"Ma... ma com'è successo, esattamente? L'avete sentita parlare? Si comportava in modo strano?" chiese Reina, agitata. Da un po' monitorava quella stanza, che sembrava nascondere qualcosa di preoccupante. Ogni volta che vi entrava o vi si avvicinava, sentiva qualcosa di oscuro pervaderle ogni centimetro di pelle. Aveva la sensazione che, se la protezione avesse ceduto, quella stanza sarebbe diventata decisamente pericolosa. E, come temeva, quel qualcosa si era manifestato in tutta la sua violenza.
"Te l'ho spiegato. Quando l'abbiamo tirata fuori era svenuta, aveva la faccia coperta di graffi... quello che è successo prima non lo so. Non si è sentito nulla, prima che Sofia cadesse."
"Capisco... v-va bene... tenetemi informata, in qualche modo. Ciao, Franco!"
La ragazza appoggiò il ricevitore sul tavolino, con le dita che le tremavano.
"Andiamo" disse l'agente. La ragazza non protestò nemmeno: si girò e tornò in cella. Lì Cami Camaleòn l'aspettava, decisamente agitata.
"Che ti hanno detto? È successo qualcosa?" chiese.
Reina entrò e quando la porta di ferro girò rumorosamente sui cardini, chiudendosi alle sue spalle, Reina si lasciò cadere tra le braccia dell agiovane compagna di sventura e scoppiò a piangere.
"Stai tranquilla, dai" le disse amorevole Camilla. "Non succederà niente, tranquilla."
"Non lo so... ho paura. Mia madre è molto vendicativa e... e mia sorella sta male per colpa sua."
"È una delle cose strane che capitano a voi?"
"Sì, decisamente."
"Se ti concentri su casa tua, puoi vedere cosa succede, no?"
"Non ci ho mai provato, in realtà... solo il contatto telepatico è l'unico modo che conosco per comunicare con loro."
"Beh, allora provaci adesso."
Reina sedette sulla branda e chiuse gli occhi. Immaginò casa sua, poi si concentrò sul dettaglio e alla fine riuscì a visualizzarla. Sofia era stata messa su un lettino posizionato accanto all'albero di Flor, che sembrava essere una specie di fonte curativa. Aveva il volto pieno di graffi, come se un gatto l'avesse aggredita... ma i due gattini di casa Fritzenwalden erano ai piedi del letto e miagolavano come per dire tutt'altro. Flor e Franco erano vicino a lei, mentre Bata se ne stava in un angolo, decisamente preoccupato, ma non osava andarle vicino. Pensava fosse colpa sua. Non si era accorto minimamente di quanto la sua ragazza stesse male, e pensava che se le avesse impedito di entrare in quella stanza, forse, non sarebbe arrivata a quel punto.
Alberto lo vide acquattato dietro l'albero, con il volto premuto sul tronco, e gli batté delicatamente una mano sulla spalla.
"Coraggio, figliolo! Vieni, alzati."
Bata rimase sorpreso. La ragazza stesa su quel letto era sua figlia.. perché lui gli stava parlando, senza aggredirlo, per giunta?
"Non mi sono accorto di niente..." balbettò Bata. "Se le ista così è colpa mia."
"Ma che dici, Bata? Non è colpa tua... non è colpa di nessuno, capito? Nessuno di noi avrebbe mai immaginato che potesse accadere una cosa così."
"Io dovevo capirlo! Dovevo immaginarlo! È la mia ragazza" biascicò Bata.
"Ed è mia figlia... anch'io mi sento come te, ma non è aggredendoci l'un l'altro o prendendocela con noi stessi che risolveremo le cose... anzi: magari lei non volev ache lo sapessimo.. vieni, andiamo!"
Bata si tirò su a fatica. Gli tremavano le gambe, tanto che Alberto dovette sorreggerlo... ma i suoi occhi grondavano di lacrime, per cui il pover'uomo dovette smettere di parlahgli. Lo spinse gentilmente in avanti e insieme raggiunsero Sofia.
"Piccola... ehi!" disse a mezza voce, mentre le lacrime gli bruciavano la pelle del viso. "Ti prego... se mi senti, fa' qualcosa... qualsiasi cosa!"
"Papà!" esclamò Flor, gettandosi tra le sue braccia. Lei non voleva piangere, avendolo visto così, ma quando si abbracciarono cedette alle lacrime. "Scusa, papà..."
"Va bene, amore... va bene, tranquilla" le disse Alberto, accarezzandole i capelli. "Sofy è una roccia... è molto più forte di quanto dia a vedere, e tu lo sai."
"Lo so, papà." sussurrò Flor, stringendosi a lui. "Ma vorrei che lei me lo ricordasse ora!"
Poco più in là, anche Fede cercava di consolare Maya.
"Piccola, non voglio che tu ti senta in colpa" le disse amorevolmente. "Guardati: sei stanca, sciupata... ha isempre le occhiaie... dal giorno dell'incidente è come se ti fossi spenta. Non ti posso vedere così, tesoro!"
Ed era vero: Maya era dimagrita, il rosa era scomparso da un po' dal suo viso e le rare gioie della famiglia Fritzenwalden sembravano non bastarle più. Era sempre sull'attenti, aspettando l'ennesimo problema... non era diventata fredda, ma, come suo fratello, si stava consumando.
"Vorrei che tornassi ad essere come tutti gli adolescenti ribelli, tesoro. Con la musica a palla nelle orecchie o in camera tua, con le serate in discoteca e anche un piercing sulla lingua, se vuoi. Vorrei che ti arrabbiassi perché non ti lascio vivere di musica, che mi dicessi che sono noioso, ripetitivo, antiquato e quello che ti pare... mi manca il mio diavoletto!"
"È una grande stupidaggine che i ricchi sono felici... a noi va sempre tutto male, tutto male, capisci? Che abbiamo fatto di male?"
"Ma non è così, tesoro... non è tutto nero, credimi!" le disse lui. "Forse non te lo dovrei raccontare, però credo che questo ti aiuterà. Quando sono arrivato in Paradiso, davanti al Grande Capo, volevo tornare da voi a tutti i costi... lì, in Paradiso, era tutto bellissimo, non c'è da dubitarne, ma a me sembrava un inferno, e sai perché? Perché non c'eravate voi... non potevo interagire con voi... e allora il Capo mi ha mostrato una montagna di lettere... non scherzo, era proprio una montagna! Tutte lettere di protesta! Vedi, anche un posto bello come quello, se non si può stare vicino ai propri cari, specie se stanno male, non ti sembrerà mai davvero bello... e così è la vita... è meravigliosa, ma non ti sembrerà mai neanche bella se qualcuno che ami soffre..."
"E allora perché, Fede? Perché?" chiese la ragazza.
"Non lo so... non credo sia un sistema di premi e punizioni, quello no... forse sono semplicemente dei modi per metterci alla prova... tutto qua..."
E mentre diceva questo, accadde qualcosa. Con un soffio, per pochi secondi, l'anima di Sofia venne fuori dal corpo.
"NO!" gridò Flor, vedendo una sagoma nera fluttuarle attorno.
Ma la cosa che fece gelare il sangue a tutti fu una frase pronunciata dalla figura evanescente di Sofia: "Lasciatemi andare... lasciatemi andare...", prima che la sua anima entrasse di forza nel suo corpo. Flor, però, che quell'angelo nero l'aveva già visto diverse volte, si gettò addosso alla sorella, sperando di proteggerla.
"NO! PER FAVORE, BASTA!" gridò Reina, riscuotendosi. "No... per favore... ahi!"
E, un attimo prima di cadere, si portò una mano sul ventre.
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Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||
FanfictionA Fede viene concesso di tornare sulla Terra, ma dovrà superare alcune prove. La prima ad incontrarlo sarà Flor, attraverso una visione. Infatti l'incontro con Fede della prima serie non sarà l'ultimo. Dopo il ritorno, poiché le leggi della natura s...