Aiolos era tornato il prima possibile accompagnato da Ilizia, la prima cosa che aveva fatto il santo del Sagittario era sincerarsi che suo nipote e la sua mamma stessero bene.
Quando era entrato in camera la prima persona che si era trovata di fronte era stato suo fratello Aiolia che, mentre Ilizia visitava sua sorella Dike, gli chiese delucidazioni.
"Posso sapere lei chi è e cosa ci fa qui? Apollo aveva detto che Eiren era al sicuro, Dike non dovrebbe essere sua sorella?" Domande che si susseguivano senza frenarsi.
Domande che insinuarono il tarlo del dubbio in Aiolos, aveva quindi compreso male? Aiolia non aveva riconosciuto in Marin la sua donna, la madre di suo figlio? Il figlio di Dike non era quindi figlio di suo fratello? Che rapporto avevano avuto i due, sembrava che Marin ci stesse molto male e soprattutto cosa sapeva Aiolia di Dike e delle Ore.
Disse a suo fratello di uscire mentre Ilizia visitava Marin e una volta fuori rispose alle sue domande.
"Sì, lei è Dike, la dea della giustizia ed è stata con noi a Stromboli fino alla settimana scorsa. Ultimamente l'isola non era più sicura per nessuno di noi e siamo venuti via. Per la tua seconda domanda, non so nulla di Eiren e se sia o meno al sicuro, credo questa cosa sia da chiedere ad Aphrodite. Adesso ti pongo io una domanda, hai mai incontrato Dike sul tuo cammino?" Chiese al fratello.
Aiolia lo guardò, lo sguardo era sospettoso, non si aspettava quella domanda. "No e se l'avessi già vista altrove sicuramente l'avrei ricordata." Rispose al fratello.
"Al santuario di Athena neanche?" Chiese Aiolos.
"Uno, è una dea e quindi non penso che si abbassasse ad essere un'ancella o un'amante. Due se anche fosse stato così non ho mai frequentato quel genere di donne." Precisò il leone.
"Galan la conosce lei, l'ho visto e sono molto in confidenza." Disse Aiolos.
"Può darsi sia la sua ragazza e non me ne sono mai accorto. Se dico Galan io lo associo alla mia famiglia, io, lui e Lithos." Spiegò
"Ho conosciuto anche lei. Vive con suo marito a Rodorio." Disse Aiolos. "E no, lei non è la 'ragazza' di Galan. Dov'eri con la testa se non ti accorgevi neanche del tuo amico e della sua vita?" Gli chiese Aiolos.
Aiolia mortificato abbassò lo sguardo. "Ero lì e no, lui non aveva una donna. Perché sinceramente se non lo avessi notato io lo avrebbe fatto di sicuro Marin."
"Marin..." sussurrò Aiolos.
Aiolia annuì. "Una silver saint!" Disse mantenendo lo sguardo basso. "Lei era amica di Galan e Lithos, hai conosciuto anche lei? Sei stato al Santuario? Come stava?"
"Ti pare che torno al santuario Aiolia. Comunque si ho conosciuto anche Marin, una silver saint hai detto? Non me lo aspettavo." Rispose soprappensiero, aveva conosciuto Marin dal primo momento come una ragazza, senza abiti da guerriero ne maschera, era una novità per lui collegarla a un saint anche se aveva avuto prova che conoscesse esercizi di difesa e di attacco.
"Per via della gravidanza?" Chiese Aiolia irrompendo nella sua mente.
Aiolos cercò il suo sguardo, lo sapeva quindi. "Cosa sai di lei, di Marin intendo. Ti aveva detto lei della gravidanza?" Chiese, perché lui era certo che la rossa non ne avesse saputo nulla fino al suo arrivo a Stromboli, aveva quindi mentito.
Aiolia scosse la testa. "No, percepii il cosmo del feto mentre dorm... ma perché queste domande. È importante che stia bene." Disse mettendo a tacere quell'argomento.
Aiolos restò un attimo inebetito, cazz... era entrato in un argomento molto privato e... adesso si sentiva in imbarazzo, come forse anche Aiolia si sentiva in quel momento.
"Con una saint? Cioè non sono contrario solo... cioè, almeno era bella, era.. che so, era..."
"Marin! Era Marin e questo basta. Non mi è mai importato che fosse o meno bella. Era lei e questo rendeva tutto bello!" Ammise Aiolia.
Aiolos lo guardò, che domanda stupida aveva fatto.
"Le avevo promesso... la notte che percepii il cosmo di nostro figlio. Le avevo promesso che quando sarebbe tornata dalla sua missione saremo usciti, insieme come una coppia. Senza maschere e armi, solo un uomo e una donna!"
"Aiolia..."
"Non sono riuscito a mantenere la promessa!" Disse il leone senza lasciar parlare il fratello. "Le ho lasciato lo stesso destino che nostro padre diede a nostra madre. Sono morto!"
"Aiolia senti..." Lo richiamò il sagittario. Il fratello cercò il suo sguardo.
"Hai detto che stava bene? Mi assicuri che sta bene?" Chiese Aiolia.
E lui cosa doveva dire adesso? Che la sua compagna era sempre a rischio di aborto e che si trovava oltre quella porta?
"Ok, sta bene!" Disse June uscendo in quel momento con un sorriso in viso.
Aiolos sospirò, salvato da una dea. Doveva ringraziarla, per essere andata subito con lui lì, perché Marin e il bambino stavano bene e perché adesso gli si era alzato un peso dal cuore.
"Oh grazie, può tornare ad uscire?" Chiese Aiolos.
June si chiuse la porta alle spalle. "È ancora emotivamente instabile, tende a nascondere le sue emozioni e quando arriva al culmine ecco cosa accade. Per oggi direi che stare a letto sia la soluzione migliore, poi da domani può tornare ad uscire, passerò a trovarla anche dopo quando si sarà risvegliata."
"Shura l'ha conosciuta, dice che è stata molto testarda e irremovibile. Voleva allontanarsi dalla zona sorvegliata da sola." Intervenne Aiolia.
June sospirò. "Lo immagino, è una persona indipendente e abituata a badar da sola a se stessa."
"Io credo che farla passeggiare per un po' per il parco male non le farà. Lasciamola fare!" Disse Aiolos.
June annuì, sapeva che era in grado di difendersi ma... "Sì potrebbe, ma se qualcuno dovesse attaccarla mentre è sola? Sappiamo che la sua gravidanza è molto fragile."
"Gli ordini di Zeus sono di tener d'occhio tutte le sue figlie." Ci tenne a precisare Aiolia. "Non possiamo permetterle di fare di testa sua."
"Cosa suggerisci? Non puoi tenerla ferma!" Disse Aiolos, tutto adesso tornava, era un guerriero e quella situazione per lei era troppo statica e snervante.
"Sei la sua scorta, devi tenerle testa e non accontentarla in tutto ciò che vuole. Oggi si e sentita male senza che un nemico arrivasse, se fosse accaduto una volta da sola?" Gli chiese Aiolia.
"Capisco... capisco il tuo punto di vista, ma appunto Dike è roba mia. E non le tarperò le ali!" Affermò deciso Aiolos.
"Gli ordini sono di proteggere le divinità e tu te ne sbatti. Prima in giardino eri maledettamente preoccupato per lei e il piccolo. Non puoi essere incoerente, se sei preoccupato le tieni testa e fa quello che le ordini." Disse Aiolia deciso.
Aiolos lo fissò, conosceva quella ragazza da: tre mesi? Sì quello era il periodo e di una cosa era certo. Non le piaceva stare con le mani in mano e farglielo fare avrebbe peggiorato la situazione. "Non posso farlo, non posso impedirle di vivere!"
"Allora lasciala ad altri, c'è Shura che sicuramente non si lascerà guidare dal cuore!" Affermò Aiolia, perché era chiaro che suo fratello non era in grado.
"Fallo tu!" Intervenne June.
I due fratelli si voltarono verso Ilizia. Aiolia sembrava caduto dalle nuvole. "Cosa?"
"Fallo tu! Visto che sei così bravo a tener testa alle persone e che pensi di poterla domare, prego." Disse la bionda con uno sguardo di sfida. "Pensaci tu a lei, sappiamo tutti quanto sia importante per noi che stia bene, ma io ed Aiolos siamo troppo legati a Dike, a differenza tua Aiolia del leone." Ci tenne a precisare June sfidandolo. "Da questo momento ti consegno mia sorella Dike e ti chiedo di prenderti cura di lei. Appena si sveglierà dille che deve stare a letto e assicurati che pranzi." Disse June prendendo Aiolos a braccetto.
"Tu intanto potresti capire perché ha avuto un crollo dopo tutti questi mesi?" Chiese al Sagittario.
Aiolos annuì. "Posso già adesso parlare con la divina Aphrodite." Disse lui incamminandosi con June.
Perplesso Aiolia guardò i due allontanarsi. Quei due avevano girato la frittata a loro favore e gli avevano appena lasciato la patata bollente. "Aiolos!" Chiamò raggiungendo il fratello con la mente.
"Ah si hai ragione fratellino." Rispose questi. "Siamo stati interrotti da Ilizia, comunque la mia risposta era che stava bene, Marin sta bene." Gli disse.
E da quel momento io sagittario non lo aveva visto più, era quindi andato nelle stanze adibite ad Aphrodite e le sue ancelle, alla ricerca della dea. Ma non l'aveva trovata, al posto suo c'era invece Saga che vegliava sul corpo inerme di Bellona.
Fece per uscire ma il compagno lo fermò. "Resta pure, un po' di compagnia non potrebbe che farmi piacere."
Aiolos obbedì ed entrò nella stanza. Si accomodò studiando il corpo della ragazza dai colori mediterranei.
"Cosa mi dici di Aiolia e Marin?" Chiese.
"Sono sicuro che fossero amanti, ma per linguaggio del corpo. Non si sono mai esposti così tanto al santuario e difficilmente ne sono usciti, quando lo facevano mai insieme."
"Credi che fossero innamorati?" Gli chiese lui.
"Questo dipende da come percepisci l'amore credo." Rispose Saga. "Siamo santi di Athena e siamo nati e cresciuti adorando solo lei."
Aiolos annuì intanto che la porta si apriva ed entrava la dea Aphrodite.
"Quindi non puoi dirmi come li vedevi." Disse all'amico.
Saga si voltò verso di lui. "Ripeto, dipende da come percepisci l'amore. Tu per esempio non sei mai stato innamorato di mia sorella." Gli disse. "Aiolia e Marin invece..." disse lui tentennando.
"Invece?" Chiese Aiolos.
Saga osservò l'amico poi l'ombra di Rosa che andava ad aggiustare i capelli alla sua amica. "Lui tendeva a cercare Marin." Spiegò all'amico "Quando ero totalmente pervaso dal mio lato oscuro non allontanai Marin dal santuario, e Shaina si scontrò con lei. Fu tuo fratello a intervenire dicendo che il gran sacerdote non voleva che le si facesse del male."
"Perché avevi deciso di tenere Marin al Santuario?" Chiese lui.
"L'ultima parvenza di umanità penso. Sta di fatto che tuo fratello ha voluto proteggere Marin in quell'istante. Nessuno si esponeva tanto, soprattutto in periodo di guerra, per una persona a cui non tieni. Lui voleva proteggere chi amava." Gli spiegò.
Aiolos scosse la testa. "Può averla protetta perché in coscienza sapeva che non era giusto."
"No, non è così che funziona." Intervenne Saga. "Giusto o ingiusto che sia se ci tieni ad una persona tendi a proteggerla. Dagli altri e anche da te stesso." Disse serio Saga.
"Tu non sei Aiolia." Disse Aiolos.
"E tu sei morto a sedici anni. Ancora troppo giovane per sapere cosa fosse l'amore e soggiogato da una ragazza che ti ha manipolato." Disse risoluto Saga.
"Cosa vuoi dire con questo. Mi stai rinfacciando la mia storia con tua sorella?" Chiese lui stringendo una mano a pugno.
"Non sto dicendo questo. Sto solo dicendo che eri ancora acerbo a questi argomenti e che mia sorella ha saputo sfruttare questo tuo lato. Eri concentrato nel tuo ruolo di santo come tutti noi e l'ultimo dei tuoi pensieri era l'amore." Disse tranquillo. "Sta di fatto che a differenza di tuo fratello tu non hai conosciuto questo sentimento e non sai come ci si comporta."
"Questo è assurdo." Disse Aiolos spazientito.
"Tuo fratello ci ha fatto un figlio con Marin!" Affermò Saga.
"Capitano gli errori, è capitato anche a me." Disse lui.
"Qui torniamo al discorso che tu non volevi un bambino. Ma Melpomene ti usò e ti nascose tutto! Ti prego tuo fratello ha ventitré anni, puoi commettere errori prima, molto prima, come te. Ma non a questa età." Disse il gemello.
"Come puoi esserne così sicuro, andiamo Saga. Non lo ha voluto, siamo guerrieri votati ad un bene più grande." Annunciò Aiolos alzandosi dal suo seggio.
"Io l'ho fatto!" Disse Saga. "L'ho voluto proprio. Quindi sì Aiolos, per quanto siamo votati tutti ad un bene più grande se arriva c'è un momento della nostra vita dove..." guardò l'amico bloccandosi, il gemello avvertiva il respiro di Rosa a pochi passi da lui e non poteva andare oltre. Fissò l'amico e continuò. "Sentimi non sta a me dirtelo, parlane con lui."
Aiolos restò un attimo scosso. Perché diamine anche lui adesso si ritirava dal parlargli. "È uno scherzo?" Disse portandosi le mani nei capelli. "Lui ha fatto come te adesso, mentre ne parlava ha cambiato discorso." Affermò.
"Questo significa solo che ho ragione!" Disse Saga facendo spallucce.
"Posso risponderti io, hai fatto la domanda alla persona sbagliata." Intervenne Rosa ricordando a entrambi chi lei fosse. "Si amano entrambi, il dolore che Marin si porta dentro ne è la prova." Disse allontanandosi dal capezzale di Giulia.
Aiolos restò immobile, la dea Aphrodite! Giusto, era lì per parlare con lei e proprio di quell'argomento. "Per questo si è sentita male?" Chiese
Rosa scosse la testa. "No. Si è sentita male dopo aver iniziato a parlarmi di lui. Si è sentita male dopo che mi ha chiesto lui dove fosse, perché aveva incontrato tutti tranne lui."
"Lei non sa che Aiolia è vivo." Affermò Aiolos, Saga annuì appoggiando l'amico.
"Sciocchi! Lei lo sa, o almeno lo sente. Lei mi ha chiesto dove lui fosse ed ha insistito più volte perché glielo dicessi. Solo allora si è arresa, solo quando le ho confermato che lui era vivo." Disse Rosa, perché quella era la verità e loro dovevano capirlo che certe cose non si potevano tenere segrete.
"Penso che sia un bene che lo abbia saputo fin dall'inizio. Voi non immaginate se invece sarebbe andata diversamente, se una volta guarito se lo fosse trovato davanti sarebbe stato ancora più traumatico." Continuò Rosa.
"Devo parlare con lei." Disse Aiolos, Rosa annuì. Sì era il caso che lui andasse via, perché adesso che era uscito fuori l'argomento lei e Saga avevano un conto in sospeso.
Aiolos guardò i due, fece un segno di saluto con la testa ed uscì dalla stanza.
Al che Rosa andò a sedersi sulla panca dove poco fa era stato seduto il sagittario, proprio di fronte a Saga.
"C'è un momento della nostra vita dove?" Chiese a Saga diretta.
L'uomo la guardò, si era accorto di aver cannato poco prima ed ora ecco che ne pagava le conseguenze. "Dove tutte le certezze che hai cadono, vengono messe alla prova.
Dove le priorità cambiano!" Disse alla ragazza di fronte a sé.
"Un uomo adulto se concepisce un figlio lo fa di proposito?" Chiese lei.
Lui scosse la testa, un piccolo sorriso passò sul suo viso austero. "Hai una figlia o sbaglio?" Affermò.
"Ne ho tre in realtà!" Disse lei.
"E uno in arrivo!" Terminò lui.
Rosa si sentì arrossire ricordando la notte di pochi giorni prima in Italia. "Non dire assurdità."
"Vuol dire che ci lavoreremo ancora." Annunciò allora lui.
Rosa si alzò e andò verso di lui, gli prese il viso tra le mani delicate e lo guardò intensamente. "Mi ami?" Chiese con voce tremante.
"Dipende da cosa intendi per amore, ognuno ha una percezione diversa di questo sentimento." Disse ancora lui.
"Perché non mi dici mai cosa provi per me?" Chiese l lei dandogli un colpo sulla spalla.
"Credo che più volte i fatti abbiano parlato per me." Disse lui.
"Come? Quando?" Chiese lei amareggiata. "Quando sei venuto quasi a uccidermi? O quando mi hai cacciata di casa ordinandomi di andare via?" Disse lei allontanandosi da lui.
"Volevo foste tutti al sicuro e avresti dovuto obbedire e portare i gemelli con te." Le disse lui. "Io sapevo cosa mi portavo dentro e sapevo che sarei stato un rischio."
Lei scosse la testa. "Ma davvero pensavi che ero andata via, magari hai pensato anche che fossi una madre snaturata che abbandonava i suoi figli. Io non volevo andare via da te, io sapevo che avrei potuto lenire la tua anima." Disse lei con franchezza e autorità.
"Ho pensato che fossi andata via spaventata, mai ho creduto che fossi una madre snaturata. Per quanto poco, ho seguito la tua gravidanza e non c'era nulla di più bello dei sentimenti che provavi per chi c'era nel tuo grembo. Ho visto nei tuoi occhi l'amore più grande Rosa, e so per certo che non avresti mai abbandonato i tuoi figli senza motivo." Le disse lui tranquillo.
Lei si sentì sciogliere dentro, tornò a sedersi e intrecciò le mani. "Però non hai creduto che potessi tornare a prendere i bambini."
"Credevo che tu fossi talmente spaventata da me, da credere che anche i nostri figli fossero per te come il padre." Si confidò lui. "Sono un mostro Rosa."
Lei sollevò il volto guardandolo dritto negli occhi. Un mostro? Scosse la testa e si inginocchiò davanti a lui cingendo i suoi fianchi e guardandolo in lacrime. "Tu non sei un mostro! Saga hai dovuto affrontare un tumulto interiore grandissimo ed esserne uscito ti ha reso solo un uomo migliore. Ma tu non sei un mostro, non lo sono i nostri figli e..." si asciugò le lacrime. "... io non avrei mai potuto innamorarmi di un mostro Saga, tu sei la cosa più bella che mi sia capitata." Disse lei.
Saga le sfiorò il viso con il palmo della mano e la prese tra le braccia facendola sedere sulle sue gambe. "Non piangere per favore!" Le disse
"E tu non dire più che sei un mostro." Rispose lei.
"Io so cosa ho fatto Rosa, ero consapevole di ciò che facevo e ho perpetuato su quel cammino. Io ho cercato di ucciderti per riuscire a raggiungere l'obbiettivo." Disse l'uomo.
"Così come ti sei destato avvertendomi e dicendomi di fuggire. Tu hai un lato buono che è bellissimo e che alla fine è riuscito a prevalere su quello cattivo." Gli disse Rosa in lacrime. "Saga, tutti noi abbiamo un lato buono e uno cattivo, nessuno ne è esente. C'è chi purtroppo è talmente buono che al primo ostacolo cede all'oscurità come è accaduto a te quando hai disconosciuto Kanon, e c'è chi invece finge bontà, ma vive con repressione facendo cattiverie gratuite, o ancora chi ha fatto del male e continua a farne credendo di non avere amore dentro di se, ma alla fine c'è, è lì la bontà e prima o poi sarà redento. E tu Saga hai solo dovuto lottare un po' di più per raggiungere il tuo equilibrio, per poter risplendere alla luce del sole con tutte le tue sfaccettature."
Saga osservò la donna inerme ed emozionato dalle sue parole. "Rosa... oh Rosa!" Esclamò asciugandole il viso con le labbra. "Ma quanto amore hai dentro?" Le chiese, quasi fosse un bambino indifeso.
"Tanto... tanto Saga, ed il primo a cui lo concedo sei tu che ne hai tanto bisogno. Perché ti giuro che ti proteggerò sempre dal male e anche da te stesso, perché tu sei la mia luce Saga!" Disse lei piangendo.
"Benedetta ragazza. Quante volte devo dirti che io sono una persona pericolosa?" Le chiese riportando alla mente il loro primo incontro
"Quante volte dovrò dirti che io riuscirò a conquistarti e non mi arrendo a una sfida?" Rispose lei allo stesso modo.
Saga la guardò, gli occhi avevano una luce viva, intensa e carica di fiducia. "Io ti amo!" Le disse in un sussurro stringendola a se.
"Io... non ho capito!" Disse lei.
"Arrangiati perché non lo ripeterò!" Rispose lui.
"Oh... Saga, bentornato!" Disse lei stringendosi a lui.Aiolos si trovò nei corridoi di Villa Diás a pensare a ciò che gli aveva detto Saga. Sapeva che la sua compagna era stata Aphrodite e si comprendeva, dal linguaggio del corpo, come diceva Saga, che tra loro ancora c'era della carne a cuocere. Ma suo fratello? Realmente lui , il suo fratello maggiore, era ancora immaturo su quell'argomento? Come aveva precisato anni prima a Melpomene ed anche a Saga quel giorno lui era nato ed aveva vissuto per uno scopo, non di certo per amare. Ma gli altri? Suo fratello, Saga, Camus, Milo... scosse la testa dandosi dello stupido, non tutti la pensavano alla sua stessa maniera forse.
"Oh Aiolos sei qui?" Si intromise la voce di Ilizia nella sua mente.
Il sagittario annuì. "Divina Ilizia. Ho parlato con Aphrodite." Le disse
Lei assentì e lo prese a braccetto. "Possiamo parlarne a pranzo insieme ti va?" Propose al soldato.
Lui annuì, la seguì quindi in sala e le raccontò ciò che Aphrodite gli aveva riferito. "Ma anche Miho ha questo sospetto." Disse sorseggiando dell'acqua la bionda dea.
Aiolos la guardò curioso, com'era possibile?
"Persefone ci ha confidato che Zeus ha recuperato quattordici anime dall'inferno." Spiegò June.
"Perché dedurne che siano loro?" Chiese Aiolos.
"Perché sono tornate persone che non lo meritavano? Shaka, Mu, Milo, Aldebaran, Camus e Aiolia, sono ritenuti tra il consiglio delle Ore i gold saint più giusti. Eiren ha aiutato al muro del pianto sentendo la vostra preghiera: tu e Milo avete invocato la pace quella notte. Mu e Aiolia sono reputati i più giusti tra i santi di Athena, Shaka la persona più vicina agli dei." Elencò Ilizia.
Aiolos la ascoltava basito, era dunque così, c'era per le tre Ore una gerarchia? "Per questo due di loro amano Aiolia e Milo?"
"Non confondiamo una divinità che osserva un guerriero con una donna che ama, Dike ha sempre giudicato a occhi bendati, ascoltando ed osservando, Eiren ha sempre seguito la voce del cuore e della pace ed Eunomia ha sempre seguito le giuste leggi. In tutto ciò la parte umana di loro ha giudicato toro, gemini, leone, vergine e così via, non la persona che c'era dietro." Spiegò June.
"Quindi cosa dovrei fare adesso che so?" Chiese lui.
"Parla con Marin, ma non dirle che la sua scorta è Aiolia, io in compenso non dirò a tuo fratello che lei è Marin. Ma solo la divina Dike." Annunciò lei passandogli un foglio.
"Questa è una lista di tutto ciò che potrà fare Marin, lei sa che deve arrivare almeno alla fine del settimo mese e giocheremo su quanto voglia questo figlio per ammansirla." Disse alzandosi dal tavolo.
Aiolos si pulì le labbra e fece altrettanto prendendo la lista. "Pensa che mio fratello non riuscirà nel tenerla buona?"
Lei rise. "In realtà penso che lui debba ammorbidirsi un po', questa lista va incontro alle esigenze di tutti e due."
Lui la guardò e rise. Quella ragazza era un peperino e sapeva il fatto suo. La seguì verso i piani alti preparandosi psicologicamente ad affrontare suo fratello e Marin."Una lista?" Chiese la rossa guardando la sorella. Aveva tra le mani dei ferri da lana e Aiolos cercò di trattenere una risata visto che la dea della giustizia era proprio incapace in quell'arte.
Intanto Aiolia stava leggendo la lista consegnata da June, quando ebbe finito di leggerla sconcertato la passò alla dea.
Marin prese il foglio e lesse.
"Passeggiata di circa un chilometro con passo moderato ogni mattina.
Alimentazione sana.
Esercizi di riscaldamento, quelli indicati nel disegno..." disse osservando i vari esercizi fisici che poteva fare.
"Esercizi di autodifesa, solo pugni al sacco, vietati i calci e i testa a testa.. pranzo sano, riposino pomeridiano, trovati un hobbies sano.. ehi." Disse Marin leggendo quella frase.
"I ferri non fanno per te, vai avanti..." l'ammonì June
"Merenda, passeggiata serale, hobbies sano o mansioni da dea, cena, mansioni da dea, riposo notturno."
Marin sospirò. "Sei seria?" Chiese
"Vuoi che questo bambino nasca sano?" Le chiese June.
"Con tutto il cuore." Rispose lei.
"Allora fa come ti dico, e attenta al sacco, non farti colpire in pieno e cerca di non cadere." La ammonì June
"Posso aiutarla io in quel caso." Intervenne Aiolia. Tutti lo guardarono perplessi. "Non ho sensibilità, sono solido e non la farò cadere andandole addosso." Disse facendo spallucce.
June sorrise mentre Marin lo guardava basita.
"Non hai sensibilità?" Chiese
"Questo non le interessa divina Dike, è invece importante che io serva allo scopo."
"Ma così non ti scrollerò di dosso." Disse lei basita
"Che bello!" Rispose lui sarcastico.
"Che antipatico!"
"Non devo piacerti, devo proteggerti."
"Tanto lo so che sotto sotto sei una bella persona." Scherzò lei. Aiolos seguì la scena basito. Cosa era accaduto a Marin? Da dove le usciva quella vivacità?
"Non mi interessa quello che pensa." Disse Aiolia rivolgendosi poi a June. "C'è altro che dobbiamo sapere."
June scosse la testa. "No... nulla, in bocca al lupo. A tutti e due." Disse interdetta, quella coppia era esplosiva.
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Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)
FanfictionPrologo di Saint Seiya dopo i fatti di Hades. © M. Kurumada © Michi Himeno © Shingo Hiraki © Toei L.T.d Storia basata sulla saga del maestro Kuramada Saint Seiya. Vietato copiare i diritti di copyright