Inferno 3 agosto 1990
Diva avrebbe voluto piangere, tutto quel tempo lontano da suo figlio, non lo avrebbe mai creduto. Aveva pensato di stare via uno, massimo due giorni e non di più. Ma quell'impresa si era rivelata molto più ardua, ritrovare le forbici del destino era compito loro, non avrebbe potuto lasciare Atropo sola in quell'occasione. Fortunatamente dopo giorni e giorni di cammino erano giunti i generali di Nettuno in loro aiuto. Dopo che Isaac aveva affrontato le Furie aveva cercato di indagare attraverso i due generali.
"Quindi Athena ha consegnato il sigillo di Poseidone." Disse.
"Così pare, non ne conosciamo il motivo, ma dopo che è accaduto le nostre armature ci hanno portato al cospetto del nostro signore."
"Non eravate morti quando i bronze saint hanno distrutto le sette colonne?" Chiese Atropo.
"Non tutti Milady, i colpi per quanto mortali non ci hanno uccisi." Rispose Isaac
"Questo forse può dipendere dal fatto che lei mia divina non aveva le sue forbici." Terminò
Krishna
Astrid annuì. "Può essere, in realtà riesco a recidere ma con molta più lentezza, anche se ammetto che qualche anima deve essermi sfuggita."
"Quindi siete tornati tutti voi generali Marini?" Chiese Diva
Isaac scosse la testa. "No divina, solo noi due e Baian d2 cavallo di mare l. Poi ovviamente quando il divino Poseidon è tornato anche Tethis ha risposto al richiamo del suo cosmo."
"Non eravate ad attenderlo?" Chiese Atropo
Isaac scosse la testa. "No, io dopo la caduta del regno di Poseidon mi sono trovavo sulle rive dell'isola Svalbard* da un pescatore, mi ha trovato e si è preso cura di me e delle mie ferite."
"Stessa cosa è accaduta a me, sono finito su una spiaggia della Malaysia** e la gente del posto mi ha curato. Dovrebbe essere accaduto la stessa cosa a Baian." Riferì Krishna
"Sono contenta che abbiate trovato chi si sia preso cura di voi. E vi ringrazio ancora per l'aiuto che ci avete dato." Disse Diva, non sapeva come avrebbero potuto sconfiggere le furie senza i due generali marini.
"Grazie tante anche da parte mia, adesso noi andiamo, ci rivedremo presto sulla terra." Li salutò Astrid.
"Forse non avete capito, noi veniamo con voi." Disse Isaac.
Astrid li guardò sorpresa. "Ma non potete, avete di sicuro cose più importanti cui pensare oltre me."
Krishna scosse la testa. "Quando Poseidone chiama noi dobbiamo obbedire e il suo ordine adesso è proteggere voi, abbiamo tutto il tempo che vogliamo."
Le sue gemelle del destino si guardarono così da poter comunicare e decidere tra di loro "Dobbiamo raggiungere il tartaro, il covo dove furono esiliati i giganti." Disse Astrid
"A buon ragione dobbiamo venire con voi. Sicuramente più avanti andremo più ostacoli troverete, e sicuramente il tartaro è un luogo ostile a qualsiasi essere vivente." Disse Krishna
Diva scrollò le spalle, se proprio volevano aiutarle chi erano loro per dire di no.
"Va bene venire con noi. Ma solo perché mia sorella deve tornare dal suo bambino presto." Disse Astrid.
I due generali annuirono e con un sorriso seguirono il percorso indicato dalle dee, uno andò a capo fila, l'altro si tenne a chiudere la processione.Grecia - tempio di Zeus - 05.08.1990
Marin teneva lo sguardo puntato oltre la vetta Stefani dove si trovava ormai quasi sempre ultimamente. Avvertiva che qualcosa non andava, sentiva la morte alitarle il collo ora più che mai. Non temeva per lei, era abituata a vivere a braccetto con la morte, fino a quando era stata una silver saint di Athena era stato così. Ma adesso tutto era diverso, nel suo grembo vi era una nuova vita e doveva essere prudente per poter proteggere quel bambino che tanto amava.
"Divina Dike è ormai sera. Sarebbe preferibile che voi rientraste."
La voce di Aiolia irruppe nella sua mente, Marin si voltò cercando il suo sguardo chiaro e annuendo gli prese la mano e gliela portò al ventre.
"Devo chiederti una cortesia." Gli disse lei.
Lui annuì.
"Senti il suo microcosmo?" Chiese la rossa, lui ancora annuì. "È forte, molto forte! Io sono sicura che saprà farsi valere, è il mio bambino e sarà sano e forte." Affermò
"Sicuramente lo sarà. Leggo nei tuoi occhi il suo amore per lui e avverto anche la sua forza." Le disse Aiolia.
Marin gli sorrise chinando il capo sulle loro mani unite sul ventre, Lyon stava muovendosi con foga. "Giurami che lo proteggerai fino alla fine dei tuoi giorni Aiolia." Disse.
Gli occhi verdi del leone la guadarono interdetti. "Non c'è bisogno di giurarlo. È quello che farò sempre per lui e per te. Quindi sì Marin ti giuro di proteggerlo."
Forte di questo giuramento la rossa sospirò "Voglio chiederti di prenderti cura di lui. Semmai i nemici dovessero arrivare a noi Aiolia, voglio che Lyon si salvi, se dovesse essere necessario devi darmi un pugno al ventre e indurmi a farlo nascere." Disse risoluta.
Aiolia scattò all'indietro. "Scherzi? Stai sacrificando tutta te stessa per portare a termine la gravidanza. Per arrivare almeno a concludere il settimo mese."
"Lo so! Oh Aiolia lo so fin troppo bene. Ma avverto anche come una spada di Damocle sulla testa. Unp destino a cui non voglio neanche pensare. Mi hai giurato che ti saresti preso cura di lui e per farlo dovrai farlo nascere." Disse la rossa.
"Non se ci sono altri modi." Disse lui.
"Non se continuiamo a vivere sereni e la minaccia di nessun nemico ci raggiunge. Sono però delle misure di prevenzione a cui pensare nel caso dovessero arrivare." Disse lei
"Perché sei così pessimista? Nel caso giungesse qualche nemico potremo difenderti." Disse lui.
"E anche io stessa potrei difendermi." Affermò lei. "E se dovessi io venire a mancare Aiolia potrei prendere e ascendere alla divinità. Ma lui invece no, adesso ha raggiunto una sua individualità, non so se riuscirei a farlo vivere dentro di me." Ammise lei, non sapeva quanto ci avrebbe messo ad ascendere, non voleva mettere a repentaglio la vita di suo figlio. "Se quando tornerò non lo trovassi più dentro di me non potrei mai perdonarmelo. Aiolia ti prego, giurami che farai quanto ti ho detto per salvare nostro figlio." Lo supplicò lei.
Aiolia si sentì dilaniare dentro, si avvicinò a lei e le prese il viso tra le mani portando la fronte contro la sua. "Quando dovrebbe nascere?" Chiese
"Ilizia ha stimato un periodo tra il venticinque settembre e il cinque ottobre." Gli rispose. "Non chiedermi anche tu quando è stato concepito..."
"Non lo puoi sapere, neanche io saprei dirtelo. Fu un periodo molto intenso, devo ammettere che ci abbiamo dato parecchio dentro!" Affermò il leone.
"Aiolia!" Lo richiamò lei.
"'Me la sono goduta, ho fatto benissimo." Continuò lui.
"Aiolia smettila e non cambiare discorso. Promettimi che farai ciò che ti ho chiesto!" Lo incitò lei.
Lui annuì. "Siamo al 5 di agosto, sei nel settimo mese! Giuro che farò di tutto per proteggere entrambi e se dovessimo arrivare allo stremo ti aiuterò a far nascere il piccolo Lyon."
"Io in cambio ho deciso di restare qui su quanto più tempo possibile. Cambio i miei orari, scenderemo o la mattina presto o nel primo pomeriggio a seguire le notizie, quindi massimo mezz'ora e poi risaliamo. Chiederò ad Aiolos di portarmi i quotidiani di tutto il pianeta e che mi dia notizie in tempo reale nel caso io sia qui su." Continuò lei. "Questo è il luogo più protetto del mondo umano, giusto?"
Aiolia annuì chiudendo gli occhi. "Sì, nessuno arriva al tempio di Zeus. Non è possibile."
Lei gli sorrise e gli carezzò il viso dolcemente, alche Aiolia riaprì gli occhi malinconici. "Quanto vorrei sentire il calore della tua carezza."
Marin avvertì una stretta al cuore, quanto era in pena per lui. "Abbi pazienza Aiolia, guarirai presto e tornerai più forte di prima." Gli disse abbracciandolo.
Il ragazzo la strinse a se confortando entrambi, doveva avere pazienza, una virtù che decisamente gli mancava.
Dopo un po' rientrarono nel tempio, e consegnata la ragazza alle cure amorevoli di sua sorella Esmeralda, Aiolia si diresse verso il tempio dove trovò i suoi compagni a bere i soliti liofilizzati che ormai erano le loro cene costanti.
"Sei rientrato tardi." Disse Dohko vedendolo arrivare.
Lui annuì. "Dike mi ha fatto fare un giuramento." Ammise il giovane, aveva bisogno di parlarne, sfogarsi e dire a qualcuno il destino a cui andava incontro la sua amata.
Così iniziò a raccontare al maestro ed ai suoi amici ciò che aveva giurato a Marin ed il suo piano per evitare di arrivare a quel punto.
"Il suo piano potrebbe andare bene, intendo quello di scendere solo per un notiziario e poi tornare. Noi al limite potremmo aiutarvi, ci muoviamo tutti insieme." Gli propose Milo.
Aiolia lo guardò sentendosi in colpa per il segreto che si portava dentro. Sospirò e annuì. "Tutti insieme?"
"Sì, direi che è un ottima idea, anzi al limite due di noi possono scendere e risalire prima di voi. Così ci accertiamo che non ci siano pericoli." Si intromise Shaka.
Mu anche annuì mettendo le mani sotto il mento. "Semmai dovessero attaccare Villa Diàs ci saremo noi cinque, Shura e Saga in difesa. Potremo contrattaccare chiunque."
Aiolia guardò i suoi amici uno ad uno, poi sorrise loro. "Grazie tante, non siete tenuti ad aiutarmi eppure lo fate."
"La mia sposa attende un figlio Aiolia, sono sicuro che anche tu avresti fatto altrettanto per me." Ammise Shaka rivelando di Shiwa e della gravidanza.
"Stessa cosa vale per me. Avresti protetto mia moglie e nostro figlio come se fossero i tuoi." Gli disse Mu.
Dohko se li guardò tutti con sguardo arcigno. "State tutti per diventare padri?"
Mu sollevo uno sguardo imbarazzato al cielo. "Io dovrei esserlo già, Diva finiva i conti ad aprile."
"Shiwa ed io abbiamo concepito nostro figlio a dicembre." Disse invece Shaka
Dohko lanciò uno sguardo sullo scorpione. "Io non ho concepito nulla!" Ammise alzando le mani il greco.
"Certo, perché la figlia di Eireen é dello spirito santo." Ironizzò Aiolia.
Milo lo guardò minaccioso mentre la risata di Dohko si espanse nell'aria. "Milo quando è stata l'ultima volta che hai sentito la divina Eireen?" Chiese il maestro.
Lui chinò il capo. "A febbraio!" Rispose
"I conti tornano. Le gravidanze durano nove mesi circa." Disse Mu.
Milo sollevò il capo alla ricerca di una conferma da parte degli amici. "Sto per diventare padre?"
"Sì, probabilmente non è riuscita a dirtelo mai per ovvi motivi." Rispose Mu.
"Io stesso sapevo di Lyon perché ne avevo percepito il cosmo. Ma Marin fino a maggio non ne conosceva l'esistenza." Disse Aiolia.
"Sto per diventare padre!" Disse ancora incredulo Milo, aveva lasciato Miho da sola in una situazione delicata, avrebbe dovuto essere con lei e seguirla passo passo anziché starsene lì a far nulla dalla mattina alla sera.
"Forse è il caso che metabolizzi la notizia, più che santi di Athena ora come ora sembrate imbecilli che si sono dati alla pazza gioia." Ironizzò Dohko.
"Abbiamo lavorato anche per lei maestro." Scherzò Aiolia.
Dohko scosse la testa, non avrebbe dato corda a quei ragazzini. Al contrario mangiò la sua cena e ogni tanto lanciava di sottecchi degli sguardi a Milo. "Non pensarci!" Disse il maestro posando il suo bicchiere ormai vuoto, il suo volto non diceva nulla, ma gli occhi lasciavano intendere tutta l'angoscia dello scorpione. "Mangia e poi riposa, da domani si fa sul serio Milo." Gli disse alzandosi e andando a chiudersi nelle sue stanze. Quei ragazzi sapevano che i doveri venivano prima della loro stessa esistenza, non c'era tempo per rimorsi o rimpianti e dovevano accettare le conseguenze dei loro gesti.
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Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)
FanfictionPrologo di Saint Seiya dopo i fatti di Hades. © M. Kurumada © Michi Himeno © Shingo Hiraki © Toei L.T.d Storia basata sulla saga del maestro Kuramada Saint Seiya. Vietato copiare i diritti di copyright