Parte 62ª - Intermezzo n.ro 2

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Tempio di Zeus - 28 giugno 1990
Al mattino Esmeralda si svegliò rigenerata dal suo divino potere e riposata, avvolta tra le braccia amorevoli di sua madre. La prima cosa che fece fu andare a lavarsi, Anuata le preparò un bagno con petali di orchidee come piaceva a lei e sua madre la pettinò. Quando fu pronta sua madre le disse che era tempo che la lasciasse.
"Parti di nuovo?" Le chiese lei.
Hera scosse la testa. "No. Ma lui è qui e aspetta te, non credo se ne andrà tanto facilmente questa volta." Le riferì
Esme osservò sua madre con sorpresa. "Ikki? È ancora qui?" Chiese sia alla madre che ad Anuata.
Entrambe annuirono. "Credo tu gli debba questo incontro ragazza mia." Affermò la sua ancella madre.
Esme annuì e facendosi coraggio chiese a sua madre un altro abbraccio dopodiché si fece indicare dove avrebbe trovato Ikki.

I giardini del tempio di Zeus erano perfettamente curati, sembrava di essere a Villa Kido e che qualcuno ci lavorasse ogni giorno, ma Ikki fino a quel momento non aveva visto nessuno occuparsene. Forse era tutto impregnato di magia divina o c'era un Dio che consentiva alle piante di essere in fiore e vigorose. Lui però non era lì per ammirare la vegetazione, semplicemente Ikki aveva trovato in quell'angolo uno dei pochi posti non frequentati, non c'erano i ragazzi che abitavano il tempio di Ebe o le ancelle del tempio di Zeus, nessun guerriero che ronzava lì intorno alla ricerca di chiacchiere. Era in pace in quel posto, tanto quanto all'isola del riposo, poteva lasciare andare così i suoi pensieri e comprendere cosa fosse accaduto sia in quei giorni ed anche ad Esmeralda un anno prima. Ikki era sicuro che fosse morta, lui l'aveva pianta e sotterrata e con Anuata aveva pregato per la sua anima.
Ma Persefone così aveva chiamato Ebe la notte prima, Ikki non sarebbe andato via dal tempio di Zeus se prima non si fosse tolto quel dubbio che ormai era nella sua testa dalla sconfitta di Geras. Inutile a dire che da tutta quella situazione dipendeva poi la sua decisione di accettare o meno di essere il nuovo Hercules. Voleva quel ruolo? No, decisamente no! Non pensava di essere tutto ciò che Hera gli aveva elencato. Ma se Ebe fosse stata Esmeralda? Tutto portava a lei, il suo nome umano e Anuata lì presente dalla sera prima, i ragazzi che giravano intorno alle stanze di Ebe poi, parlavano tutti la lingua malese, tipica dell'arcipelago di chi faceva parte anche la Death Queen. Lo aveva notato la prima volta che era stato lì ma non aveva collegato il tutto a lei, alla sua Esmeralda.
I suoi pensieri furono distolti da un lieve fruscio, i bambini dovevano aver raggiunto quel luogo di pace, decise di ignorarli fin quando delle vesti rosa non gli furono davanti, i calzari d'oro lasciavano emergere dei piedi piccoli e curati. Al che alzò lo sguardo, un'ombra lo sovrastava! Fece per alzarsi ma una mano giovane e senza rughe gli si poggiò sulla spalla e a breve l'ombra si abbassò mettendosi alla sua altezza. Ikki incrociò gli occhi smeraldini e sereni di Esmeralda, un sorriso albergava sul bel viso tanto simile a quello di Shun, i capelli biondi le incorniciavano l'ovale perfetto. Restò in silenzio ad osservarla incantato ed incapace di dire nulla. Era lek! La sua Esmeralda.
La mano di lei si sollevò andando a carezzargli la guancia, poi con un dito andò a carezzargli la cicatrice che partiva dal centro della fronte fino alla linea del naso.
"Un ricordo del tuo maestro?" Chiese lei parlando
Lui annuì, una cicatrice che gli avrebbe ricordato per sempre ciò che era stato. Ma lei adesso era lì con lui, possibile che fosse solo un illusione la sua. Che la dea avesse preso le sembianze della sua Esmeralda?
La dea come se scorgesse nei suoi occhi il dubbio gli prese la mano e gliela portò all'altezza del cuore.
"Tutti abbiamo delle cicatrici che ci ricordano ciò che siamo stati e ciò che abbiamo vissuto." Gli sorrise dolcemente. "La tua cicatrice ti ricorda che sei passato attraverso l'inferno. Ma anche che la luce che ti porti dentro ti ha salvato, sei un cavaliere della speranza Ikki ricordalo sempre."
"E tu chi sei?" Chiese finalmente lui
Lei rise. "La domestica che si prende cura di tutti e che coltiva i campi."
Ikki la osservò e sorrise. "Tu non meriti di essere una sguattera. Tu sei una dea!" Le disse
"Proprio in virtù di ciò mio fratello Efesto venne a scavarmi dalla fossa e mi riportò a casa. Non poteva permettere che io morissi." Gli raccontò lei lasciandogli la mano e il viso e andando a sedersi accanto a lui lungo il fusto dell'albero.
"Efesto?" Dio dei vulcani e del fuoco, armatore degli dei e figlio di Hera. Ikki osservò il profilo di Esmeralda che serena era appoggiata all'albero, il busto leggermente inclinato verso di lui così da poterlo osservare.
"Il ragazzo che Anuata aveva osservato bazzicarmi intorno negli ultimi giorni." Rivelò lei. "Era venuto a prendermi, però io avevo cose più importanti a cui pensare e non implicavano mio fratello ma il ragazzo che doveva diventare la fenice." Rivelò lei.
"E sei morta!" Affermò Ikki
Lei annuì. "Ho poca, pochissima vita terrena in corpo. E quella che ho cerco di usarla per fare tutto ciò che in questi diciotto anni non ho potuto fare." Raccontò ancora.
"Uscire a ballare!" Disse lui di nuovo con una punta di irritazione.
Esmeralda lo guardò offesa. "Si, anche! E se Shun e Hyoga lo vorranno ritorneremo a ballare." Gli disse voltando la testa e guardandosi intorno.
Ikki fece una smorfia dispiacendosi di averla in qualche modo rattristata. "Scusami."
Lei annuì, si voltò di nuovo verso di lui e andò a poggiare la testa sulla sua spalla. "Durante questi dieci mesi da quando mi sono ripresa ho studiato tanto. Adesso scrivo bene, benissimo e so portare avanti dei problemi matematici. Ho fatto gli esami elementari e quelli successivi e prima di arrivare in Giappone da Athena ho fatto gli esami della scuola superiore. È così bello essere istruiti Ikki." Gli raccontò, nella voce tanta gioia e tanto orgoglio.
Ikki le aveva stretto di istinto le spalle con il braccio e la ascoltava. La sua amata Esmeralda viveva una vita normale ed era contento che avesse raggiunto quell'obbiettivo a cui aveva sempre anelato.
"Continuerai a studiare." Le disse, e intanto pensava che erano cambiati in quell'anno. Lui era diventato il santo che lei gli aveva chiesto di diventare e lei... una ragazza normale.
"Non lo so, penso che potrei prendere la laurea per diventare qualcosa. Ma per insegnare ai bambini qui basta quello che ho fatto." Gli disse, era contenta che lui le chiedesse dei suoi progetti. "Avrei voluto anche fare infermeria, per curare gli altri. Ma lavorare in un ospedale avrebbe richiesto stare tanto tempo giù, sulla terra."
"Puoi fare tutto ciò che vuoi no?" Chiese lui. "Saresti in grado di occuparti di chiunque, con me eri bravissima."
Esmeralda gli sorrise annuendo. "Si, ma io devo passare la maggior parte della mia giornata qui. Potrei lavorare solo sette giorni su trenta sulla terra."
Ikki la guardò contrito, non comprendeva. Esmeralda si sollevò e si inginocchiò di fronte a lui cercando i suoi occhi blu.
"Mi è rimasto un ultimo battito di vita umana. Posso scendere sulla terra un giorno a settimana, ma devo restare qui, nel punto più vicino all'etere dove albergo." Gli spiegò.
Ikki la guardò, era morta. Si Esmeralda era morta tra le sue braccia ed ora lei era solo...
"Una dea, con un po' di umanità ancora da vivere." Disse alla ragazza che annuì
"Quando si apriranno le porte dell'Olimpo andrò a vivere lì nel mio tempio." Scosse leggermente la testa. "Mio e di Hercules, ma mio." Scherzó "Marcello l'incarnazione di Hercules è il marito di mia madre e vivono insieme e così sarà per sempre."
Ikki la guardò sorpreso. "Hercules allora esiste!"
Lei annuì dolcemente. "Certo che sì. Infatti gli dei tutti ti chiamano nuovo Hercules." Gli carezzò il viso. "Puoi benissimo non accettare questo ruolo Ikki, capisco che è scomodo."
Lui le prese la mano e gliela strinse. "E noi due?"
Lei sbatté le ciglia non comprendendo, poi arrossì. "Qualche mese fa... mi sembra di averti dimostrato che sono e sarò sempre tua."
"Potremo vederci?" Chiese allora lui.
"Sai dove trovarmi Ikki, tu vivi la tua vita e semmai dovessi trovare qualcun'altra saprò capire." Rispose lei.
Ikki le sfiorò le dita con le labbra e tenne il suo sguardo. "Sono e sarò sempre solo tuo." Le disse usando le sue stesse parole.
"Ma dovrai vivere Ikki. Hai una causa per cui lottare, ricordi?"
Lui annuì "Vivrò per ciò cui sono nato e ti troverò sempre qui."
Lei gli sorrise abbracciandolo. "Si Ikki, sì."
Lui la strinse a se sfiorandole il collo con le labbra. "Lasciami però questa giornata e la notte che verrà insieme. Poi domani andrò via."
Esmeralda abbassò lo sguardo sul suo Santo e annuì. "Puoi prenderti tutto ciò che vuoi da me."
Ikki allora si strinse a lei, così da poter sentire il suo calore e il suo profumo.
Alla fine quel loro stare insieme così in silenzio e indisturbati venne interrotto solo dall'arrivo di una coppia. Coppia che Ikki scoprì erano i fratelli maggiori di Esmeralda.
La ragazza subito presentò a Ikki i suoi 'adorati' fratelli, presentandoli loro più come umani che come divinità. Rosa e Alessandro, rispettivamente Aphrodite e Ares.
Ikki comprese subito come Esmeralda fosse legata al secondo, nei suoi occhi c'era amore e venerazione e lui stesso prima di accettarlo al fianco della sorella lo aveva studiato attentamente per poi stringergli la mano. Si era avvicinato a lui e gli aveva sussurrato poche parole: proteggila sempre!
Dopo erano entrati tutti al tempio di Zeus, al cospetto del padre degli dei che era tornato e che aveva chiesto di pranzare con tutti i suoi figli e i loro ospiti. A Ikki quella situazione non andò tanto giù, accettò quindi solo per Esmeralda di pranzare tutti insieme, anche se a tavola rispettarono il suo non essere partecipe della conversazione o altro.
Intanto che Ares e Aphrodite raccontavano a Zeus della scomparsa misteriosa della moglie di lui, erano ormai tre mesi che non riuscivano a trovare Giulia. Lo avevano estraniato mentre al suo fianco si accomodò un uomo alto pressappoco come lui, dalle spalle muscolose e lo sguardo fiero, questi si presentò ufficialmente a lui.
"È un piacere conoscerti, ho saputo che nel regno di Geras hai incontrato alcune mie conoscenze tenendo loro man forte." Gli aveva detto dandogli una pacca sulla spalla. "Io sono Hercules e semmai avrai bisogno di me saprai dove trovarmi sempre."

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora