Missing Moments - Stomp the Yard

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"Le sue ultime parole?"

Lisa drizzò la schiena e si sistemò meglio sul poggiatesta, cercando di spostare i capelli castani che le facevano il solletico al collo. "Signora Manoban," ripeté il dottore incaricato di iniettarle la soluzione letale "Vuole dire le sue ultime parole in presenza dell'impiegato del governo?" Chiese gettando uno sguardo verso l'altro lato della stanza.

La giovane ripeté il gesto del dottore e guardò l'uomo in giacca e cravatta a pochi passi dalla sedia sulla quale era seduta: il completo elegante che indossava faceva a pugni con i capelli argentei, per nulla adatti al suo ruolo come avvocato del governo.

Ma era il suo cervello a renderlo così unico.

Così prezioso al governo coreano.

Lisa sorrise.

"Si avvicini al telefono. Presto squillerà e io dovrò andarmene di qui in fretta." L'uomo in giacca e cravatta guardò il telefono a muro rosso: era il telefono in collegamento con il governo e l'unico modo per salvare Lisa era una chiamata proveniente da quel telefono, comandata dal presidente in persona.

Ma una criminale del genere poteva essere salvata?

Una madre che aveva cercato di donare alla propria figlia una famiglia.

Una giovane che aveva salvato e aiutato un'altra ragazza.

Un'innamorata che aveva tentato di tutto per ritrovare il suo amato.

Era davvero una criminale?

Tutte le sue azioni erano veramente violente?

Potevano essere perdonate quelle morte motivate?

Può una vita valere meno di un'altra?

Il dottore tossicchiò, grattandosi la gola leggermente ispida a causa della barba appena accennata. Lisa inclinò la testa per quanto le fu possibile "Le consiglio del miele per far passare il prurito: mio padre lo usava sempre, anche perché ne amava l'odore e il sapore." Mormorò con tono nostalgico, ottenendo l'attenzione del medico, che smise per una manciata di secondi di preparare il siero letale "Usava?" Lisa sorrise amaramente "È morto circa otto anni fa in un incidente stradale assieme a mia madre. Mi è stato strappato quando avevo poco più di sedici anni. La congrega mi ha privato del suo affetto." Sputò fuori amaramente, gettando uno sguardo di fuoco all'uomo in giacca e cravatta a pochi passi da lei, completamente impassibile "Mi faccia il favore di portare un messaggio al suo capo, il giudice Lee: spero che abbia preparato le valigie, presto dovrà sparire dalla faccia della terra, rinunciando anche a quella piccola prostituta che ama tanto viziare. Sarà braccato come un cerbiatto durante la stagione della caccia. Morirà prima di aver nascosto il primo dei tanti bordelli illegali che possiede."

Il medico fece cadere a terra uno dei bisturi, sconvolto dalle parole della giovane, al punto tale che si voltò verso l'uomo dai capelli argentei di scatto, come se cercasse di vedere un minimo cambiamento nel suo portamento ferreo.

Ma Lisa sapeva che il colpo non era stato abbastanza forte.

E la fossetta che era comparsa sulla guancia dell'uomo in giacca e cravatta ne era la riprova.

Namjoon era una roccia.

Niente lo poteva distruggere.

E Lisa lo sapeva.

Lo conosceva bene.

Ma sapeva anche che era in debito con lei.

E tutti i debiti vanno ripagati.

"Addio Lalisa." Pronunciò infine Namjoon con voce bassa, facendo ridere la giovane "Non così in fretta RM." Disse non appena calmò le risate "Non hai rispettato gli accordi. Non mi hai mai consegnato Momo." L'uomo in giacca e cravatta impallidì visibilmente e drizzò la schiena nervoso. Lisa sorrise di nuovo e poggiò la testa più comodamente sullo schienale, come se fosse al mare.

Normal life is too boring for usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora