Una volta che June e Shun scomparvero alla loro vista Hyoga soprappensiero restò seduto su una delle colonne distrutte a tenere d'occhio la divina Persefone che meditava.
In realtà non c'era molto da controllare, la giovane quando era in meditazione si estraniava dal mondo e se qualcuno si fosse avvicinato alla casa di Virgo subito se ne sarebbe accorto. Quella era semplicemente per lui un'occasione per rilassarsi e pensare a quello che era accaduto, a cosa aveva sentito poco prima e sopratutto voleva comprendere le sue stesse reazioni.
Freya! La sua Freya era andata incontro alla morte e nel farlo non era da sola. Un figlio! Portava un bambino in grembo e Hyoga non aveva dubbi in merito, quel bambino non poteva essere che il frutto dei loro rapporti. Da solo si diede mentalmente un pugno di quelli che facevano male, poteva essere più squallido di così? Lui e Freya avevano avuto un po' di rapporti ma non erano stati nulla di semplicemente fisico e banale, si erano cercati e completati e nel farlo avevano creato qualcosa. Un figlio! Hyoga non si capacitava, non aveva mai pensato ad avere una storia figurarsi una famiglia. Intanto senza accorgersene con Freya era iniziata una storia, erano una coppia anche se nessuno dei due aveva osato ufficializzarlo a voce. Erano diventati amici e amanti, si erano fidati da subito l'uno dell'altra e quella fiducia era continuata nel tempo. Lei si era affidata a lui, aveva cercato conforto nella loro amicizia quando Hilda era stata in fin di vita, lui l'aveva scelta e l'aveva sempre cercata quando voleva sentirsi libero dagli obblighi e dai doveri di santo, quando aveva bisogno di una persona vera e senza alcun artifizio era da lei che andava, gli era venuto naturale e spontaneo cercarla quando l'attrazione per lei era evidente. Come gli era venuto naturale esserle vicino quando si erano rivisti in Siberia, riprendere il loro rapporto lì da dove lo avevano interrotto. E adesso lei aspettava un bambino e sarebbe diventato padre. Padre lui che ancora serbava nel cuore il ricordo di sua madre cui non riusciva a staccarsi. Sarebbe mai stato capace di diventare un genitore quando ancora nonostante tutto viveva in lui il ricordo di un figlio solo e amareggiato alla morte della propria madre? Non lo sapeva, eppure comprendeva che l'idea di diventare padre non gli dispiaceva, lui che si era sempre prefissato una vita senza alcun legame poiché era un santo di Athena.
Sarebbe diventato padre grazie a Freya e lei come sempre aveva messo da parte se stessa e suo figlio per il suo bene, per le sue scelte e il suo ruolo come santo di Athena.
Un figlio, la madre di suo figlio era andata a morire per un bene superiore. Non poteva accettare che la ragazza che amava fosse in pericolo.
Sussultò a quel pensiero espresso tra se e se: amava Freya! La amava, come aveva fatto a innamorarsi di lei e perché non lo aveva capito fino ad allora? Stupido a non averlo capito prima a non averle mai detto quanto fosse importante per lui.
"Se vuoi convinco Athena a farti andare da lei." Disse Persefone.
Hyoga sollevo lo sguardo sulla dea, era convinto stesse meditando. E quando puntò lo sguardo sul suo viso le palpebre chiuse ed il volto chino la quiete era questa la sensazione che elle gli dava sempre.
"Non c'è bisogno della vista per percepire un animo inquieto." Disse Shiwa. "È da questa mattina che sei inquieto, lo percepisco io come dovrebbe averlo fatto anche mia sorella."
"Freya è in pericolo." Affermò lui.
"Ha fatto una scelta." Confermò lei
"Che potrebbe essere sbagliata." Disse lui
"È la sua scelta!" Concluse Shiwa
"Avrebbe dovuto obbedire ad Athena."
"Non è una sua saint Hyoga del cigno e come sua ospite ha deciso di agire per se così da non gravare sulle sue spalle." La giustificò ancora la dea dell'oltretomba.
"Avrebbe dovuto parlane." La accusò Hyoga.
"Lo ha fatto! Ma forse il problema è che ne ha parlato solo con Athena?" Chiese Shiwa
Hyoga fece un sorriso ironico. "Io e Freya ci siamo sempre detti tutto, non abbiamo mai avuto segreti."
"Adesso invece ti ha escluso." Disse lei.
"È palese che abbia voluto tenermi all'oscuro di tutto." Ammise lui.
"Non la conosco bene come te, credo che una soluzione sia parlare con nostra sorella Ilizia per avere le tue risposte." Ammise Shiwa. "Sinceramente penso che lei abbia deciso di escluderti per non darti altre responsabilità."
Hyoga si sentì punto in viso. "Sono in grado di prendermi le mie responsabilità."
"Non lo metto in dubbio." Disse lei sorridendogli e cambiando posizione. "Parlane con June, io parlerò con Athena." Disse chiudendo il discorso.
Hyoga annuì tornando a fissare i resti della casa di virgo intanto che Persefone meditava. Era questo che pensava Freya, che lui non sapesse prendersi la responsabilità del loro bambino o che gli pesasse prendersi cura di lei?
No, Persefone si sbagliava. Aveva avuto ragione solo su un punto, non conosceva Freya. Attese così il ritorno di Shun e June, sperando che la bionda gli avesse dato modo di togliersi tutti i dubbi.
Quando passarono per la sesta casa i due sembravano stanchi, Shun ancora non aveva riposato dopo il turno notturno e June... lei era semplicemente stanca o almeno così aveva detto.
Shiwa aveva invitato tutti a tornare alla tredicesima casa per pranzare e dare modo ai due di riposare e nel frattempo intavolò il discorso Freya.
"Hyoga è sorpreso che non lo abbia messo al corrente della sua decisione." Terminò Shiwa.
Il biondo rimase impassibile, pensava Persefone fosse discreta e invece era palese fosse il contrario.
"Freya e tutte noi siamo molto sotto pressione ultimamente." Iniziò June paziente. "Vorrebbe dirti tante cose, ma attende la fine di questa guerra. Sa che il tuo posto è accanto ad Athena e non vuole distrarti dal tuo compito." Disse sinceramente.
"E intanto sparisce senza dirmi nulla?" Chiese Hyoga, davvero Freya pensava di poterlo distrarre dal suo dovere? Non era così.
"Freya mi ha detto che avete un rapporto molto sincero e senza vincoli. Credo che se non ti ha detto nulla è perché non si sentiva in pericolo e credimi Hyoga. Per quanto il nome Ares possa metterti in allerta credo tu debba fidarti di lei proprio come fa Freya con te. Alessandro è un bravo ragazzo!" Concluse
"Lei deve capire che non potrebbe mai distrarmi dal mio compito." Disse Hyoga cercando di far capire il suo punto di vista.
"Qui ti sbagli invece." Affermò June voltandosi verso il cigno. "Ti stai già distraendo dal tuo compito e non sei l'unico." Disse fissando lo sguardo su Shun. "Tu dovresti essere a riposare da un bel po', mentre tu non riesci a pensare a mente lucida il tuo corpo è qui ma la tua testa è altrove."
I due santi si guardarono tacendo, June si scambiò un'occhiata sicura con Shiwa poi tornò sui due amici.
"Questo è il motivo per cui almeno per adesso lei ti sta tenendo all'oscuro delle sue decisioni. Se solo imparaste a sentire i segnali del nostro cosmo capireste molto di più." Spiegò June. "Invece adesso, non solo le avresti impedito di partire. Ma saresti stato in conflitto con te stesso: proteggere Freya o Athena?"
"No, queste no!" Affermò Hyoga, non aveva dubbi su cosa fare. Athena e l'umanità avevano la priorità.
Shiwa sorrise e June sospirò fermandosi e raggiungendo Shun. "Diglielo tu."
Shun scosse la testa e guardò l'amico. "Non crogiolarti, non servirebbe a nulla." Disse invece il santo di Andromeda che si stava tenendo parecchio sulle sue.
La discesa a Rodorio non era stata molto produttiva o almeno non come lui desiderava. Durante il tragitto June aveva parlato per tutto il tempo, così che lui non le facesse domande.
Gli aveva raccontato gli ultimi eventi al tempio di Zeus, di quando capitava Ikki da quelle parti a trovare Esmeralda, dei bambini del collegio che adesso erano accuditi da dea della gioventù e di come tutti fossero in allerta sulla vetta più alta dell'Olimpo.
"Zeus ha mobilitato anche i guerrieri più deboli che ha in nostra protezione." Gli aveva spiegato.
"Non immaginavo che Zeus si circondasse di guerrieri deboli." Precisò Shun.
"Non lo sono infatti, ma la loro salute al momento non consente che diano il massimo." Spiegò infine tornando al suo discorso.
Era incredibile come gli evitasse di fare una qualsiasi domanda, diamine lui aveva sentito la conversazione che ella aveva avuto con Persefone ed Athena e non poteva assolutamente accettare che June non le dicesse della bambina che portava in grembo.
Una figlia, lui sarebbe diventato padre e la cosa lo esaltava. Non c'era cosa più bella al mondo dei bambini e la consapevolezza che anche a lui era stato riservato quel destino lo riempiva di gioia. Ma June evitava l'argomento, solo una volta dopo aver parlato con Shura sulla via del ritorno era riuscito ad intavolare il discorso. Era stato quando la sua amante e amica le aveva parlato di Marin e di come fosse ormai entrata nel periodo conclusivo della sua gravidanza a rischio.
"Parliamone, non è l'unica ad essere incinta." Disse il santo di Andromeda restando sull'argomento.
E lei lo aveva accontentato facendogli scoprire che lei e Freya non erano le uniche ragazze ad attendere un bambino. June fu molto brava nel tenersi sul generico, non nominando ne se stessa, ne Freya e neppure quale delle sue sorelle fosse in dolce attesa.
"È un modo per preservarle, siamo in fondo sul suolo nemico in questo momento." Gli aveva detto.
Shun l'aveva guardata interdetto e mentre salivano le scale che avrebbero portato alla tredicesima casa lei sfiorò una roccia per trovare appoggio. Terra! Ma certo, potevano far finta di essere al sicuro, ma Gea era ovunque. Anche al tempio di Zeus, nessun posto era al sicuro e June con la loro bambina ancor meno.
"C'è un posto sicuro almeno?" Chiese il santo di Athena.
"Certo, le isole un po' sono sicure, hanno la protezione del mare e Poseidone è nostro alleato. Anche su al tempio di Zeus siamo al sicuro, per quanto sia una montagna il confine con l'Olimpo e l'aria satura compagna del Dio del tuono ci favorisce." Affermò entrando alla sesta casa.
La Cloth celeste della vergine li fece passare tenendo i due cristalli bianchi puntati comunque su di loro fino a quando non sparirono nei giardini che custodivano la sua dea e Hyoga.
Ed ora eccoli diretti verso l'ultima casa, con Shiwa e June che cercavano di far comprendere ai due la gravità dei rapporti umani in quel momento.
Sia lui che Hyoga avevano capito, non c'era motivo di fare domande. Se le loro paternità fossero state confermate non ci sarebbe stata dea a tenerli fermi lì, avrebbero difeso le donne che amavano e le madri dei loro figli a prescindere da tutto.
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Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)
FanfictionPrologo di Saint Seiya dopo i fatti di Hades. © M. Kurumada © Michi Himeno © Shingo Hiraki © Toei L.T.d Storia basata sulla saga del maestro Kuramada Saint Seiya. Vietato copiare i diritti di copyright