Parte 44ª - Aiolos e Saga guerrieri di Dike

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PREMESSA: Poiché spesso trovavo incoerente che personaggi di 13 anni avessero comunque delle responsabilità di persone maggiorenni ho fatto un salto di età a tutti i personaggi che è di +3 per tutti quindi la guerra galattica inizierà il 1989 anziché il 1986. Terrò invece tutti gli eventi in ordine cronologico, quindi la storia si completerà nell'arco di aprirle 1990, 24/25 ('87 nel manga) contando anche il tenkai hen e l'inizio next dimension. La FF nonostante sia un What if? Cerca di collegarsi a tutti gli eventi accaduti in manga, anime e spin off per questo qui verranno raccontati i buchi mancanti. PS in riferimento a Saintia Sho prendo solo situazioni coerenti con il manga/Anime Originale
ATTENZIONE: © delle Fanart prese in giro per il Web se le riconoscete come vostre basta che me lo facciate sapere e provvedo a inserire i credits;  e  e Troverete la maggior parte dei volti dei nuovi personaggi
COPYRIGHT: Storia basata sulla saga del maestro © Masami Kuramada ©Saint Seiya; Tutti i diritti della serie sono del sensei, della Toei e della casa editrice Shueisha; Per le immagini © Michi Himeno © Shingo Araki;
Melpomene diritti d'autore © Ryoko Ikeda/Shingo Araki/Michi Himeno © Versailles no bara - Jean La Motte
Tempio di Zeus © Assassin creed

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Stromboli - 22 aprile 1990
Aiolos guardava oltre la finestra dell'albergo che dava sul porto aspettandosi da un momento all'altro di vedere apparire Saga. La notte passata aveva soccorso una ragazza che aveva pensato fosse del paese, invece la donna, che gli era svenuta dinnanzi, aveva scoperto essere una turista. Aveva quindi preso una camera doppia per entrambi e dopo averla adagiata sul letto si era riposato anch'egli. Quella ragazza non le ricordava nessuno e sembrava abbastanza giovane da non essere una persona che egli aveva conosciuto in passato, o almeno a memoria era così. Non l'aveva vista in volto, ancora riposava dalla notte precedente, ma ragazze dai capelli rossi e la pelle così candida non ne aveva mai conosciute, ne aveva la certezza.
Eppure era convinto Aiolos che prima che ella svenisse lo avesse chiamato per nome. D'improvviso un movimento brusco arrivò dal suo letto, Aiolos si voltò immediatamente, la rossa era seduta sul letto tenendosi la pancia e la bocca con le mani.
Ne osservò gli occhi azzurro cielo spaventati dalla sua presenza, lo guardava e si guardava intorno poi si alzò e volò, nel vero senso della parola verso il bagno dove tirò fuori tutto ciò che aveva nello stomaco.
Aiolos guardò di nuovo alla finestra poi senza indugiare raggiunse la donna, prese un telo bagnandolo e passandoglielo sulla fronte.
"Va tutto bene? Hai mangiato qualcosa di avariato ieri? Frutti di mare?" Chiese preoccupato
Marin alzò lo sguardo sull'uomo che la notte prima all'ombra della luna gli era parso essere Aiolia, dopo che per l'ennesima volta vomitava. Era stanca, però dopo tempo aveva finalmente dormito senza alcun pensiero infausto nella mente. Ma chi era quell'uomo apparso sul suo cammino la notte precedente? Tethis mesi prima le aveva rivelato che il marito era morto prima della nascita di Aiolia, allora perché tanta somiglianza? E perché il cielo non aveva pietà di lei? Appoggiò la mano al braccio dell'uomo, muscoloso e possente proprio come erano state le braccia di Aiolia e si tirò su scuotendo la testa.
"Ho mangiato del pesce fresco ieri sera tenendomi appositamente leggera. Temo però di essere influenzata visto che continua da giorni, grazie..." Terminò chiedendogli come si chiamasse tacitamente.
"Ah... Aiolos!" Rispose lui stranito. Era infatti convinto il sagittario che lei lo conoscesse.
"A-Aiolos?" Chiese lei con una strana luce negli occhi, spaventata forse o rassegnata.
"Si! Mi conosci?" Chiese lui, che fosse la compagna di Saga? Ma allora perché non la conosceva.
La donna annuì e con un gesto della mano gli chiese di uscire un attimo. Aiolos obbedì, quanto era vero che ella era una signora ed erano in un bagno, forse voleva rassettarsi.
Marin una volta sola si guardò allo specchio, era emaciata e aveva lo sguardo spento, due occhiaie scure circondavano gli occhi ed in bocca aveva il sapore acre del vomito. Aprì la fontana e si sciacquò il viso e poi la bocca alla bell'e meglio, quando si sentì abbastanza sicura uscì dalla stanza per affrontare Aiolos, com'era possibile che il fratello di Aiolia fosse lì di fronte a lei? Cosa aveva fatto questa volta Athena?
I suoi occhi azzurri incontrarono quelli blu del sagittario, nonostante fosse più alto di lei di almeno venti centimetri non si fece spaventare, si avvicinò ed incrociò le braccia al seno.
"Dike è il mio nome e della giustizia sono la dea. Come fai ad essere tra i viventi saint del sagittario? Athena per caso..."
Lui dapprima sorpreso a quella rivelazione scosse la testa al sentir nominare Athena. "No mia divina." Disse inchinandosi cercando di mettere insieme tutte le notizie il prima possibile. "Zeus ha voluto redimerci dai nostri peccati riportandoci in vita come suoi guardiani celesti." Rispose allora, sollevò il viso cercando il suo sguardo.
Lo sguardo di Marin era sempre più rassegnato, dopo la torre di giada come punizione adesso la redenzione? Come guardiani celesti addirittura? Ella sapeva che le guardie di Zeus erano come gli angeli di Apollo, immortali.
"Ti prego alzati." Disse allora lei e lui obbedì.
"Saga di gemini prima di rispondere alla sua chiamata ha detto che voleva raggiungere la sua famiglia. Ma Zeus è stato irremovibile e mi ha chiesto di venire a prenderlo..." continuava intanto il santo.
"Saga è qui sull'isola?" Chiese allora Marin
Lui annuì ed ella continuò alzando il braccio per farlo tacere. "Non è qui che lo troverai." Rispose ad Aiolos
Aiolos la guardò speranzoso. "Voi sapete dove posso trovare il mio compagno, divina Dike?"
Lei annuì. "Certo, stavo andando proprio da loro ieri sera, ma ti prego tieniti lontano fin quando non sarò io a dirti di avvicinarti alla loro abitazione."
Aiolos annuì, non potendo sperare in meglio. La fortuna iniziava ad essere dalla sua parte, non si chiamava Thiche(1), ma ci andava vicino.
La donna si diresse alla porta e lo seguì, non sapeva cosa si aspettava da lei, la vedeva molto umana, il suo cosmo così poco simile a quello di Athena che esplodeva nel suo splendore. Per avvertire il cosmo di Dike infatti bisognava cercarlo per sentirlo e se lo faceva Aiolos ne aveva un barlume lieve, molto umile, posato lì in un angolo.
Seguita la dea fino alla reception la donna chiese le spese, ma Aiolos si sincerò in questo caso di essere lui a pagare. Non era realmente in una posizione favorevole per poterlo fare, ma Zeus gli aveva lasciato un budget per potersi muovere e quindi lo avrebbe usato.
Una volta fuori, lungo il percorso a seguirla cercò di conoscere la dea, carpire se era loro amica o nemica.
"Se ho ben capito conoscete la dea Athena e sapete anche del mio destino." Disse mentre si inoltravano in un boschetto.
"Si conosco Athena, come anche il destino che ha colpito tutti voi gold saint e so cosa ti è accaduto sedici anni fa." Affermò lei.
Lui annuì, era una persona vicina ad Athena, ma in quel momento era lì, lontano dalla sua dea.
"Combattete con Athena?" Chiese allora
Lei scosse la testa. "Prima... ma dopo che è partita per il lago di Chronos è sotto giudizio." Riferì seria, lo sguardo di ghiaccio era impenetrabile.
Aiolos si azzittì ricordando che nessuno, neanche gli dei potevano obiettare alle decisioni delle tre ore, della giustizia. Tutti guardavano a quella dea con rispetto e riverenza.
Si fermò osservando la dea, aspettava una risposta, ma cosa gli aveva chiesto.
"Ti ho chiesto se Zeus ha risvegliato tutti voi." Disse di nuovo Marin. "Deathmask non era un esempio di virtù." Ci tenne a precisare
"Anche Deathmask è tornato, o tutti o nessuno è stata la sentenza di Zeus." Rispose allora lui.
"Quindi tutti!" Disse Dike. Aiolos vide nei suoi occhi un raggio di speranza.
"Non è riuscito con tutti, alcuni di loro hanno avuto problemi." Ci tenne a precisare. "Eravate amica di qualcuno di loro?" Gli venne da pensare a Saga subito.
"Aldebaran era un ottimo amico." Disse lei in risposta riprendendo a camminare.
Lui la seguì "Lui sta bene. Solo chi è arrivato vivo in terra di Hades non ce l'ha fatta." Disse allora Aiolos pensando alle condizioni pietose di suo fratello. Quale destino peggiore della morte se non quello di trovarsi inerme come un vegetale senza vita con un ustione mortale?
La dea lo guardò attentamente, sicuramente la sua espressione cupa parlava da se. Però nulla disse, nei suoi occhi non c'era pietà né parole di lutto o dispiacere dalla sua voce, gliene fu grato.
Finalmente dopo aver oltrepassato il bosco si trovarono in una radura dove vi erano tre case, proprio a contarle sulle dita, una accanto all'altra. La dea alzò la mano dolcemente.
"Resta qui, io vado a controllare poi..."
"Aiolos?" La voce di Saga si intromise tra Marin e Aiolos. Entrambi si voltarono verso l'albero su cui era nascosto Saga, il gemello scese e li raggiunse.
"Come mai sei qui?" Chiese al compagno d'armi.
"Zeus mi ha chiesto di raggiungerti e portarti presto da lui." Spiegò, prima però che potesse dire qualcosa continuò, così da fargli capire che la sua parola era sempre la stessa. "Domani partiremo per rientrare."
Saga annuì voltando invece lo sguardo verso la rossa, la osservò attentamente poi stupito le si avvicinò. "Tu invece? Perché sei qui?" Le chiese , Aiolos rimase stizzito da quella nota di confidenza e superiorità che ebbe con la dea. Ma questa sembrava non averne problema.
"Devo dare a Tethis la notizia della dipartita di Aiolia." Disse con un leggero tremolio nella voce.
Saga la guardò sorpreso, poi si rivolse ad Aiolos senza dirgli nulla in particolare. Aveva incontrato Marin ed erano insieme, lei non si era stupita a trovarselo davanti quindi sapeva del loro risveglio. Al contrario il sagittario aveva appena scoperto che in quel luogo si era nascosta la sua stessa madre, adesso però ciò che premeva Saga era un'altra cosa. Aiolos aveva sentito perché Marin era lì, perché non aveva negato che si dovesse dare quella notizia?
"Aiolia?" Chiese
Il sagittario chinò lo sguardo osservando la dea con occhi diversi adesso. Era andata lì per sua madre, quindi oltre Aldebaran conosceva anche Aiolia.
"Ti ricordo che il suo corpo è esploso Saga." Rispose allora alzando il capo . "Zeus ha fatto di tutto e forse è meglio se ne parli con lui... domani..."
Saga sembrò pensarci su volvendo lo sguardo verso Marin, era silenziosa anche se questo non lo stupiva, come anche la sua aria stravolta. Ad occhi attenti come i suoi non era mai sfuggita al grande tempio l'amicizia che la legava ad Aiolia, quindi decise di non stare lì a parlarne con Aiolos per il momento.
"Devo parlare con Tethis e tu non puoi di certo presentarti alla porta. Vado io!" Disse la rossa.
Saga annuì. "Ho aspettato tutta la giornata di ieri che uscisse, così da poterla avvicinare. Ma di lei non c'è stata ombra."
Marin annuì. "Vado direttamente in casa, sono un'amica e sarei l'unica viva!" Affermò cercando di essere divertente.
"Non ti riesce sdrammatizzare."  Disse Saga ed Aiolos annuì, non conosceva la donna ma la pensava come il gemello.
Lei fece una smorfia e lasciando i due nascosti dietro l'albero si diresse verso la casa, la gonna nera le dondolava intorno le gambe e la maglia azzurra spiccava sui capelli rossi. Chiunque osservandola avrebbe pensato ad una ragazza del paese e non ad una dea.
Quando bussò alla porta una donna andò ad aprirle e subito dopo averla abbracciata la fece entrare. Saga si voltò allora verso Aiolos
"Cosa è successo ad Aiolia?" Chiese rapido
"I corpi di Dohko e gli altri sono esplosi al muro del pianto. Zeus li ha riposarti in vita cercando di dare loro una forma ma..."
"Ma... Aiolos è vivo si o no?"
"Mia madre reggerà Saga, conosce il nostro destino." Disse allora il sagittario
"Tua madre forse, ma non lei." Disse allora il gemello indicando la porta che si chiudeva.
Aiolos lo osservò stupito "La divina Dike intendi?" Disse allora "Perché la cosa dovrebbe interessare l'amica di Aldebaran?"
Saga lo fissò, temeva che Aiolos sotto quel punto di vista lì fosse parecchio ottuso. "Amica di Aldebaran? Poco! Di Aiolia? Tanto!"
Aiolos lo guardò, poi collegò gli avvenimenti da quando aveva incontrato la donna la sera prima, allo svenimento, ad invocare il suo nome e poi al mattino. La notte passata non era lui che aveva chiamato, bensì Aiolia.
"Le ho detto che chi era vivo in Hades non è sopravvissuto." Disse allora.
"È la verità?" Chiese
"Lo vorrei!" Disse allora Aiolos "I loro corpi sono carbonizzati, dice Apollo che l'esplosione ha colpito anche degli organi interni. Gli occhi sono scavati di sangue, i visi non hanno una forma e non riescono a parlare, non possono mangiare... comunicano solo attraverso il cosmo in modo lieve. Credimi se fossero stati morti sarebbe stato tanto meglio." Disse allora Aiolos.
Saga era inorridito alla sua dichiarazione. Di nuovo non c'era tempo per parlare di loro, c'erano altre priorità adesso come ad Asgard quando in poco tempo si erano confrontati.
"Non mi aspettavo di ritrovarti in questo modo." Gli aveva detto poco prima della battaglia finale contro Loki.
"I tuoi occhi dichiarano che anche nella morte il tuo cammino è stato irto di insidie." Gli aveva risposto rammaricato. Ma Saga non era per se che si dispiaceva
"Sofferenza di poco conto paragonata al tuo sangue versato."
"Comunque sia andata è in tutti i modi, per me fonte d'orgoglio combattere ancora fianco a fianco con te... Saga." Un sorriso era apparso sul volto del compagno, Saga lo aveva guardato e aveva combattuto con lui, di nuovo, come quando erano amici e compagni di avventure. Ed ora eccoli lì tutti e due, dovevano decidere cosa dire a Tethis e gli altri, doveva dirgli Saga di Aeolus.
"Perché mia madre è qui?" Chiese il sagittario "Cosa le diremo?"
"Avevo bisogno del suo aiuto..." sospirò guardandolo "Non sapendo nulla di te e me e della notte della tua morte, lei ha accettato."
"Credi che ci perdonerà?" Chiese il sagittario.
"Assomigli a lei." Rispose allora il gemello.
Aiolos sorrise, poi ecco che la porta si riaprì ed apparve di nuovo la donna di poco prima. Questa si diresse verso la loro direzione dopo essersi guardata intorno e appena giunse al cospetto dei due mise la mano dinnanzi la bocca per nascondere il suo stupore.
"Sommo Saga! Venerabile Aiolos!" Disse chinandosi, gli occhi umidi di commozione.
"Agāpi!" La salutò Saga. "Lei ti ha parlato di noi?" Chiese
"Si, la divina Dike ci ha rivelato tutto in poche parole. Ella è dentro che vi aspetta, dice che avete tanto da raccontare." Disse Agāpi "I bambini non vedono l'ora di vederla sommo Saga, non credevano a ciò che diceva la dea. Credo che abbiano ragione a volerla vedere." Disse ancora la donna.
Poi la donna si rivolse ad Aiolos. "È incredibile vederla e notare la somiglianza... ma venite entriamo." Disse infine e i due la seguirono.
Prima di entrare Saga si fermò sulla porta. "Non è per i miei figli che ho chiesto aiuto a Tethis." Disse allora mentre quattro braccia andavano a cingergli le gambe. Urla e strepiti li seguivano.
"Papà... papà sei tu!" Diceva Eros
"Stai bene papi. Papi mio bellissimo!" Lo seguiva a ruota Anemone.
Il gemello fu preso alla sprovvista dal loro irruenza che non si aspettava. Strinse ognuno con una mano e li osservò da vicino. Numi proprio come gli erano apparsi il giorno prima erano cresciuti, sorrise loro orgoglioso poi prese in braccio Anemone senza abbandonare Eros.
"Sì, sono tornato." Entrò in casa, una cucina piccola e funzionale e invitò Aiolos ad entrare. "Lui è lo zio Aiolos, loro invece sono i miei gemelli: Eros e Anemone."
I due biondi si voltarono verso il sagittario a bocche spalancate. Aiolos stava ormai abituandosi al l'espressione che tutti facevano quando incrociavano il suo viso. In fondo assomigliava ad Aiolia e doveva aspettarsi queste reazioni.
I due gemelli avevano entrambi sguardi vivaci, forse quello in braccio più dolce, e subito si ripresero.
"Io sono Anemone, quando sono maschio però devi chiamarmi Nemo."
Aiolos sgranò gli occhi. "Maschio?"
Eros rispose per il fratello. "Si, lui ha una doppia personalità, ci sono mattine che è maschio e altre che è femmina. Quindi attento a come le parli perché se gli dai del lui adesso poi si arrabbia."
Aiolos annuì rigido, doppia personalità, come era accaduto anche a Saga. Notò il compagno d'armi restare impassibile alle parole dei figli e coccolare anzi il... la piccola. La consapevolezza che avesse una famiglia, che fosse un genitore prese in quel momento forma nel suo cuore e nella sua mente.
Vero che solo pochi giorni prima ad Asgard gli aveva detto che il suo sguardo denotava sofferenza anche dopo la morte, ma non immaginava fosse un dolore di quella portata: figli.
Sorrise ai bambini e scompigliò i capelli ad Eros. "Caso mai puoi aiutarmi a capire tua sorella allora. Quanti anni avete?"
"Sette." Disse Eros prendendogli la mano e portandolo con se nella casa, verso un'altra stanza.  "Compiuti da poco."
Nella stanza dove lo portò c'era un letto, dentro il quale c'era una donna bionda con una maschera in volto, maschera che Aiolos subito riconobbe. Il sagittario si avvicinò lentamente, la divina Dike era accomodata su una sedia accanto a lei, si alzò nel momento stesso in cui lui e Saga entrarono nella stanza, ma lui fece segno di accomodarsi.
Al che Marin tornò a sedersi.
"Madre!" La salutò riverente Aiolos, cosa le era accaduto?
"Tethis... come mai sei a letto?" Salutò Saga entrando nella camera.
La donna osservò i due, il suo animo appariva sereno. "È bello rivedervi insieme. Dike mi ha raccontato di come Zeus abbia avuto misericordia di voi gold saint e della vostra anima." Disse con affanno.
Marin si voltò verso i due gold e dopo un profondo respiro disse loro ciò che Agāpi le aveva raccontato. "Tethis non ve lo dirà, ma ha avuto un duro attacco di cuore. Il medico le ha consigliato di raggiungere Messina e farsi ricoverare ma lei ha rifiutato."
Aiolos andò subito incontro la madre afferrandole la mano. "Cosa è accaduto?"
"Vecchiaia?" Disse lei con un sorriso.
"Non dire sciocchezze mamma." La riprese lui.
Lei gli carezzò il viso. "Mi sono sentita male quando ho avvertito il cosmo di Aiolia esplodere per poi svanire." Disse allora lei sinceramente. "Allora il mio cuore ha ceduto, misera morte a confronto di quella avvenuta a voi e vostro padre."
Aiolos si scambiò un'occhiata con Saga, la divina Dike invece aveva spostato il viso verso la finestra a osservare il panorama esterno, cercando di estraniarsi da quella conversazione familiare.
"Ci siamo trovati al muro del lamento, che portava ai campi elisi." Disse l'uomo.
"Aiolia ed i suoi amici hanno attraversato l'Ade da vivi, raggiungendo l'ottavo senso. Hanno combattuto con valore e onore fino all'ultimo sacrificando la loro vita per l'umanità." Raccontò Saga.
"Si è posto un ostacolo sul loro cammino, il muro del pianto, oltre il quale si trovava Athena contro Hades. Tutti noi gold saint ci siamo riuniti lì decidendo che solo unendo i nostri cosmi avremmo potuto creare un sole all'inferno e distruggere il muro." Continuò a spiegare Aiolos. "Sapevamo che il contraccolpo sarebbe stato fatale, lo sapevano loro. Erano pronti a morire pur di salvare la terra, così dopo aver incanalato i nostri sacri poteri sulla mia freccia c'è stato il sole ed i nostri cosmi sono esplosi."
Tethis era in silenzio, il tremolio della mani tradiva le sue emozioni, così come le lacrime che le colavano sul collo oltre la maschera.
"Zeus ci ha fatto risorgere, ma i loro corpi erano..." finì Saga per Aiolos. "... dissolti."
"I nostri corpi invece erano tutti qui, sulla terra. Solo le nostre anime e le Cloth si trovavano in Ade." Disse Aiolos
"Ovvio." Parlò finalmente Tethis, poi cerco di sdrammatizzare "Visto, una morte senza onore a differenza vostra."
"Non devi morire. Vai a Messina, ricoverati e cerchiamo di salvare il salvabile." Le chiese Aiolos.
Tethis si guardò intorno, volgendo l'attenzione a chi era nella stanza, il figlio, Saga, i gemellini ed infine Marin.
"Tu cosa pensi io debba fare?" Le chiese.
"Seguirei il consiglio di tuo figlio. E lascerei loro restare qui ad accudirti." Disse allora lei, la voce tremolante.
"Resterai anche tu?" Le chiese la sua maestra.
Marin scosse la testa. "Devo raggiungere Eunomia ed Eiren, non posso restare. Ero giunta solo per farti avere notizie di tuo figlio, ma alla fine hanno provveduto loro due." Disse ella alzandosi.
"Non penso sia il caso per te di partire già." Le disse allora Tethis.
"Sei tu delle due l'ammalata." Le disse Marin, un sorriso amaro sulle labbra. "Ho chiesto a mio fratello Hermes di raggiungermi, lui porterà a Zeus comunicazione che siete con me così non avrete vincoli di tempo per rientrare." La rossa riportò l'attenzione alla sacerdotessa "Tu nel frattempo vedi di rimetterti, al limite vediamo se Hermes riesce a far venire Apollo fin qui, ma in questo caso non prometto nulla. Non siamo così legati con il dio del sole."
I due gold si guardarono mentre la dea usciva dalla stanza, Aiolos era diviso in due, tra l'obbedire a Zeus e restare accanto a sua madre. Ovviamente se avessero ottenuto più tempo dal padre degli dei era tutto un altro discorso.
La porta si chiuse alle loro spalle e Saga riportò l'attenzione su Tethis. "Ormai si presenta come una dea a tutti."
"Non lo immaginavo... che fosse una dea intendo. Anche se dovevo averne il sospetto, sono pessima."
"Le ho insegnato io a modulare il suo cosmo a piacimento. Non avresti potuto capirlo." Disse il gemello.
"Tu sapevi che era Dike?"
"Avevo capito che era una dea, o almeno qualcuno di potente come un Dio. Solo oggi ho saputo che era Dike." Raccontò Saga.
"Il bambino invece?" Chiese Tethis "Ne sai qualcosa?"
"Quale bambino?" Chiese Saga.
Tethis si rivolse a entrambi "Non avete avvertito un lieve cosmo molto quieto?"
Aiolos annuì "Era lei no?"
Tethis scosse la testa, Saga sembrava sceso dalle nubi. "Adesso capisco come Melpomene l'abbia fatta in barba a entrambi."
"Cosa c'entra adesso Melpomene?" Chiese Aiolos, possibile anche la sorella di Saga si trovasse lì in quel momento?
Tethis guardò il figlio "No, non era Dike con il suo cosmo che è molto più vasto e Saga le insegnò a nasconderlo per bene, infatti adesso non si percepiva proprio." Osservò i due uomini. "Il microcosmo che si muove con lei è una nuova vita." Affermò
Marin trovò Aeolus nel bosco lì nei pressi. Stava esercitandosi con arco e frecce, non teneva molto bene l'arco forse, ed era molto concentrato.
"Ehi. Perché non sei rimasto? Avresti incontrato tuo padre." Gli disse attirando l'attenzione su di se.
"Non sa neanche della mia esistenza Marin." Le spiegò cercando di mirare al bersaglio.
"Il tiro con l'arco non sembra affar tuo." Disse lei. "Tuo padre potrebbe insegnarti."
Aeolus si arrese e la guardò. "Al compleanno dei gemelli sono apparse due armature, Eros e Anteros." Raccontò il giovane. "Per ogni freccia mal scoccata di Eros ne appare una nera, sarebbe la freccia del non amore. Io essendo il loro responsabile dovrei rimediare agli errori di Eros lanciando il dardo nero."
Marin guardò il suo arco. "Capisco, quindi devi allenarti per imparare ad usarlo. Ripeto, penso che tuo padre possa aiutarti."
"Ripeto, non sa nulla di me!" Disse lui prendendo un'altra freccia dalla faretra.
"Lo saprà." Disse lei calma.
"Come il padre di tuo figlio? Lui lo sa o glielo terrai nascosto fino alla nascita?" Chiese lui arrabbiato.
"Quale figlio, non ho intenzione di avere dei figli. Ne oggi ne domani!" Ci tenne a precisare Marin, non senza Aiolia.
"Vuoi prendermi in giro? Guarda che l'ho sentito il cosmo che ti circonda." Il ragazzo abbassò l'arco e fissò la compagna "E non è il tuo che conosco molto bene."
Marin sbarrò gli occhi. Un cosmo che l'accompagnava? Scosse la testa per poi poggiare le mani sul ventre leggermente gonfio,ma non aveva mai motivato la cosa per una gravidanza. Espanse il suo cosmo, alla ricerca di altri intorno a se.
Ecco Aeolus, avvertiva quello di Tethis e i gemelli, come anche quello dei ragazzi, Andreas e Galene. Ovviamente anche se molto tranquilli c'erano i cosmi di Saga e Aiolos e infine... infine c'era un terzo cosmo molto più vicino a lei, era vero! Lo sentiva e lo percepiva vivo e palpitante dentro di lei, da quanto era lì? Cresceva e viveva incurante di ciò che stava accadendo intorno alla madre e del destino infausto del padre?
Marin si perse in quel cosmo e si lasciò andare alle lacrime di dolore ed alla rassegnazione.
Aeolus afferrò Marin prima che ella toccasse terra, non ci credeva! La forte e solida corazza dell'aquila era ceduta, al suo posto c'era una donna gracile debole e senza più alcuna difesa. Cos'era accaduto alla rossa?
Afferrate le sue cose si mise in spalla l'amica e senza indugiare la portò verso le abitazioni, Agāpi si sarebbe presa cura di lei.

Saga e Aiolos erano estasiati dopo aver sentito il cosmo della divina Dike che si espandeva per la radura, cosmo che avvertì anche Tethis. "Questa è lei." Disse
Saga annuì ed Aiolos comprese la differenza tra la dea ed Athena, quello era un cosmo immenso, fatto di pace e rettitudine. Vennero disturbati dalle urla di un ragazzino che entrò in casa in tutta fretta.
Aeolus spalancò la porta di casa con un calcio, entrando di corsa e urlando
"Fate qualcosa... ha perso i sensi."
Aiolos appena lo vide con la rossa tra le braccia gli corse incontro prendendola, Saga lo raggiunse.
"Anche ieri sera ha perso i sensi. Non credo che vada bene."
"Portiamola dentro... Aeolus ci spieghi cosa è successo?" Disse Saga aprendo la porta della sua stanza.
"Le ho chiesto del bambino che lei negava di attendere, io allora le ho detto che sentivo il suo cosmo e lei..." Rispose lui aprendo le finestre della sua camera. "Ha messo le mani al ventre e ha usato il suo cosmo. Stava sentendo quello del bambino ed ha perso i sensi, l'ho afferrata appena in tempo." Spiegò il ragazzo.
Aiolos stese la rossa sul letto e le controllò la fronte, che come la sera prima era gelata, questa volta però cercò di far riprendere la donna dandole dei colpetti in viso.
Nella stanza entrò anche Agāpi, portava con se dell'aceto, lo porse al sagittario e gli disse di farglielo annusare.
"Vedrà che si riprenderà subito." Gli disse.
Aiolos seguì le istruzioni, mettendo la bottiglia sotto il naso della rossa. Intanto il ragazzo dietro di se diceva parole senza senso a Saga. "Colpa mia... dovevo stare zitto..."
"Saga si sta riprendendo." Lo richiamò il sagittario.
Il gemello abbandonò il nipote e raggiunse il capezzale di Marin, lo sguardo serio sulla sua figura tramortita.
"Ehi divina Dike, cosa fai. Mi perdi i sensi?" Sdrammatizzò.
Marin ne sentì la voce da lontano, si sentiva estranea a tutto. Incinta, era incinta di Aiolia, il frutto del loro amore. Iniziò a piangere senza rendersene conto, stringendo a se il ventre che proteggeva il loro bambino. Non udiva cosa gli stavano dicendo, solo la sua voce nella testa che cantava una nenia "Aiolia... Aiolia..."
Aiolos e Saga non riuscivano a spiegarsi le lacrime della dea, copiose e disperate, ella intanto stringeva il ventre, gli occhi chiusi e le labbra che dicevano parole scoscese.
Poi entrambi misero a fuoco ciò che ella diceva, era il nome di suo fratello: Aiolia.
Aiolos si alzò dal capezzale incontrando lo sguardo di intesa del gemello, poi si voltò verso il ragazzino.
"Usciamo fuori." Ordinò
"Lei..." titubò Aeolus.
"Ha bisogno di stare sola." Terminò Saga aprendo la porta.

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora