Parte 56ª - Aggiornamenti

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Stromboli - 2 giugno 1990
Marin era rientrata in Italia dopo aver passato una quindicina di giorni in compagnia di Freya. Si erano confrontate le due, la prima dicendole che non era andata lì al nord per portarla via, la seconda spiegandole tutte le preoccupazioni che ultimamente le passavano per la testa.
Marin raccontò a Freya degli ultimi eventi che avevano avuto come protagonista Athena e del salto nel passato. Di come aveva deciso di salvare la vita a Hyoga appigliandosi a quando aveva aiutato Eunomia in terra asgardiana per finire a parlare dei gold saint.
"Riconosco Saga." Aveva detto la sorella. Freya adorava i due gemelli del santo dorato ed era un'abile osservatrice. "È il padre di tuo figlio?" Le chiese.
Lei negò.
"Però è un gold saint." Affermò Freya.
"Non puoi esserne sicura!" Aveva scherzato Marin.
"Gli unici morti nelle file di Athena erano loro. E non penso che tu sia stata con uno Specter." Rispose la bionda nello stesso tono.
Marin tacque, non aveva voglia di ridere.
"Scusa per la mia indelicatezza." Disse la bionda
"Non dire sciocchezze, giocavamo." Rispose lei, avrebbe dovuto ridere.
"Non per oggi, ma per quando siamo state con Lifya. Avrei dovuto capirlo da lì..." affermò lei
Marin tacque ancora avvicinandosi a lei e abbracciandola. "C'ero quando si sono salutati, non c'erano parole d'amore sulle labbra di Aiolia."
Marin scosse la testa. "Avrei voluto salutarlo un'ultima volta... dirgli che lo amavo e che mi sarebbe mancato."
"Potrai farlo quando..."
Marin la interruppe. "Quando una volta morta raggiungerò l'ascensione e diventerò immortale e infinita? No, non potrò dirgli nulla di tutto questo."
Freya tacque per la prima volta consapevole di ciò che sarebbe accaduto a entrambe in futuro.
"Io ho perso il mio migliore amico e ancora ne soffro tanto Marin, non oso immaginare cosa tu stia provando e mi dispiace non riuscire ad aiutarti."
"Mi aiuterà tornare a casa e stare per conto mio." Disse Marin. "Mi urta sentir nominare Aiolia da Lifya e non mi piace essere così."
Freya rise "Quando sarò gelosa capirò che è amore."
"Oh ti prego smettila e raggiungiamo Hilda."
Così avevano messo da parte l'argomento, erano tornate a parlarne dei loro doveri divini quando Freya aveva accennato al destino
"Un giorno si è presentata una ragazza dicendomi che era Lachesi..."
"Una delle parche."affermò Marin
"Anche loro tra di noi? È preoccupante?" Chiese
"Loro hanno tra le mani il nostro destino, di mortali e dei. Non lo so, ma so che la mamma le diede una ad ogni fratello quando nacquero."
"Una per fratello? Non capisco."
"Non poteva crescere le bimbe e ne lasciò una ad uno zio che viveva nel nord Europa e l'altra allo zio che viveva in Asia." Spiegò Marin
"Se ti va posso indagare su Lachesi, sono convinta sia lei quella rimasta qui nel nord." Disse Freya. "Altrimenti come avrebbe fatto a trovarmi?"
Marin annuì "Io appena la gravidanza me lo consentirà cerco informazioni sulle altre due."
Freya sorrise soddisfatta. "Direi che è perfetto. Poi ci aggiorniamo con i cosmi riusciamo sempre a trovarci."
Era partita Marin e dovette ammettere che le era mancato il clima mediterraneo. Lì a Stromboli era come in Grecia, anche se l'aria era satura dei gas vulcanici.
Il giorno prima quando erano rientrati Marin era andata a riposare, quello dopo invece era galvanizzata e si era svegliata presto iniziando a stare con la sua famiglia. Le condizioni di Tethis erano stazionarie, non migliorava ma almeno non peggiorava neanche.
Il discorso Asgard venne fuori quando Saga rivelò ad Aiolos che Hilda era peggiorata dalla loro visita ad Asgard.
Al che toccò a lei iniziare a raccontare le vicende nella terra dei ghiacci. Quando ebbero terminato Marin chiese ai bambini di potersi allenare con loro, e anche se nei limiti consentiti Aiolos accettò che ella si allenasse.
"È migliorato con l'arco Aeolus." Disse a fine giornata
Aiolos annuì. "Non ci è voluto molto, apprende facilmente e per il resto aveva delle ottime basi."
Decisero di portare avanti le loro giornate così, durante la mattina Marin restava con Tethis, dopo pranzo e aver riposato le era concesso allenarsi con i bambini, verso la sera poi dopo cena riposo assoluto.
Qualche giorno dopo la raggiunsero June e Apollo, la prima per sincerarsi delle sue condizioni, il secondo per controllare Tethis.
"È stazionaria." Disse alla fine Apollo. "Tutti i miei pazienti ultimamente lo sono." Terminò guardando i due gold che annuirono.
"Vedrai che i tuoi pazienti staranno presto bene ." Lo incitò Marin, Apollo sembrava deluso e le dispiaceva quel suo stato.
Le sorrise il rosso, uno dei suoi rari sorrisi e le prese una mano. "Con alcuni di loro è diventata una sfida personale."
"Amici?!" Chiese lei cercando di indagare nella vita del fratello.
Lui scosse la testa poi parlò. "Lo stanno diventando in questi mesi e non lo credevo possibile."
"Oh!" Disse Marin, uno strano sorriso le apparve in volto. "Allora devono guarire presto altrimenti ti affezioni troppo."
Lui annuì serio mentre l'espressione di sua sorella era sempre più divertita. "Io direi che è positiva questa lunga degenza. Un amico sincero non ti farebbe male."
"Disse colei che sembra non avere amici." Rispose lui infastidito
Lei accettò il colpo basso del fratello. "Il mio migliore amico è stato l'uomo di cui mi sono innamorata."
Apollo sgranò gli occhi mortificato, Marin si era incupita.
"Poi c'era Aldebaran, con cui ho avuto sempre un bel rapporto di amicizia, Miho è la mia più cara amica e anche Freya ad Asgard. A proposito di Asgard, potresti fare un salto laggiù?" Gli chiese Marin. Forse Apollo poteva aiutare Hilda.
Lui la guardò, era tornata la solita Marin pratica e che guardava avanti. "Perché?"
Al che Marin gli raccontò tutto, di Yggdrasil e della regina in condizioni gravi, alla fine Apollo si convinse del fatto che ci fosse bisogno di lui.
"Va bene, parto e poi ti aggiorno."
"Grazie Apollo, sapevo che potevo contare su di te."

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora