Parte 35ª- Fratelli

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Grecia 17/18.aprile 1990
Erano rientrati! Stanchi e spossati ma con una notizia tragica. Seiya era in un totale stato vegetativo!
Lo avevano riportato alla fonte di Athena al fine che potesse riposare; a prendersi cura di lui c'erano la dea, Seika, e Shaina che passava a trovarlo.
Marin dopo aver sentito da Shun i fatti avvenuti giù in Ade si era chiusa in casa, adducendo come scusa la stanchezza di quei giorni.
Era stata tutto il giorno a letto, non aveva avuto la forza di lavarsi, di mangiare o fare altro. Pensava, pensava sempre e solo agli ultimi momenti intimi passati insieme.
Alla giornata di San Valentino, quando le aveva promesso un appuntamento, come una coppia normale. Ricordava come era stata felice di quella proposta, senza maschere, senza obblighi e doveri. Un uomo e una donna che condividevano un giovane rapporto fatto di amore, fiducia, perseveranza e accettazione reciproca.
Aveva creduto Marin, aveva pensato di poter aver più tempo per loro due. E invece no, il tempo le era scivolato di mano nell'arco di una notte.
Entrambi avevano messo dinanzi al loro rapporto il loro dovere nei confronti di Athena. Come si diceva: prima il dovere e poi il piacere; accettare di seguire il dovere adesso aveva avuto le sue conseguenze. Non si era potuta godere Aiolia come avrebbe voluto ed ora ne pagava le conseguenze delle scelte.
Avrebbe agito diversamente? Non lo sapeva, ma sapeva che poteva sciogliere i vincoli con i doveri di saint di Athena che ella aveva.
Era una dea: Dike, signora della giustizia! E come tale poteva dire di cambiare la sua vita.
Ma in quella situazione? Lo avrebbe fatto sapendo che avrebbe lasciato in sospeso situazioni importanti?
Trovare Seika per esempio oppure mantenere il legame con Thetis e Aeolus, poi c'era Touma. Suo fratello minore Touma, colui di cui aveva la responsabilità e che si era lasciata portar via da una persona che pensava fidata.
Zio Marcello, reincarnazione di Hercules! Le aveva detto di non preoccuparsi e di salvarsi, le aveva detto Dimitri che avrebbe pensato lui a Touma. Ma non era stato così, a prendere sotto l'ala protettrice Touma era stata sua sorella Diana, sorella che Dimitri e Hermes non vedevano da anni ormai. Che certezza aveva lei di riuscire a ritrovarli se anche Hermes era tenuto all'oscuro di dove essi fossero nascosti?
Fratelli! Aiolia aveva riabbracciato suo fratello, si erano parlati e sostenuti, questo le aveva raccontato Shun. Era contenta per lui, felice che i due avessero potuto avere un ultimo attimo di esistenza insieme.
Ma lei? Perché a lei questo era stato negato? Perché l'aveva lasciata, cosa avrebbe fatto adesso senza di lui?
Sarebbe voluta morire, si quando Thanatos lì aveva attaccati sarebbe voluta morire, vivere per cosa se Aiolia non c'era più?
Non avrebbe potuto piangerlo o ricordarlo su una tomba, non avrebbe potuto carezzare un ultima volta il suo viso. E come si poteva quando del suo corpo era stato infine solo polvere? Bruciato dal suo stesso cosmo! Perso per sempre!
Lacrime silenziose solcavano il suo viso, pianse. Numi divini se pianse, da quando aveva chiuso la porta di casa alle sue spalle aveva iniziato a piangere e non aveva più smesso, e ancora adesso piangeva in silenzio dilaniata da quel dolore che la trafiggeva. Cosa sarebbe stata adesso senza Aiolia? Non più Marin la silver saint dell'Aquila.
Poteva essere Marin la donna. Ma come poteva essere donna quando l'unica persona che l'aveva fatta sentire tale non c'era più, con un solo sguardo, con una leggera carezza del cosmo o con uno sfiorarti delle dita. Lui l'aveva fatta sentire donna, donna dentro e fuori.
Non poteva ella essere donna senza di lui, non più ormai.
Non le restava che un ultima alternativa, abbandonare la maschera e diventare ciò che era realmente, Marin, la dea Dike scesa in terra! Avrebbe messo da parte la sua vita terrena per esiliarsi in una vita eterna arida e sterile, dove l'amore non sarebbe più entrato. Perché lei non voleva più amare e soffrire e vedere sparire la propria metà.
Disperata e arida dentro, si perse nel tempo stretta al cuscino del suo letto, se smetteva di piangere e prestava libertà ai suoi sensi ancora avrebbe potuto sentire l'odore di Aiolia tra le sue lenzuola e su quel cuscino. Erano stati lì insieme e soli, poco prima che ella partisse per tornare alla ricerca di Seika. Neanche otto giorni erano passati, ma la casa ed il letto orfani di entrambi ne avevano conservato gli odori e le sensazioni di presenze ancora vive tra le mura.
Se voltava lo sguardo Marin poteva scorgere l'ombra di Aiolia che si muoveva felino nel suo piccolo spazio.
Poteva sentire le sue mani che la afferravano e la spingevano contro la parete o sul tavolo per amarla e farla sua. Quanto amava sentirsi sua, piena di lui: amata  e desiderata! E quanto amava sapere che suscitava in lui determinate reazioni, reazioni che non ci sarebbero state più, perché Aiolia non c'era più, lui non c'era più. L'aveva lasciata sola! Sola...
Fu distratta dal suo lutto solo alla mattina, stremata doveva essersi addormentata. Avvertì il conato di vomito che le saliva in gola, fastidioso e impertinente.
Si riscosse subito la sacerdotessa, aprì gli occhi e corse verso il lavandino, troppo lontano raggiungere il bagno, dove tirò fuori anche l'anima.
Ecco che le giornate passate iniziavano ad avere delle ripercussioni. L'amore... faceva molto male, ti indeboliva e si le pene d'amore erano la peggiore malattia. Cosa c'era di peggio? La consapevolezza di sapere di non essere stata lasciata, perché non andasse bene o perché le cose tra loro non erano funzionate, no! Non era stata lasciata o abbandonata lei, semplicemente quella era la realtà della loro vita, era vedova del loro rapporto e del loro amore. Perché lui non c'era più! Ed erano solo le prime ventiquattro ore, come avrebbe reagito al tempo che sarebbe passato senza di lui, come avrebbe fatto ad andare avanti tra i vicoli di terra santa dove ogni angolo le avrebbe ricordato di lui. Doveva andare via, via da lì quella era una soluzione più che buona per avere un buon proposito di sopravvivenza.
Si rinfrescò facendo una doccia, indossando una tuta pulita e dirigendosi dove sapeva avrebbe trovato la dea.
Era convinta Marin che Saori Kido non avrebbe abbandonato tanto facilmente il capezzale di Seiya, quindi la direzione da prendere era sicuramente la fonte di Athena.
Stava recandosi lì quando avvertì il cosmo della dea che prendeva il sopravvento.
Perché Athena stava espandendo il suo cosmo? Lei non lo faceva mai e non così facilmente. Marin si apprestò allora a raggiungere la donna quanto prima e quando lo fece notò che un giovane aveva attaccato la dea ed il suo pupillo.
Marin non ci pensò due volte, subito si erse a difesa del suo allievo  e mentre combatteva e lo proteggeva le parve di conoscere quel guerriero che era loro andato contro.
Chi erano, da dove venivano? I suoi occhi erano azzurri e intensi, glaciali e senza anima. Possibile che lo conoscesse davvero come temeva?
Poi Athena le aveva detto che ad attaccare Seiya erano stati gli angeli di Artemide. Per gli dei il saint di bronze era da eliminare visto che aveva sfidato gli dei e quelli erano i mandatari.
Marin era rimasta basita, Diana era Artemide, Touma suo fratello, poteva essere Icarus il suo amato fratello minore?
Non poteva andare via, non adesso che era a un passo dal ritrovare Touma.

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora