Parte 12ª - Miho, la venere di Milo

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PREMESSA: Poiché spesso trovavo incoerente che personaggi di 13 anni avessero comunque delle responsabilità di persone maggiorenni ho fatto un salto di età a tutti i personaggi che è di +3 per tutti quindi la guerra galattica inizierà il 1989 anziché il 1986. Terrò invece tutti gli eventi in ordine cronologico, quindi la storia si completerà nell'arco di aprirle 1990, 24/25 ('87 nel manga) contando anche il tenkai hen e l'inizio next dimension. La FF nonostante sia un What if? Cerca di collegarsi a tutti gli eventi accaduti in manga, anime e spin off per questo qui verranno raccontati i buchi mancanti. PS in riferimento a Saintia Sho prendo solo situazioni coerenti con il manga/Anime Originale
ATTENZIONE: © delle Fanart prese in giro per il Web se le riconoscete come vostre basta che me lo facciate sapere e provvedo a inserire i credits
COPYRIGHT: Storia basata sulla saga del maestro © Masami Kuramada ©Saint Seiya; Tutti i diritti della serie sono del sensei, della Toei e della casa editrice Shueisha; Per le immagini © Michi Himeno © Shingo Araki;
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Estate 1982
Miho urlò nel bagno in comune che aveva con le altre bambine li all'orfanotrofio, da quando Makoto era morta aveva deciso di avvicinarsi agli altri bambini e quindi non svolgere le sue intere giornate negli appartamenti dove aveva vissuto fino all'anno prima. Lasciò morire il grido per non svegliare le piccole e si mise le mani tra le gambe insanguinate, iniziò a singhiozzare cercando di fermare il sangue che usciva e intanto ricordò le letture di scienze e l'anatomia umana. Aprì l'acqua della doccia e si spogliò andando sotto il getto... aveva compiuto undici anni, quattro mesi prima ed ecco che il suo corpo già mutato leggermente gli diceva che stava diventando donna. Ed era sola, senza la sua mamma!
Aveva pianto sotto la doccia, le ragazze avrebbero dovuto avere il sostegno della mamma in quei momenti, ma pochi mesi fa aveva avvertito una strana e bruttissima sensazione, non sapeva se il papà avesse ritrovato la mamma, era però certa che la mamma da quel giorno non c'era stata più. Pensava Miho che fosse morta come Makoto e Mitsumasa Kido, quindi nessuno le aveva detto nulla, perché lei non aveva più nessuno realmente. Si lavò per bene la sua intimità e si vestì, poi senza dire nulla a nessuno uscì dal collegio andando in un negozio a comprare qualcosa per quel suo nuovo Status, stava diventando donna. Dopo aver fatto i suoi acquisti invece di tornare al collegio Miho andò spedita verso Villa Kido, attese che le aprissero poi una volta dentro corse a dare la notizia alla sua amica "Indovina Saori - Chan?" Chiese entrando mentre tirava fuori dal pacchetto degli slip nuovi, semplicemente bianchi o neri senza alcun pupazzino.
Saori osservò gli acquisti dell'amica sorpresa e quando questa le indicò il bagno la seguì, Miho si spogliò e ancora una volta tornò a lavarsi prendendo poi l'acquisto più importante. "Sai come si mettono?"
"Oh mamma!" Gridò Saori. "No... io non ho ancora..." prese il pacchetto e studiò il contenuto. Era eccitata e felice per l'amica.
"Proviamo?" Chiese lei mettendosi gli slip nuovi e gettando in un angolo quelli sporchi di sangue e che mostravano degli orsetti "Forse dovremo chiedere aiuto a Tatsumi." Disse Saori
"Oh no! Assolutamente, sarebbe imbarazzante." Disse Miho rossa in viso.
Saori sembrò pensarci bene su poi si alzò. "Possiamo chiederlo a Kyoko - Chan, lei è più grande di noi, oppure a Mii." Affermò allora. E Miho nonostante non era molto in confidenza con le due, accettò quell'unica alternativa.
"Forse Miho..." disse Saori Chan guardandola seria "È il caso che tu torna a dormire nel tuo appartamento, sei una donna e non puoi stare con dei bambini adesso." Consigliò all'amica. ...
Giugno 1984

Miho era appena uscita dalla scuola dove aveva dato l'esame trimestrale, come sempre le domande per lei erano facili e come sempre lo studio fatto al collegio con la maestra aveva dato risultati. Conosceva tutte le risposte di tutte le materie, letteratura, grammatica, matematica, storia, inglese... nessuno era escluso. Tenendo stretta la mano del bambino che le era stato affidato cercava di consolarlo.
"Non sono stato bravo." Piangeva
"Non è vero, vedrai che sei stato bravo. Devi solo abituarti a fare gli esami Katzuo." Gli diceva lei mentre mano nella mano giungevano all'orfanotrofio. Una figura era ferma all'entrata, Miho si fermò e osservò padre Testu avanti al gruppo con due bambini. Quel ragazzo era grande avrà avuto più di sedici anni, di sicuro non poteva entrare al collegio e di sicuro non avrebbe potuto adottare nessuno.
Padre Tetsu si avvicinò al giovane e lo guardò interessato "Hermes!" Lo chiamò
Il ragazzo sorrise, fece un passo avanti e si piegò per osservare il gruppo di bambini. Aveva una zazzera di capelli verdi e occhi scuri come i suoi, sul viso in aria arrogante e sbarazzina. Salutò con la mano verso di loro poi si rivolse al buon padre "Salve padre! Sono venuto a prendere mia sorella per un po'... diciamo fino ad ottobre. Poi la riporto qui." Disse ad alta voce
Miho ebbe un tuffo al cuore. Sua sorella? Si guardò intorno, possibile che dopo più di undici anni qualcuno fosse venuto a prenderla? Eppure Kido San anni prima le aveva detto che aveva dei fratelli.
"Entriamo dentro Hermes, ti va?" Gli chiese padre Tetsu. Il giovane annuì e aspettò che il buon padre entrasse così da poterlo seguire, intanto egli beffardo faceva delle smorfie ai bambini.
"Sono undici  anni che manco e questo posto è sempre lo stesso." Disse, poi guardò Miho e di nuovo si avvicinò al buon padre
"È diventata una donna!" Affermò
Padre Tetsu sorrise divertito "E tu non sei più un bambino."
"Ho compiuto diciotto anni e posso viaggiare da solo. Per questo sono venuto, Miho può venire con me ovunque adesso." Disse fiero al padre
"E gli altri tuoi fratelli? Come stanno?" Chiese il padre mentre Miho cercava di capire.
Hermes si voltò verso di lei. "Che ne dici di prendere il passaporto e il minimo indispensabile così ce ne andiamo?" Disse per poi rivolgersi al parroco "Siamo rimasti solo io e Dimitri. Marin studia ad Atene e Touma è andato a stare con mia sorella Diana." Gli disse
Miho ascoltò per un po' quel discorso poi salì in camera sua e prese le cose più necessarie. Un cambio di vestiti, tutto il suo intimo, gli assorbenti ed il suo sapone. Non era mai partita e non sapeva che altro doveva portare. Così con la borsa in spalla scese giù.
"Mi dispiace molto." Sentì dire
"Eccomi." Disse invece lei.
Padre Tetsu osservò Miho poi Hermes "Suzuko ha il tuo Passaporto, adesso ce lo porterà." Disse informando la ragazza.
Con una strana emozione dentro Miho continuava a osservare il ragazzo. Allora era vero. Stava partendo per andare a incontrare la sua famiglia, o se aveva capito bene ciò che ne era rimasto.
...
Non aveva mai volato fino ad allora, ma non le era dispiaciuto. Durante il viaggio Hermes gli raccontò di loro e della grande famiglia di cui facevano parte. Lei si chiamava Miho Eireen Diás, ed era l'ultima nata da loro padre e Theresa Diás. Loro papà era greco ed ora stavano appunto andando a Santorini dove ogni anno tutti trascorrevano le vacanze estive. Mentre Theresa la madre, che purtroppo era venuta a mancare, era di origini scandinave. Solo allora Miho capì perché avesse gli occhi verdi e osservando meglio Hermes poté notare che avevano gli occhi dello stesso colore. Non era realmente giapponese, e capì anche perché seguiva delle lezioni di greco, lingua che fino ad allora aveva trovato inutile. "A Santorini si parla greco!" Affermò lei
"Lo conosci spero. Papà dovrebbe essersi assicurato la tua istruzione..." Le disse lui
Lei annuì "greco moderno, italiano, inglese e le lingue morte." Disse lei con una linguaccia
"Anche il latino!" Rise lui
"Le conosci anche tu?"  Chiese lei
"No no... mi fermo al greco. Sono uno scansafatiche." Affermò divertito
"Veramente? Non ci credo... dai cosa vuoi fare da grande?" Chiese lei curiosa di avere notizie dei fratelli
Lui continuava a ridere e intanto incrociò le gambe sotto il sedere "Adesso che sono maggiorenne prenderò il brevetto di pilota. Penso che poi inizierò a lavorare come aiuto pilota sugli aerei della Diás." Le raccontò con una luce speciale negli occhi.
"Lo stesso lavoro di nostro padre." Disse lei
Lui annuì "Però io tornerò a casa Miho. Soprattutto quando ci sarai anche tu, non farò come papà." Promise
"Lui non ci sarà a Santorini?" Chiese.
Il fratello scosse le spalle. "Non lo so. Non aspettarti nulla." Quando si trattava di loro padre lui non sapeva mai nulla, era imprevedibile. Quando pensava di non vederlo più eccolo che te lo trovavi davanti. A lui era capitato quando era stato espulso dal liceo che aveva frequentato fino a pochi mesi prima.
"Ti faccio diplomare privatamente poi basta sciocchezze Hermes. Vai a lavorare." Gli aveva detto furioso e allora lui aveva detto che voleva fare il suo stesso lavoro.
Allora suo padre lo aveva finalmente guardato negli occhi. E gli aveva sorriso, lo stesso sorriso che aveva visto quando Dimitri aveva detto volesse seguire la società vinicola. Orgoglio e amore. Ma sapeva che lo avrebbe deluso, lui non era Dimitri e non aveva la passione di nonno Alessandro "Tu non hai capito io non voglio fare vini come Dimitri."
Suo padre aveva alzato la mano e nonostante non lo avesse mai picchiato Hermes chiuse gli occhi aspettandosi una sberla. Non aveva previsto gli scompigliasse i capelli o che ridesse. "Non potresti mai Hermes, tu sei nato per volare, come me." Disse lui
Hermes aveva osservato suo padre e poi aveva riso. Si, lui voleva volare.
"Sei Hermes e non solo di nome. Tu sei il Dio del vento e degli affari e degli imbrogli. Sì quelli che ti hanno fatto espellere dalla scuola!" Ammise suo padre e lui restò a bocca aperta. Lui non era un Dio come suo padre, o forse sì "sono molto felice che abbia capito quale strada vuoi seguire. Adesso ti diplomi, poi a settembre prenderai il brevetto di volo e ti inserisco nella compagnia. Ricorda solo che sugli aerei non si fanno cazzate." Gli aveva detto. Poi... poi era scomparso, così come era apparso.
"Da quanto non lo vedi?" Chiese ancora Miho
"Due mesi. In pratica da quando sono stato espulso." Ammise lui. "Papà non so come lo ha scoperto ed è corso da me. Ma anche io lo trovo se voglio." Disse lui sorvolando sulla sua espulsione.
"Come fai a trovarlo?" Chiese la piccola curiosa
Hermes la guardò con sfida poi con un sorriso beffardo la sfidò con lo sguardo
"Perché io sono il dio Hermes, messaggero degli dei. So sempre dove trovare tutti." Terminò
Miho lo ascoltò e rise "No, non è vero! Non prendermi in giro." Gli disse divertita
Hermes fece una smorfia, quindi Miho sapeva ridere. Le diede un buffetto sul naso e poi una linguaccia.
"Scommettiamo? Arriviamo ad Atene poi ti farò vedere." Le disse

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora