Parte 17ª - Eiren dea della Pace

39 1 0
                                    

PREMESSA: Poiché spesso trovavo incoerente che personaggi di 13 anni avessero comunque delle responsabilità di persone maggiorenni ho fatto un salto di età a tutti i personaggi che è di +3 per tutti quindi la guerra galattica inizierà il 1989 anziché il 1986. Terrò invece tutti gli eventi in ordine cronologico, quindi la storia si completerà nell'arco di aprirle 1990, 24/25 ('87 nel manga) contando anche il tenkai hen e l'inizio next dimension. La FF nonostante sia un What if? Cerca di collegarsi a tutti gli eventi accaduti in manga, anime e spin off per questo qui verranno raccontati i buchi mancanti. PS in riferimento a Saintia Sho prendo solo situazioni coerenti con il manga/Anime Originale
ATTENZIONE: © delle Fanart prese in giro per il Web se le riconoscete come vostre basta che me lo facciate sapere e provvedo a inserire i credits
COPYRIGHT: Storia basata sulla saga del maestro © Masami Kuramada ©Saint Seiya; Tutti i diritti della serie sono del sensei, della Toei e della casa editrice Shueisha; Per le immagini © Michi Himeno © Shingo Araki;
——————————————————————

«Poi Zeus sposò la lucente Themis, che diede alla luce Horai (Ora) ed Eunomia (Ordine), Dike (Giustizia) e la fiorente Eirene (Pace), colei che dà significato ai travagli degli uomini mortali.»

(Esiodo, Teogonia, 901)

Il torneo galattico indetto da Saori - San era iniziato. In tutto ciò Miho cercava di starne alla larga, nonostante avesse consigliato Seiya di partecipare al torneo non le piaceva la violenza gratuita. Seguiva gli scontri in tv solo perché anche i bambini volevano guardarlo, ma ammetteva che ogni volta che Seiya saliva sul ring era una continua preoccupazione. Se il primo incontro con Geki era stato pressapoco facile, quello con Shiryu del dragone non lo era stato per nulla. Miho aveva preso così un taxi e si era diretta al Colosseo fatto costruire dalla fondazione per esortare Seiya.
Lo scontro non era stato dei migliori, sia Seiya che il dragone ne erano usciti messi male tanto che Miho dovette preoccuparsi di curare Seiya accompagnando anche Shunrei, la ragazza di Shiryu, che era giunta a Tokyo per l'incontro.
Aveva chiesto a Saori di fermare il torneo dopo quell'evento. Ma nulla, l'amica perseguitava e andava avanti. Ne aveva pagate le conseguenze, all'incontro successivo, quello tra Jabu e Shun, quando un intervento esterno aveva fatto perdere il cloth di Sagitter.
Aveva provato a convincere questa volta Seiya a non andare e stessa cosa aveva fatto Shunrei con Shiryu. Ma a poco erano servite le loro parole, i ragazzi erano partiti e così erano iniziate le battaglie. Interminabili battaglie in nome di un cloth dorato.
Miho non riusciva a concepirlo, come si poteva essere così spietati per un oggetto così materiale, c'era gente che ne moriva e così non andava bene. Assolutamente!
Due volte Miho aveva assistito a chiamate di emergenza, in una delle due lei era stata testimone dell'arrivo dei 'nemici.' Ma lo erano realmente? Quando un uomo biondo vestito di rosa e una donna con il viso coperto da una maschera apparvero in spiaggia. Miho si spaventò ma su richiesta di Seiya andò subito alla ricerca dei soccorsi.
Quel giorno si era spaventata, ma aveva ritrovato anche una sorella.
...
Seiya era uscito incolume dallo scontro con Eris, così lo aveva chiamato, ed aveva di nuovo raggiunto i suoi amici al palazzo Kido. Miho era amareggiata pensando a quante morti l'amico stava collezionando, assassinio dopo assassinio. Era ancora presto, l'alba fece capolino all'orizzonte, il mare iniziava a tingersi di rosa corallo e Miho prima che tutti si svegliassero uscì dall'orfanotrofio per prendere aria.
La spiaggia era deserta, o quasi, c'erano alcuni corridori sulla battigia, altri portavano a passeggiare il loro cane. Miho si tenne più dentro, non era lì per correre ma per pensare. Saori- San, gli aveva detto Seiya atri non era che la dea Athena, per quanto assurdo potesse sembrare lei aveva annuito e Seiya non si era neanche chiesto perché non aveva obbiettato. Ebbene in quel momento Miho aveva ricordato perché era lì ferma e relegata in un orfanotrofio quando invece i suoi fratelli erano tutti in Grecia e nella maggior parte dei casi vivevano anche insieme.
Lei era Eireen, della pace la dea! E suo padre aveva voluto che accompagnasse Athena nel suo viaggio. Viaggio fatto di guerra e di morti cui Miho non sapeva se riusciva a reggere.
Ormai Saori - San non la chiamava più, né per un saluto né per informarla di ciò che accadeva, troppo presa da quella guerra per una maledetta armatura, e troppo intenta a far sacrificare i suoi saint tra cui anche i suoi amici. Si perché Seiya, Shun, Hyoga e anche Shiryu erano suoi amici anche. Calciava nella sabbia e cercava di pensare a cosa dovesse fare, fin quando non notò sulla scogliera la donna del giorno appena passato.
Anche lei la riconobbe e se il saint era lì immobile Miho le si avvicinò, non le avrebbe fatto del male. Nessuno gliene faceva mai!
"Tu sei viva per fortuna! Sono contenta Seiya ti abbia risparmiato."
La donna dai capelli rossi sollevò il viso indecifrabile da sotto la maschera "Sono stata la maestra di Seiya, sono molto legata a lui e non era mia intenzione fargli del male."
"Allora perché sei giunta qui?" Disse Miho andandosi a sedere al suo fianco
"Ordini del Gran sacerdote. Non si può disobbedire se non si vuole incorrere nella morte." Spiegò lei, morire non era nelle sue intenzioni
"E adesso che tornerai che succederà?" Chiese Miho, voleva capire se quella ragazza avesse il destino segnato da tanta malvagità
"Non posso tornare. Ho tradito aiutando Seiya!"
Miho sbarrò gli occhi sorpresa da quell'affermazione "Potrebbero ucciderti?"
Lei annuì "Devo nascondermi."
"Puoi venire al figli delle stelle. Lì nessuno con scopi bellici può entrare." Le propose Miho
La rossa si voltò verso di lei "Sei sicura? Mi cercheranno..."
"Fidati di me, l'orfanotrofio non verrà toccato da nessuno, seguaci del gran sacerdote o altri assassini." Disse allora alzandosi "vieni prima che i bambini si svegliano, così potrai rinfrescarti e nascondiamo questa maschera."
Marin si alzò seguendola "Non posso togliere la maschera."
"E io non potrò nasconderti." Disse Miho con un sorriso, era contenta che in tutto ciò che stava accadendo qualcuno era ancora disposto a credere nella pace.
Misero piede all'orfanotrofio che padre Tetsu e le cuoche erano già al lavoro. "Togli la maschera presto." Ordinò Miho tendendo la mano verso la rossa.
-E mettendo involontariamente piede tra le mura del tempio della pace che fratelli e sorelle figlie di Themi si ritroveranno e si ricorderanno. -
Miho ebbe un fremito ricordando due donne di fronte a se, una delle due aveva fatto un incantesimo. Ella ancora in fasce era con un uomo che la teneva stretta a se su un braccio, il viso chino sull'altra gamba dove una bambina dagli occhi azzurri e i capelli rossi lo guardava con adorazione.
Miho alzò lo sguardo verso il saint con la gola arsa. Anche lei la stava guardando senza parlate, si guardò intorno esterrefatta mentre toglieva la maschera che la separava dalla realtà.
"Questa è l'entrata. Una stanza più avanti c'è la mensa..." si voltò e andò a toccare la cornice di una porta. "Da qui salivamo verso i nostri alloggi. Io dormivo con Touma e..." di voltò Marin con le lacrime agli occhi. "... con te. Mentre Dimitri ed Hermes dormivano nella stanza accanto."
Miho annuì, il volto rigato di lacrime, anche lei ricordava tutto.
"La mamma diceva sempre che dovevo essere coscienziosa, perché su di me dipendeva l'ordine e il perseguimento della giustizia." Disse ancora Marin... sgranò gli occhi. Lei era Dike!
Un tonfo disturbò le due, i bambini iniziavano a scendere e recarsi al refettorio, la porta di lato si aprì. Padre Testsu fece il suo ingresso cercando Miho.
"Eccoti. I bambini sono a tavola, vieni?" Le disse indicandole la stanza, poi notò la presenza della rossa.
Il buon padre restò a bocca aperta avvicinandosi a lei "Dopo tutti questi anni... ti ricordavo bambina di appena tre anni e adesso sei una donna."
Marin riconoscendo padre Testu non si trattenne più, andò ad abbracciarlo e pianse. Il buon padre le carezzò i capelli notando che anche Miho piangeva.
"Cosa è successo?"
"Marin ha bisogno di un posto dove stare." Disse Miho, la rossa non le aveva detto il suo nome. Ma lei adesso conosceva e sapeva la sua identità.
Andate pure in camera tua, falla rinfrescare e poi dopo raggiungeteci con calma.
Le due annuirono, Marin non ebbe bisogno che le si spiegasse la strada, la conosceva bene. Una volta nel loro piccolo nido le due si strinsero in un forte abbraccio e dopo essersi fatta una doccia e preso in prestito dei vestiti da Miho scesero a prendersi cura dei bambini. Trascorsero una giornata serena, Miho raccontò a Marin che difficilmente Seiya sarebbe passato con quegli scontri e così fu. Alla sera strette nel loro letto presero a raccontarsi di loro; Marin gli spiegò di come avesse perso Touma prima di arrivare al Santuario e diventare silver saint, di come gli avessero dato Seiya come allievo, della lotta contro i titani dove la loro madre era passata dalla parte del male e infine degli scontri al Santuario e di come da allora non era più riuscita a incontrare Dimitri ed Hermes.
Miho le disse che come aveva richiesto la loro madre, invece lei da lì non si era mai mossa. Così aveva conosciuto Seiya e Seika e gli altri saint. Le spiegò come con il suo allievo avesse legato di più e dell'obbligo di non poter abbandonare Athena adesso che si era rivelata. Di come fino all'ultima estate era stata con Dimitri ed Hermes e del suo ragazzo figo.
"So di averlo deluso tornando in fretta qui a Tokyo. Ma Athena aveva bisogno della mia presenza." Disse Miho
"E ne sei triste."
Lei scosse la testa "sono queste lotte senza senso che mi impensieriscono e che trovo inutili. Non amo la violenza, io..."
"Tu sei pace e non potrai mai approvare!" Affermò la sorella maggiore. Lei annuì "Neanche io approvo, però ciò che sta accadendo al santuario deve essere fermato. Devo capire cosa sta succedendo." Terminò la rossa
"Perché vuoi affrontare così il pericolo?" Chiese Miho preoccupata
"Perché come tu sei pace, io sono giustizia. Devo capire chi e come sta sbagliando e in nome di quale diritto. Quindi andrò e tu non dovrai preoccuparti." Le disse Marin carezzandole la guancia
"Cosa vuoi fare?" Chiese la sorella minore.
"Starò un altro poco qui, giusto per recuperare il tempo perduto. Poi mi muoverò tenendo un profilo basso, potrei avere delle risposte all'altura delle stelle in Grecia." Disse Marin
Miho annuì contenta che la sorella non andasse subito via "Allora so come fare. Chiamerò Hermes e gli dirò di mettere a tua disposizione un aereo privato."
"Direi che è perfetto. Poi una volta in Grecia ti terrò aggiornata tramite lui oppure torno qui."
"Ecco lo preferisco." Disse Miho sorridendo
"Adesso dormiamo però che è tardi."
Miho si strinse alla sorella annuendo, si era tempo di riposare.
Marin stette al collegio quasi una settimana, o almeno fin quando non giunse all'orfanotrofio Erii Aizawa. Miho fu stupida da quel nuovo arrivo, non pensava che avessero bisogno di personale e Marin le fece spallucce, non sapeva come funzionava lì.
Quando la ragazza chiese di Padre Testu la mora non poté fare altro che andare a chiamare il buon padre che come le due sorelle sembrava sorpreso da quella visita.
"Buongiorno. Avrei questa per lei." Disse la bionda Erii consegnando al padre una lettera.
Padre Tetsu la prese leggendola e guardando di sottecchi la ragazza.
"Sei l'ultima figlia di Juno!" La giovane annuì
"Si, mamma ha detto che sarebbe meglio che io stessi qui con Miho per un po'."
Marin sollevò un rosso sopracciglio osservando prima la sorella e poi la bionda che era in quel momento arrivata. Effettivamente guardandola bene somigliava molto a Esmeralda, la sua sorellastra figlia di Juno e Giánnis.
"Mi ricordo di tua madre. Ma perché ti ha mandato qui?" Chiese
Lei scosse la testa disorientata "Non lo so. Mi ha detto solo che i semi del male si sono dispersi e che era giusto io stessi qui." Terminò
Le due sorelle si guardarono. Marin aveva raccontato a Miho di loro padre, delle compagne e della mamma e di quanti figli avesse avuto con ognuna di loro.
"Se Padre Testu ti conosce penso che non ci siano problemi." Disse la mora
Marin annuì e le sorrise "Io sono Marin, ti ho tenuta in braccio con la tua gemella June quando sei nata." Disse facendo la sorella maggiore. Fu in quel momento che ebbe un altro flashback... June! Come la sacerdotessa dell'isola di Andromeda.
"June non vive più con noi da quando aveva tre anni circa." Disse la ragazza.
"Comunque io sto andando via. Fin quando resti qui puoi dormire nella camera accanto a quella di Miho così non sarai sola." Spiegò la rossa. Miho annuì con un sorriso, la sua famiglia si stava riformando.
La mattina dopo Miho ed Erii avevano così salutato Marin che con indosso un mantello con cappuccio nascose le sue vestigia e la maschera. "Mi raccomando, torna presto." Le chiese Miho e Marin annuì alla sorella minore lasciando le due

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora