Parte 92ª - Calma apparente

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...segue

Aiolia osservava suo figlio con meraviglia, era piccolo eppure così forte da urlare con dei toni che avrebbero fatto scomparire un soprano. Le sue mani ed i suoi piedi erano piccolissimi e perfetti, aveva dieci dita fragili e morbide, quelle delle mani erano da stringere, e quando Lyon gli afferrava un dito, artigliandolo con una mano il cuore gli si riempiva di gioia.
Era stregato da quel piccolo esserino e non se lo aspettava, avrebbe dovuto piangere e disperarsi, aveva perso Marin per quel bambino, la sua Marin. Ma osservandolo, in quegli occhi azzurri come il cielo rivedeva lei e allora non poteva che amarlo ancora di più, nonostante gliel'avesse portata via. Per il resto sembrava che Lyon somigliasse a lui, il taglio degli occhi, la linea della bocca ed anche il naso leggermente schiacciato, era identico a lui.
Mu dal lato opposto della stanza stava tenendo in braccio il piccolo Ras, che curioso del nuovo arrivo vi tendeva le mani contro per poterlo toccare. Dopo gli scontri a Villa Diáz il giovane ariete si era sentito crescere un'angoscia dentro inspiegabile, la preoccupazione che i giganti e l'esercito di Gea giungessero fino al tempio di Zeus si era impadronita di lui. Per l'amore del cielo, sapeva che Saga, Kanon, Camus e il maestro Shion erano una fortezza impenetrabile, ma il pensiero del piccolo Ras abbandonato a se stesso non lo aveva abbandonato.
Subito dopo la battaglia quando Apollo aveva ordinato loro di raggiungere la vetta Stefani sulle loro gambe, Mu era stato uno dei primi a correre verso il tempio, Aiolia era accanto a lui che lo affiancava nella scalata. Insieme si erano stancati senza mai però fermarsi, lì al tempio di Zeus c'era qualcuno per cui valeva la pena  di annullare se stessi.
Mu non si spiegava come fosse possibile che in meno di un mese Ras, quel piccolo esserino, gli fosse entrato dentro. Forse aveva ragione Hera, rifiutarlo non aveva fatto altro che avvicinarli  ancora di più. Se lui scappava dal piccolo che gli ricordava la vita che aveva perso, Diva e il figlio che avrebbero avuto, Ras al contrario lo cercava sempre di più. Raramente il piccolo stava tranquillo con Fryg, lo era solo quando si limitava a giocare con Jacob e i tre figli di Aphrodite e Saga. Poi eccolo che riprendeva a piangere e lamentarsi fino a quando Fryg esausta non glielo portava. E lui Mu lo accoglieva, come aveva fatto con Kiki anni prima se non di più, attendeva i suoi sorrisi o i progressi che faceva giorno per giorno. Sapeva reggersi seduto adesso, nonostante gli sembrasse troppo piccolo per farlo, batteva le mani quando comprendeva di aver raggiunto un traguardo e la sua mente prima senza freni iniziava a comprendere quando agire o meno, nelle prime settimane tante volte Mu si era visto a sigillare i suoi poteri psichici, troppo grandi per un bambino di pochi mesi. Adesso invece l'ariete lasciava la sua mente molto più libera, gli bastava una semplice parola affinché Ras non si mettesse a far levitare cose o a materializzarsi altrove, era un NO secco nella mente quando lo percepiva, uno sguardo quando lo aveva accanto.
Fryg era demoralizzata dal fatto che il bambino si affidasse di più a lui anziché a lei che ne era la zia. Mu in risposta non sapeva che dirle, se non che lui e Ras si erano trovati ed erano diventati l'uno importante per l'altro. La divina Hera asseriva che il piccolo avvertisse in lui la sua bontà e l'istinto paterno che non lo abbandonava, per questo Ras si affidava a lui.
Lui, Mu, in quel momento pensava di averlo deluso, Gea era abbastanza vicino da poter arrivare al tempio di Zeus e lo aveva lasciato solo, con Saga e Camus che avrebbero dato la priorità ai loro figli e nel caso di quest'ultimo la moglie, con Kanon e Shion che avrebbero pensato a Zeus e gli altri dei. Chi si sarebbe preoccupato per il suo bambino? Nessuno! Per questo doveva correre e sbrigarsi a raggiungerlo.
"Non ti lascerò più qui da solo Ras." Disse al piccolo baciandogli la testolina bionda.
Il piccolo alzò il visino paffuto ed i suoi occhi verdi incontrarono quelli dell'ariete. "Da-dda!" Esclamò contento.
Mu sorrise a quel suo consenso e se lo strinse a se. "Non puoi toccare Lyon, è piccolo e potresti fargli del male." Gli spiegò allora a voce intanto che Efesto lo raggiungeva.
"Mi aiuti a sistemare le ultime armature celesti? Vorrei che fossero tutte pronte per il prossimo attacco di Gea." Gli chiese.
L'ariete annuì prendendo il piccolo in spalla e cercando lo sguardo di Aiolia.
"Apollo sta tornando così da poter visitare te e il bambino, credo però che siate ben informa tutti." Sorrise Efesto nel trovarseli di fronte.
Era un Dio, ma al loro confronto adesso che erano solo leggermente escoriati, si sentiva piccolo piccolo. Erano alti i gold saint, più di lui, ed ora che li osservava attentamente erano anche belli, Aiolia assomigliava a suo fratello, aveva lineamenti rudi ed affascinanti, mentre Mu a differenza sua somigliava a Shaka, aveva lineamenti esili e sottili, uno sguardo dolce ed un portamento che aggiunto al suo aspetto denotava eleganza e raffinatezza.
Anche Milo come tutti gli altri aveva una bellezza carismatica e rude ma che non passava inosservata.
Si sentiva il brutto anatroccolo Efesto, nonostante fosse nato a nuova vita non era mai abbastanza, pensava di poter ottenere qualcosa di più da quella vita, se lo aspettava e ci aveva sperato quando aveva conosciuto Mu con il quale aveva instaurato una buona amicizia una volta scoperto che come lui lavorava armi e metalli. Ma adesso ritrovarsi il suo amico lì, ad una spanna si differenza mentre si muoveva adagio col piccolo tra le braccia, il bel viso reso ancora più grazioso dallo sguardo rivolto al neonato, lo faceva sentire ancora più inutile e inesistente. Brutto! Era stato così un tempo e lo sarebbe stato sempre.
"Ernesto!"
Efesto si voltò verso l'ariete che lo aveva appena chiamato con il suo nome umano. "Hai ritrovato anche la voce Mu."
Lui scosse la testa. "I muscoli e gli organi funzionavano già..." disse indicando il viso e nello specifico la bocca. "Posso muovere la lingua e tutta l'arcata dei denti adesso."
"Ovviamente dobbiamo vedere fino a che punto avete progredito. Intanto controllo loro quattro se vuoi andare con Efesto, Mu." Intervenne Apollo giungendo in quel momento con la titanide Themis e la divina Hera. 
Entrambe raggiunsero Aiolia per osservare il piccolo Lyon e guardarlo estasiate, mentre Efesto si sentiva sempre più inadeguato a quella situazione.
"Posso mantenere io Ras per tuo conto Mu." Propose Shaka all'amico.
Questi annuì, con Shaka a badare a lui si sentiva più sicuro, sapeva che se gli esami proseguivano tutti nella norma alla fine era solo per scrupolo che Apollo visitasse anche lui.
"Per me possiamo andare." Disse Mu
Ernesto annuì, finalmente libero dalla gente che lo circondava, così si diresse verso la sua fucina seguito a ruota da Mu.
Quando finalmente furono soli l'ariete gli si avvicinò cercando il suo sguardo. "Tutto bene?" Chiese preoccupato.
"Appena avremo rinforzato tutte le armature si." Rispose lui secco.
Mu prese un martello ed uno scalpello e scosse la testa. "È dunque questo il motivo del tuo cambio d'umore?" Chiese avvicinandosi alla Cloth del Pesci, doveva farla pervenire presto ad Aphrodite.
Efesto mugugnò qualcosa senza rispondergli al contrario si mise al lavoro sulla Cloth celeste del sommo Shion. "Non ti da fastidio non avere una Cloth anche tu? Sai che questa è di Shion." Gli rispose lui.
"Perché dovrei, riconosco i miei limiti e so che il sommo Shion è meritevole della Cloth. In fondo cosa ho fatto io fino ad oggi se non essere un peso per Apollo."
"Non sei un peso, da quando ti sei rimesso in piedi mi aiuti, sei bravissimo con Ras ed ora sei tornato anche in te." Elencò Ernesto.
"Tu mi hai dato modo di aiutarti, con i bambini ho avuto sempre un ottimo feeling e infine Apollo si è preso cura di me fino ad oggi, ci sarebbe voluto qualche giorno di più ma sarei tornato in me." Affermò l'ariete sollevando il capo. "Senza di voi non ce l'avrei mai fatta, senza un amico come te." Concluse infine.
Efesto si sentì arrossire. "Io non sono niente di speciale." Rispose secco.
"Questo non sta a te dirlo o deciderlo." Affermò Mu.
Ernesto si sentì in imbarazzo, perché si imputava su di lui? Sapeva meglio di altri come era fatto. "So ciò che dico."
"Anche io e non lo faccio con sguardo critico." Disse lui concentrando un po' del suo cosmo sulla Cloth. "Raramente ci facciamo critiche positive, per questo dobbiamo lasciare agli altri questo compito."
Ernesto si sentì ancora più in imbarazzo, guardò l'amico e prese fiato. "Leggi nella mente?" Chiese a bruciapelo.
L'ariete annuì. "Potrei farlo, ma ho rispetto per me stesso e chi mi circonda, quindi non lo faccio." Rispose tranquillo per poi sorridergli. "I tuoi occhi e il linguaggio del corpo ti tradiscono amico mio, se vorrai parlare con me però sai dove trovarmi."
Efesto prese uno scalpello e vi concentrò il suo cosmo. "Lo terrò a mente." Disse prima di mettersi a lavorare in silenzio.

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora