Avevano trovato un albergo di lì a poco. Uno di quelli a poco prezzo, poiché entrambi avevano intrapreso un viaggio senza portare molto denaro. Saga di per se non ne aveva, da quando era tornato era stato solo su Stromboli ed aveva vissuto alle spalle di Tethis e Agāpi, o almeno si faceva per dire visto che entrambe usufruivano della sua eredità per crescere i suoi gemelli. Rosa invece nonostante fosse abbastanza benestante aveva pensato solo a proteggere la figlia, inoltre viaggiando su una nuvola non si preoccupava di portare dietro del denaro. Così adesso si trovarono ad arrancare un giaciglio dove li avrebbero potuti ospitare.
"Ci hanno derubato e i nostri bambini hanno sonno. Posso pagarvi con dei lavori!" Stava dicendo Saga alla receptionist.
La donna guardò impietosita il bambino biondo che aveva un ematoma al mento e la sua mamma che anche sembrava avesse subito delle percosse.
Il tipo che le accompagnava indossava degli abiti grezzi e logori. "Potete entrare voi tre, ma lui no." Disse la donna.
Saga annuì. "Per me non ci sono problemi. Mi basta che i bambini siano al sicuro dentro."
"Papi non mi lasciare." Frignò Anemone.
"Tesoro devi dormire. Io sarò qui fuori a vegliare su di te. Giuro che non ti lascio."'disse al figlio che mise a terra.
Lui lo fissò deluso ed annuì, mentre Rosa si tolse il suo bracciale doppio di oro puro e lo passava alla donna.
"Se la pagassi con questo? Vale molto visto che è di oro e forse anche più di una stanza per tutti." Chiese la giovane dea.
"Signora siamo sincere, io lo lascerei. Un uomo che picchia le donne non merita di essere giustificato." Disse quest'ultima.
Rosa sgranò gli occhi. "Non è stato lui. Si era allontanato per andare a prendere la cena quando ci hanno aggrediti. È arrivato appena in tempo per evitare che picchiassero anche nostra figlia ma i ladri sono scappati con l'auto." Disse lei offesa.
La donna osservò i quattro. "Lascia stare Rosa, voi prendete una camera e andate a riposare." Intervenne Saga.
"Ma..." disse lei.
"Ti prego pensa ai bambini." Disse lui. "È stata una giornata lunga per tutti!"
Rosa sospirò ed annuì. Tese la mano alla receptionist ed attese le chiavi che la donna gli porse. "Domattina la colazione c'è dalle sei."
Rosa prese per mano i due bambini e lanciò uno sguardo verso Saga. "A domani!"
"Buonanotte a tutti." Disse lui chinandosi e dando un bacio ad Anemone.
A quel gesto anche Harmonie si tese verso di lui per ricevere un bacio. Il santo dei gemelli ne rimase sorpreso, ma poi ripetette il gesto.
"Buonanotte piccola."
Si tirò di nuovo su e fece una lieve carezza a Rosa. "Adesso via, a dormire." Le disse per poi uscire dall'albergo.
Rosa sospirò e guardando minacciosa la receptionist sparì verso la sua stanza, mano nelle mani ai bambini. Una volta dentro chiuse a chiave ed andò a preparare un bagno per tutti e due, li lavò e li ripulì e quando finalmente si furono addormentati andò a chiudere la finestra che aveva lasciato aperta e nel farlo si trovò Saga sul davanzale.
"Dimmi che c'è una doccia." Disse entrando.
Lei annuì chiudendo per bene la finestra, poi lentamente andò verso il bagno e gli aprì la porta.
Lui la seguì e nel farlo si spogliò, una volta nel box doccia aprì l'acqua ed attese che uscisse calda. Rosa restò sulla porta ad osservare ogni suo gesto, i muscoli tonici del fisico scolpito cui iniziava a scorrere l'acqua. Involontariamente lei lasciò la porta ed entrò nel bagno per raggiungerlo.
Saga si voltò sentendola arrivare, incrociò i suoi occhi azzurri e limpidi. Allungò lo sguardo sulla porta e poi tornò su di lei mentre la porta si chiudeva lentamente. Lei voltò il capo di scatto, poi tornò su di lui raggiungendolo.
Saga non si fece remore di nulla, le prese le mani e la attirò nella doccia incurante degli abiti che ancora indossava, la prese in braccio per farla arrivare alla sua altezza e baciarla.
Rosa ricambiò quel bacio che anelava da tempo, da quando aveva sentito la sua voce a telefono mesi prima. Intrecciò la lingua alla sua, rispondeva ad ogni bacio con desiderio e voracità mentre lui la sollevava per le natiche e la faceva aderire alle piastrelle della doccia. Avvertiva le sue mani affusolate e perfette che la carezzavano ovunque, provocandogli le emozioni che solo lui sapeva darle.
Numi quanto tempo era passato vedova del suo calore e della sua passione? Tanto, troppo! Un suono rauco le sfuggì dalle labbra mentre le mani di lui si spostavano sotto la gonna umida, avvertiva il desiderio che languido si faceva strada nel suo sesso, così come avvertiva quello di lui. Duro e possente contro il suo ventre, lo voleva, adesso ed inevitabilmente. E glielo chiese implorante, di farla sua, come solo lui sapeva farla sentire.
"Ti prego... ti prego..." annaspava.
Lui le afferrò i capelli alla nuca inclinandole leggermente il capo, cercò i suoi occhi e la guardò mentre il suo corpo virile schiacciava quello esile di lei ed il suo membro duro la penetrava senza esitazione.
Spalancò gli occhi al piacere che quell'affondo le provocò e gemette di piacere, un gemito abortito sulle sue labbra voluttuose che ancora si impossessarono delle sue. Le stoccate presero a infierire dentro di lei, prima a cadenza ritmica poi sempre più rapide, fino a farla esplodere nell'orgasmo. Era quello ciò che voleva, il piacere che solo lui sapeva darle.
Si sentì mordere il labbro mentre un respiro grezzo le carezzava la lingua ed il calore del suo seme la riempiva caldo e fluente. Era ebbra di piacere alla soddisfazione che dava, sapere che anche lui come lei aveva bisogno di poco per accendersi come un incendio in pieno inverno. Con lei, solo con lei e con nessun altra.
Si lasciò baciare e carezzare ancora, quello era il modo di Saga di esprimersi con lei, di farle capire quanto tenesse a lei. Lasciò che la spogliasse e poi le insaponasse tutto il corpo, poi alla fine si fece lavare e sciacquare, quasi fosse una bambina. E con lui alla fine lo era sempre, era questo che si sentiva in sua presenza. Una piccola, comune, esile mortale.
Cercò il suo sguardo una volta che l'acqua fu chiusa ed obbedì ad ogni sua richiesta, uscì dalla doccia, si fermò e lasciò che con il telo l'asciugasse ovunque, poi quando ebbe finito cedette di nuovo al desiderio di lui che ancora una volta le chiedeva di farla sua. La sua bocca faceva magia sul suo corpo, proprio come le sue mani e lei non riusciva a resistergli, non c'era mai riuscita, perché iniziare in quel momento? Così si era lasciata andare, ancora e ancora, poco importava che si trovassero in un bagno di un albergo a basso costo, quello per lei era il paradiso.
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Agápi gia ton Olýmpou (Saint Seiya)
FanfictionPrologo di Saint Seiya dopo i fatti di Hades. © M. Kurumada © Michi Himeno © Shingo Hiraki © Toei L.T.d Storia basata sulla saga del maestro Kuramada Saint Seiya. Vietato copiare i diritti di copyright