Parte 96ª - Scontro finale pt 2

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(come sempre essendo incapace ometterò di raccontare i combattimenti, ma ci sono e sono cruenti.)

Tempio di Zeus
Gián atterrò in compagnia di Shion al suo tempio sulla vetta Stefani, che era ormai mattina inoltrata. Avvertiva delle scosse sismiche attraverso L'Olimpo e dal momento che non riconosceva alcun cosmo ne dava il motivo alla battaglia che perseverava tra Athena e Gea, lui per il momento avrebbe accantonato Gea ed i terremoti, era lì per sua figlia.
Aveva promesso ad Elisabeth che sarebbe stato presente alla nascita di suo figlio e non sarebbe mancato a tale promessa. Si voltò verso il suo antico amico e gli sorrise, tra le sua braccia accucciata con la testa nel collo dell'ariete vi era una donna dai capelli lisci e scuri, che Shion era andato a prelevare su suo ordine in Nepal.
Appena la donna posò il piede coperto dal sandalo di cuoio a terra aprì gli occhi tenendosi con entrambe le mani al braccio dell'ariete per mantenere l'equilibrio. Quando fu sicura di essere stabile iniziò a guardarsi intorno fino a quando il suo sguardo non incrociò quello del padre degli dei.
"Giánnis... era dunque vero? Hai bisogno di me?" Chiese Greta avvicinandosi.
Il dio le prese una mano e le baciò il dorso con riverenza. "Non io Greta cara, bensì nostra figlia. Sta per mettere al mondo il piccolo Hades."
La donna stupita assentì e gli strinse la mano. "Portami da lei." Gli ordinò.
Gián con la donna accanto si diresse verso il piccolo boschetto dove sapeva Shaka era a custodire sua figlia. Shion camminava poco dietro di lui pensieroso, le scosse anziché diminuire aumentavano.
Quando giunsero nei pressi del piccolo gruppetto seduto ai piedi di due abeti, Greta la prima cosa che fece fu raggiungere sua figlia.
"Non sapevo nulla, come hai potuto tenermi all'oscuro della tua gravidanza?" Chiese la donna.
Shiwa la osservò poi le fece uno sguardo eloquente, il suo volto era sereno non sembrava stesse per mettere al mondo un paio di bambini. Aveva chiuso i contatti con sua madre nel momento stesso in cui a nove anni aveva iniziato il noviziato come bhikkhuni in Tibet.
Lei, Elisabeth, non aveva più sentito sua madre oppure le aveva scritto. Si erano parlate solo quando Greta era andata a trovarla in un paio di occasioni al monastero. Quando la donna aveva percepito che la figlia fosse al primo ciclo e poi quando aveva scoperto che era diventata monaca con largo anticipo. Era stato in quell'occasione che Shiwa aveva detto alla madre del suo matrimonio, voluto dai monaci anziani, assicurandola che la sua virtù era sempre intatta.
Da allora erano passati due anni, con sua madre non si erano più viste. Ma nessuna delle due vi dava importanza poiché Greta sapeva che per il tipo di vita da asceta scelto da Lis le priorità erano ben altre che mantenere i contatti attraverso scambi epistolari o telefonate moderne. Shiwa aveva sempre accolto tutti nella sua umile dimora, Shaka aveva col tempo conosciuto anche sua sorella Esmeralda, la giovane arhat avrebbe accolto sua madre e suo padre sempre con piacere. Ma tutto entro i limiti della sua vita fuori dal mondo.
Greta sospirò per poi assentire, anni prima quando Lis era ancora piccola e si era avvicinata al buddismo era venuta a conoscenza di un altro mondo, dove le persone non correvano. Piuttosto si fermavano prendendo a meditare e pregare, pensando al prossimo e mettendo da parte i beni materiali. Quella era la vita che aveva scelto per proteggere sua figlia e che lei aveva a soli nove anni acconsentito a seguire. Chi era lei adesso per riprenderla quando sua figlia altro non aveva fatto, se non seguire la sua dottrina?
"Scusami cara, dimmi come posso aiutarti."
Lis le sorrise. "Io sto bene per ora, parlami. Com'è stato il tuo parto?" Chiese lei.
"Rapido e indolore, non ho tanto da raccontare, decidesti che era il tempo di nascere e venisti alla luce."
Shiwa sorrise toccandosi il ventre. "Credo anche qui sarà così." Disse indicando June e poi Shaka. "Lei è Ilizia, mi sarà accanto per tutto il parto. Lui è invece Shaka, colui che aiuterà Hades una volta che sarà tornato alla vita."
La donna assentì puntando lo sguardo sull'uomo, sapeva chi era Shaka.
"Onorato di conoscerla divina Demetra." La salutò il santo di Athena mantenendo gli occhi chiusi.
Greta sospirò e rispose al salutò di Shaka con un sorriso che venne interrotto da una scossa ancora più forte che fu seguita da una folata di vento.
"Cosa succede Gián?" Chiese la dea della natura.
"Siamo sotto assedio." Rispose Shaka per il padre degli dei.
"Sei sicuro?" Chiese Gián guardandosi intorno.
Shaka annuì espandendo leggermente il suo cosmo. "Si divino Zeus, è Tifone il nostro nemico e non è solo, con lui ci sono due centimano almeno." Lo informò.
Gián sussultò a quella scoperta. "Vogliono invadere il tempio?" Sapeva chi era Tifone, lo aveva affrontato nell'era mitologica relegandolo nell'Etna ed ora era tornato libero a scorrazzare per la terra. "Lasciatelo a me, tu Shaka resta qui con mia figlia, dirò a Shura di raggiungervi. Shion tu per favore organizza la difesa del tempio di Zeus con gli altri ragazzi." Ordinò il dio.
L'uomo dai lunghi capelli verdi annuì. "Aiolia e Mu sono a difesa del tempio medico così da poter proteggere il corpo di Dike e le tre Moire. Death Mask e Camus invece sono all'entrata del tempio."
Gián annuì. "Benissimo, prepariamoci ad affrontare l'assedio allora." Disse espandendo il suo cosmo per la prima volta dopo aver resuscitato i gold saint.
Una kamui d'oro, bianca e azzurra comparve sul suo corpo, un bastone con l'emblema di un fulmine nella mano destra. Lo sguardo del padre degli dei era serio e concentrato mentre attendeva l'arrivo di Tifone.
"Pensate a proteggere Persefone e Demetra e non preoccupatevi per me." Disse Gián sparendo alla loro vista mentre una luce si diffuse tutto intorno a loro, da questa ne emerse Apollo di ritorno dalla nave di Poseidone.
"Persefone!" Ella si voltò verso il nuovo arrivato per poi sorridergli. "Sono venuto per Dike, tu sei pronta?" Chiese alla dea dell'oltretomba.
Ella ancora annuì. "Appena Ebe compirà il suo destino verrà al mondo Hades."
Apollo annuì e con un cenno del capo salutò le sorelle e Shaka per poi dirigersi al tempio medico dove erano le moire con la salma di Marin. A difesa del tempio c'erano Aiolia, Mu e Shura che difendevano ora il tempio, ora osservavano il combattimento tra Zeus e Tifone in alto nel cielo.
"Divino Apollo, cosa ti porta qui. Non eri alla nave di Poseidone?" Chiese il leone.
"Ho bisogno di vedere Marin, posso passare?" Chiese il dio del sole.
Aiolia si spostò, ovviamente non c'era neanche da chiederglielo.
"Te la riporterò presto amico mio." Disse il dio fulvo prima di entrare nel tempio e sparire agli occhi dei gold.
Dopo un po' un luce accecante si espanse nel tempio, segno che Apollo era andato via portando dietro con se Marin, a ruota Astrid, Fryg e Diva uscirono dal tempio. Ognuna delle tre aveva tra le mani dei fili di vari colori che partivano dal fuso che Diva stava lavorando.
"Noi raggiungiamo Persefone e Ilizia, così potrete avere tutte sott'occhi." Disse la dea Cloto al marito.
Mu annuì e con gli altri due scortò le tre Moire verso i frassini fronteggiando degli Hysmainai (spiriti della guerra) che si frapposero lungo il percorso.

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora