"Ci vediamo domani!"
Jin salutò l'amico Namjoon con la mano prima di salire sul bus, la testa piena di pensieri e il braccio destro stanco di portare in giro la valigetta piena di documenti. Il bus era pieno ma il giovane riuscì trovare un posto libero di fianco a uno studente con la testa abbassata, interessato solo al suo telefono.
Un sospiro di sollievo si fece spazio tra le labbra di Jin: lavorare per una grande azienda di telecomunicazioni non era semplice, né gli dava molte soddisfazioni ma sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento del riscatto.
Era tutta gavetta, era pronto ad imparare il più possibile per poi aprire la sua azienda, specializzata in informatica.
O almeno, quello era il sogno di suo padre.
Jin storse la bocca al pensiero di suo padre: era per lui che aveva scelto come facoltà all'università telecomunicazioni, era suo il desiderio di aprire un'azienda specializzata in informatica, così all'avanguardia da fare invidia alla NASA.
Con fare stanco e annoiato, Jin abbassò lo sguardo sulla sua cravatta stropicciata e in un moto di rabbia se la strappò di dosso, colpendo con il gomito lo studente, che non mosse un muscolo, troppo impegnato a giocare o controllare qualche suo amico su un social network.
Troppi giorni tutti uguali, troppe notti passate in solitudine nella penombra del suo appartamento e nel freddo del suo letto.
Sentiva come se gli mancasse una parte di sé.
Il bus sfrecciava tra le vie di Seoul, animate da centinaia di passanti pronti a godersi un tranquillo mercoledì sera in un locale o in un ristorante. I passeggeri del bus non erano in silenzio ma immersi in una dolce e tranquilla chiacchierata che distrasse Jin da parecchi dei suoi pensieri, come la cena e il lavoro asfissiante, al quale si sarebbe dovuto presentare anche la mattina seguente.
Il giovane guardò il suo riflesso attraverso il finestrino e per la prima volta non si trovò attraente: aveva delle occhiaie profonde sotto gli occhi rossi e stanchi, le guance parevano incavate, come se non mangiasse bene da alcuni giorni, le labbra gonfie e solitamente rosate erano screpolate e bianche.
Sembrava il fantasma di se stesso.
Senza neanche accorgersene, troppo preso dal suo riflesso, il bus si era fermato e le porte posteriori si erano aperte per far scendere una ragazza, che passò di fianco al finestrino al quale era seduto Jin.
Il volto della ragazza si specchiò in quello del finestrino, ricalcando per un istante quelli di Jin.
Jin sobbalzò spaventato: il volto della ragazza era perfetto, liscio, di un tenero colorito, coronato da una cascata di capelli viola lucenti e pettinati; le labbra rosate erano modellate in un mezzo sorriso che ricordava la forma di un cuore, gli occhi a mezzaluna illuminavano il resto del volto, facendola sembrare ancora più giovane.
Era bellissima.
Ma familiare.
Gli occhi della ragazza incontrarono quelli di Jin e accennò un sorriso prima di continuare a camminare.
Jin si chiese se gli avesse sorriso o se semplicemente si fosse controllata nel riflesso del finestrino e fosse rimasta soddisfatta di ciò che vedeva.
Il bus ripartì e con lui Jin, ancora immobile e alla ricerca degli occhi di quella giovane: perché gli sembrava di conoscere quel bagliore? Perché si sentiva a casa in quelle pozze color cioccolato che gli avevano scaldato il cuore?
Chi era quella ragazza? Perché si sentiva così attratto da lei?
Sicuramente era bella, anzi bellissima, ma non era la sua bellezza ad essergli rimasta impressa: era quel moto di gentilezza presente negli occhi della ragazza che lo aveva trascinato in un vortice pieno di pensieri.
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Normal life is too boring for us
FanfictionOne-shots per tutti i gusti in tutti i gusti. Quando imparerò a scrivere una descrizione breve in italiano mi emozionerò. But it is not today. Morale della storia? BTSxBLACKPINK One-shots