Alone

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"Stiamo per chiudere"

La ragazza dai capelli lunghi arancioni alzò la testa, facendo scrocchiare le ossa del collo, rimasto immobile per tutta la giornata in una strana posizione obliqua, come se volesse osservare il maggiore numero di dettagli possibili. Le labbra secche non riuscirono a cambiare espressione o ad allargarsi in un mezzo sorriso di cortesia dato che erano troppo asciutte dalla mancanza di acqua. Gli occhi marroni osservarono quasi spaventati la giovane donna che le aveva rivolto la parola, cercando con lo sguardo un possibile nascondiglio o una via di fuga.

La giovane donna inclinò la testa e sorrise divertita, modellando le sottili labbra colorate di rosso in un'espressione gioiosa, illuminando il viso bianco intaccato dai segni del tempo; sembrava divina, materna, desiderata e ricercata, risultando quasi abbagliante agli stanchi occhi della ragazza dai capelli arancioni. "Va tutto bene?" Chiese dolcemente, ma nella voce chiara e sicura era possibile rintracciare un velo di preoccupazione; la ragazza dai capelli arancioni spalancò gli occhi di fronte alla domanda della donna: da quanto tempo qualcuno non le parlava? Da quanto tempo non parlava lei soprattutto?
Non riuscendo ad aprire la bocca per rispondere si limitò ad annuire alla donna che la scrutava dall'alto in basso, facendole tornare il sorriso luminoso sulle labbra.

"Questa è per te: mio marito mi ha fatto presente che non hai toccato cibo o acqua per tutto il giorno perciò ho pensato che tu fossi assetata; non preoccuparti per i soldi: te lo offre la casa!" Disse, poggiando sul tavolino di fronte alla ragazza dai capelli castani una tazza rosa piena d'acqua, prima di allontanarsi e tornare a pulire i tavolini della piccola sala del caffè del quale era probabilmente la proprietaria, dato che indossava un grembiule nero sopra il vestitino viola che le abbracciava il corpo sinuoso e snello.

La giovane donna si lasciò sfuggire un sospirò e gettò un'ultima occhiata alla ragazza dai lunghi capelli che le coprivano il viso, rimasta immobile a fissare la tazza; voltandosi, si concentrò sul tavolino sporco, sistemandosi la lunga treccia castana scura sulla spalla destra e cercando di smettere di pensare a quella ragazzina: le spezzava il cuore il solo pensiero di buttarla fuori, da sola in una strada neanche troppo illuminata di periferia, soprattutto di buio. "Grazie." Mormorò la ragazza seduta, gli occhi abbassati sul grembo e le mani strette intorno alla tazza piena di liquido. La giovane donna si irrigidì, come sconvolta dall'improvviso gesto di gentilezza della ragazza e lentamente, si voltò verso di lei con un'espressione sorpresa dipinta in faccia, che sostituì velocemente con un sorriso gentile

"Prego" replicò sedendosi vicina alla ragazza, che poggiò la tazza in fretta e strinse al petto la chitarra che teneva in grembo. La giovane donna immediatamente si ritrasse, allungando però una mano per tranquillizzarla e cercare di instaurare un rapporto "Hey, hey, calmati, non voglio farti del male." La tranquillizzò, calmando il respiro affannato della ragazza. "Stai bene?" Chiese nuovamente, stavolta senza preoccuparsi di essere invasiva o maleducata "Sono tre giorni che ti vedo qui, seduta al tavolino davanti alla finestra: te ne stai ore e ore seduta senza mai mangiare o bere, stai semplicemente immobile e arrivi all'orario di apertura e te ne vai la sera dopo prima dell'orario di chiusura." Spiegò con voce dolce, cercando di avvicinarsi alla ragazza, che continuava a guardarla da dietro la tenda di capelli arancioni che la proteggevano dal mondo.

"Hai un posto dove stare? Se vuoi puoi dormire da me e mio marito questa notte: siamo i proprietari di questo caffè e siamo preoccupati per te; so che ti può sembrare assurdo ma noi vogliamo solo aiutarti." Concluse la donna con un sorriso triste sulle labbra. "Aspetto Jennie unnie." mormorò la ragazza con la voce poco più alta di prima, chiaramente ancora spaventata e diffidente. La donna si accigliò e inclinò la testa, facendo dondolare gli orecchini pendenti che indossava "Chi è Jennie?" Chiese dolcemente, toccando i capelli della ragazza che inizialmente si ritrasse ma poi si avvicinò di nuovo, come se fosse un cucciolo infreddolito alla ricerca di una famiglia che lo possa accogliere a braccia aperta e disposta ad amarlo.

Normal life is too boring for usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora