' ormai, avevamo perso i contatti, prima il matrimonio, poi la gravidanza..." Si giustificò, Giulia non era divenuta ancora un'ancella in modo effettivo quindi. "...non riesco a percepirla. Non sapevo neanche avesse un cosmo."
"Le tue ancelle non hanno un cosmo?" Chiese stupito Apollo.
Lei scosse la testa. "Solo Lorelei e Lucia, infatti se hai notato sono sorelle di gold saint."
"Una guerra tra noi fratelli sarebbe catastrofica." Affermò Apollo ricordando lo scontro di pochi mesi prima. Ed erano stati solo lui contro Athena. "Ne parlo con papà, tu intanto stai serena e avverti Alessandro. Fa in modo che non si allei con la moglie!" Ripetette allontanandosi.
Lei annuì e con l'umore a terra entrò nel tempio.
Quando la videro giungere sia Hilda che Electre notarono il suo stato d'animo.
"Cosa accade mia divina? Non state bene?" Chiese Tulip.
Lei scosse la testa. "Non ho più la decima ancella. Dietro il volto di Giulia si nascondeva la dea Bellona." Rivelò la dea alla sua ancella.
Tulip rimase sconvolta quanto lei da quella rivelazione. Le strinse la mano e aspettò che la sua dea parlasse ed esplicasse i suoi dilemmi.
"Hilda..."
Lei annuì comprensiva. "Ditemi divina Aphrodite come posso aiutarvi."
"Ti andrebbe di entrare nel mio corteo?" Chiese la dea.
Hilda sbatté le ciglia, non comprendeva. "Mi dispiace dover rifiutare divina Aphrodite. Ma ormai mi restano poche settimane di vita e non potrei aiutarvi." Affermò diplomaticamente la regina.
Tulip si voltò ancora verso Rosa, ormai il panico era sul suo volto, tutte quelle brutte notizie insieme. "Perché ce lo avete tenuto nascosto Hilda, pensavo fossimo amiche." Chiese l'ancella bionda.
"Per non farvi preoccupare." Rispose lei con un sorriso.
"Ma Aphrodite può aiutarvi, vi ha infatti chiesto di diventare sua ancella." Rispose lei.
"Non potrei aiutarla e adempiere ai miei doveri di farle compagnia." Disse Hilda.
"Se accetti di diventare mia ancella non moriresti, avresti una vita molto più longeva e invecchierai di un anno ogni cento anni." La informò la dea. "Se poi un domani ti stancherai potrai tornare alla tua vita normale ed attendere la fine dei tuoi giorni."
"Si, ma avrei un regno da seguire." Spiegò lei.
"Che puoi andare sempre a controllare, adesso hai detto che hai lasciato i tuoi cugini a fare le tue veci. Hai una nuova celebrante, quindi dovrai solo far avvertire la tua presenza, giusto?" Chiese Rosa.
Hilda fissò attentamente Aphrodite. Sì adesso aveva lasciato tutto in mano ai cugini e Lifya, la vita stava per abbandonarla ed aveva preferito trascorrere i suoi ultimi giorni con Freya.
Alla sua morte alla fine le cose sarebbero andate come stavano andando in quel momento. Espirò ed annuì alla dea.
"Quali sarebbero i miei compiti?"
Aphrodite sorrise alla sua frase, finalmente un po' di luce.
"Alternarti con le altre nel mio corteo. Quando dovrai andare ad Asgard avvertirmi così che potremo venire anche noi. C'è chi danza o canta per i miei ospiti, chi cura i miei fiori, chi mi aiuta nel lavoro di stilista. Poi ci sono chi come Tulip, o anche come te mi farà solo compagnia." La istruì.
"Dovrai portare avanti la parola dell'amore, vivere in funzione di esso. Difendere i poteri della nostra dea, ma non sei una sgualdrina. Perseguire la causa della dea non significa concedersi a cani e porci, quello non è amore ma lussuria." Spiegò Tulip
"Potrai anche avere un compagno, amarlo e sposarti e come Giulia fare dei figli." Terminò la dea. "Ovviamente noi abbiamo la priorità su di loro."
"Giulia vi ha però abbandonata." Le ricordò Hilda.
"Si, ma lei ultimamente non c'era. Troppo presa da mio fratello Ares e poi dalla gravidanza. Infatti non ha concluso neanche il rito per diventare ancella. Pensavamo fosse depressa invece adesso ho scoperto la verità." Le spiegò Rosa.
"C'è un rito per diventare un'ancella?" Chiese Hilda
Lei annuì. "Si, donando una goccia del tuo sangue nel giardino dei fiori di Aphrodite. Poi scegliere una persona a cui concedersi nell'arco delle quarantotto ore che seguono questa prima parte. Infine giurare fedeltà alla dea Aphrodite e bere succo di ambrosia e rose con qualche goccia del mio divino sangue."
Hilda arrossì. "Il secondo punto sarebbe un po' complicato." Disse lei.
Rosa noto il suo rossore. Tutte le sue ancelle erano arrossite al secondo passaggio del rituale, tutte tranne Giulia che con Alessandro si era subito data da fare.
"Capisco che tu sia vergine ma puoi baciare anche una di noi ancelle." Intervenne Electre.
"Oh no io non sono... cioè non più..." disse Hilda arrossendo. "Quindi se baciassi mia sorella Freya in segno d'amore sarebbe comunque valido?" Chiese la regina.
"L'amore puro e sincero in ogni sua sfaccettatura è sempre valido per il rito. Tulip baciò me per esempio." Spiegò la dea
"Effettivamente non so perché poi abbia concesso la mia verginità ad uno zotico." Disse l'ancella alleggerendo la tensione.
Rosa rise alla sua affermazione e lo stesso fece Hilda. "Perché lo amavi no?" Rispose alla ragazza.
Electre si sentì arrossire. "Tu amavi l'uomo a cui ti sei concessa?"
Hilda si intristì ma annuì. "Si." Rispose.
Electre fece per parlare ma Aphrodite si alzò attirando la sua attenzione.
"Adesso dovremo andare. Hilda ha bisogno di riposare, è stata già troppo in piedi nonostante la sua malattia." Rosa si avvicinò alla ragazza dai capelli azzurri e le baciò la fronte. "Riposa mia cara, avverto io Apollo della tua decisione se sei stanca."
Lei annuì. "Si, mi farebbe un gran piacere divina Aphrodite."
Lei la lasciò andare e prendendo Tulip per la mano uscì dal tempio.
"Perché tanta fretta mia dea?" Chiese Tulip.
La donna si voltò. "Perché lo sguardo di Hilda era quella di una giovane vedova." Disse col cuore colmo di tristezza. Il cammino per Hilda ed Apollo sarebbe stato lento e tormentato.

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora