12.07.1990 Villa Diás Priona
Marin lanciò uno sguardo a Galan, l'assistente di Aiolia la seguiva fedelmente senza chiedere nulla. Era abituato a seguire Aiolia ovunque e così stava facendo con lei.
Era rimasto sorpreso dal fatto che ella in realtà non fosse una silver saint, bensì una dea. Ma non aveva fatto domande anche in quel caso. Come sempre non aveva chiesto nulla nel ritrovarsi faccia a faccia con il vecchio amico Aiolos che proprio in quel momento li stava raggiungendo.
"Avresti dovuto far portare anche lei." Disse il sagittario a Marin riferendosi a Lythos.
"Appena avremo liberato l'ariete porterà lui la divina Cloto." Riferì Marin. "Dove dobbiamo andare?" Chiese al fratello di Aiolia.
"Villa Diás vieni, c'è un'auto che ci aspetta." Le disse andando verso l'albergo dove erano stati fino al allora.
Galan finalmente prese la parola. "Io mi terrò nei dintorni dell'abitazione, se hai bisogno di qualsiasi cosa chiedi pure." Le disse.
Marin annuì. "Penso che mio padre abbia una fortezza, ma nel caso ti chiamo. Porta Lythos solo quando nascerà il bambino." Disse la donna facendogli presagire che probabilmente non lo avrebbe chiamato prima.
Qualcuno scese da un suv che era parcheggiato accanto all'entrata dell'albergo, era un uomo grosso e dall'aria dolce. Marin lo riconobbe subito.
"Zio Marcello." Disse sorpresa.
L'uomo annuì osservando il pancione della ragazza. "Marin, finalmente ti riporto a casa."
Lei sorrise dolcemente e senza dire nulla lo raggiunse alla porta che gli teneva aperta.
"Mettiti al centro. Aiolos e Aeolus saranno ai tuoi lati." La istruì.
La giovane tirò su col fiato. Era in grado di sapersi difendere, ma non era il caso o il momento di discutere.
"Viene anche lei?" Chiese Marcello alla scorta di Marin.
"Conosco Villa Diás e resterò nei pressi." Disse Galan.
Marcello assentì e gli prese Diva dalle braccia. "Grazie di tutto allora." Gli disse sinceramente andando a mettere la giovane donna sul sedile del passeggero e proteggendola con la cintura di sicurezza. "A presto!"
Marin appoggiò la testa contro lo schienale dell'auto e sospirò. Stava per iniziare un nuovo periodo di prigionia e si sentiva opprimere al solo pensiero, su Stromboli era stata abbastanza libera di muoversi e fino a poche settimane prima si era anche un po' allenata. Viveva all'aperto, cambiava aria ed aveva delle distrazioni insegnando ai figli di Agāpi che erano invece rimasti in Sicilia per la loro sicurezza. Cosa ne sarebbe stato di lei adesso?Tempio di Zeus
Un ruggito possente si levò nell'aria mentre giungeva il leone celeste.
Diana lo seguì prima con lo sguardo, poi quando Touma le disse che era l'armatura che vegliava su Marin aveva chiesto al ragazzo di andare incontro ad essa.
Touma come sempre aveva obbedito e prendendo per mano la sua dea avevano seguito il leone celeste.
Di lì a poco, dopo aver oltrepassato il tempio di Artemide e Apollo eccoli alla residenza semi divina di suo padre. Il leone non aveva ancora trovato il suo riposo infatti proseguiva e continuava fino a quando non era giunto ai giardini. Lì dove suo fratello Apollo parlava con i suoi gold amici e Lachesi, Artemide li raggiunse mentre il ruggito si faceva sentire nell'aria e il leone poggiava i piedi di metallo sul manto erboso intorno a se.
Tutti si zittirono, l'unico disturbo alla quiete era il pianto di un bambino che disperato sembrava non smetterla.
Appena lo vide Lachesi si gettò sul leone prendendo il piccolo.
"Ras, non piangere tesoro. C'è la zia con te!" Disse adagiando tra le sue braccia il piccolo e cullandolo dolcemente.
Camus andò incontro alla sua ragazza mentre le strilla riempivano più forte l'aria. Il piccolo riprendeva a dimenarsi e scalciare.
"Credi che abbia sentito che sua madre non c'è più?" Chiese Camus.
"È un semidio, sicuro che lo ha sentito." Disse Lachesi.
Apollo osservò la scena. "Questo bambino è?" Chiese
"La nostra missione! Tenerlo lontano dai seguaci di Gea!" Rispose Lachesi mentre il piccolo Ras ormai arreso non si muoveva più. "Bravo bambino." Gli disse dolcemente
Ras la guardò intensamente con quegli occhi che ricordavano la notte scura, sembrava comprendere molto più di ciò che un bimbo di pochi mesi dovesse sapere.
"È un Dio, credo sia normale." Le disse Camus percependo la stessa sensazione.
Il bambino sorrise ai due e nel farlo svicolò dalle loro braccia teletrasportandosi via. Fryg urlò spaventata mentre i santi andarono in allerta, sia Apollo che Camus cercarono di prenderlo. Ma invano il piccolo si spostava da una parte all'altra.
"Basta adesso!" Intervenne la voce di Mu. Lo sguardo puntato sul piccolo.
Ras si fermò per poi crollare, ma di nuovo sparì alla vista di tutti. Apollo chiese aiuto a Mu per trovarlo, ma vide che il piccolo era tra le sue braccia. Era tranquillo ed aveva i suoi occhi scuri puntati sul santo dell'ariete con venerazione.
"Questo bambino è un lemure." Disse al gruppo presente. "Dovete imparare a gestirlo per tenerlo." Terminò porgendolo a Lachesi.
La ragazza lo guardò. "Come dovrei fare?" Gli chiese.
"Come ha fatto sua madre. Fino a poco fa aveva un blocco mentale che gli impediva di usare i suoi poteri psichici." Spiegò alla dea. "Tua sorella era una lemure, giusto?"
"In realtà non lo so. Ci siamo viste solo fino ai quattro anni e non la ricordo molto." Disse lei osservando il bambino, i due puntini rossi al posto delle sopracciglia; gli occhi blu notte.
"Dobbiamo bloccarlo?" Chiese la Moira.
Intanto Ras prese a gorgogliare sereno e Fryg ne fu più che contenta. "Se non vuoi che ti scappi sì. Anche se solitamente i lemuri dovrebbero essere abituati ad usare i loro poteri dalla nascita."
"Ma mia sorella non lo ha fatto!" Disse Fryg.
Mu sospirò tra se e se volgendo lo sguardo al piccolo che lo guardava dolcemente, neanche Kiki era stato così conciliante quando lo aveva trovato. Aveva pianto tanto prima che iniziasse a capire le sue esigenze e se non fosse stato per Diva difficilmente ne sarebbe uscito.
Diva! Ripensare a lei proprio in quel momento non era il caso, erano in allerta e con tante cose a cui pensare.
"Tu puoi aiutarla Mu." Disse Camus.
Il santo dell'Ariete osservò il suo compagno e poi Fryg. "Non credo di essere io a potervi aiutare. Mi dispiace divina Lachesi ma non saprei come io possa esservi utile."
Tutto il gruppo osservò il giovane con in braccio il bambino. "Lo stai già facendo Mu." Affermò Apollo.
Mu scosse la testa. "Solo perché so tenerlo in braccio non significa che posso aiutarvi. Normale che sappia farlo, ho cresciuto Kiki. Come voi avete avuto e cresciuto vostro figlio Jacob." Ci tenne a precisare lui osservando Camus e Fryg.
Non voleva, non poteva avere a che fare con un bambino. Non in quel momento della sua esistenza dove ancora il rimorso di aver lasciato Diva da sola con la gravidanza e poi con un figlio, si faceva sentire prepotente dentro di lui.
"Tu a differenza nostra hai dei forti poteri psichici e come ci hai tenuto a sottolineare dovrebbe essere educato già nell'utilizzo di tali poteri." Gli disse Apollo.
Ma cosa prendeva a Mu? Pensò Elios, si erano sempre dibattuti tutti per poter fare qualcosa, qualsiasi cosa per non oziare ed ora si rifiutava? Apollo non lo comprendeva proprio.
"Non ti lasceremo da solo a gestirlo." Intervenne Lachesi. "Io mi sono presa la responsabilità di tenerlo in custodia per mia sorella, lei è andata sicura che avrei protetto il bambino e non voglio appunto darti le mie responsabilità." Disse la donna al gruppo. "Ti chiedo solo qualche ora, affinché lui sia tranquillo come adesso. Al limite gli metti il sigillo e quando puoi lo inizi ai suoi poteri." Chiese lei, perché sua sorella era nata con i poteri dei lemuri?
Mu scosse la testa, porgendo il bambino alla zia. "Potreste chiedere al maestro Shion adesso che rientra. Mi dispiace ma non posso, se volete sigillo i suoi poteri nel frattempo!" Disse allontanandosi.
Apollo scosse la testa, non lo comprendeva proprio e in quel momento neanche i suoi amici sembravano comprenderlo, a parte Shaka che invece lo seguì in silenzio.
"Mu!" Lo chiamò Lachesi, egli si voltò verso di lei, il piccolo tra le sue braccia aveva ripreso a piangere e dimenarsi. "Per caso il bambino che hai cresciuto è morto?" Chiese lei.
Mu rimase sorpreso dalla sua domanda."No, non credo. Sta bene l'ho lasciato che stava bene ed era al sicuro in un orfanotrofio prima della guerra contro Hades."
Milo fece un passo avanti. "Il bambino era in custodia alla divina Eiren." Disse a tutti.
"Ho scusatemi, allora quel bambino non solo sta bene. Ma si trova nel posto più sicuro al mondo in questo momento." Rispose ella apprendendo quella notizia.
Apollo anche annuì, aveva saputo come era venuta a mancare Atropo, uscendo dal collegio non era stata più difesa. Ma quel posto era una fortezza dove nessuno poteva entrare o uscire se aveva scopi bellici.
"Vero, quel luogo è una fortezza anche se non ci sono guerrieri a difenderlo. Nessuno guerriero o mostro che sia riesce a penetrarlo!"
Milo metabolizzò quella risposta e nel farlo incontrò lo sguardo dei suoi compagni.
"Andiamo? Quel ragazzino ha un urlo peggiore di una sirena!" Disse indicando il piccolo Ras.
Mu guardò Camus e Fryg alle prese con il piccolo e scosse la testa. "Lo terrò per adesso. Ma domani quando scenderò a Villa Diás no, quindi vedete come imparare a gestirlo." Disse andando a prendere il bambino.
"Forse è solo scosso per la perdita della madre, è un brutto distacco e lo avverte." Disse Fryg
"Avete detto che voi divinità quando perdete la forma umana vi risvegliate nella forma divina!" Affermò Shaka. La Moira annuì. "Bene, spero che le tue divine sorelle si sbrighino." Concluse per poi andare via con i suoi amici. Shaka sapeva quale tarlo crucciava il compagno e sperava che quella vicinanza forzata con un neonato finisse presto.
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Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)
FanfictionPrologo di Saint Seiya dopo i fatti di Hades. © M. Kurumada © Michi Himeno © Shingo Hiraki © Toei L.T.d Storia basata sulla saga del maestro Kuramada Saint Seiya. Vietato copiare i diritti di copyright