Parte 74ª - strategia

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5-7-1990 Tokyo
Astrid guardava Miho corrucciata mentre ricucivano alcuni vestiti dei bambini. Di tutte le arti femminili quella del cucito era una delle poche che le riusciva, ma ovviamente ce n'era un motivo valido. Lei era una Moira e come tale era nata con l'arte del filare tra le sue doti.
Miho ricambiava il suo sorriso sorniona, la tipica espressione di chi sapeva sempre tutto, e per bacco era lei quella che avrebbe dovuto sapere sempre tutto. Se soltanto avesse voluto avrebbe potuto accedere alle trame di tutti gli esseri viventi, umani o dei che fossero. Avrebbe potuto risparmiare a Miho tutta la sofferenza che a diciassette anni si stava portando sulle spalle e la perdita del suo amato. Lei stessa avrebbe potuto leggere il suo di destino, e avrebbe potuto scoprire di Valentin e della sua verità prima, risparmiandosi quei mesi di frustrazione che si era portata dietro. Ma sapeva che non poteva influire sul destino degli umani e quindi se ne teneva lontana dalle trame che Lachesi aveva steso. Lei non temeva il suo destino, come Miho fino a quel momento lo aveva accettato.
"Taglia!" Disse Miho tenendo il filo di cotone verso l'esterno.
Astrid la guardò sorpresa. "Hai tu le forbici. Taglia." Disse ancora la mora, e lei si destò del tutto tagliando il filo del pantalone.
"Tu lo sapevi! Di Valentin intendo." Chiese minacciosa.
Miho sorrise. "L'ho subito capito appena era arrivato al collegio."
"Come hai fatto? Cioè io non ci sono riuscita." Disse lei rammaricata. Cieca, ecco cosa era stata.
"Ha sempre cercato di proteggermi fin dall'inizio. Nel suo abbraccio di conforto trovai lo stesso calore di Milo." Disse la corvina.
Astrid rimase senza parole. "Il calore?"
Lei assentì col capo. "Ma non come quello di Seiya, Hyoga o Shun. Era differente, come appunto, quello di Milo. Nonostante sapessi che i gold saint erano tutti morti capii che doveva essere uno di loro. Poi è venuto da se, la sua vanità, l'innata bellezza androgina e l'eleganza, l'amore per le rose... tutto ha riportato a lui."
Astrid annuì. "Gli hai chiesto perché è venuto fin qui? Perché se è morto è tra di noi..." guardò verso Miho. "Oh santo cielo, è morto. Sono stata con un morto."
"È vivo! Le mie sorelle, le moire. Anch'esse sono tra di noi, deve essere accaduto qualcosa ad Atropo, perché Zeus ha potuto far risuscitare tutti i gold Saint periti in battaglia." Affermò la giovane che in quel periodo aveva cercato delle risposte a quei fatti.
"Mia sorella Eunomia è partita alla loro ricerca con il santo dell'acquario e sembra sia riuscita a trovare Lachesi." Terminò con un sospiro. "Era tallonata da un gigante e delle Erinni. Quindi il nostro sospetto che qualcosa non andasse è stato confermato, adesso Lachesi è al sicuro in Grecia. Ma c'è ancora da preoccuparsi delle altre due di cui non si hanno traccia." Disse mettendo il kit del cucino nella scatola apposita e poi sui vestiti ricuciti. "Aphrodite dice che Lachesi è stata tormentata da Agrio più di una volta nell'arco di questi sei anni."
"Aphrodite? La dea Aphrodite?" Chiese Astrid col cuore in tumulto. Sua sorella Fryg era stata in pericolo e lei non ne era stata messa a conoscenza.
"No... Valentin scusa. Lui quando lo vedi al telefono vuol dire che parla con la Grecia. Alla fine papà lo ha mandato qui a vegliare su di me e assicurarsi che io stessi bene, a proteggermi. E ogni settimana fa rapporto su ciò che accade qui."
"Chi è in realtà?" Chiese lei, era suo diritto sapere con chi stava trascorrendo le sue notti.
"Valentin Rosberg, ex santo dorato dei pesci conosciuto come Aphrodite. Adesso guerriero celeste di Zeus." Annunciò la corvina.
Astrid chinò il capo, un gold saint amico di Milo. Adesso si spiegava tutto! Sospirò, si sentiva in tumulto, le girava lo stomaco ed avrebbe voluto piangere. Non avrebbe dovuto abbassare così la guardia.
"Adesso sai veramente tutto, sei la persona che conosce tutti i miei segreti, la più vicina a me." Disse Miho. "Neanche Athena sa che Valentin era un suo gold saint, lei non sa che loro sono ritornati e non sa di Lachesi. Tu al contrario sai tutto, potresti essere definita la donna più vicino a me." Disse alzandosi e massaggiandosi sulla parte bassa della schiena.
Astrid la seguì con lo sguardo, era vero, conosceva tutto di lei. "Ero la..." serva, sguattera, no non poteva definirsi così non lo era mai stata. "Domestica imperfetta di Milo. Mi è venuto spontaneo riservare su di te ciò che facevo per lui."
Miho si allontanò verso la finestra, ad osservare gli uccelli neri che volavano sopra il suo collegio. "Diciamo così, anche se ti aveva accolto come un povero cucciolo abbandonato." Disse lei malinconica, Astrid fortunatamente non avvertì incrinature o pianti nella sua voce. "È sempre stato molto autonomo, non l'ho mai visto chiedere niente a nessuno. Diós stesso si propose a lui come aiutante quando lo prese con se. Mai a chiedere lui, tutto ciò che gli avete dato lo avete fatto di vostra volontà."
Astrid annuì con le lacrime agli occhi. Ringraziando che Miho le desse le spalle e non potesse vederla in lacrime per il suo compagno. Diamine era lì per lei, per esserle accanto e incoraggiarla e non doveva essere il contrario.
"Ti ha lasciato la sua casa a Milos!" Affermò Miho.
"Si." Sussurrò Astrid.
"Si è sempre chiesto da dove tu fossi uscita e cosa cercavi. Perché era convinto che cercavi qualcosa e che Milos poteva essere per te un rifugio." Raccontò la ragazza dai capelli blu notte.
"Ho trovato tutto su Milos." Affermò lei raggiungendola.
Miho si voltò incrociando il suo sguardo. "Intanto non ha mai saputo chi sei, io stessa ancora non l'ho capito."
Lei fece spallucce. "Sono Astrid... la persona più vicina ad Eiren." Ironizzò.
"Sei Astrid certo ma..." disse lei titubante. "Ti chiedo di non andare a fare spese con Keiko oggi."
"Non può andare da sola e..."
"E le arpie ti hanno puntata." Affermò Miho. "Non uscirai dal collegio Astrid, non fin quando Zeus non manderà qualcuno ad aiutare Valentin."
"Non puoi costringermi, sicuramente ti sbagli, cosa possono volere le arpie da me?" Chiese Astrid.
"Se ci dici chi sei forse potremmo scoprirlo." Intervenne la voce di Valentin. Astrid si voltò, da quando era lì ad ascoltarle? Era sotto la cornice della porta, i capelli turchini sciolti sulle spalle, una camicia rosa ed un pantalone bianco che gli stringevano i fianchi. Numi del cielo ma perché era così perfetto.
"Sono Astrid!" Disse incrociando le braccia sotto il petto stizzita. Dovevano averne parlato tra di loro perché stavano facendo fronte unico.
Valentin si allontanò dalla porta e le mise le mani sulle spalle. "Va bene." Le disse "Miho ti avrà detto perché sono qui. Posso quindi chiederti la cortesia di restare chiusa al collegio fino a quando non debelleremo quest'invasione esterna?" Chiese con un sorriso.
"Perché insistete!" Chiese lei, non voleva restare chiusa tra quelle mura a vita.
"Perché ci tengo a te." Disse Valentin. Astrid si sentì tremare dentro e le gambe farsi molli. Quel bastardo la stava seducendo era un colpo basso il suo.
"E semmai dovesse capitare qualcosa so che correrei da te e lascerei Miho scoperta." Disse lui dolcemente. "Davvero vuoi che la lasci senza difese?" Chiese.
Seduzione e senso di colpa. Era un bastardo che sapeva di averla in pugno, aveva toccato due tasti importanti della sua vita, lui e Miho.
"Va bene. Ok non uscirò, contenti!" Sbuffò.
"Puoi anche dirci perché le arpie ti hanno preso di mira?" Chiese Valentin.
"Non lo so e non me ne spiego il motivo in realtà. Sono convinta che vi siete sbagliati." Disse la ragazza sinceramente. Nessuno poteva avere dei motivi per farle del male.
Miho e Valentin si lanciarono uno sguardo, il secondo sospirò. "E va bene. Spero che sia stata una svista di John allora. Raggiungo le bambine, ho detto loro che avremmo raccolto le rose oggi." Disse il santo dei pesci.
"Di questo passo diventerai una rosa tu stesso." Lo prese in giro Astrid.
Lui so voltò e le sorrise scrollando i capelli sulla schiena. "Lo spero proprio, la rosa è tra i fiori più belli del firmamento."
Astrid lo fissò sgomenta, era un chiodo fisso il suo. "Mi raccomando fatti bella per stasera ..." la canzonò sparendo.
"Io lo uccido!" Disse digrignando i denti.
Avvertì dei passi dietro di lei e fissò Miho. "Perché ti sei allontanata?" Chiese minacciosa.
"Abbassa quelle forbici ti prego!" Disse la giovane con cautela.
Le forbici? Abbassò lo sguardo sulla mano destra, aveva ancora in pugno le forbici da cucito con le falci aperte. Allora le chiuse e guardò Miho mortificata. "Scusami!"
"Tranquilla... va tutto bene. Posiamo la cesta e andiamo dai bambini anche noi dai." Le disse la mora e Astrid con un sorriso annuì. Stare con i bambini le avrebbe fatto bene.

Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora