130: Il crollo delle barriere

57 1 0
                                    

"Massimo?" Una voce lontana chiamò il Conte. "Massimo, caro, mi senti?"
"Chi è lei?" chiese il Conte, tirandosi su a sedere. Cercò di guardare, ma non riusciva a vedere da dove provenisse la voce.
"Coraggio, Massimo, vieni! Non devi avere paura di me..."
"Neanche la conosco! Chi è lei? Che cosa vuole?" chiese il Conte.
"Io ti posso aiutare, caro... vedi, quando ti sveglierai, non ricorderai nulla di quello che tu ed Evaristo vi siete detti. E, anche se leggessi la scritta che hai sulla maglietta, negheresti tutto, perché hai paura... ed è giusto averne, sai? Ma se tu farai una cosa per me, mio caro Massimo, io ti aiuterò a vivere il tuo grande amore con il tuo Evaristo..."
"Che cosa devo fare?" chiese Massimo, teso.
"Dovrai semplicemente estrarre un fioretto incastonato nel Cristallo in cima al tetto." rispose la voce.
Massimo trasalì: non sapeva perché, ma quella spada in cima al tetto gli trasmetteva un senso di sicurezza, di protezione, e non era certo di volerla togliere... e poi non era certo di riuscire a tirarla via... sembrava molto ben incastonata.
"Tu puoi farlo, Massimo... sei molto legato al padrone di quel fioretto... e io devo aiutare quella famiglia, proteggerla, ma se non viene tolto, non posso avvicinarmi alla casa... mi capisci, vero?"
No, non capiva.
Il povero Massimo non capiva niente, ma improvvisamente, al pensiero di non dover più temere di vergognarsi di se stesso, di Evaristo e del loro rapporto, fu investito da una carica di energia. Si alzò lentamente, aveva ancora la testa pesante a causa della sbornia della sera precedente, ma non era più malfermo sulle gambe. Sciolse lentamente la sua mano da quella di Evaristo, che era placidamente addormentato. Il valletto sussultò, ma il Conte sorrise dolcemente e sussurrò: "Va tutto bene, Evaristo." Poi riprese a camminare.
Ogni passo gli costava di più: aveva un pesante groppo alla gola, che cresceva man mano che si avvicinava alle scale. Respirò profondamente, cercando di mantenere la calma, ma sentiva che qualcosa non andava. Un soffio caldo gli batteva sul collo, insistentemente, ma non sapeva identificarne l'origine.
"Massimo, non lo fare!" La voce di un uomo sconosciuto si fece largo nella mente del Conte, che si arrestò do il respiro.
"Chi è lei?" chiese, agitato.
"Massimo, mio figlio ti ha salvato la vita, lui e mia nuora ti hanno accolto in casa. Non tradirli!"
"Non voglio tradire nessuno, davvero!" pensò Massimo. Respirò a fondo, di nuovo, e riprese a camminare lentamente. Poi un tocco leggero gli si posò sulle spalle.
"Massimo... figliolo..." sussurrò una voce femminile. "Massimo, la vita di mia figlia, mio genero e i miei nipoti dipende da questo... non lo fare, ti prego..."
"Non darle retta" disse la voce che l'aveva spinto a quel punto. "Non ti preoccupare, andrà tutto bene."
Il Conte, rinfrancato da quelle parole, alla fine si decise. Riprese il cammino, stavolta camminando più velocemente che poteva... doveva correre per non sentire le voci delle sue incertezze, dei suoi sensi di colpa e dei suoi fantasmi. Vide persino suo padre sfrecciargli accanto, ma si disse che non doveva badarci e continuare a camminare. Raggiunse le scale, si arrampicò fino in soffitta e uscì da una finestrella. Con un piccolo salto fu sul tetto, proprio accanto al cristallo magico a forma di F.
Nel frattempo, in camera, la piccola Aurora piangeva istericamente. Gli altri tre bambini erano agitati, ma non emettevano suoni. Lei, invece, guardava i suoi fratelli e piangeva forte, con una disperazione non molto comune per una neonata.
"Oh, santo cielo, ma che le succede? Forse avrà la febbre" tentò Flor, camminando avanti e indietro con la bimba tra le braccia. "No... ha la fronte fresca... shh, dai, piccolina... calmati, non piangere!"
"Aspetta..." disse Fede. "Guarda cosa fa. Tiene gli occhi fissi sui fratellini... è come se sentisse che sta per succedere qualcosa."
Ed era vero: Aurora sembrava aver sentito che qualcosa stava per accadere e la conferma giunse pochi istanti dopo. Sembrava che la casa si stesse muovendo.
"Oh santo cielo... ma che succede?" chiese Flor, stringendosi al petto Aurora. "Forse c'è il terremoto!"
"Oh santo cielo!" esclamò Fede, guardando fuori dalla finestra. "Non è così, Flor... non è un terremoto normale!"
"Che vuoi dire, Fede?" chiese preoccupata Flor.
"È solo casa nostra che traballa... le villette circostanti sono perfettamente immobili... e guarda il cristallo.... l'incrinatura sta crescendo... si sta spaccando..."
Flor si avvicinò, terrorizzata, e vide che era vero: la loro casa era l'unica a traballare e la cosa peggiore fu vedere che c'era qualcuno sul tetto... qualcuno che cercava di togliere il fioretto dall'incrinatura del Cristallo.
"Fede! Il Conte Minimo è sul tetto! Sta cercando di annullare la Protezione!" esclamò Flor, e Aurora si mise a piangere più forte.
"Oh santo cielo!" esclamò Fede. "Flor, lega le carrozzine dei bambini due a due e porta i bambini in giardino! Lì almeno ci sarà il tuo albero a proteggerli! E cerca di svegliare i ragazzi, per favore! Io vado sul tetto!"
"Amore, fa' attenzione, ti prego!" singhiozzò Flor. Mise i bambini nelle carrozzine, ve li assicurò e le legò tutte insieme, in modo da poterle portare facilmente, poi scese giù dalle scale traballanti e correndo si mise a gridare per svegliare tutti.
Tutti scesero al pianterreno.
"Che succetere, Floricienta? Tu terrorizzata!" chiese gentilmente Greta.
"Tutti i ngiardino, presto!" esclamò Flor. "C'è... una specie di terremoto!"
"Una specie di terremoto? Ma che vuol..." biascicò Thomas, ancora intontito dal sonno... ma non fece in tempo a dire altro che Alberto gridò: "GIÙ!", e lo trascinò a terra. Flor spinse precipitosamente le carrozzine sotto un tavolo, poi si accovacciò sul pavimento accanto a loro e prese ad accarezzarli per tenerli buoni. Fu sollevata nel vedere Alberto che buttava per terra Thomas, per impedire che il lampadario lo colpisse alla nuca.
"Cercate di uscire prima che ci sia un'altra scossa." disse Flor, spingendo le carrozzine fuori dal nascondiglio. Fece appena in tempo a giungere in giardino quando un'altra violenta scossa rovesciò un vaso, riducendolo in mille pezzi. I gemellini piangevano, e anche i ragazzi, terrorizzati, si abbracciarono singhiozzando. Fu Roberta la prima a riprendersi.
"SMETTETELA!" gridò. "NON VEDETE CHE FEDE STA RISCHIANDO LA VITA PER NOI?"
Tutti alzarono gli occhi pieni di lacrime e videro che era vero: Fede cercava di trattenere Massimo, che sembrava un indemoniato e tentava con tutte le forze di strattonare il fioretto fuori dalla fessura nel Cristallo.
"NO! MIO FRATELLO NO! SMETTILA, MASSIMO!" urlò Thomas, correndo verso il retro della casa. "FEDEEE! FEEEDEEEEEE!"
Il povero giovane, impegnato com'era a trattenere Massimo, sussultò quando vide il fratellino agitare le braccia nella sua direzione. E intanto si era messo a piovere e alcune travi del tetto cadevano proprio nella sua direzione.
"THOMAS, NO!" gridò Fede, terrorizzato... e in quel momento, dimostrando per l'ennesima volta quanto tenesse ai ragazzi, Flor accorse in aiuto di Thomas. Lo prese in braccio e lo portò sotto il suo albero, cercando di tenerlo tranquillo visto che si agitava come un ossesso.
"Flor, lasciami! C'è mio fratello là sopra... Massimo gli sta facendo del male ed è solo colpa mia!"
"Shhh... non è colpa tua, amore mio" sussurrò Flor. "Ti sei fidato del Conte Minimo e questo ti fa onore... Fede si salverà, non ti preoccupare!"
Ma quello che Flor vedeva metteva più tensione addosso a lei che allo stesso Thomas.
"Massimo... ti prego..." disse Fede stringendo i denti per tenere fermo il fioretto, che aveva iniziato a cedere. "Per... favore... s-smet-ti-la..."
"Devo... farlo... Fritzenwalden!"
Fede strinse i denti, confidando nei suoi genitori, e chiuse la mano a pugno sul polso di Massimo, tentando di trattenerlo... allora il Conte gridò: "Segui il tuo padrone!"
Non sapeva perché gli fosse venuto in mente di gridare quella frase, ma improvvisamente Fede si ritrovò il suo fioretto tra le mani... il Conte tirò ancora e quello venne via del tutto. Il Cristallo, ridotto in mille pezzi, si sparse dappertutto, mentre la casa continuava a sussultare... e in quel momento, spinto indietro dal Conte stesso, che stavolta aveva agito in maniera del tutto involontaria, Fede cadde giù.
"NO!" gridarono tutti gli abitanti di casa Fritzenwalden... ma per fortuna, almeno in questo le fatine riuscirono ad intervenire: l'albero di Flor allungò i rami, che lasciarono cadere un cumulo di foglie enorme proprio dove Fede stava per atterrare. Poi, pochi istanti prima che atterrasse, i rami si ritrassero e Fede cadde lungo disteso sul cumulo di foglie. Respirava affannosamente, le dita gli dolevano, il fioretto ancora stretto nel pugno e gli occhi pieni di lacrime.
"Fede!" esclamò Thomas, correndogli incontro. Tutti si raccolsero attorno a lui e si abbracciarono nuovamente, singhiozzando.
"Perdonatemi, ragazzi... perdonatemi, vi prego!" sussurrò il capofamiglia, in lacrime, con il fioretto ancora in mano. "Non ho potuto fare niente... non ho saputo proteggervi... perdonatemi, per favore! Ho sbagliato tutto, tutto!"
"Oh... amore, no! Per favore, ascoltami" disse Flor, prendendogli il fioretto di mano e stringendogli le mani tra le sue. "Hai fatto tutto il possibile... non potevamo chiederti di più, credimi! Non devi prendertela con te stesso!"
Ci fu un coro di esclamazioni: "È vero!" "Flor ha ragione!" "Nessuno di noi avrebbe potuto evitarlo!" "Tu sei un grande, fratellone!" "Hai fatto del tuo meglio.", ma questa volta le parole gentili e sentite dei suoi fratelli non bastavano a rassicurarlo. La protezione era perduta per sempre e la strega,molto presto, avrebbe finito per colpirli in qualche modo.
Fede si chinò in avanti, accarezzando teneramente le testoline dei suoi figli, e le sue lacrime finirono per bagnare anche loro. Agostina, con una dolcezza infinita, gli sedette accanto, prese la sua mano e se la portò sul cuoricino. Con quel gesto poté dirgli più di mille parole: lui l'aveva salvata, qualunque cosa fosse accaduta.
Massimo, ridestatosi dallo stato di trance, si ritrovò sdraiato anche lui sul mucchio di foglie. Si guardava le mani, rosse per uno sforzo che non comprendeva,Quando raggiunse la famiglia, rimase di sasso per quanto gli sguardi dei Fritzenwalden fossero glaciali.
"Non capisco... che succede?"
"Succede che devi andartene!"

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora