Missing Moments - Drivers License

95 4 1
                                    

"Sei qui."

Chaeyoung alzò lo sguardo dal cruciverba che si era portata in ospedale: le ore in quella piccola stanza dalle pareti tutte uguali sembravano non passare mai, la sua unica traccia del tempo passato lì era la luce solare che filtrava dalle tapparelle grigie e scrostate appese all'unica finestra della stanza.

I momenti in cui Jisoo non era con lei sembravano eterni, il suono dell'elettrocardiogramma somigliava ormai ad un metronomo che scandiva i giorni, le ore e i minuti in cui Jennie continuava a dormire in quel sonno che avrebbe potuto farla scomparire nell'oblio.

Sulla soglia della stanza d'ospedale c'era Lisa, che nonostante la posa altezzosa e conseguenza di anni e anni di danza, sembrava sul punto di scoppiare in lacrime come una bambina di fronte alla madre.

Chaeyoung non riuscì a mantenere il contatto visivo: l'ultima volta che l'aveva vista era stato a casa sua, quando riteneva che l'incidente non fosse mai successo, quando non ammetteva a se stessa che Jennie sarebbe potuta morire per colpa sua.

"Mi fa piacere... vederti" mormorò Lisa con estrema lentezza, come se stesse scegliendo con cautela che parole utilizzare. Chaeyoung annuì debolmente e si alzò dalla poltrona che un'infermiera aveva lasciato nella stanza di Jennie dopo aver visto Jisoo seduta su una scomoda sedia di plastica al settimo mese di gravidanza.
Non che la poltrona potesse essere definita una vera poltrona: aveva il rivestimento solamente sul sedile e i braccioli mostravano i segni del tempo visto che lasciavano trapassare le molle dell'imbottitura scadente.

"A-anche io sono felice di vederti." Replicò Chaeyoung facendo un passo verso l'amica: Lisa aveva tinto le radici dei capelli nuovamente di nero, rendendo ancora più pallida la sua carnagione da bambola; al contrario del loro ultimo incontro non indossava gli abiti del lavoro ma un paio di pantaloni a vita alta e una semplice maglietta lilla, forse per portare un po' di aria primaverile in quella stanza ferma nel tempo.

Lisa abbassò lo sguardo imbarazzata e allargò titubante le braccia, tentando di dare inizio a quello che sarebbe dovuto essere un abbraccio. Chaeyoung la guardò per un paio di istanti sbattendo le palpebre prima di stringerla in un abbraccio così stretto da togliere il respiro alla corvina, che rispose al gesto dopo alcuni attimi. "Mi dispiace così tanto..." sussurrò Lisa lasciando cadere la prima di tante lacrime che aveva trattenuto per giorni, forse mesi. Chaeyoung scosse la testa e si costrinse a non scoppiare a piangere nel sentire la voce rotta dell'amica "S-sono io quella che si deve scusare... ti... ti ho trattata così male..." mormorò a sua volta cercando di tenere sotto controllo i singhiozzi.

In quel momento le lacrime delle due ragazze erano sufficienti a parlare per entrambe.

Si stavano scusando a vicenda per i loro comportamenti.

"Come... come sta?" Chiese Lisa, dopo essersi asciugata le lacrime con il palmo della mano ossuta e aver lasciato l'abbraccio. Chaeyoung sospirò e riprese il cruciverba che aveva lasciato incompleto sul letto della sua ragazza, profondamente addormentata. "I medici dicono che ci sono dei miglioramenti... ma sono quasi tre settimane che mi sento dire la stessa frase... inizio a pensare che l'unico miglioramento evidente sia stato andare dal parrucchiere!" Esclamò cercando di fare una battuta, indicando le radici dei capelli decolorate e tinte di azzurro chiarissimo. Lisa accennò un debole sorriso sulle labbra carnose, avvicinandosi per la prima volta al letto di Jennie da quando era entrata nella stanza.

"È-è esattamente uguale... all'ultima volta che l'ho vista." Mormorò tra i denti, sfiorando il braccio immobile di Jennie, che aveva stampato sul volto un'espressione calma, come se stesse sognando di camminare in un prato in fiore.

Chaeyoung fece cenno a Lisa di sedersi sullo sgabello vicino al letto, così da potersi mettere comoda "Quando è stata l'ultima volta-" "-Che sono venuta qui?" L'anticipò la corvina, mozzando un sospiro e alzando gli occhi al cielo, forse per evitare che altre lacrime sfuggissero al suo controllo "Un mese fa, qualche ora prima di venirti a fare una ramanzina." Dichiarò freddamente, come se fosse una notizia alla quale non voleva ripensare.

Normal life is too boring for usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora