(come sempre essendo incapace ometterò di raccontare i combattimenti, ma ci sono e sono cruenti.)
23.08.1990 - Sparta
"Partiamo!" Questo aveva detto la divina Athena ai suoi santi la sera precedente.
Seiya, Shiryu e Shun, si erano guardati assentendo col capo.
"Hyoga e Freya sono in pericolo, Ares ed Eris si sono alleati con Gea, non c'è più tempo per rimuginare o attendere." Aveva annunciato la dea.
Shun aveva sospirato, avrebbe voluto che il viaggio verso Sparta del suo amico fosse stato quieto e senza intoppi. Ma era andata diversamente, si chiedeva il santo perché da un viaggio semplice si andassero a infilare sempre nelle situazioni più pericolose e senza via di uscita.
Stava di fatto che lui, Shun, era partito tranquillo adesso che sapeva June al sicuro al tempio di Zeus.
Avevano viaggiato tutta la notte, Athena si dava sicura di trovare i nemici a Sparta. Per questo tutta la mattina avevano setacciato la zona fino a quando all'altezza dell'acropoli la loro dea non aveva annunciato che erano arrivati.
"Deve esserci un'entrata da qualche parte." Disse Athena ampliando il suo cosmo e puntando l'emblema di Nike verso il centro liberando un entrata che scendeva verso il sottosuolo.
"È dunque quella la via." Disse Seiya, la dea annuì scendendo lungo le pareti fangosi, Seiya le tendeva la mano nell'aiutarla. I suoi santi la seguivano lungo il percorso fin quando non giunsero ad un bivio, la strada si divideva in quattro cunicoli. Uno di essi aveva dei tizzoni ardenti, un secondo lanciava fumo dai pori, il terzo gocciolava acqua ed infine il quarto era un semplice sentiero senza ostacoli.
"Quella è la strada da prendere." Disse Athena dirigendosi verso l'ultimo percorso con Seiya accanto.
I santi la seguirono seduta stante, ma appena ella passò il confine tra la strada principale ed il cunicolo un muro di terra si frappose tra Athena ed i suoi cavalieri.
"Milady!" Urlò Seiya facendo un salto affinché non si separasse da lei.
"Lady Saori!" La chiamò Shiryu. "Seiya."
"Sto bene... la strada è libera e ben illuminata ragazzi, da qui vediamo anche il cielo terso del primo albeggiare." Rispose la dea, lo sguardo verso l'alto il cielo era rosa con sfumature viola, era entrata nel tempio di Gea. A testimoniarlo c'erano capitelli e colonne solide che si avvilupparono durante il percorso che sembrava dovesse seguire.
"Vi aspetto alla fine del cubicolo, sono certa che ci ritroveremo. Siate tutti prudenti mi raccomando." Annunciò la dea.
"Io proteggerò Athena, confido in voi amici miei."
"Stai tranquillo Seiya, sappiamo badare a noi stessi, ci vediamo oltre questo bivio." Disse Shiryu intanto che Shun prese a camminare tra un vicolo e l'altro. "Cosa consigli?" Chiese il dragone all'Andromeda.
"Di prendere uno dei due vicoli a fianco di questo." Rispose Shun con occhio critico, sembrava l'entrata fosse rimpicciolito.
"Andiamo qui, verso quella dell'acqua." Disse Shiryu sicuro di se. Shun annuì e lo seguì, ma appena anche il dragone oltrepassò il confine ecco che un muro si frappose tra i santi.
"Shun!" Lo chiamò il dragone.
Il ragazzo sorrise tra se. "Come sempre dobbiamo dividerci e come sempre ci ritroveremo."
"Sii prudente amico mio." Lo esortò il dragone.
"Anche tu." Rispose lui recandosi verso il bivio fumoso.
Una volta che fu dentro come previsto alle sue spalle apparve un muro a separarlo dal mondo esterno. Shun si guardò intorno, tra una roccia e l'altra lungo il largo sentiero vi erano delle antiche colonne. Dei geyser di fumo spuntavano a tratti da ogni roccia e il cielo che si vedeva non faceva sembrare di essere sotto ad un'acropoli.
Ad un certo punto decise di proseguire, sicuramente dove la strada si apriva di più c'era la fine della strada e lì avrebbe trovato il tempio di Gea ed Ares ed incrociato di nuovo i suoi amici. Non c'era più tempo per indugiare, la battaglia contro Gea era iniziata anche se Shun sono avrebbe mai voluto arrivare a ciò. Aveva conosciuto tempo addietro Ares, non erano diventati amici, ma nelle parole che June gli rivolgeva su di lui aveva compreso che era un bravo ragazzo e che la sua compagna era molto affezionata a quel fratello. Per questo Shun si rammaricava di quello scontro, non avrebbe mai voluto arrivarci, pensò correndo verso la fine del tunnel.
I suoi pensieri vennero interrotti dall'arrivo di un armata di soldati, sembravano intenzionati ad attaccarlo. Ma come sempre Shun, prima di ogni combattimento chiese a chi gli era di fronte di cedere il passo.
"Chiunque voi siate cavalieri vi prego di cedere il passo, devo raggiungere un amico." Aiutarlo e proteggerlo, avrebbe voluto continuare pensando a Hyoga.
"Realmente pensi che le armate delle fiamme ti lasceranno passare santo di Athena?" Annunciò la voce di una donna.
Shun sollevò lo sguardo verso la donna, indossava una corazza che la copriva da capo a piede, un elmo copriva tutto il capo ed il viso tranne gli occhi, i capelli rossi scendevano in onda sulle spalle, l'unico colore vivo e intenso oltre il blu della sua armatura.
"Armate delle fiamme? Chi sei tu e perché vuoi impedirmi il passo."
"Ardente* è il mio nome e sono il comandante delle armate delle fiamme di Ares. Sei raccomandato di arrenderti noi Bersekers non siamo famosi per la nostra clemenza."
Shun si mise in posizione di difesa, ricordava i racconti di Daedalus sulle guerre di Athena nei secoli. I bersekers pensava fossero leggende, esseri umani che uccidevano senza pietà e con ferocia. Aveva sentito che molti santi erano caduti per mano loro ed ora lui doveva affrontare un'intera armata per poter raggiungere la sua dea.
Il santo di Andromeda sgranò gli occhi comprendendo, il fumo che usciva dalle rocce, i tizzoni nell'altra grotta, le armate delle fiamme e quelle del fuoco.
"Avete teso una trappola anche ai miei amici?" Chiese disponendo la catena in difesa. Quanti erano i suoi avversari?
"Ognuna delle grotte è sorvegliata da un'armata, non arriverete alle stanze dove Ares sta sacrificando Eunomia a Gea. La divina Ora perirà sotto gli occhi di sua sorella Eireen e per mano del suo amore." Disse la donna alzando le mani invitando i suoi berserkers all'attacco.
Shun restò inorridito, non poteva trattarsi di Hyoga, lui non avrebbe mai fatto del male a Freya e al bambino che sapeva di attendere. Hyoga non poteva non proteggere lei e Miho, ed anche lui, Shun, non poteva restare lì inerme ad attendere che quel destino infausto si compiesse.
Inutile tergiversare in parole che Ardente e i suoi uomini non avrebbero ascoltato, se voleva salvare la pelle doveva combattere.
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Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)
FanfictionPrologo di Saint Seiya dopo i fatti di Hades. © M. Kurumada © Michi Himeno © Shingo Hiraki © Toei L.T.d Storia basata sulla saga del maestro Kuramada Saint Seiya. Vietato copiare i diritti di copyright