Erii la dea della discordia(Ps allora premessa che dopo
Shaintia Sho dove il protagonista è Milo (gran figo), visto che la mia storia ha sempre compreso l'esistenza di Erii modificherò un po' la storia del film e inserisco questi eventi prima della fine della guerra del santuario. Così da non intaccare ciò che è stato raccontato su Saintia Sho. Mi allaccio appunto al fatto che
1) nel film adesso non canonico, i bronzini avessero ancora la prima armatura.
2) alla frase di Milo nel secondo episodio di saintia dove dice che i semi (al plurale) sono andati espandendosi per il mondo, quindi più di una Eris, quella vera Erii e l'altra Kyoko. Detto ciò scusatemi il papiello come si dice a Napoli e beccatevi il nuovo capitolo tutto dedicato ad Erii.)PREMESSA: Poiché spesso trovavo incoerente che personaggi di 13 anni avessero comunque delle responsabilità di persone maggiorenni ho fatto un salto di età a tutti i personaggi che è di +3 per tutti quindi la guerra galattica inizierà il 1989 anziché il 1986. Terrò invece tutti gli eventi in ordine cronologico, quindi la storia si completerà nell'arco di aprirle 1990, 24/25 ('87 nel manga) contando anche il tenkai hen e l'inizio next dimension. La FF nonostante sia un What if? Cerca di collegarsi a tutti gli eventi accaduti in manga, anime e spin off per questo qui verranno raccontati i buchi mancanti. PS in riferimento a Saintia Sho prendo solo situazioni coerenti con il manga/Anime Originale
ATTENZIONE: © delle Fanart prese in giro per il Web se le riconoscete come vostre basta che me lo facciate sapere e provvedo a inserire i credits
COPYRIGHT: Storia basata sulla saga del maestro © Masami Kuramada ©Saint Seiya; Tutti i diritti della serie sono del sensei, della Toei e della casa editrice Shueisha; Per le immagini © Michi Himeno © Shingo Araki;
————————————————————————Negli ultimi mesi Juno era stata strana, soprattutto con sua figlia Erii. Tutto era iniziato quando aveva scoperto della cometa che avrebbe di lì a poco attraversato la terra e dei semi del male che si erano sparsi in giro per il mondo. Allora la donna aveva preso la figlia e insieme erano partite in giro per il mondo in modo. Erii lo aveva trovato assurdo. Prima sua madre aveva detto che in Grecia non stavano più bene, poi una volta in Italia anche lì non le era andato più. Infine l'aveva presa ed erano volate in Giappone... si proprio nel paese del sol levante.
Erii era una ragazza di sedici anni abbastanza vivace e curiosa. Studiava con mia madre privatamente, poiché la seguiva sempre nei suoi viaggi quando era distanziata a fare da infermiera bei campi di guerra, con il suo patrigno, Marcello che anche era nello stesso battaglione ma con dei soldati. Erii forse per questo conosceva ben cinque lingue. Inglese, francese, greco, giapponese e cinese, c'erano inoltre le lingue morte come le chiamava lei il latino (che reputava non servisse a niente) il greco antico (stessa opinione del latino) e il sanscrito (che veramente peggio dei primi due). Sì, sua madre aveva preteso che imparasse quelle lingue, poiché aveva una zia ed una sorellastra che vivevano in Tibet e si erano date al buddismo dopo la morte del marito. In pratica questa zia con la sua figlia, carissima diceva sua madre, Elisabeth, vivevano fuori dal mondo e Juno voleva che Erii si adeguasse andando loro incontro.
Sì era proprio così, Juno nonostante il malcontento di Erii aveva preteso e pretendeva tanto da lei! Però quella volta aveva stupito la ragazza, voleva portarla in Giappone. La giovane mente di Erii aveva già iniziato a viaggiare a mille una volta sul volo per Tokyo, perché Erii era appunto una tipica ragazza di sedici anni che viveva come tale.
Il Giappone, la terra degli anime! Erii come tutti gli adolescenti della sua età amava gli anime, stravedeva per i ragazzi di Lady Georgie, piangeva con lady Oscar e si arrabbiava vedendo come Candy Candy rinunciava facilmente all'uomo che amava per troppa bontà. Sarebbe andata in Giappone e una volta lì avrebbe potuto incontrare i creatori di anime e manga, avrebbe potuto immergersi nel mondo che aveva sempre sognato. Non vedeva l'ora, finalmente un viaggio interessante e finalmente poteva sfruttare le lezioni secolari di giapponese. Lo parlava bene, molto, sembrava quasi fosse madrelingua. Poi avrebbe messo le divise alla marinaretta tipiche degli studenti e sarebbe andata sulla torre di Tokyo dove avrebbe conosciuto un senpai di cui si sarebbe innamorata.
Si avrebbe avuto tanto da fare, o almeno lo pensava fin quando una volta arrivate la madre non aveva rovinato i suoi piani.
"Andremo in un orfanotrofio. Chiedi di Padre Testu e consegnagli questa lettera, ti farai chiamare Erii Ayzawa. Sarai sotto la custodia di tua sorella Miho, lei è l'unica che può realmente aiutarti adesso."
Un'altra sorella sparsa per il mondo e cavolo aveva anche la fortuna di essere vissuta in Giappone?
"Come in un orfanotrofio? Non ha una casa?" Chiese alla madre.
"È il figli delle stelle la sua casa e lo sarà anche per te. Il luogo più sicuro!" Disse ancora la mamma
"È da sfigati vivere con degli orfanelli." Disse allora con disgusto la giovane.
Per la prima volta nella sua vita Juno guardò la figlia con ammonimento. Neanche quando si rifiutavo di studiare storia antica l' aveva guardata così. Era in pratica l'unica figlia che era riuscita a tenere al suo fianco fino ad allora, l'unica che non aveva perso e ci teneva a proteggerla e la viziava e vezzeggiava. Ma adesso era tempo di crescere e di restare al sicuro, fissò Erii negli occhi scuri come la pece così identici ai suoi.
"Erii tu non puoi capire. Se ti dico che sei in pericolo devi credermi." Disse allora alla figlia. "Se vuoi continuare a vivere come una ragazza normale obbedisci a me e a Miho."
Sbuffò la bionda, non capiva la madre e pensava che dopo la scomparsa di June fosse rinsavita, invece aveva ripreso a parlare di pericoli e che tornare a casa era la soluzione. Però purtroppo non riuscivano a tornarci a casa... diamine sarebbero dovuti andare a Santorini con una nave e ci tornavano a casa.
Suo fratello maggiore Alessandro le aveva detto che veniva da lì suo padre, Santorini, altro paradiso dove non poteva andare. Però la gemella di Alessandro, Rosa aveva affermato che non era lì che si trovava casa. E allora? Dov'era questa casa? Si chiedeva Erii, di sicuro non nel deserto arabo dove ultimamente militava Alessandro con la sua squadra di soldati, ebbene sì lui era un tenente dell'esercito, lo stesso sotto il quale combatteva Marcello, non era esercito italiano, il loro era un esercito privato che non teneva conto delle leggi italiane, loro combattevano solo dove c'era bisogno di qualcuno che controllasse le guerre, doveva Alessandro.
Casa non era neanche l'umile baracca dove viveva Rosa con quel Saga... anzi quella non era più casa sua. Dopo essersela sposata e spassata con la sorella infatti al tizio in questione era venuto un attacco di panico o schizofrenia, non sapeva come giustificarlo in realtà la giovane, cacciando via di casa Rosa con un figlio in arrivo (che la sorella maggiore non aveva rivelato di attendere).
E niente lei adesso era in Francia dove aveva portare a termine quella gravidanza e dove aveva iniziato una nuova vita, senza i suoi primi figli forse morti e senza quel mostro di Saga, a Parigi. Quella anche poteva essere casa, ne era sicura Erii, ma no! Per sua madre Parigi non era casa. "Grr che rabbia veramente."
La giovane sfidò la madre con lo sguardo fin quando non la fece scendere dal taxi dandole una lettera.
"Ricorda di parlare con Padre Tetsu e ascolta tua sorella." Sbuffò Erii entrando poco la volta in quel collegio.
Sapeva per certo che questa Miho era più piccola di lei. Perché Juno le diceva che doveva stare ad ascoltarla? Era Miho al limite che doveva ascoltare lei.
Una volta nel collegio si guardò intorno cercando quel benedetto reverendo. Lo trovò con due ragazze, gli consegnò la lettera ed Erii ferma sul posto fissò attentamente le due. Entrambe avevano uno sguardo molto maturo e la più alta, quella con i capelli rossi, sembrava ad Erii di conoscerla.
"Puoi stare con noi. Dormirai nella stanza accanto a quella di Miho che domani parto." Le aveva detto con dolcezza. Quella era una delle sue sorelle maggiori e sì, se la ricordò .
Non ricordava Miho, era troppo piccole entrambe quando le avevano separate, eppure lei sembrava più grande di Erii e la giovane se ne chiese il motivo.
Quella notte le due sorelle dormirono insieme nella stessa stanza, Erii appurò che Marin viveva ad Atene. Lei al contrario delle due stette da sola pensando che veramente non poteva indossare un grembiule sul suo bel vestito verde mare.
Rosa l'avrebbe punita se lo avesse fatto, aveva cucito quell'abito con tutto il suo amore e non poteva deluderla.
Al mattino, una volta che Marin se ne fu andata, Miho le porse il grembiule, ma Erii si rifiutò categoricamente di indossarlo.
"Non penserai sul serio che mi metta questo coso? Io non sono una serva." Affermò con cipiglio
"Non lo sei. Ma i bambini potrebbero sporcarti, mettilo dai." Disse dolcemente la mora.
"Io non pulirò le loro cacche, non li farò mangiare e non sarò la loro badante." Disse ancora la bionda. E ancora Miho le sorrise
"Tua madre ha voluto che tu stessi qui e fin quando sarai qui farai ciò che ti diremo." Disse serena
Dio quanto la odiava, si Erii iniziava a trovarla insopportabile, sempre così tranquilla e con quel sorriso finto sulle labbra.
"Io non sono al tuo livello. Non mi abbasso a fare queste cose." Le disse infine.
Lei continuò a sorridere e finalmente non insistette più. "Fai come credi." Terminò infine, finalmente aveva capito chi comandava e che lei non si abbassava a fare la serva. Se il papà glielo permetteva erano fatti suoi, in fondo c'era una differenza tra lei e Miho, perché Erii al contrario aveva una madre che l'aveva educata ed istruita, che si era presa cura di lei. Ma... quanto avrebbe voluto Erii, col senno di poi, che Miho avesse insistito. Quando la mora aveva chiamato i bambini cui la presentó! Dopo meno di mezz'ora avevo i capelli impiastrati di marmellata e il mio splendido vestito unto, per non parlare di tutte le volte che le erano andati sui piedi.
"Scusali. Sono molto eccitati vedendo un volto nuovo." Disse la sorella con un sorriso
Erii la guardò "Lo hai fatto apposta."
"Assolutamente no. Pensavo di averti avvertita." Disse lei prendendole la mano che immediatamente lasciò andare spaventata, finalmente Erii vide una reazione in lei.
"I semi del male si sono sparsi per il mondo." Disse in modo grave guardando la bionda scura in volto
"Cosa?" Chiese allora Erii.
Miho sospirò e cercò di calmarsi, seria in volto indicò le loro stanze ad Erii. "Vieni, lavati e rassettati che domani sarà un altro giorno." Le disse invece, entrò nella sua stanza e lì la lasciò.
Quella ragazza era strana, molto anche. Alla fine Erii andò a dormire estenuata da quella giornata e a malincuore dovette alzarsi quando Miho bussò alla porta.
La bionda la osservò scura in volto mentre portava il suo vestito lavato e pulito.
"Ti ho preso un grembiule più carino. Ha la frangia." Disse consegnandole gli abiti. Poi prese la spazzola e andò a sedersi sul letto alle spalle di Erii.
"Adesso ti sistemo i capelli, così non te li tireranno e sarai più ordinata." Disse iniziando a pettinarla
"Perché lo fai? Ti ho trattata male!" Le chiese
"Non è colpa tua! È la tua indole." Spiegò lei
"La mia indole? Cosa vuoi dire?" Adesso Erii iniziava a incuriosirsi, che ne sapeva Miho di lei?
"Tranquilla, fin quando sarai con me sei al sicuro. Tua madre non ti ha detto nulla?" Chiese
"Solo che se sarò qui non sarò in pericolo e non dovrò cambiare la mia vita." Sbottai
"Se non ne sai il motivo, non sarò io a dirtelo. Dai vieni, devo avvertire i bambini che domani verranno a trovarmi i miei amici." Disse Miho andando alla porta dando un po' di intimità a Erii per vestirsi.
Guardandosi allo specchio la bionda notò subito che Miho le aveva raccolto i riccioli ribelli in una treccia e poi ne aveva fatto una crocchia.
"Ricevi ospiti qui? Perché non vai tu da loro?" Chiese
Lei scosse la testa "Adesso è importante che io resti qui con te." E così dicendo lasciò la stanza, Erii continuava a non capire.
Mise il suo bel vestito, aggiustò le maniche a sbuffo e mise il grembiule. Miho aveva tolto tutte le macchie dal suo abito, era stata brava! Si guardò allo specchio e dovette ammettere che nel complesso stava molto bene e sembrava anche più matura con i capelli conciati in quel modo.
Avrebbe però potuto mettere un fermaglio più colorato, andò per prenderlo e accanto alla spazzola notò un lucida labbra. Glielo aveva preso Miho!? Lo aprì e lo mise, poi di buon umore raggiunse quella sorella che da poco avevo scoperto di avere.
La urtava e tanto la sua bontà, ma era in debito con lei. L'aveva trattata bene nonostante le avesse dato della sguattera e le aveva anche comprato un grembiule e un rossetto.
Durante la giornata Erii cercò però di metterla in cattiva luce con i bambini. Perché correvano tutti da lei? Civettò con i maschietti e diede lezioni di bonton alle bambine e in un attimo li conquistò tutti.
Eppure Miho ancora mi sorrideva e sembrava non essersi arrabbiata, addirittura a fine giornata si era complimentata con lei. Ma come faceva?
La mattina dopo ero pronta e si era preparata da sola senza che Miho venisse a bussarle alla porta a trattarla gentilmente.
Dopo la colazione si divisero i bambini e mentre Erii seguiva i maschietti, Miho teneva le bambine.
Vide Akira che andava verso la strada alla ricerca della palla, lo seguii subito, quello non doveva accadere. Le macchine erano pericolose non poteva lasciarlo solo, eppure non fece in tempo, proprio in quel momento giunse un auto, presi il bambino tra le braccia e chiusi gli occhi. Era finita!
Lo stridere delle auto rimbombò nelle sue orecchie, eppure non sentì l'impatto. Era così facile morire? Aprì gli occhi e nel farlo incrociò uno sguardo azzurro e limpido. Un ragazzo abbronzato e biondo era di fronte a Erii.
Era in paradiso e l'angelo più bello era spettato a lei!!! Nella sua testa ella aveva gli occhi a cuoricino proprio come nei suoi anime preferiti. Il ragazzo parlava... state bene! Ho salvato un cocomero... diceva.
"Oh cavolo!" Si disse tra se Erii, l'angelo era vero e notò che Miho parlava con lui ringraziandolo. Lo aveva chiamato Hyoga e Dio... gli amici di Miho! Aveva amici del genere!! Era una donna fortunata per essere una badante.
Durante la giornata i bambini furono attratti da Hyoga e i suoi due amici, Seiya e Shun. Le bambine invece stettero con Erii e Miho... cioè Miho batteva la fiacca e parlava e se la rideva con la sua amica, quella Saori Kido. Aveva deciso anche lei le stava antipatica, cioè Hyoga era una sua guardia del corpo, non aveva capito bene, ma non smettevo di guardarlo di sottecchi.
Quando i loro sguardi si incrociarono andò in brodo di giuggiole e divenne rossa. Ma perbacco se era bello! Per questo quando andò via gli propose di accompagnarlo.
Miho era titubante poi vedendo che Hyoga acconsentiva sospirò.
"So che è con te e posso fidarmi. Però tu rientra presto." Disse Miho.
Diamine non era sua madre un po' di respiro!
Con Hyoga andarono a vedere le stelle nel porto che si trovava lì di fronte, lui parlava ed Erii lo fissavo intenta, era incantato dalle stelle, lei al contrario da lui. Una stella cometa solcò il cielo e dopo aver chiesto di esprimere un desiderio Hyoga disse che era ora di entrare. Ma Erii era rimasta impietrita dalla cometa, fissò il biondo che la salutò... senza un bacio (era decisamente offesa) poi andò via.
Fece per andare verso il collegio ma il cielo ancora attirava la sua attenzione, la cometa! Si lasciò condurre così tra le strade. Sì disobbediva a Miho e le piaceva, seguiva il suo istinto, fu così che si trovò in un bosco vi si inoltrò seguendo una luce. Giunta in quel punto trovai una mela, una mela d'oro. La raccolsi e capii: io ero Eris, Eris la dea della discordia
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Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)
FanfictionPrologo di Saint Seiya dopo i fatti di Hades. © M. Kurumada © Michi Himeno © Shingo Hiraki © Toei L.T.d Storia basata sulla saga del maestro Kuramada Saint Seiya. Vietato copiare i diritti di copyright