Parte 40ª - Il viaggio di Athena pt 3

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20.04.1990 - Fiume Gange
Shiwa stava pettinando i lunghi capelli che durante quella notte le erano di nuovo cresciuti. Era incredibile la resistenza che avevano. Da quando aveva pregato per difendersi dagli Spectre di Hades ed aveva espanso completamente il suo cosmo divino, questi erano cresciuti e lei si era trovata a dover affrontare la sua 'normalità.'
Con le bikhuni aveva provato la sera prima a rasarli per l'ennesima volta. Ma nulla, al mattino i risultati erano sempre gli stessi, i capelli erano lunghi arrivandogli oltre le spalle. Li avevano quindi legati, e quando fu tempo Shiwa andò a pregare per non sballare la tabella di marcia. Era stato quando aveva quasi finito la preghiera che aveva avvertito qualcosa mutare nell'Ade.
Sbarrò gli occhi liberando il cosmo divino ed ascoltò bene.
"Anime che ritornano." Chiuse gli occhi e si concentrò così da capire cosa stesse accadendo, chi fosse giunto nel regno dei morti a operare in quel modo.
Fu così che avvertì il cosmo di suo padre, Zeus, che stava portando via con se delle anime a lei sconosciute. Erano anime che avevano raggiunto l'Ade almeno un decennio prima, se non di più. Rabbrividì la dea, seguendo e cercando di capire di quante anime si trattava e intanto si chiedeva il perché di quella scelta.
Ne aveva contate otto per ora, otto anime venute a mancare da un po' di tempo, com'era possibile? Come si poteva svicolare al potere della divina Cloto che senza pietà recideva i fili del destino?
Qualcosa non le tornava! Poi avvertì altre anime sollevarsi dall'Ade, sei ne contò questa volta, anime giovani e deboli, talmente tanto esili che appena le percepì.
Attese, attese al fine di capire se suo padre volesse continuare con quell'opera, fortunatamente si fermò.
Quattordici! Quattordici anime riportate tra gli umani, quattordici vite recuperate. Cosa era accaduto e perché?
Fu interrotta nella sua ricerca meditativa da una bikhuni "Arhat... ci sono i monaci anziani."
Shiwa si destò del tutto, da quando la gravidanza era stata evidente era la seconda volta, quella, che venivano. Attendevano l'arrivo di Shakamuni per decidere del suo destino, questo era stato quanto detto più di un mese prima.
Ma Shaka ancora non era tornato e lei non sapeva come mai fossero giunti al loro paese.
"Buon giorno padre." Salutò incontrando il Monaco anziano.
Egli la osservò avvicinarsi e le fece un inchino di riverenza. "Divina Persefone." La salutò.
Shiwa lo guardò stupita, quindi lui sapeva.
"Posso offrirvi un the padre?" Chiese Shiwa, lui annuì e con gli altri monaci anziani la seguirono nella sua umile casa.
Due delle bikhuni li seguirono, Shiwa ne fu contenta. Non sapeva perché fossero lì, forse avevano notizie dì Shakamuni.
Si accomodò mentre una delle bikhuni metteva su il the, con le mani incrociate sul ventre leggermente tondo attese che i monaci le dicessero il motivo della loro presenza lì.
"Siamo... onorati che la dea Persefone sia qui tra di noi." Le disse il padre.
"Sono una di voi. Poi, forse, la dea Persefone." Rispose Shiwa, perché lei era Shiwa, non Persefone o Elisabeth. Ma Shiwa l'Arhat!
"Deve convenire con noi però che una dea non potrà mai essere una bikhuni e prendere i voti."
Ecco il motivo della loro visita, la stavano mandando via.
"Va bene, vi capisco! Quanto tempo ho prima di andare via?" Chiese, sarebbe stata forte ed avrebbe accettato la loro decisione.
"Per noi sarà sempre la nostra arhat, può restare e tornare tutte le volte che vorrà. Potrà pregare con noi, meditare ed essere una guida spirituale anche per tutti noi." Disse l'anziano.
Shiwa seguiva il loro discorso "Non andrò via allora?"
Il Monaco anziano scosse la testa "No divina Shiwa. Puoi restare, a meno che non sia il tuo sposo a volere che tu non resti. Ma conoscendo Shakamuni non dovreste preoccuparvene."
Shakamuni, già. Shiwa pensava avessero notizie da parte sua e non che venissero lì personalmente per lei.
"Non avete ancora notizie di Shakamuni?" Chiese allora la dea.
Il Monaco scosse la testa "Abbiamo inviato i suoi discepoli, Agora e Shiva, a vedere come procede. Appena rientreranno vi faremo sapere."
Shiwa annuì "Grazie molte, di tutto padre."

Due giorni dopo Agora e Shiva andarono a trovarla personalmente, accompagnati dal Monaco anziano.
Shiwa si chiese come mai i due fossero giunti fino a lei. In sei anni lì in India non si erano mai azzardati ad avvicinarsi così tanto.
I due si inchinarono e la salutarono cordialmente.
"Non mi aspettavo di vedervi così presto."
"Abbiamo pensato di raggiungerla appena abbiamo avuto notizie di Shakamuni mia signora." Disse Agora.
Tutta quella riverenza metteva Shiwa in soggezione. Non voleva essere trattata come una dea, ma come un'essere umana.
"Non siete tenuti a chiamarmi vostra signora. Sono un'araht e voi mi siete pari." Anzi, era ahrat di nome ma non di fatto, a differenza loro che sarebbero diventati monaci entro qualche anno.
"Voi siete l'Arhat e l'ultima guida mia signora. Non siamo pari." Rispose Shiva
La dea scosse la testa "È Shakamuni la nostra guida e presto tornerà tra noi."
I due si guardarono complici poi Agora prese la parola. "Shakamuni non tornerà più signora. Mentre era fuori ha raggiunto la fine dei suoi giorni..."
"... Noi con gli altri vorremo restare al suo fianco così da continuare a seguire il percorso che egli ci ha insegnato. Potremo proteggerla signora."
Shiwa li guardò e chinò la testa, non voleva conferma di ciò che sospettava da giorni ormai. Voleva aver creduto di essersi sbagliata, di essersi indebolita dopo la battaglia con gli Spectres e aver percepito l'aura cosmica di Shakamuni disperdersi per sempre. Invece i suoi due discepoli erano arrivati a darle conferma di ciò che sapeva già.
Non aveva bisogno che la proteggessero, pensava. Aveva bisogno di stare sola e capire come muoversi, si carezzò il ventre e guardò i due.
"Non so semmai sarò in grado. Vi ringrazio della fiducia però..."
"Ci permetta di esserle a fianco. Ci insegneremo a vicenda se vuole, ma vorremo restare e proteggerla. In onore del maestro."
Shiwa annuì e guardò poi al Monaco anziano.
"Se per voi non ci sono problemi e vogliono io posso pregare e meditare con loro." Disse, poi si rivolse nuovamente ai due.
"Vi chiedo solo di vederci unicamente  all'aperto e con la presenza di Nirmala o Padma." Disse istruendoli, le sue due bikhuni erano le uniche persone di cui ormai poteva fidarsi e che avevano deciso, dal primo momento che si era rivelata come dea, di restale accanto.
Il Monaco anziano annuì con un sorriso a quella saggia decisione della donna e si inchinò ad ella. "Direi che è la richiesta giusta. Tra i discepoli di Shakamuni c'erano un paio di ragazze, verranno tutti e otto ad aggiungersi ad Agora e Shiva, per ora le consiglierei arhat di riposare."
Shiwa annuì e sorrise a tutti. "È quello che farò." Disse loro gentilmente così da congedarli.
Andò realmente a riposare, la gravidanza più procedeva e più le portava sonnolenza. Presto sarebbe dovuta però venire a patti con i suoi doveri e capire perché e chi Zeus aveva portato indietro dall'aldilà.
Non erano anime morte, non più. Adesso avevano ritrovato i loro corpi ed avevano ripreso a vivere, come dei comuni essere umani. Non erano gli spiriti divini o imprigionati in Ade che erano scappati durante la caduta del Dio degli inferi, erano cuori puri che si erano fusi in veri e propri corpi. Avevano trovato dei ricettacoli? Avrebbe dovuto scoprirlo.

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora