Parte 42ª - la mia maschera simbolo di amore solo per te

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June si sentì portare di peso all'aria aperta. Avrebbe voluto aprire gli occhi, ma non ce la faceva, era spossata. Cosa aveva fatto? Apollo gli aveva raccontato che si doveva semplicemente purificare una maledizione. Così tanta energia portava via una cosa del genere?
Avrebbe voluto fare tante cose, sincerarsi che Shun fosse stato meglio per prima cosa, poi fermare sua madre e presentarsi a lei, come la saint del camaleonte ovvio. Voleva parlarle! Poi... poi sarebbe tornata al santuario assicurando a Seiya che il suo amico stava bene, quindi non avrebbe dovuto preoccuparsi. Le sarebbe piaciuto vantarsi dicendogli che era stata lei a salvarlo, che era servita a differenza di ciò che pensava lui. Ma tutto questo non era stato possibile perché aveva perso i sensi e non riusciva a risvegliarsi, proprio no.
Si svegliò di soprassalto quando i suoi sogni iniziarono ad essere cupi, era in Etiopia, ricordava il paese dove era nata e cresciuta fino a tre anni, c'erano degli uomini e dei giganti che stavano attaccando una casa bifamiliare, al suo interno c'erano dei bambini. Bambini che non avevano a che fare con lei da piccola, erano neonati, piangevano e quando uno dei giganti aveva afferrato uno dei bambini e lo aveva afferrato per la testa lei spaventata si era svegliata.
Affannata si guardò intorno, dov'era e chi l'aveva vestita in quel modo? Incrociò lo sguardo smeraldino di una donna sui quarant'anni, che le stava... rinfrescando il viso? La osservò bene e ricordò. Shun!
Fece per alzarsi ma la dea Hera la fermò subito.
"Eh no signorina. Tu non ti alzi! Ti senti bene? Hai avuto un sonno agitato tutto il tempo." Chiese preoccupata
Lei annuì. "Sto bene... devo andare da Shun."
"Ho detto di no! Non capisci?" Chiese la donna risoluta
"Capisco. Ma tu capisci che il ragazzo che amo era in coma?" Disse buttandosi fuori dall'altra parte del letto.
"Era appunto, adesso sta bene. Grazie a te, quindi torna a stenderti e riposa." Le disse Hera.
June incrociò le braccia al seno, cercò di coprirsi non abituata a dormire con della lingerie e con i seni, purtroppo belli pieni, in mostra. "Chi mi ha messo questa roba addosso."
"Io e dovresti ringraziarmi." Intervenne una ragazza bionda che entrava in quel momento con un vassoio.
June la guardò attentamente, poi esclamò sorpresa. "Rosa?"
La divina Afrodite sollevò un sopracciglio alla bionda "Si sono io... ci conosciamo?" Disse portando il vassoio al letto. "Ho portato la cena che mi hai chiesto." Disse poi ad Hera.
June guardò la bionda seguendo ogni suo gesto ed intanto crollò di nuovo sul letto sbuffando e aggiustandosi la scollatura della sottana che indossava. "Si... non..." guardò verso Hera. "Posso un po' di pane?" Chiese
Hera osservò la giovane, accanto a Rosa erano così simili, la differenza erano la tonalità degli occhi, la seconda li aveva più scuri. Ma i lineamenti e i colori erano uguali, entrambe bionde scuro, stesso taglio di occhi e sopracciglia, stesso naso, stessa forma del viso. Juno capì subito, dannatamente felice di aver ritrovato sua figlia. Quando l'avevano portata nelle sue stanze Marcello le aveva detto che June da piccola era stata portata all'isola di Andromeda, e che non poteva essere un caso che una dea fosse andata in soccorso del saint di Andromeda, quindi la fanciulla doveva essere per forza di cose sua figlia June ed ora la somiglianza tra le due non faceva che confermare il ritorno di sua figlia a casa.
Il fatto che ella subito si fosse ricordata di Rosa non fu altro che la conferma di quanto sospettato da lei e Marcello, poche ore prima.
"Ho fatto portare per te la cena. Puoi prendere tutto."
June sorrise e incrociando le gambe prese il vassoio "Grazie! Quando ho sentito che Shun aveva bisogno di me, sono subito venuta via dall'isola e non ho badato a mangiare nulla." Disse controllando ciò che c'era nel vassoio: noci, formaggio, pane e frutta.
Hera la osservò dolcemente mentre Rosa si guardava intorno e andava a prendere dei vestiti. "Indossa la vestaglia cara." Le disse.
June la prese al volo e la indossò anche se il risultato era sempre lo stesso, il seno non le veniva coperto.
"Vieni da un'isola?" Le chiese intanto Hera "Pensavo fossi stata in Giappone."
June la guardò mentre prendeva del pane con delle noci da mangiare.
"Ci sono stata a fine ottobre in Giappone. Sono rimasta per un po', poi dissi a Miho che era ora che io tornassi. Non potevo fare nulla lì." Rispose iniziando a mangiare.
Hera annuì "Quindi sei stata in Giappone da Miho? Com'è stato?" Chiese ancora curiosa.
"Strano!" Disse lei alzando lo sguardo, incrociò di nuovo quello di Hera.
"Chi sei?" Chiese allora Rosa, guardò sua madre poi sgranò gli occhi. "Oh Dio, June?"
Tutte quelle domande iniziavano a innervosirla, si sentiva sotto pressione "Non doveva partire lei?" Chiese alla madre
"Scherzi? Ti ho ritrovata dopo anni, non posso andare via adesso." Disse Juno dolcemente.
June si sentì arrossire, cosa rara, e distolse lo sguardo. Rosa le si avvicinò e le carezzò i capelli, poi l'abbracciò.
"Che fortuna che ancora non sono partita."
"Dove vivi?" Chiese June curiosa
"Parigi!" Disse lei

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora