La mattina dopo Erii ed Esmeralda passarono al collegio per salutare Miho.
Esmeralda sperava che sua sorella minore in presenza di Miho potesse chetarsi poiché notava in lei un certo discontento.
Quando giunsero per salutare infatti la stessa Miho parve notare il malumore della sorella minore.
"La prossima volta che ci vedremo sarà in Grecia." Disse la mora alle due bionde.
Prese la mano di Erii e gliela portò sul ventre.
"Tornerò per la nascita di Antares e vi voglio accanto a me!" Disse loro con un sorriso.
Erii la guardò dolcemente ed annuì. "Come è bello vedere che a te vada tutto bene. Stai per diventare mamma e sei molto amata."
Miho la ascoltò e rimase sorpresa della sua affermazione. Prese fiato, si andava tutto bene; la gravidanza procedeva ed aveva degli amici che le erano sempre accanto. Cercava di prendere il lato positivo di ciò che le si era presentato nella sua giovane vita. Aveva amato intensamente un solo ragazzo, adesso lui era morto per proteggere ciò in cui lei credeva e che personificava, la pace. Si andava tutto bene, anche se erano mesi ormai che era morta dentro, insieme a Milo al muro del pianto. Ma sarebbe stata forte, per se stessa e per la loro bambina, fece quindi buon viso a cattivo gioco sorridendo a Erii.
"Perché cerco sempre di cogliere il bello di ciò che la vita mi offre. Antares!" Disse carezzando lei stessa il ventre rotondo.
"Io e Hyoga avremmo fatto dei bambini bellissimi se me lo avesse concesso."
Miho guardò basita Erii. "Ancora con questa fissazione Erii? A me non sembra che Hyoga ti abbia...."
"Gli ho chiesto di stare insieme stanotte." Confessò Erii.
"Questa notte?" Chiese Miho
"Eravate voi due fuori al corridoio questa notte?" Intervenne basita Esmeralda.
Erii aveva le lacrime agli occhi. "Non avremmo disturbato nessuno se lui non fosse uscito dalla camera." Lamentò la ragazza.
"Cioè ferma un attimo... da quale camera? Hyoga è venuto a trovarti in camera tua?" Chiese Miho, da quando Hyoga entrava nelle stanze delle ragazze per sedurle? Cioè forse aveva dei saint di Athena una visione troppo virtuosa, forse l'amico russo si dava piacevolmente a delle notti di passione.
"No è impossibile." Intervenne Esmeralda. "Io vi ho sentito nell'ala della casa dove dormono I bronze saint... Athena ti ha concesso una stanza nel lato opposto, dove dorme anche lei." Asserì Esmeralda con uno sguardo irato. "Sei andata nella sua stanza."
Miho tacque osservando le due sorelle, Valentin e Astrid accanto a se seguivano la scena in silenzio, sul volto di Valentin c'era un sorriso divertito. Su quello di Astrid solo vergogna, forse per Erii, o per Hyoga o ancora per il gesto in sé.
"Volevo provargli che possiamo essere una bella coppia. Stare insieme a lui, dormire e..." disse lei arrossendo.
"E cosa? Farlo scappare? Adesso mi è chiara la conversazione nel corridoio. Oh santi numi Erii, ma quando crescerai!" La accusò Esme.
"È facile per te. Il ragazzo che ami ti venera e ti darebbe la vita, non giudicare Esmeralda!" Disse Erii.
Esmeralda si sentì arrossire e fece un passo avanti. "Il ragazzo che amo ricambia i miei sentimenti. Ed è tornato da me solo perché ha scoperto che sono ancora viva, io non sono andata da lui pretendendo che stesse con me! Gli ho anche più volte detto che deve viversi la sua vita!" Le disse lei. Cosa ne sapeva Erii del suo rapporto con Ikki, neanche lei stessa sapeva che tipo di rapporto avessero adesso e pretendeva di conoscerlo Erii?
Non ne avevano parlato e se erano stati insieme quei due giorni era perché lui, aveva raggiunto lei.
"Certo come no! Intanto avete dormito insieme queste due notti." Rispose Erii con acidità.
"Guarda, non ti rispondo e non devo giustificarmi con te." Disse Esmeralda chiudendo l'argomento, tanto parlare con Erii non avrebbe mai portato a niente.
"Sai Erii..." iniziò Miho con lo sguardo basso. "Credo che Ikki sia tornato da Esmeralda perché il suo sentimento era, ed è, puro e sincero. Alla fine è questo che deve essere l'amore, un non chiedere ma accettare ciò che ci viene dato. Ikki lo ha fatto con Esmeralda e viceversa." Spiegò andando a sedersi alla grande finestra, i bambini giocavano a calcio tranquilli incuranti delle arpie che volavano sopra le loro teste. Non voleva parlare a Erii di se stessa e Milo o di Astrid e Valentin che si rincorrevano senza mai prendersi o ancora di Marin e Aiolia, o di Saori che non poteva amare liberamente il suo Seiya. Stava di fatto che l'amore aveva le sue dinamiche.
"Dovresti farti due domande, se Hyoga non ti vuole dovresti accettare la sua decisione e non insistere diventando l'opposto di ciò che vuoi essere per lui. Con i tuoi gesti, andando a sedurlo, penso proprio che tu abbia perso i pochi punti che lui ammirava in te." Terminò.
"Cosa intendi dire? Io ho solo voluto far capire a Hyoga che..."
"Non è con un corpo invitante a fare innamorare un uomo. Non sono i soldi o i capricci a comprare il cuore di una persona, l'amore muove i suoi fili con spontaneità." Intervenne la voce di Aldebaran che si aggiunse al gruppo con una sacca sulle spalle. "Le armi che stai usando sono quelle per le animosità." Si avvicinò a Miho e le fece un cenno con la testa. "Mi ha fatto immenso piacere rivederti. Semmai avessi bisogno posso restare qui." Disse indicando le arpie che sorvolavano il collegio.
Miho sorrise al toro ed aprì le braccia in segno di saluto. "Vieni ad abbracciarmi e non ti preoccupare. Vedrai che non corro pericoli con Valentin."
Il toro imbarazzato si chinò sulla giovane e l'abbracciò.
"Posso restare, ci sarà John a prendersi cura di Esmeralda ed Erii. Non c'è da scherzare con quei mostri!" Disse lui.
"Non preoccuparti Aldebaran. Zeus ti ha assegnato ad Erii ed è giusto che tu vada con lei."
"Ha ragione, posso fare a meno di lui e della sua arroganza." Intervenne Erii, come si era permesso quel cafone di darle sottilmente della poco di buono. Si sarebbe presa Hyoga, in un modo o nell'altro. Se lo sarebbe presa come era giusto che fosse.
"Purtroppo per Miho e per Aldebaran lui deve stare con te." Affermò John, l'altro santo, quello assegnato ad Ebe che invece si avvicinò a lady Valentin.
La bionda fece un cenno dispregiativo anche verso l'altro e capricciosa si allontanò dal gruppo. "Io vado all'auto."
Il gruppo la vide allontanarsi, Miho si concentrò però su Esmeralda. "La sua anima è troppo aspra. Deve lasciar andare l'idea che Hyoga sia suo."
"Per farlo dovrebbe capire prima cosa è il vero amore." Rispose Esmeralda.
"Vado da lei. Tornerò però qui, appena Zeus me lo concederà Miho." Disse Aldebaran allontanandosi e raggiungendo Erii.
"Cercherò di vegliare su di lei Miho. Purtroppo più le si dice che non può avere ciò che vuole più si inasprisce." Le disse Esmeralda
"June dice che è stata un bel po' viziata. Avendo ottenuto sempre ciò che voleva le viene difficile accettare un rifiuto. Fammi una cortesia, parla con Zeus ed Hera, di questo capriccio che Erii vuole per forza di cosa accontentare. In passato io stessa l'ho fatto, ma si trattava di vestiti o di un rossetto." Disse la mora alla sorellastra.
Esmeralda annuì. "Mi trovi concorde, quando si tratta delle persone è un altro discorso. Parlerò con mamma e con papà appena rientro a casa."
Miho andò a salutarla e la abbracciò. "Per il mese prossimo sarò in Grecia, così affronteremo insieme il problema."
"Al settimo mese giusto?" Chiese la bionda.
L'altra annuì. "Sì! Il dottore dice che dopo il settimo mese non devo più viaggiare."
"Mi dispiace per ciò che ti ha detto prima." Continuò la bionda. "Spero che per il tuo arrivo tutto si sia sistemato."
Miho annuì. "Tranquilla, tanto ormai so come prenderla." Disse lei per poi rivolgersi a John. "Vi lasciamo soli te e Valentin, così potete salutarvi."
Lasciò andare Miho e con Astrid andò a richiamare i bambini per farli entrare nello stabile.
Esme notando i due, come la sorella si allontanò. "Ti aspetto all'auto."
"Visto i presupposti avresti dovuto concedermi una botta." Affermò il santo di cancro
"Sciocco!" Rispose Valentin con una strizzata d'occhio. "Bastava bussare alla mia porta, non ti avrei detto di no."
"Lo avresti fatto... per lei!" Affermò Giovanni.
"Siamo sempre in stallo!" Rispose lui.
Il cancro volse lo sguardo in alto ad osservare gli uccelli infernali. "Stranamente queste arpie sembravano interessate alla tua ragazza ieri. Chiedile di non uscire e controllala se puoi."
"È testarda e dice di non essere in pericolo. Esce senza problemi e io ora come ora non posso lasciare Eiren indifesa." Affermò Valentin, sperava sinceramente di non doversi trovare a decidere di difendere l'una o l'altra donna.
"Appena porto al sicuro Ebe chiedo a Zeus di poterti raggiungere." Affermò Giovanni. "Tienimi aggiornato su ciò che accade qui nel frattempo."
Valentin gli carezzò il viso divertito. "Tu e Astrid avete una cosa in comune. Siete entrambi rozzi e senza classe!" Disse il Pesci avvicinando la bocca alla sua e baciandolo. "Però mi piacete lo stesso. Ti avrei detto di sì!" Asserì allontanandosi.
Death rise sguaiato e mettendo le mani dietro la testa si allontanò "Peccato non possa esserci a vedere la sua scenata."
"Sono una signora io. Non seguo la corrente delle scenate." Affermò offeso Valentin.
Death non rispose e dandogli le spalle corse verso l'auto e i suoi compagni.
Si mise al volante e nel farlo percepì le frasi offensive che Eris lanciava al Toro. Lui impassibile come sempre si lasciava però scivolare tutto addosso.
Sarebbe stato meglio se Aldebaran fosse rimasto a Tokyo, almeno quella ragazzina insolente avrebbe potuto avere una lezione. Mise in moto e si diresse verso l'aeroporto dove li attendeva il Dio Hermes con un jet privato.
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Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)
FanfictionPrologo di Saint Seiya dopo i fatti di Hades. © M. Kurumada © Michi Himeno © Shingo Hiraki © Toei L.T.d Storia basata sulla saga del maestro Kuramada Saint Seiya. Vietato copiare i diritti di copyright