Parte 100ª - Raggio di luce pt 1

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Tempio di Zeus; mattina del 24 agosto...
Alessandro rientrò con suo fratello Ernesto al tempio di Zeus nella prima mattinata. Appena giunto fu accolto dal padre che vedendolo subito gli andò incontro abbracciandolo.
Il ragazzo restò sorpreso dal gesto del padre e se in un primo momento restò rigido poi ricambiò il suo abbraccio. 
Quanto tempo era passato dall'ultima volta che suo padre era stato affettuoso con lui? Tanto ovviamente, aveva sette anni ed ancora tutto andava bene, nessuno di loro sapeva che erano delle divinità e vivevano in una grande famiglia allargata dove si volevano tutti bene, erano tutti fratelli e non c'erano state delle distanze tra di loro.
Alessandro avvertì il calore del padre e sentì il cuore in tumulto, in fondo aveva ventiquattro anni, non poteva reagire come un bambino piagnucolone.
Si staccò leggermente dal padre incrociando il suo sguardo azzurro, lui gli sorrideva.
"So quanto questo periodo per te sia stato duro Alessandro, sappi solo che sono fiero di te. Hai dovuto lottare contro i fantasmi che ti porti dentro, sacrificare te stesso e mettere da parte la tua famiglia per poter vincere la grande impresa che sei riuscito a compiere." Disse Gián a suo figlio maggiore.
Lui annuì. "Athena mi aveva assicurato che Giulia non sarebbe stata ferita. Ti giuro padre che se non avesse mantenuto questo patto l'avrei attaccata sul serio." Disse Ares, non lo nascondeva ne a se stesso ne al padre, sarebbe stato ipocrita e lui non lo era.
Gián assentì prendendolo per il braccio. "Ha mantenuto la sua promessa, quando Dike ha poi prelevato Giulia al santuario di Athena Sion e Saga si sono occupati di tenere lontano l'influenza di Gea da tua moglie."
"Posso vederla?" Chiese m trepidante il dio della guerra.
"Certo che sì, anche se penso sia ancora in stato vegetativo." Rispose rammaricato Gián.
Alessandro assentì. "Miho sta arrivando, mi ha promesso che avrebbe liberato Giulia da qualsiasi impulso malefico."
"Allora andiamo a trovarla, poi con calma aspetteremo Miho. Non era in viaggio con te?" Chiese il padre degli dei uscendo dal tempio per recarsi in uno più piccolo dove risiedevano Aphrodite e tutto il suo seguito.
"Alessandro!" Urlò Rosa vedendolo giungere e abbracciandolo. "Sei stato grande fratello mio."
Il ragazzo la strinse a se non lasciandola andare. "È finita sorellina, possiamo tornare alle nostre vite adesso."
Lei annuì e si toccò il ventre leggermente gonfio. "Soprattutto perché a breve diventerò di nuovo madre." Scherzò
"I tuoi figli giocheranno con i miei." Continuò sullo stesso tono il moro.
Rosa gli sorrise e se lo portò dentro con se intanto che Gián seguiva quella scena sereno. "Sono dentro con Lorelei e Tulip, vedrai come sono cresciuti, tra un po' inizieranno anche a camminare Ale." Lo informò la dea sparendo del tutto dalla vista di Gián.
Alessandro lo seguì a ruota e a lui non restò altro da fare se non tornare al suo tempio. Eppure deviò, quella gioia non era totale se non condivisa. Tutti erano felici, o almeno quasi tutti. Astrid, Diva e Fryg avevano ritrovato i loro genitori in alcuni titani, le ultime due avevano una famiglia loro adesso è lui era orgoglioso di definirsi il nonno dei loro bambini, Jacov e Ras al Amal erano due bambini eccezionali ed era sicuro che crescendo sarebbero stati uniti, proprio come le loro madri che nonostante la separazione erano una cosa sola e si volevano molto bene. La stessa Astrid a detta di June era incinta e aspettava un bambino concepito circa dieci giorni prima della sua morte, June era stata molto evasiva con lui, sospettava quindi che Astrid attendeva in realtà una bambina.
Inutile a dirlo, le donne erano ancora il suo punto debole. Impazziva per sua nipote Spica, nonostante anche Vipásyn fosse bellissimo, proprio perché era una bambina.
Avrebbe voluto viziarla e vezzeggiarla poiché il suo istinto gli portava a farlo. Ma quella mattina presto erano giunte alcune bikkhuni al fine di congiungersi a Elisabeth e per ordine della sua stessa figlia adesso i neonati erano tenuti da loro.
Ancora non aveva visto Lis dal giorno prima sopratutto perché a quanto pareva erano appena arrivati dei monaci anziani, di quelli ne conosceva due, la bikkhuni che anni fa aveva accolto Lis al tempio e il monaco anziano che aveva spiegato loro come funzionava.
Temeva Gián che presto i due monaci si sarebbero riportati via sua figlia, lo sapeva in fondo che ella apparteneva a quel mondo ben lontano dal suo. Dove i valori principali erano il seguire le regole del Dharma, non lasciarsi andare a vizi e piaceri e restare sulla retta via.
Entrò in quello che ormai era stato battezzato come tempio medico, si introdusse in una stanza e lì trovò Sion e Dohko che parlottavano tra di loro al capezzale di un Milo decisamente in catalessi tanto che dormiva.
Astrid era seduta accanto allo scorpione incurante di ciò che stavano dicendo i due. Dal lato opposto alla stanza c'erano Camus e Shura che si raccontavano degli avvenimenti del giorno prima.
"Dorme tranquillo?" Chiese il padre degli dei entrando.
Astrid sollevò il capo verso di lui ed annuì con un sorriso. "Apollo dice che nello stato in cui è adesso neanche un esplosione potrebbe svegliarlo." Scherzò
Gián si accomodò sul bordo del letto di Milo ed osservò la figlia, l'unica delle tre che aveva visto crescere sotto i suoi occhi fino ai cinque anni. A differenza di Fryg e Diva era meno aggraziata e non prestava molto attenzione a ciò che indossava, anche i capelli li lasciava sciolti senza curarsi del fatto che potessero scomporsi. Sicuramente chi aveva visto oltre quella facciata aveva conosciuto la vera Astrid e non ciò che poteva apparire in un guscio che poteva rivelarsi vuoto.
"Quindi aspettiamo un bambino!" Disse alla figlia.
Astrid rise. "Direi che io aspetto un bambino." Ammise per poi farsi scura in volto. "Credi che sarò in grado di crescerla? Diva e Fryg fanno sembrare tutto così facile."
"In realtà penso che sarai perfetta a crescerla, ognuno cresce i propri figli come meglio crede. Non è importante come vengono su ma quello che si da nel crescerli e tu hai dentro tanto da dare Astrid." La rincuorò il padre.
La ragazza sollevò gli occhi verdi sull'uomo con un sorriso. "Grazie, hai trovato le parole giuste da dirmi."
"Sai già cosa farai adesso?" Chiese il padre degli dei.
Astrid si morse il labbro, non lo sapeva in realtà. Avrebbe voluto rivedere Valentin, ma non era lì come tutti gli altri ex gold quindi brancolava ancora nel buio. Fryg voleva tornare in Siberia perché riteneva che quella fosse casa sua, ma si rimetteva alla decisione di Camus alla fine. Diva ancora non sapeva cosa avrebbe fatto anche se il suo intento era quello di tornare in Jamir come se gli avvenimenti di quegli ultimi mesi non l'avessero toccata.
Sia Themis che Hera erano titubanti alla sua scelta di tornare a vivere in un posto isolato con un bambino piccolo. In risposta lei aveva sollevato le sopracciglia dicendo che se l'era cavata benissimo fino a quel giorno e che poteva farlo sempre e comunque. Anche in quel caso però si notava come si affidasse al suo sposo, Mu, col quale si percepiva una splendida affinità. Lo ammetteva Astrid, invidiava un po' le sue sorelle, in fondo cosa aveva avuto con Valentin? Un uomo che la riprendeva sempre e la prendeva in giro ogni volta che diceva o faceva qualcosa che non gli piacesse.
"Non lo so! Forse dipende da ciò che vogliono fare Miho e Milo." Sospirò alzando lo sguardo smarrito sul padre. "Io sono sempre stata con loro due." Ammise.
Gián notò l'aria smarrita della figlia, aveva nominato sua sorella e non il padre del bambino. Che avesse visto male e sua figlia non aveva trovato l'amore vero? "Vedrai che quando sarà il momento tutto si sistemerà e saprai cosa fare." Le disse. "Raggiungo il tempio principale, se vuoi mi trovi lì." Disse alla figlia alzandosi dal suo posto.
Astrid annuì, suo padre sembrava... solo! Come si sentiva anche lei in quel momento.
"Papà!?" Lo fermò prima che potesse uscire.
"Dimmi tesoro." Rispose lui
"Tu hai una persona importante papà?" Chiese, perché una persona di così buon cuore non poteva non avere una persona speciale.
Gián annuì. "Ne ho qui..." Rispose sfiorando il cuore. "E ne ho anche a Santorini, c'è Kyros che mi aspetta." Ammise alla figlia, non aveva voluto mettere in pericolo Kyros per questo gli aveva chiesto di stare al sicuro sulla loro isola di origine. Aveva lui, aveva poi avuto Yeleni, Greta, Theresa e Juno. "Tua madre e Juno sono ancora qui e so che non andranno mai via."
"Mi ricordo di Kyros, non era fidanzato?" Chiese la giovane, ricordava un uomo moro al suo fianco quando era piccola.
"Sì, il suo ex  è morto dieci anni fa. Ci siamo rimessi insieme noi circa due anni fa e da allora non ci siamo più lasciati." La informò Gián.
"Sono contenta per te papà, sicuramente non vedi l'ora di poterlo riabbracciare." Disse la giovane.
"Con tua madre e tua zia Hera che mi ricordando quanto sia bello l'amore?" Disse sarcastico Gián. "Non vedo l'ora e fidati Astrid, mi manca moltissimo."
"E allora cosa fai qui, cosa aspetti papà?" Chiese Astrid.
"Aspetto di rivedere tutte le tue sorelle e saperle al sicuro." Disse l'uomo sinceramente. "So che Kyros capirà."
Astrid osservò il padre poi speranzosa si gettò su di lui e lo abbracciò. "Ti voglio bene, anche se non sono cresciuta con te." Ammise.
"E sei diventata splendida piccola mia. Anche io amo tutti voi allo stesso modo e sono fiero di ciò che tutte e tutti siete diventati."
La ragazza annuì, si guardò intorno notando che comunque Milo era tenuto sotto sorveglianza e decise di seguire il padre.

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora