Parte 37ª - Decisioni

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19.04.1990
Giánnis Diās era un pilota eccellente, sorvolare i cieli era diventato ormai una passione più che un lavoro. Quando diciottenne aveva deciso di intraprendere la carriera di pilota aveva creduto che quel desiderio impellente di volare fosse una pazzia, poi quando sedici anni prima aveva ritrovato se stesso, la sua essenza divina, ed aveva scoperto ciò che egli era, tutto era stato chiaro. Allora aveva capito perché era fondamentale per lui volare, essere un tutt'uno con il cielo, le nuvole ed il vento.
Si spiegava perché non avesse mai avuto timore di affrontare un volo in tempesta, e di come anzi non le temeva. Quando viaggiavano con lui i passeggeri facevano sempre voli tranquilli, che fosse tempo sereno o meno. Quello era il suo mondo, perché lui era Zeus!
Gián era felice ed orgoglioso del fatto che suo figlio Hermes aveva seguito il suo stesso percorso. Oh se gliene aveva dato da pensare il Dio più scalmanato e maldestro che esisteva, a scuola Hermes non aveva mai ottenuto i risultati che doveva. Non perché non fosse bravo, era fin troppo scaltro in realtà. Semplicemente Hermes non voleva applicarsi in cose che per lui erano relative, diceva di avere altri scopi!
Quando aveva dodici anni circa si era capito che la scuola non era per lui, aveva portato a casa voti minimi, così giusto per saltare il fosso e non rischiare la bocciatura. Eccelleva solo nelle lingue, testimonianza del fatto che sin da piccolo in casa si erano parlate almeno quattro lingue diverse: il greco, l'italiano, poi il finlandese e infine il giapponese. Questo aveva portato Hermes e i suoi fratelli ad avere una tendenza innata nell'apprendimento di qualsiasi lingua. Come giusto che fosse, comprese le arti della grammatica base, imparare il lessico era facile.
Ma non era a Hermes che in quei giorni era diretto il suo pensiero. No assolutamente, dopo gli scontri del giorno prima tra i suoi figli,
Gián aveva deciso di prendere le redini in mano di quella situazione, di non lasciare che gli eventi andassero avanti da se, come invece gli aveva sempre detto la sua ex moglie. Da che ne sapeva Theresa era scomparsa dieci anni prima senza dare a nessuno spiegazioni di dove sarebbe andata e perché. Aveva abbandonato Marin e Touma a se stessi quando sapeva che sul capo dell'ancora troppo piccola dea della giustizia, era segnata una sentenza di morte. Si era dovuto muovere rapidamente per impedire facessero del male a Marin, aveva dovuto nasconderla e nel posto in cui forse nessuno avrebbe mai immaginato: tra i templi del santuario di Athena. Tutto era crollato da allora, Touma si era perso e Diana aveva lasciato che Artemide prendesse il sopravvento.
Protetto dietro le finestre del suo studio, Gián osservava i giardini della sua casa di Prionia, lì sul monte Olimpo, in giardino Juno e Marcello prendevano il caffè, rifiutandosi categoricamente di prendere del the e chiacchieravano sommessi degli eventi del giorno precedente. Tra una chiacchiera e l'altra i due non mancavano di lasciarsi andare a gesti d'amore come lo sfiorarsi delle mani o baciarsi improvvisamente.
Gián non era geloso del rapporto che Juno aveva con Marcello, ne era più che altro felice. Lui non aveva mai trattato Juno in quel modo, come sua sola fonte di gioia. Mai l'aveva venerata e protetta come solo Marcello riusciva a fare con lei. Anche come Zeus nei secoli passati, non si era mai curato della sua Hera, l'aveva accontentata spesso, certo, per non farla arrabbiare. Ma spesso erano andati in contrasto, per via di Athena, per i figli eroi tra cui vi era Hercules. Hercules, il figlio amato e apprezzato che aveva voluto salisse tra gli dei e sedesse al tavolo degli Olimpi.
Hercules che sceso in terra a nuova vita, aveva incontrato Juno e l'aveva amata incondizionatamente! No, Gián non era geloso di loro, ne era invece felice. Entrambi meritavano serenità e pace.
Decise che era tempo di raggiungerli, doveva parlare con loro su come muoversi e per farlo ahimè doveva interrompere quel loro momento idilliaco.
Uscì all'aria aperta ispirando l'aria primaverile, solo un paio di mattine prima tutto era oscurato, suo fratello si era dato ben da fare per rovinare quel magnifico spettacolo che era la nascita del sole. Era combattuto, Athena stava sfidandoli tutti, prima Poseidone, poi Hades. Le guerre con quest'ultimo erano un susseguirsi ogni 240 anni. Insostenibile!
Aveva pensato che questa volta sarebbe andata diversamente, che con l'appoggio di Eiren non fossero state mosse guerre e invece no. Ciò era avvenuto, anche se questo volta sua figlia non aveva dovuto sacrificare la sua vita umana.
Per quanto anche lui fosse umano, Gián non arrivava a fare ciò che invece Athena perseguiva, combattere gli dei stessi, sfidarli con i suoi saint non volendo sentire altra ragione.
Anche il suo conflitto con Artemide, era dovuto al fatto che sua figlia si imputava su uno dei suoi saint. Il cavaliere di Pegasus! Cosa aveva di così speciale un solo uomo? Cosa, quando con lui nella guerra contro Hades ne erano morti anche altri?
Non se lo sapeva spiegare Gián, come non si spiegava perché Athena fosse stata così avventata da andare alla ricerca di Chrono per cambiare il destino del suo santo. Era inammissibile ciò che aveva fatto questa volta, poteva perdonare ancora?
Fece un colpo di tosse, affinché facesse avvertire la sua presenza. Juno e Marcello si separarono all'istante osservandolo, il secondo si alzò facendo una sorta di inchino che egli subito placò.
"Non inchinarti amico mio." Gli sorrise, poteva trattarlo da eroe, da figlio o da Dio. Ma preferiva di gran lunga essere al suo stesso piano, al piano di amico d'avventura
"Cosa ti turba mio re?" Chiese Juno incrociando le mani sul tavolo.
Intanto intorno a loro giungeva Hermes che portava con se il suo amico Kyros, i fratelli Dimitri, Elios - Apollo e Alessandro-Ares. Gián andò a sedersi guardando tutti.
"Athena è andato a trovare Chronos, è partita per viaggiare nel tempo." Disse con un sospiro.
Tutti a quella rivelazione si guardarono tra di loro. Elios scosse la testa con sguardo cinico.
"Se ieri non mi avreste fermato adesso lei non si sarebbe permessa di compiere un effrazione tanto grande." Guardò suo padre con sfida, facendogli capire che non aveva approvato il suo intervento finale.
"Avresti dovuto pensare al ragazzo non a tua sorella. Aveva ragione Eiren, non è accettabile che si litighi tra di noi." Rispose Zeus facendo notare al figlio che anche lui disapprovava il fraticidio.
"Non le avrei fatto nulla e lo sai. È lei che si è posta a difesa dell'umano. Umano che ha sfidato gli dei." Precisò Elios
"Anche tu sei un umano." Disse divertito Hermes che seduto sulla sedia alzò le gambe incrociando i piedi sul tavolo.
"Appunto. Da umano non oso arrivare a tanto. Mi sarei potuto laureare in medicina in tempi record e invece ho fatto tutto il mio percorso. Avrei potuto avere donne a non finire con uno schiocco di dita, invece ho sempre fatto da me. Lei usurpa del suo potere, si appropria delle azioni delle tre Ore e persevera in ciò che crede. Non ascolta gli altri e ieri si è permessa di sfidarmi." Snocciolò Elios.
"È innamorata. Anche tu hai amato quindi dovresti sapere che per amore si fa questo ed altro." Gli disse intervenendo Dimitri.
Scosso Apollo immerse i suoi occhi azzurri in quelli verdi del fratello. "Agatha è morta tra le mie braccia. Non ho cambiato il suo destino, quindi non mettermi al suo livello."
"La rabbia che porti dentro per la morte di Agatha si ripercuote sul tuo giudizio." Disse imperterrito Dimitri
"Io concordo con Apollo, facciamo guerra ad Athena. I miei Berksek fremono!" Intervenne Ares
Juno ammonì suo figlio con lo sguardo "Ancora guerra, sangue e morti?" Disse offesa.
"Non è uno scontro tra fratelli, bensì uno scontro da guerrieri. I miei berksek contro i  saint, sbaglio o non c'è più un'armatura della bilancia." Affermò Alessandro, questa volta avrebbe vinto facilmente. Non c'erano gold a tenere testa i suoi berksek e sopratutto non c'erano le armi di Libra a sconfiggere i suoi soldati.
Alessandro vide la sua tazza riempirsi di caffè appena fatto. Alzò lo sguardo sulla cameriera, ma lo sguardo incontrò quello smeraldino di sua sorella Esmeralda.
"Placa la tua sete di guerra fratellone." Disse la bionda versando del caffè tutto intorno, si muoveva aggraziata e leggiadra, un sorriso dolce sulle labbra.
Si fermò e serena indicò due passeri che cantavano gioiosi. "Non è cosa bella la pace? Sentila!" Poi si voltò verso tutti gli altri "Non è bello il calore del sole e la sua luce?"
Giánnis sorrise alla sua adorata figlia annuendo. "Dove vuoi arrivare?"
Esmeralda prese posto ad una sedia libera e facendo un gesto della mano chiamò accanto a se suo fratello Efesto che si teneva in disparte.
Il ragazzone sbuffò, fece un brontolio come segno di saluto a tutti e andò a sedersi accanto alla bionda.
"Io so che se Athena non avesse sconfitto Hades adesso non ci sarebbe stato il sole." Affermò lei tranquilla "Quindi per quanto Athena e i suoi saint abbiano sfidato Hades, non gli dei, non penso sia colpevole. La stessa Dike mi pare non abbia giudicato male questo intervento." Dimitri ed Hermes annuirono alla sua affermazione, Esmeralda teneva lo sguardo su Elios, aspettando che smentisse ciò che aveva detto.
Prese la sua tazza e iniziò a giocare col bordo dalle sfumature dorate dal momento che nessuno obbiettava. "Quindi anche i suoi santi, non ci hanno sfidato... ovvio che il salto nel lago del tempo è tutto un altro discorso. Però i suoi saint stanno seguendo le azioni della dea, non stanno facendo questa cosa di loro iniziativa." Ci tenne a precisare
"Tsk..." accennò Ernesto.
Tutti compresa Esmeralda si voltarono verso di lui. "Non approvi ciò che ho detto?"
"Il tuo nuovo Ercole è andato lì, vero?" Chiese Efesto.
Tutti guardarono Esmeralda che era arrossita. Sua madre le sorrise benevola. Dio quanto era bella e dolce! Juno era sua madre e quel suo sorriso infuse coraggio alla giovane. "Il mio Ercole è lì dove deve essere, a difendere la sua dea."
"Sei tu la sua dea." Disse Marcello ricordandole che aveva scelto di legarsi a Ikki ai tempi della Death queen island.
Interdetta Esmeralda sollevò un sopracciglio "Quando nell'epoca d'oro degli Olimpi salisti in cielo e ti congiungesti in matrimonio con Ebe, mi trattavi da dea?" Chiese allora.
Marcello guardò la ragazza sospirando e ammutolendosi
Alla fine girava intorno a ciò che loro erano: divinità. Ormai dalla sua 'morte' alla death queen island Esmeralda era consapevole di essere Ebe, dea della giovinezza e coppiera degli dei all'occorrenza. Era stata la moglie di Ercole e da lui aveva avuto due figli maschi, adesso scesa in terra era rinata  nel corpo di  Esmeralda e dal momento che Hercules era il compagno e lo sposo fedele di sua madre, il padre le aveva dato l'opportunità di cercare un nuovo Ercole per il suo avvenire. Non c'era bisogno che lo cercasse, lei già sapeva a chi aveva donato il suo cuore e quindi aveva subito deciso che Ikki era il suo Ercole, l'uomo che proteggeva e difendeva dal male.
"Quindi semmai un giorno deciderò di dire tutto a Ikki, spero lui non accetti per venerarmi e obbedirmi, ma perché vorrà stare con me." Disse in risposta a tutti. "Adesso torniamo al punto di questione? Cosa ti turba padre mio? Credi Athena abbia sbagliato a sfidare Hades e a non morirne?"
Perché in fondo quella era la differenza tra questa guerra e le altre che c'erano state tra le due divinità.
"In realtà sono preoccupato dal suo voler perseguire questo ideale senza senso. Ogni occasione è buona per far guerra, come anche andare da Artemide e chiederle di tornare indietro di 500 anni. È troppo insistente." Le disse Gián mettendo una mano alla tempia
"Tu non lo avresti fatto per amore padre mio?" Chiese allora la bionda.
"Perché?" Intervenne Apollo attirando l'attenzione della bionda. "Perché non sei tornata da Ikki quando ti sei ripresa del tutto dal colpo mortale di Guilty?"
"Era passato un mese ed ormai sapeva che ero morta. Mi ha sotterrata." Rispose lei seria. Perché le faceva sempre la stessa domanda?
"Quindi hai accettato il tuo destino di restare sola senza la persona che ami, sapendo che lui poteva dimenticarti e andare avanti con un'altra donna prima o poi."
"Si, sono consapevole di questo e ne abbiamo già parlato mi sembra." Disse allora lei risentita.
"Allora perché non dovrebbe anche Athena accettare il destino di questo Pegasus? Perché continuare a perseverare?" Disse Apollo, lui aveva affrontato il suo destino e accettato la morte di Agatha, perché non lo faceva anche Athena, erano umani e da umani si soffriva, senza ricorrere a stratagemmi che potevano essere drastici.
Esmeralda tacque. Lei stessa nonostante avesse sempre osservato Ikki da lontano non era mai intervenuta sulla sua vita, sul destino che gli spettava. Cinque mesi in coma dopo la battaglia delle dodici case, era stata in pena per lui. Eppure mai era intervenuta  per salvargli la vita.
"Non so perché si intestardisca tanto. Non la conosco e non posso sapere." Si arrese allora.
"Miho è l'unica a conoscerla, ma non riesco a contattarla al collegio. Padre Tetsu dice che è fuori ed è irreperibile." Intervenne Hermes rivolto a tutti. "Non mi spiego perché sia così sfuggente."
Gián tamburellò le dita sul tavolo osservando i figli con i suoi occhi cristallini. Solo Apollo e Artemide ieri erano stati presenti al santuario, quindi non sapevano ciò che era accaduto.
"Dunque ascoltate e non commentate fino a quando non avrò finito. Tutti!" Disse autoritario anche ad Alessandro ed Ernesto.
Gli altri annuirono.
"Dunque subito dopo la battaglia con Hades sono andato alla ricerca delle anime dei gold saint che avevano sfidato mio fratello, ho unito tutti loro nel limbo, per punirli  della loro arroganza verso gli dei. Avevo concesso solo ai due più anziani di parlare e giustificarli, e dal momento che mantenevano viva la loro tesi, sfidare Hades e creare un sole nell'inferno, quindi sfidare noi dei in prima persona, li ho puniti. Ho circondato le anime dei gold saint e li ho intrappolati in una statua  d'ambra al centro del santuario, in stato di totale incoscienza,'una punizione. Potevano sapere tutto ciò che accadeva alla loro dea ed ai loro amici ma non potevano intervenire.
Alcuni di loro hanno combattuto sotto quella statua contro gli angeli e i gold hanno visto i loro compagni cadere in battaglia.
Quando Apollo è giunto a fermare il santo di Pegaso però, ho avvertito la voce ed il cosmo di Eiren che era giunta al santuario. Non chiedetemi come abbia fatto, so solo che si è arrabbiata vedendo la statua, riprendendo tutti per ciò che stavano facendo. Athena e Apollo per il loro conflitto, me per la punizione data ai gold. A spalleggiarla c'era Dike che affermava i gold erano stati nel giusto." Sospirò prendendosi appena un attimo per se.
"Come ben si sa le Ore non si muovono e intervengono da sole. Dall'alto del suo potere giunse anche Eunomia, che prestando voce a ciò che era legge e ordine ha sciolto i gold saint dalle mie accuse, dicendo che come eroi valorosi non meritavano di essere umiliati in quel modo. Ho liberato le anime dei gold saint allora,  riservandomi io il diritto di decidere per loro." Terminò Zeus "Dopo tutto questo pensavo Athena volesse fermarsi, riposare. Invece no, eccoci che siamo ancora qui a confrontarci per le sue azioni."
Quando ebbe finito Gián alzò le mani. "Devi decidere una punizione per loro. Restare inermi a non poter agire lo era." Affermò Juno
"I gold saint sono morti?" Chiese incredulo Dimitri.
"Sai penso che non ci sia punizione peggiore per loro e avevi ragione nel renderli... presenti ma non partecipi. Solo il modo forse era sbagliato." Continuò Hera
"Ma sono morti tutti?" Chiedeva ancora Dimitri strattonando Hermes, lui sapeva qualcosa? Il fratello dai capelli smeraldini era sgomento quanto lui, non sapeva come erano andati i fatti in Hades, appunto loro non c'erano stati.
I due si alzarono complici e guadarono il padre.
"La storia della statua d'Ambra potevi risparmiartela. Concordo con Eiren e con la zia Hera, potevi punirli diversamente." Affermò Hermes
"Ora però noi dobbiamo andare. Se è vero che i gold saint sono tutti morti allora lo è anche il miglior amico di Marin. Dobbiamo esserle vicino invece di stare qui a prendere decisioni che spetterebbero alle tre Ore. Confrontati con loro." Disse invece Dimitri mettendo la sua sedia a posto.
Hermes annuì e alzò la mano a mò di saluto verso tutti, afferrò il fratello per i fianchi ed espanse il suo cosmo per poi sparire.
Juno seguì la scena stupita, Hermes le aveva dato ragione, incredibile.
Sfiorò la spalla di Zeus attirando la sua attenzione, anche lui era rimasto sorpreso dalla rivelazione dei figli maggiori. Tornò sulla sua compagna e attese.
"Dimmi, cosa pensavi fosse la pena migliore?"
Juno ebbe la sua attenzione e sorrise indicando Hercules. "L'eroe diventato Dio! Tu non hai dei soldati a difendere il tuo palazzo, devi riorganizzare le tue schiere."
"Non ho intenzioni di combattere contro dei bambini che giocano a fare i grandi." Disse lui cinico. Perché era così che ahimè lui vedeva quell'arrogante di Seiya di Pegasus.
"No. Ma hai comunque bisogno di soldati celesti, forti, valenti e con un'integrità morale senza eguali. Chi meglio dei gold saint di Athena. Coloro che hanno dato la loro vita per salvare l'umanità." Affermò Hera
"No... non si schiererebbero mai dalla mia parte." Disse sicuro Gián, cosa voleva fare Hera?
"Invece penso abbia ragione." Intervenne Marcello. "Sono degli eroi, si sono sacrificati per la pace..."
"E per Athena!" Precisò Zeus
"Ma anche tu persegui la pace. E dopo la loro morte la fedeltà ad Athena è sciolta." Disse allora Apollo.
"Guardare e non fare nulla per Athena sarebbe la loro punizione. Riportarli in vita e renderli eroi celesti la loro redenzione."  Cantò Hera.
Punirli e redimerli. Le sembrava strano sentirlo dire ma forse era vero, quella poteva essere la soluzione. Incrociò le braccia al petto osservando la divina Hera, lei sapeva che come Zeus era l'unico a poter divinizzare gli umani a dare il consenso a farlo .
"Tu cosa ci guadagni? Ho il sentore che la tua richiesta abbia un doppio fine." Disse allora guardingo
La mora fece una smorfia. "Tu risveglia tutti i gold saint, ma tutti. Non solo quelli morti adesso, avrai dei cavalieri celesti valorosi e..."
"...E!" Insistette Zeus guardando.
"Rosa potrebbe riavere suo marito." Disse velocemente Juno.
Gián si drizzò sulla sedia. Il marito scomparso di Aphrodite, colui che sembrava avesse ucciso i loro gemelli. "Saga."
Hera annuì. "Saga, che dopo lo scontro di questo autunno con Athena si è purificato." Ci tenne a precisare Hera.
Zeus osservò tutti. "Sono dodici persone e mi costerà fatica."
Ares, Efesto e Apollo annuirono "Noi ti aiuteremo."
Esmeralda incredula seguiva quello scambio di battute. "Non mi piace. È vita eterna, non la si augura a nessuno." Affermò.
"Punizione! Le Ore sapevano che i gold dovevano avere il mio giudizio supremo." Affermò Zeus
"Ma la vita eterna..." riprese la giovane che viveva più una condanna che una Gioia quello stato sociale.
"Punizione e redenzione. Avranno comunque  tempo di abituarsi all'idea." Disse Gian. "La loro vita sarà legata alla loro rinascita. Perderanno il loro cosmo se mi tradiranno per Athena."
Si alzò dalla sua sedia e guardò verso il cielo: volare, voleva volare e ancora non poteva farlo.
"Domani. Adesso è tardi e vorrei essere riposato, poi partirò. Devo pensare ad Athena e al suo ennesimo errore."
E così dicendo si congedò


(1) Prionia è un paese del monte Olimpo, si trova a 1000 mt di altezza. Dopo questo paese c'è un rifugio (dove si possono ospitare Max 100 persone) per le scalate sull'olimpo. La famiglia Zolatas (nome reale) che lo gestisce è alle dipendenze di Gián. Gli scalatori all'olimpo raggiungono tre vette, la prima è Skala, da cui si vedono tutte le cime principali del monte Olimpo: verso est svetta cima Mitikas (2917m.) la vetta principale; più oltre cima Stefani (2909m.) terza vetta in altezza e considerata il trono di Zeus Olympos; verso nord si vede cima Skoliò (2911 m.) seconda cima del gruppo.
Sulla Vetta Stefani si trova il tempio in terra di Zeus nascosto agli occhi dei comuni mortali dove vivono gli angeli di Zeus e i suoi guerrieri, le ancelle ed i servi (sono circa 30 persone) c'è inoltre un tempio appartenente a Hera e al suo consorte Hercules, prima la sposa di Zeus viveva al tempio grande del padre degli dei.
Prima di Prionia si trovano lungo il percorso le case che nel tempo Gián ha fatto costruire per i suoi figli: Afrodite ha casa a Prionia come suo padre mentre il resto dei figli di Gián vive tra Gorgiani (che dal 2011 non esiste più) e Gravena.

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora