Fatherhood - VRosé

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"È il suo turno"

Taehyung annuì, afferrando in fretta la valigetta con dentro i fogli del suo curriculum, e si toccò per l'ennesima volta il collo, intrappolato in quel dannato arnese che gli uomini e la società si ostinava a chiamare "Cravatta." 

Per lui era una tortura al pari della sedia elettrica. 

Salutò la segretaria che l'aveva fatto entrare con un debole cenno dalla mano e con passi tremanti si avvicinò alla porta dell'ufficio del direttore; deglutì rumorosamente quando strinse la maniglia tra le dite, cercando di ignorare la bile che gli stava risalendo in bocca "Lo stai facendo per Jinyoung." sussurrò a se stesso prima di abbassare la maniglia ed entrare nell'ufficio. 

La stanza era grande e spaziosa, con grandi finestre verticali che la illuminavano e che davano una splendida veduta sul parco a pochi isolati del fiume Han e in lontananza anche del distretto economico e di Gangnam. La parete di destra era occupata da un'enorme libreria che partiva da terra e arrivava fino al soffitto, piena di libri e soprammobili. La parete di sinistra, di fronte alla quale c'erano un paio di divanetti, era decorata da fotografie e quadri, tutti nelle tonalità dal rosa chiaro al rosso scuro, creando giochi di colore con la parete bianca. 

Le finestre occupavano la parete di fronte alla porta e proprio davanti alle finestre c'era una regale scrivania di legno scuro, lunga quasi due metri, alla quale era seduta una donna, più o meno dalla sue età, con lineamenti gentili, i lunghi capelli rossi erano legati in uno chignon elegante e in ordine e un paio di occhiali dalla montatura in metallo era delicatamente poggiato sul naso all'insù della donna. 

"Salve!" Esclamò in tono gentile, scattando in piedi non appena si accorse della figura di Taehyung alla porta, che si avvicinò imbarazzato alla scrivania, rischiando di inciampare nel tappeto in finto pelo. La donna lo guardò avvicinarsi con un sorrisetto divertito per poi fargli cenno di sedersi sulla poltrona davanti alla scrivania. 

Taehyung fece un inchino rigido e tossicchiò prima di parlare "S-salve, sono Kim Taehyung... sono qui per il colloquio..." La donna si tolse gli occhiali e lo scrutò con curiosità: si soffermò sui capelli castani spettinati e sugli occhi, pieni di ansia. "Molto piacere Taehyung-ssi, io sono Park Chaeyoung, la direttrice di questa piccola azienda!" Si presentò con un sorriso delicato. Taehyung non poté che ridacchiare "Piccola per modo di dire: la sede occupa un grattacielo da ottanta piani!" 

Chaeyoung rimase interdetta per un istante e Taehyung imprecò nella sua mente: aveva appena mandato a monte l'unica occasione lavorativa che era riuscito a trovare. Ma dopo alcuni secondi in totale silenzio nella stanza risuonò una risata melodiosa. 

Taehyung rimase immobile mentre Chaeyoung si agitava sulla sedia, ridendo di gusto "Quando abbiamo cominciato eravamo in quattro, adesso siamo in mille e duecento e sempre con il bisogno di nuovi dipendenti..." disse la direttrice dopo aver calmato le sue risate. "... è qui per il posto di traduttore Taehyung-ssi?" chiese con voce calma, guardandolo negli occhi. 

"Uhm... io..." Taehyung si ritrovò ben presto a corto di parole: aveva fatto dodici colloqui negli ultimi due mesi e mai nessuno era stato così gentile con lui, né gli aveva mai dato del lei; l'avevano sempre guardato dall'alto in basso, come se fosse inferiore a tutti loro. "... io sono qui per il posto di commercialista... non sono molto ferrato in inglese..." confessò grattandosi la nuca nervosamente. 

Chaeyoung sobbalzò impercettibilmente "Mi scusi Taehyung-ssi, ho guardato così tanti curriculum che-" la donna continuò a parlare mentre controllava dei fogli in una cartella, cercandone uno in particolare "-faccio un po' di confusione! Eccolo qui!" Esclamò rimettendosi gli occhiali e leggendo velocemente il curriculum dell'uomo seduto di fronte a lei. 

Normal life is too boring for usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora