PREMESSA: Poiché spesso trovavo incoerente che personaggi di 13 anni avessero comunque delle responsabilità di persone maggiorenni ho fatto un salto di età a tutti i personaggi che è di +3 per tutti quindi la guerra galattica inizierà il 1989 anziché il 1986. Terrò invece tutti gli eventi in ordine cronologico, quindi la storia si completerà nell'arco di aprirle 1990, 24/25 ('87 nel manga) contando anche il tenkai hen e l'inizio next dimension. La FF nonostante sia un What if? Cerca di collegarsi a tutti gli eventi accaduti in manga, anime e spin off per questo qui verranno raccontati i buchi mancanti. PS in riferimento a Saintia Sho prendo solo situazioni coerenti con il manga/Anime Originale
ATTENZIONE: © delle Fanart prese in giro per il Web se le riconoscete come vostre basta che me lo facciate sapere e provvedo a inserire i credits
COPYRIGHT: Storia basata sulla saga del maestro © Masami Kuramada ©Saint Seiya; Tutti i diritti della serie sono del sensei, della Toei e della casa editrice Shueisha; Per le immagini © Michi Himeno © Shingo Araki;Una volta che l'aereo era atterrato Shaka si era separato da Mu e si era diretto verso l'India. Giunto alla frontiera indo-nepalese si allontanò dal centro abitato per raggiungere il villaggio indiano dove risiedeva. Il fiume Gandak scorreva tranquillo ed il fruscio delle foglie di salici e fichi erano in simbiosi con la natura e con la sua anima. Una volta giunto nell'umile casa dove viveva Shaka andò a deporre lo scrigno della sua nella sua stanza, questa era nascosta sotto una sacca di tela, così da non destare nessuna curiosità. Una volta liberatosi delle vestigia tornò ad uscire e si recò verso i fichi sacri, intorno a se non c'era nessuno. Ancora non sapevano del suo rientro, non era previsto, così quando giunse ai fichi sacri in silenzio non sospettava che qualcuno fosse lì a meditare. Invece era così, una bhikkhuni con un trichivara rosa pallido e la arancio era sotto un fico nella posizione del guptasana, gli occhi chiusi e la respirazione regolare era a meditare. Andò a mettersi al suo fianco usando la posizione del loto, le mani a pugni invertiti con i pollici che andavano a toccarsi e prese anche lui a meditare. Restarono lì in silenzio a meditare, poco alla volta Shaka avvertiva lo giungere di altre persone e discepoli che li raggiungevano. L'uomo illuminato era lì, ma loro avevano raggiunto la bhikkuni che era lì a pregare. L'Arhat che aveva trovato a meditare infatti avrebbe di lì a breve iniziato a insegnare il Dharma ai discepoli. (per conoscenza) Il suono di un gong concluse la seduta, l'aura cosmica dell'arhat si abbassò poco alla volta e quando fu certa che tutti andassero via la monaca inspirò. "Siete tornato Shakyamuni? Non vi attendevo più..." "Te la sei cavata egregiamente senza di me Shiwa." Rispose lui "Ho avuto gli insegnamenti del Buddha." Shaka non rispose, sciolse la posizione del loto e si alzò mettendosi di fronte a lei. In quei cinque anni aveva insegnato personalmente a Shiwa la dottrina, doveva ammettere che era stata la sua migliore discepola. Shiwa aveva un forte potenziale ed era riuscita a raggiungere le tre gemme, aveva inoltre dei poteri sovrannaturali incredibilmente forti e sapeva usare egregiamente la sua aura cosmica, come anche sapeva arrestarla ed annullarla. Era diventata un Ahrat e per avere definitivamente quel ruolo doveva solo compier vent'anni e prendere i voti. Anch'ella sciolse la sua posizione alzandosi e aprendo gli occhi blu scuri. Shiwa era una bella ragazza, senza vanità e pretese alcune, non faceva capricci ed era in simbiosi con la vita ascetica. Si erano sposati ma anziché consumare il loro matrimonio in quegli anni Shaka si era concentrato a insegnarle e passarle tutta la sua conoscenza. "Ho del riso e del brodo pronti in casa. Non ci metterò molto a preparare la cena." Gli disse incamminandosi verso le capanne. "Apprezzo e accetto il tuo invito a cena Shiwa." La ragazza sorrise camminando a fianco del suo sposo in silenzio. Una volta giunti accese il fuoco per riscaldare il brodo e preparò la tavola. Solo quando si sedettero riprese a parlare "Sei stato via molto. I tuoi discepoli e gli anziani ti stavano aspettando." "Ho avuto cose che mi hanno trattenuto." Le rispose. Lei annuì versando dell'acqua a entrambi "Andrò via presto, non posso trattenermi a lungo." Lis sussultò a quell'affermazione "Starai via molto?" Shiwa aveva tentennato, lo aveva percepito Shaka "Non lo so. Non dipende da me mia cara." La donna bevve un sorso di acqua cercando di pensare e metabolizzare. Avvertiva che Hades stava risvegliandosi e se lo faceva e i sigilli di Athena non avessero funzionato lui sarebbe tornato a cercarla e portarla con se negli inferi. Poggiò le mani sulle gambe e osservò il marito cenare poiché a lei si era chiuso lo stomaco. "Cosa c'è che non va Shiwa?" Chiese Shaka "Tu sei la nostra luce. Mancherai..." Rispose. Luce, si lei aveva bisogno di luce. Avrebbe pregato e meditato e una volta che Shakyamuni fosse andato via sarebbe andata in Nepal dove si trovavano le porte della morte ed avrebbe pregato e meditato lì, ai piedi degli alberi di buchaniana. Shaka la osservò, terminato il suo riso poggiò i gomiti sul tavolo soprappensiero "Questioni importanti mi tengono via. Ma tu sarai un ottima guida per loro." "Mi mancano quattro anni ancora per poter diventare una bhikkhuni e non voglio di certo prendere il tuo posto." "Shiwa... sai che puoi dirmi cosa ti turba?" Lei sospirò, come poteva dirgli che al suo ritorno forse non l'avrebbe trovata "Shakyamuni... semmai io dovessi venire a mancare..." "La morte non è la fine, lo sai Shiwa." Rispose lui "Semmai dovesse accadere. Shakyamuni io... io temo che non ci ritroveremo nella prossima vita. Io Shaka non sono in grado..." se fosse finita nell'ade sarebbe tornata a vivere lì per l'eternità, Shaka l'avrebbe saputa morte e loro non si sarebbero più ritrovati. "Tu sei in grado Shiwa. Hai una potenza incredibile e col tempo sarai sempre più forte." Disse lui "sarai in grado di reincarnarti." Lei chinò il capo rasato fissando le insenature del legno del tavolo. "Hai ragione." Disse alzandosi e sparecchiando. Raggiunse il marito e si inchinò al suo cospetto "Se mi permetti adesso torno a meditare." Shaka si chinò verso di lei carezzandole il capo. "Possiamo farlo insieme." "Forse è meglio di no..." lei sollevò la testa "Devo imparare a trovare la luce da sola." Disse allora "meglio che tu riposi Shakyamuni, domani avrai tanto da fare." "Stai rifiutando di pregare con me?" Disse lui stupido Lei annuì "Ho poco tempo... non posso affidarmi sempre a te." Rispose Poco tempo per cosa? Non c'era un tempo prestabilito per raggiungere l'illuminazione e lei era a un buon passo. "Quanto tempo hai?" Le chiese allora comprendendo Lei gli sorrise dolcemente "Sei, sette mesi al massimo." "Domattina ci sveglieremo prima dell'alba e pregheremo insieme." Disse allora lui, lei annuì "Ma adesso andremo a dormire Shiwa." Lei si sollevò cercando di intercettare i pensieri del suo compagno, mentore e maestro di vita, persona più vicino ad un amico che avesse. Ma era difficile sotto quelle palpebre abbassate capire cosa si celasse, aveva imparato grazie ai suoi insegnamenti a svuotare la mente e capire attraverso l'utilizzo dei sensi la comprensione e l'accettazione. Sapeva utilizzare la telepatia, eppure era difficile capirlo anche perché mai gli avrebbe letto dentro. Non era nella sua etica e non avrebbe iniziato adesso a farlo. "Va bene." Gli rispose arrendevole "Andiamo allora." Disse lui alzandosi e avviandosi verso la camera. Shiwa restò in piedi ferma al tavolo seguendolo con lo sguardo fino a quando l'uomo non sparì, poi andò a mettersi seduta sul grande cuscino che si trovava in un angolo della stanza mentre snodava la fascia arancio del trichivara "Shiwa..." "Si?" Chiese "Vieni!" Disse Shaka "Cosa?" Sussurrò lei, tanto sapeva che lui l'aveva sentita. Lo vide apparire dopo un po' sotto la trave della porta, voltarsi verso il suo angolino e guardala. Aveva le palpebre sollevate. "Vieni di la." "Ma..." "È tempo Shiwa." Tempo. Ancora quella parola che aveva tanto significato, più di ciò che pensava "hai compiuto sedici anni mentre non c'ero." Lei annuì e lui le tese la mano "Allora vieni e tempo." "N...non sarebbe congeniale." Disse prendendo la sua mano. Era calda e rassicurante "Lascialo decidere a me Shiwa." Disse lui "Non è..." opportuno! Avrebbe voluto dire mentre lui la trasportava in stanza. Si sedette sul letto seguita da lui e respirò lentamente. Lui le aveva sempre detto che non avrebbero avuto rapporti e adesso invece... o forse aveva capito male lei. Si sentì sfiorare il collo delicatamente e si lasciò sfuggire un sospiro intanto che la sua veste monacale si apriva e veniva sfilata via. No, non aveva capito male e l'imbarazzo era sempre più grande. "Shiwa..." la chiamò Shaka stendendola. Lei voltò lo sguardo verso di lui che in risposta unì le loro labbra "È anche per me la prima e unica volta." Si confidò ponendosi sopra di lei. Che frase era mai quella? Ovvio che era la prima volta, non era opportuno lasciarsi andare a pensieri peccaminosi basati sulla lussuria. Eppure con quella frase riuscì a rilassarsi Lis, strinse le braccia intorno al corpo di lui e rispose al suo bacio, così come il corpo rispose alle leggere carezze che le faceva andare e poi si lasciò andare alla sua invasione. Era stato bello e forse esaltante, non sapeva come definirlo. Ma stava bene, tanto che quando si addormentò non ebbe alcun tipo di senso di colpa. Anche quando si svegliò durante la notte fu così, stava bene. Shaka al suo fianco la fissò, era sveglio? La strinse tra le braccia e ancora una volta la fece la sua sposa, fino a quando di nuovo non crollò. Al secondo risveglio era quasi l'alba, si tirò su cercando il suo abito, non voleva farsi vedere nuda. Ma anche in quel caso Shaka era già sveglio, in compenso lui stesso si alzò andando a recuperare i vestiti. Lei volse il capo per non invadere il suo spazio e quando ebbe i suoi vestiti subito si ricoprì. Una volta pronta Shaka le prese la mano. "Andiamo a pregare Shiwa." Lei sollevò lo sguardo e gli sorrise serena e sincera. "Si mio sposo. Andiamo a pregare." Era ciò di cui aveva bisogno. Shaka restò a casa una settimana, durante quel periodo meditava e pregava accanto a Shiwa. L'uomo era convinto che lei ormai avesse raggiunto il nirvana ma notava che il suo animo era inquieto. La morte: eppure la morte non era che l'inizio e lei doveva saperlo. Non dovevano temerla! Lui non la temeva, pregava ed aspettava paziente accettandola. Anche Shiwa accettava la morte lo sapeva, ne avevano parlato ed era lei a dire che la morte era parte dell'esistenza umana, esistenza breve in confronto a ciò che c'era dopo la morte. E allora perché ella si portava dietro quell'inquietudine? "Non ritornerò..." le sue parole rimbombavano nella sua mente. C'era un motivo dietro ciò Shaka lo sapeva, e allora cercava nella meditazione le risposte che non arrivavano dalla sua sposa. L'ultima notte a casa la trovò nella posizione del loto sul letto, le mani invece che con i palmi aperti erano poggiate sul suo ventre, gli occhi chiusi. Un sorriso albergava sul suo volto, lei sapeva che era appena entrato. "Luce..." disse Lui si avvicinò sedendosi sul bordo del letto e cercando di percepire la sua aura. Chiuse gli occhi, essa era sempre lì quieta e tranquilla e vicino... un microcosmo! Un piccolo microcosmo che si stava formando. Aprì gli occhi e guardò la moglie. "Posso restare fin quando non si vedrà." Disse lei "Potrai sempre prendere i voti." Le disse Shaka Lei scosse la testa, le leggi erano drastiche, non poteva e lo sapeva, soprattutto se lui fosse stato lontano. "Vedremo cosa diranno gli anziani. Spero di poter restare qui..." aprì gli occhi e lo guardò sciogliendo le mani e prendendogli la sua "Mi hai lasciato la luce." Shaka non capì, seppe però che lei era finalmente serena e questo era importante in quel momento. "Domattina partirò presto. Vedo se riuscirò a tornare ancora." Le disse attirandola tra le sue braccia. Lei annuì. E se i suoi dubbi avrebbero preso forma avrebbe parlato a Sakyamuni del suo destino, per ora tutto taceva, avvertiva la presenza impellente di Hades ma era lì fermo e lei stessa teneva la sua aura divina quieta. Quegli anni e gli insegnamenti di Shaka l'avevano aiutata molto. ... Qualcuno diceva che il Natale era una festa bellissima, fatta per i bambini e per le famiglie. Joaquim non lo sapeva, anche a Rio de Janeiro si festeggiava il Natale, ma lui aveva perso i genitori troppo piccolo per ricordare loro, figurarsi il Natale. Joaquim era cresciuto nelle favelas, con ai piedi delle scarpe usate e regalate e dei vestiti che gli stavano sempre troppo piccoli. Quando a tre anni sua madre era venuta a mancare a Joaquim non era rimasto null'altro che rimboccarsi le maniche e sopravvivere. Aveva rubato per le strade di Rio, una mela, un pezzo di pane o una salsiccia. Se non volevi morire di fame era importante imparare la sopravvivenza, poi un giorno era arrivato a prenderlo Sion, da quel giorno la sua vita era cambiata. Sion gli aveva raccontato di Athena e dei suoi saint e gli aveva detto che lui aveva il cosmo di un saint. Lo aveva seguito e aveva trovato quelli che Aiolos aveva definito i suoi fratelli. Erano pochi: Shura, Aphrodite e Deathmask! Che razza di nomi, infine Aiolos gli presentò anche suo fratello Aiolia e Mu il discepolo di Sion. Quelli erano i suoi fratelli, non di sangue ovvio, ma avevano un destino in comune, quello dei saint di Athena. Dopo il 'tradimento' di Athena a parte quando avevano combattuto contro i titani quella era la prima volta che passavano il Natale insieme. Anche se i Bronze erano in coma e cinque dei loro parigrado erano venuti a mancare, adesso erano insieme, Athena era invece tornata in Giappone con i Bronze che le erano rimasti. "È Natale!" Disse all'unico amico con cui aveva tenuto i contatti in quegli anni, Mu. L'ariete lo guardò un po' smarrito. "Come?" "Non festeggiate il Natale in Tibet?" Chiese Joaquim Una risata li raggiunse dall'ingresso della prima casa, qualcuno arrivava dalle altre case. Erano Milo e Aiolia che li raggiungevano, il primo rideva. "Cosa succede?" Chiese Mu "Nulla, ho trovato irriverente la frase di Aldebaran. Non tutti festeggiano il Natale..." erano feste cristiane o anche pagane, ma non facevano parte del loro mondo. "Ne deduco che anche voi non lo festeggiate." Disse il toro "In realtà ogni anno faccio un regalo a Cam..." Milo si trattenne appena capì ciò che stava per dire. Intorno a loro calò il silenzio. Si ogni anno faceva un regalo a Camus e partiva per il Figli delle stelle così da festeggiare quel giorno con Miho. Quell'anno non era così, era diverso e tetto. "...alla mia ragazza." Disse cercando di riportare su il buon umore "Si fanno regali alla propria ragazza?" Chiese Aiolia Milo ancora rise. "Generalmente sì. Si scambiano i regali e si dovrebbero cantare anche delle canzoni, carole si chiamano." Aldebaran si illuminò in viso "Allora tu lo festeggi." "Non proprio. Faccio contenta la mia ragazza!" Ammise sincero "Però mi piace l'aria che si respira tutto intorno." Un sorriso sincero gli apparve in viso, Miho e i ragazzini, la neve e la pace che si respirava intorno a quel posto lo facevano sempre stare bene. "Potremo fare qualcosa anche noi. Chiama la tua ragazza, falla venire qui?" Joaquim era eccitato, voleva festeggiare "No. Se riesco la raggiungo per un paio di ore, lei passa il Natale con la sua migliore amica sempre." Rispose Milo, avrebbe voluto raggiungerla ma era meglio vedere come si portavano i bronzini. Al santuario c'era quiete eppure in quel momento stavano eseguendo gli ordini della dea e non potevano muoversi da lì. "E voi due invece?" Chiese il toro a Mu ed Aiolia. Il leone si grattò la nuca imbarazzato. Non festeggiava il Natale ma... "Io resto qui anche se penso che andrò a fare spese. Ci vediamo dopo..." disse scappando il leone "Insomma, lo festeggiamo questo Natale?" Chiese il toro, gli altri due si guardarono. Sinceramente Milo preferiva una cena luculliana preparata da Miho ma avrebbe accontentato l'amico. "Io non ho problemi se c'è una tavola imbandita. Ma sappiate che farò tardi o almeno che o vado e torno dalla mia ragazza." Disse allora "Non so di cosa si tratta ma tutti dovremo mangiare quindi anche io ci sto e confermo anche per Shaka. Sicuro anche lui mangia." Se di quello si trattava non era nulla di impegnativo "Perfetto. Preparo io la cena e Milo... pensi tu alle canzoni?" Lo scorpione lo guardò stupito. "No, io non canterò. Ceniamo insieme ma basta!" Mu annuì, non sapeva cosa fosse il Natale ma non voleva che diventasse qualcosa di eccessivo, sopratutto perché poi Shaka sapeva avrebbe rifiutato l'invito. Infine per la gioia di Aldebaran quell'anno festeggiarono il Natale tutti insieme nella seconda casa. Sia Mu che Shaka non seppero cosa dovevano fare e come comportarsi, una volta giunti alla casa del toro si erano seduti sul divano guardandosi intorno, c'era un abete decorato e anche la casa lo era. Un profumo invitante usciva dalla cucina e le candele erano accese tutte intorno. Milo era partito due giorni prima per andare a trovare la fidanzata, aveva detto loro che al ritorno avrebbe usato il cosmo per essere lì con loro. Aiolia raggiunse i tre gold verso ora di pranzo, lui e Marin avevano portato delle bottiglie di vino per festeggiare tutti insieme, Shaina li seguiva con un dolce che affermò come li fanno alla panetteria di Rodorio non li faceva nessuno. Le due sacerdotesse subito chiesero se potevano aiutare, ma il toro rifiutò. "Come vedete è già tutto pronto e la tavola è apparecchiata. Aspettiamo solo Milo." Affermò Joaquim Marin annuì e allora nell'attesa prese un pacchetto e lo porse al toro. "Da parte nostra." Disse Shaina intanto che porgeva lo stesso pacchetto a Shaka e Mu. "Non è nulla di pretenzioso, ma abbiamo avuto poco tempo." Disse Marin porgendo il quarto pacchetto ad Aiolia. Questi gli sorrise accettando il pensiero delle sacerdotesse, la sera prima aveva dato un regalo a Marin ed ella stessa aveva ricambiato non si aspettava anche quello. Ma andava bene così, lo aveva pensato con la sua amica quindi ci stava. "Noi non..." Intervenne Mu. "Tranquilli va bene così." Disse Shaina. Aldebaran intanto aprì il pacchetto che avevano portato le ragazze e fu colpito nel notare che era una tuta per allenamento. Quelle servivano sempre, andò all'albero e prese due pacchetti che porse alle due. Intanto gli altri tre seguivano la scena sorpresi. "Questa è la festa di Aldebaran." Affermò Aiolia "L'anno prossimo non verrò." Disse invece Shaka "Ma non si doveva solo mangiare?" Replicò Mu. "Salve gente buon natale a tutti!" La voce di Milo irruppe nella stanza. Aveva un aria serena e felice e portava con se una confezione di biscotti. "Al questi te li manda la mia ragazza. Auguri, buon natale e bla bla bla bla..." disse lo scorpione. "La tua ragazza non ha avuto problemi a non averti con se?" Chiese Marin Milo inclinò la testa, solitamente ogni anno verso quell'ora lei rientrava sempre al collegio. Ma quell'anno gli aveva detto che sarebbe rimasta a dormire a casa della sua amica, dei loro amici in comune non stavano tanto bene e si erano chiuse nel loro dolore anche se era festa. Però Miho il giorno prima lo aveva accolto sempre con gioia, avevano passato la vigilia insieme per le strade di Tokyo e la sera avevano cantato con i bambini e mangiato piatti tipici. Dopo aver ricevuto la telefonata della sua amica, lui e Miho erano usciti per le strade di Tokyo finendo di festeggiare il Natale. Si erano scambiati i regali, una catenina con uno scorpione per lei e due monete per lui /E qui Milo si chiese a cosa gli servivano/ poi erano andati nell'albergo dove risiedeva lo scorpione, poco distanze dal collegio. La mattina dopo c'era quiete per il paese e Milo fu contento che la ragazza non scappasse. Erano stati ancora insieme e aveva riservato alla ragazza tutto ciò che gli chiedeva. A mezzogiorno l'aveva accompagnata al collegio, ed erano stati insieme fino a quando la famosa limousine dai vetri oscurati non venne a prendere la ragazza. "Allora ci vediamo la prossima volta che riesco a raggiungerti." La salutò Miho. "A San Valentino!" Disse lei. "Porterò le due monete sempre con me." Disse ironico "E fai bene perché ti serviranno se muori. Caronte chiede sempre un riscatto per passare il fiume." Disse lei con un perfido sorriso. "Ehi. Mi stai augurando la morte?" Disse lui sbigottito "No." Arricciò il naso lei. "Però devi ricordarti che non devi morire facilmente." Disse seria Milo le sorrise e la baciò "Non preoccuparti. Sono duro a morire!" Miho si oscurò in viso, e lui non riuscì a dire nulla. Si Camus era morto ma cazzo! Non sarebbe morto anche lui, non in modo così assurdo. "Ci vediamo a San Valentino." Lei annuì e mise il cappotto sul suo completo semplice, una gonna blu e un pullover bianco e gli diede un altro bacio. "Ciao Milo." Così dicendo gli diede le spalle e lo lasciò. Una volta solo il saint raggiunse i bambini che stavano giocando con i loro regali di Natale e richiamò la loro attenzione salutandoli. Visto che aveva ancora cinque ore di tempo prima del pranzo di Aldebaran indossata l'armatura si diresse all'indirizzo di lady Saori. Voleva assicurarsi che andasse tutto bene, nel tragitto scorse anche l'auto nera che era sicuro era la stessa che stava trasportando Miho. Finalmente intravide la casa di Athena, era immensa e una volta arrivato la trovò sul patio in un elegante vestito bordeaux "Ho avvertito il tuo cosmo Milo." Disse la dea. "Buon natale." "A lei milady." Disse andando ad inchinarsi alla dea "Sono venuto a controllare che stesse bene mia dea." Lei annuì con un sorriso triste. "Sto bene grazie, ci sono le Saintia e i bronze dentro. Tu non festeggi il Natale?" Milo sorrise "Aldebaran ha preparato una festa per tutti noi alla seconda casa." Athena rise"Allora dovresti spicciarti, tra un po' saranno passate le tredici." "Mi confermate che state bene?" Chiese ancora lui "Ti confermo che sto bene. Aspetto che mia sorella mi raggiunga e saremo insieme." Disse allora lei "Una sorella?" Lei annuì "Irene della pace la dea, sta arrivando." Milo rimase sorpreso. Un'altra dea, colei che regnava la pace stava arrivando "Fidati Milo stiamo bene. In sua presenza nulla scalfirà le nostre giornate, raggiungi pure gli altri ad Atene." Annuì lo scorpione e si inchinò di nuovo alla sua dea. "Va bene divina. Allora io vado, ancora tanti auguri." E così dicendo si alzò e si congedò andando via. Cercando di non indugiare troppo e di non restare curioso dalla presenza di quella nuova dea. Ed ora eccolo lì, le ragazze gli avevano appena consegnato un regalo e l'uomo sorrise sardonico. Cercò nelle tasche e prese due pacchetti piccoli... "sono ragazze, regala loro qualche cosmetico o articoli di bellezza qualsiasi. Guai se scopro che gli regali dei gioielli." Gli aveva consigliato Miho. E allora si era tenuto appunto su quelle piccole sciocchezze ed aveva preso loro degli smalti. Le ragazze parvero apprezzare mentre Milo iniziò ad apprezzare gli antipasti. "Quando si mangia?" Disse a quel punto e Shaka e Mu parvero sollevati. Sicuramente adesso quel Natale sarebbe andato meglio...
(per conoscenza)
STAI LEGGENDO
Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)
FanfictionPrologo di Saint Seiya dopo i fatti di Hades. © M. Kurumada © Michi Himeno © Shingo Hiraki © Toei L.T.d Storia basata sulla saga del maestro Kuramada Saint Seiya. Vietato copiare i diritti di copyright