Parte 93ª - La nave di Poseidone

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14.07.1990 - tempio di Zeus
Al mattino si svegliarono tutti di buon ora. Milo aveva poche cose da preparare per se, così dopo colazione si diresse verso il tempio medico dai suoi amici per salutarli insieme a Dohko.
Anche il libra infatti sarebbe partito con il gruppo più grande, da un lato era indeciso se restare lì dove a protezione del tempio c'erano effettivamente ed in pieno regime solo Camus ed il fratello di Marin, Touma. Aiolia, Shaka, e Mu non erano anfora al cento per cento della forma e lasciarli con quattro dei era comunque imprudente.
La notte prima Shion lo aveva ammonito su questo.
"Tu sei il loro maestro e dovresti conoscerli meglio di tutti. Abbi fiducia in loro, soprattutto perché se resti non è che sei di aiuto amico mio." Gli aveva detto
Vero, non era in forma! Doveva recuperare completamente anche lui eppure era tempo di mettere da parte tutto per combattere contro un nemico più grande: Gea!
"Dovremo lasciare tutti il tempio di Zeus così da poter avere sotto controllo chiunque." Affermò allora giocando con una ciocca di capelli dell'amico.
Shion rise beffardo. "Questo è il tuo reale motivo. Ammettilo, parti per via di Milo."
"C'è qualcosa che non torna, da quando ha ricevuto la lettera da parte di Eireen è come in attesa." Disse il libra.
"Sinceramente chi non lo è?" Aveva risposto Shion, avere un nemico che era ovunque e che disponeva di forze a loro sconosciute era logorante per tutti.
"Si ma lui è peggio, è innamorato Shion!" Affermò Dohko.
"E non ci ha pensato due volte a sacrificarsi per un bene superiore ed Athena quando è stato il momento." Lo giustificò Shion. "Ora come ora guardando i nostri ragazzi sono convinto più che mai che abbiamo trovato i santi giusti. Loro hanno saputo dividere la loro vita come esseri umani e come santi, mettendo il loro ruolo da gold prima di tutto e tutti. Noi non lo abbiamo mai fatto, solo Aldebaran (Asgard) del toro nella nostra epoca riuscì a farlo a scindere la vita del santo da quella dell'uomo. Lui aveva una famiglia, una bellissima famiglia."*
"Anche io avevo una famiglia." Affermò il santo della bilancia.
"I nostri ragazzi!" Affermò Shion rivolgendosi ai gold saint.
Dohko scosse la testa. "No, trovai una infante a Goro Ho e decisi di crescerla, poi giunse Shiryu il mio allievo. Loro erano la mia famiglia!" Affermò andando con la mente alla cascata in Cina, al ricordo di Shunrei e Shiryu.
"Com'era? Shiryu intendo, come Tenma?" Chiese curioso Shion.
Dohko aveva riso. "No, assolutamente no. Due opposti, Shiryu è sempre stato un bambino tranquillo, obbediente e riverente. Al contrario di Tenma che se ricordi bene era impulsivo e agitato."
Shion rise. "Decisamente Tenma non lo supera nessuno." Gli disse sfiorandogli una guancia in una carezza l'ariete. "Stanno bene Dohko, le ancelle di Aphrodite, Yúlàn e Lōtosa dicevano che lui si stava riprendendo dal salto nel passato, che avevano trovato un bambino e lo stavano crescendo."
"Sono contento per loro, si meritano un po' di felicità. Sai, tante volte ho pensato che questo mondo non fosse per Shiryu, lui ama Shunrei e lei ne soffrirebbe se dovesse capitargli qualcosa. Ed a dimostrazione di ciò adesso hanno anche un figlio... dovrebbe lasciare l'armatura, non pensi anche tu?" Chiese
"Come Yuzuriha e Yato?" Chiese Shion. Alla fine della battaglia del lost canvass la divina Athena aveva occultato i loro cosmi per permettere alla coppia innamorata di poter avere una vita normale.
Dohko aveva annuito. "A volte, guardando anche i ragazzi adesso mi chiedo se sia giusto privarli di qualcosa di importante come l'amore di una famiglia."
"Abbiamo potuto vedere che non se ne sono privati." Shion portò la fronte a contatto con quella dell'amico desolato. "Io non posso crederci, Mu si è creato una famiglia, credevo fossero storie che raccontava ed invece questa sera abbiamo avuto la prova evidente che è tutto reale." Si era sentito quasi tradito dal discepolo anche se era stato contento per il figlio.
"Credi che lo sapesse? Cioè che Ras fosse suo figlio?" Chiese Dohko.
"Non lo so, era impassibile questa sera. Ma lui non si lascia sorprendere facilmente." Disse staccandosi dall'amico con un sospiro. "Adesso è libero di poter stare con la sua famiglia."
Dohko aveva asserito col capo e si era avvicinato all'amico poggiando la testa sulla sua spalla. "Tutti lo siamo, a tutti noi è stata concessa una seconda occasione. Noi che faremo Shion? Continuiamo a perseverare nel nostro compito o faremo ciò che ci ha ordinato Zeus?" Chiese all'amico, quella era una loro decisione. Duecentocinquanta anni di vita avevano dedicato alla dea della guerra, duecentocinquanta anni di devozione e venerazione.
Shion gli cinse le spalle e sospirò. "Io voglio vivere Dohko, ho dato tutta la mia vita precedente ad Athena, ho cercato santi per duecento anni fino a quando non ho trovato finalmente i gold saint perfetti per difenderla. Ho provveduto a crescerli e istruirli, a prepararli al sacrificio ed accettare la morte. Adesso Zeus mi ha dato una nuova possibilità, adesso posso vivere la vita, che non ho mai cercato vero, ma neanche mai avuto. Io la voglio!!" Disse sollevandosi e cercando il suo sguardo. "Non piacerebbe anche a te una vita senza stare fermo immobile a una cascata a sorveglianza di un sigillo?"
Il libra aveva annuito con un sorriso. "Sì mi piacerebbe Shion."
"Allora sappiamo cosa fare!" Affermò l'ariete.
"Controllare Milo per prima cosa." Disse Dohko.
Shion rise divertito. "Ha quasi ventiquattro anni. Però si, da domani lo terremo d'occhio."
Il cinese sospirò e gli sorrise beota finalmente soddisfatto. Andò a ripoggiarsi sul suo petto e prima di addormentarsi disse ciò che più gli premeva. "Mi sei mancato amico mio, ancor di più poter parlare direttamente e solo con te."
"Anche tu mi sei mancato fratello mio." E si erano addormentati, così stretti l'uno all'altro.
Al mattino non c'era stato il tempo di confrontarsi con gli altri, le ancelle durante la notte avevano preparato i bagagli e Gián aveva già un piano per muoversi.
"Andremo sulla nave di Poseidone con Aphrodite sulla sua nuvola, ella e le ancelle faranno in modo di portare tutti noi." Disse durante la colazione per poi osservare lo sguardo verso le figlie che sarebbero rimaste lì. "Spero che siate prudenti. Nonostante l'olimpo sia dimora degli dei calpestate il suolo di Gaia, ricordatelo sempre."
Le tre moire assentirono col capo mentre Esmeralda ordinava ai bambini di sbrigarsi con la colazione. Lei sarebbe stata la prima ad andare via, poi se il tempo di esilio si sarebbe prolungato sarebbe tornata all'olimpo alternandosi con Elios.
"Ce la farai da sola con i bambini?" Chiese Fryg alla dea della giovinezza.
Ella annuì indicando come Makoto, Akira e Tatsuya giocavano con Milo. "Credo che i piccoli di Miho abbiano trovato con chi stare, poi le mie ancella arriveranno prima di me con Kanon e Saga." Dichiarò la giovane.
Fryg annuì, aveva sentito che i gemelli sarebbero partiti attraversando la dimensione con un gruppo di civili così da non sovraccaricare la nuvola di Aphrodite e anticipare a Poseidone il loro arrivo.
"Prima della nostra partenza divine moire, abbiamo qualcosa che appartiene a... Cloto se non sbaglio." Si intromise Saga.
"L'armatura celeste!" Affermò Diva. "Potete tenerla, ha uno scopo preciso e serve a voi."
Saga assentì. "La terremo fino all'arrivo sulla nave, poi la faremo tornare a voi."
Diva annuì. "Grazie di tutto e non preoccupatevi per noi. Adesso siamo insieme e le tre moire insieme e nella loro reale forma divina sono più forti."Assicurò tutti.
Al che nessuno ebbe più nulla da dire, una volta terminata la colazione si prepararono e si salutarono.
I primi a partire furono Aphrodite con le sue ancelle, Shion, Shura, Aiolos, Aeolus con Eros e i suoi fratelli, e Dohko, la divina Artemide, Efesto e Dioniso.
Hermes si issò in volo seguito da suo padre Gián.
"Sicura di voler andare con loro?" Chiese il padre degli dei ad Hera.
Lei mano nella mano con Esmeralda assentì. "Tu resti con Rosa, mentre io e Marcello resteremo con Esmeralda."
"Bene, ci vedremo alla nave di Poseidone." Disse Zeus seguendo la nuvola allo stesso passo di suo figlio Hermes.
Quando la nuvola non fu più a loro vista d'occhio i due gemelli si lanciarono uno sguardo di intesa.
Milo disse ai bambini di mettersi in fila e quando furono pronti Kanon aprì l'altra dimensione. "Seguitemi, poi Saga chiuderà il varco." Spiegò mentre Hera ed Esmeralda seguivano il gemello.
Saga seguì passo passo ognuno che andava via, poi quando non ci fu più nessuno chiuse l'altra dimensione e andò a prendere il Cloth celeste dell'ariete che stava proteggendo la giovane Bellona. Una volta che la moglie di Ares fu tra le sue braccia si sincerò che ella ancora dormisse e non subisse nessuna influenza e si teletrasportò alla nave di Poseidone.
Come aveva immaginato una volta messo piede sulla nave, era stato il primo ad arrivare.
"Tu sei il  mio dragone del mare, pensavo di averti ucciso." Disse Julian accogliendo il santo con Sorrento al suo fianco e Tethis poco distante.
Il gemello scosse la testa inchinandosi. "Mi dispiace deluderla divino Poseidon. Onorato di conoscerla, Saga è il mio nome ed ho anticipato gli altri poiché ho con me un ferito di guerra."
"Tethis chiama Isaac di kraken e portate la donna in una stanza." Ordinò Julian fissando il gemello. "Ti pregherei di restare qui Saga!" Disse poi Julian intanto che giungeva Isaac a prendere Giulia. Titubante la consegnò al generale Marino, per poi rivolgersi al divino re dei mari.
"Mio fratello Kanon sta giungendo qui con la divina Hera ed Ebe, mi consentite divino Poseidone di aprire un varco dimensionale che li porti qui?" Chiese lasciandogli intendere che era effettivamente vivo.
Julian annuì intanto che sul ponte giungevano anche Krishna di crisaore e Baian del cavallo Marino.
Saga allargò allora le mani per aprire il varco, era in allerta, sulla nave di Poseidone e circondato dai suoi generali. "ANOTHER DIMENSION!"  
Il varco si aprì lasciando subito uscire Kanon che portava per mano la divina Ebe ed Hercules che accompagnava la dea Hera. Appena Kanon fu a tu per tu con il dio Nettuno si arrestò sul posto chinando il capo in segno di remissione verso il dio che aveva ingannato per i suoi scopi.
"Quindi stai bene!" Disse Julian.
Col permesso di poter parlare il gemello annuì. "Il divino Zeus mi ha concesso la grazia di una nuova vita dopo la sagra guerra contro Hades." Raccontò.
"Pensavo di averti ferito mortalmente col mio tridente. Sono comunque contento di saperti vivo, causare la morte non è nella mia natura, in quella di Julian, siamo una cosa sola adesso." Disse il dio spiegando al meglio ciò che provava.
"Io vi ringrazio divino Nettuno." Disse Kanon non facendo alcun tipo di giuramento o promessa al dio. Mai come in quel periodo non sapeva chi o cosa seguire se non solo il suo istinto, ciò che lo aveva portato a sopravvivere fino a quel momento. Athena era la sua prima scelta, ma Zeus gli aveva imposto di non poterla difendere e appoggiare e per ora sembrava che la priorità era assecondare il padre degli dei.
Julian assentì col capo, poi si diresse verso la donna dai lucenti ricci rosso castani prendendole la mano e portandola al suo viso. "Mia divina sorella, è una gran gioia per me poterti rivedere."
Juno annuì estasiata di fronte a quel ragazzo elegante e bellissimo. "Anche per me è una gioia poterti finalmente incontrare fratello mio e ti ringrazio di questo invito sulla tua nave."
Lui sollevò il viso e le tese il braccio, al che Juno chiese con un cenno a Marcello di lasciarla andare.
"Ho incontrato durante il mio viaggio verso la Grecia il santo del cancro con dei titani. Ho dato loro ospitalità e quando il guerriero celeste di Zeus mi ha raccontato ciò che stava avvenendo mi sono subito mobilitato." Le raccontò. "La terra non è più luogo sicuro, solo il mare e il cielo possono esserci amici."
"Ed è da lì che sta giungendo Zeus col resto del nostro seguito ed altri soldati. Speriamo di non disturbarti fratello, abbiamo accolto con piacere il tuo invito. Una via di fuga nel momento più propizio." Disse Hera.
Julian camminava sul ponte della nave voltando lo sguardo dietro le sue spalle, Kanon li seguiva a pochi metri di distanza accompagnato da Sorrento. Comprese che era lui dal tono più scuro dei capelli e dalla Cloth che indossava, quella di Saga era d'oro rosso, quella di Kanon era forse argento, non sapeva dirlo.
"Qui siamo al sicuro ed abbiano delle difese molto forti." Disse appoggiandosi con le mani alla ringhiera del ponte, lo sguardo sul mare di fronte a se.
"Saga dice che ad aiutare Gaia ci sia Ponto." Sussurrò Hera.
"Non lo temo, così come Zeus non deve temere Crono." Disse il giovane.
Hera annuì. "Non li temiamo, è Gaia con il suo esercito il maggiore pericolo e quando Hades sarà nato a nuova vita riporteremo tutto alla normalità."
"Quindi da questo dipende la rinascita di Gea?" Chiese Julian.
"Athena aveva sconfitto nostro fratello ai campi Elisi, distruggendo sia la sua anima che il suo divino corpo. Così sembra avrebbe impedito una nuova guerra sacra, ma ha sbagliato." Riferì Hera con sguardo collerico.
Julian sospirò. "Io ero presente sorella mia ed ho visto e vissuto quella guerra. Credo anche tu l'abbia vissuta visto che sei qui con me, l'eclissi eterna ha solcato tutti i cieli, se Athena ha sbagliato, io l'ho fatto con lei poiché l'ho aiutata."
"Hai aiutato Athena?" Chiese la madre degli dei.
"Sì, ho aiutato facendo giungere le gold Cloth ai campi Elisi." Disse Poseidone, in fondo non era stato Julian a farlo, lui si era impossessato di nuovo del suo corpo nei limiti consentiti dal suo potere ed aveva voluto aiutare Athena e l'umanità.
"Ci sono state però delle conseguenze." Disse Hera. "Le ore hanno chiesto ad Athena la liberazione del sigillo di Hades, lo faranno rinascere così che egli possa sigillare di nuovo tutti gli esiliati internarli."
"Cosa si aspetta allora per farlo?" Chiese Julian.
"Il bambino designato ad accogliere la sua anima sta per nascere. Noi dobbiamo attendere lui, agire in sincrono e intanto Ares sta cercando Gea." Disse la madre degli dei.
"Dobbiamo quindi attendere la rinascita di Hades." Affermò Poseidone.
"E sperare che nello stesso momento Ares abbia in pugno Gaia, tutto deve agire nello stesso momento. Shaka di Virgo potrà aiutare solo una volta Hades a prendere la sua forma adulta per far chiudere tutti i sigilli, poi lui tornerà nella forma di un neonato." Spiegò Hera.
Era un piano arduo e complicato, ma effettivamente si poteva fare. "Il mare sarà un luogo sicuro fino ad allora, Gea non arriverà a noi."
Hera annuì e afferrò il braccio di Poseidon. "Puoi chiamarmi Juno se ti va e vorrei presentarti mio marito Marcello, il guerriero di Hercules che mi ha accompagnato." Disse lei con un sorriso.
Lui annuì. "Allora tu chiamami Julian e sono onorato di conoscere tuo marito e giocare con tutti i bambini che vi siete portati dietro." Disse con un sorriso innocente, in fondo Julian a differenza dei suoi fratelli era semplicemente un ragazzo di vent'anni con un cuore d'oro.
Zeus ed Hermes con la nuvola di Aphrodite arrivarono dopo circa un'ora.
La nave si animò di nuove urla e i colori sgargianti che portavano con loro le ancelle della dea dell'amore. Julian le accolse tutte a braccia aperte avendo qualche riguardo con Lorelei.
"Tu sei la fanciulla che ha soccorso Isaac di Kraken in Norvegia." Disse riconoscendola.
Le gote della francese divennero rosse come i suoi capelli, ricordava di essersi presa cura di Isaac, un ragazzo trovato sulle rive dell'isola Svalbard in Norvegia il passato aprile, se ne era presa cura e lo aveva fatto suo amante. Era vissuta con lui circa 15 giorni, fino a quando la sua dea Aphrodite non l'aveva richiamata per giungere in soccorso dei gold saint. Da allora non aveva più saputo nulla del suo amante, gli aveva scritto una lettera per dirgli che cause di forza maggiore l'avrebbero tenuta lontana dalla Norvegia a tempo indeterminato. Non immaginava la rossa ancella che il ragazzo fosse un soldato del divino Poseidone.
"Ho soccorso e curato un giovane di nome Isaak mesi fa, sulle coste della Norvegia. Ma non so se si tratta del vostro soldato, divino Poseidone, spero sia completamente in forma." Disse riverente la ragazza. Solo durante il tragitto verso le loro cabine, accompagnate da Tethis, la divina Aphrodite disse all'amica che il generale di cui parlava Poseidone era proprio il suo ex amante.
Dopodiché senza attendere altro la divina lasciò il gruppo per dirigersi verso Saga. Lo trovò in una stanza asettica e senza oblò seduto su una sedia accanto al capezzale di Giulia, gli occhi chiusi e il cosmo al minimo.
"Gea la stava cercando." Disse Saga avvertendo il suo arrivo.
"Adesso?" Chiese Rosa raggiungendolo preoccupata.
"No, questa mattina prima della partenza." Rispose aprendo gli occhi. "Era irrequieta, credo abbia appreso la sconfitta dei due giganti e di Ker, stiamo debellando le divinità che ci mette contro." Spiegò riferendosi alla dea Gaia.
Rosa andò a sedersi sulla gambe del compagno ed annuì. "Riusciremo a proteggerla senza la Cloth dell'ariete?" Chiese
Saga sorrise e strusciando il naso contro il suo collo profumato assentì. "Sì, Shion ha detto che mi sostituirà nel caso e c'è la sua Cloth."
Rosa tacque sospirando al contatto con la sua pelle. Si avvinghiò di più a lui e cercò la sua bocca cercando da lui un bacio, si poteva dire che adesso avesse tutto. Aveva ritrovato il suo compagno ed i suoi gemelli, era in attesa di un altro figlio e Saga le aveva detto di amarla. Ma fin quando non sarebbero giunti al momento della resa dei conti non sarebbe stata tranquilla. Doveva proteggere i suoi figli e Giulia, non si sarebbe mai perdonata se qualcuno si fosse fatto male.
Bussarono alla porta e nel sentirlo la dea dell'amore si staccò. "Avanti." Disse alzandosi.
"Sono io Hilda." Annunciò una voce mentre la porta si apriva.
"Mia cara, che piacere vederti in giro con le altre. Tutto bene?" Chiese la dea.
Hilda sorrise ed assentì col capo. "Si divina Aphrodite, ho la lettera che mi avete chiesto di scrivere a Freya." Spiegò indicando un foglio sigillato.
Rosa sorrise e annuì. "Oh perfetto, sono sicura che le farà piacere ricevere buone nuove su di te."
La regina di Asgard annuì. "Mi confermate che è al sicuro?"Chiese preoccupata Hilda.
La dea annuì. "Ripeto, è via con Hyoga del cigno e so essere un santo giusto e forte. Non ne hai parlato con Fryg?" Chiese
Hilda annuì. "Conosco Hyoga e so che non permetterebbe mai che Freya venga messa in pericolo. Fryg è una ragazza deliziosa, sono contenta che Freya abbia delle sorelle disponibili ed affidabili." Disse con tristezza.
Rosa assentì ed andò ad abbracciarla. "Io sono contenta di aver trovato anche te come sorella, non è un vero legame di sangue che ci unisce. Ma ti sento sorella tanto quanto Freya!" Ammise
Hilda sorrise. "Consegnate voi la lettera quindi?"
Rosa annuì e la prese stringendola al petto. "Subito lo farò." Affermò, dopodiché Hilda annuì e si congedò.
Doveva metabolizzare di essere sulla nave di Poseidone, sembrava vivessero tutti in pace tra di loro. Ma lei non poteva dimenticare che era stato il dio dei mari a portare la guerra ad Asgard, a manipolare la sua mente e di conseguenza a causare la morte di Sigfried e degli altri god warrior. Lei non era pronta a perdonare, non ancora...

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora