(123: Tanti auguri, principessa!)

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Era passato del tempo da quando Claudio aveva lasciato casa Fritzenwalden. Evaristo e Massimo erano stati nuovamente ospitati in casa Fritzenwalden e il Conte sembrava comportarsi meglio della prima volta. Poiché si era rimesso in forze aveva preso a giocare con i ragazzi, che avevano acquisito una certa fiducia in lui. Fede sperava che le cose rimanessero così, mentre Flor, con giusta ragione dopo quello che aveva passato, era molto fredda e distaccata con lui, perché non riusciva a fidarsi. Per contro, era diventata la confidente principale di Evaristo. Non lo smontava né gli dava false speranze: lo ascoltava e basta, e solo dopo gli dava dei consigli in modo che potesse gestirsi. Ariel e Rosita erano rimasti con loro, e Flor aveva anche avuto occasione di conoscere la madre di Rosita: sembrava una donna dura, ma solo dall'espressione del viso. Dopo aver parlato solo cinque minuti con Flor e Fede, si era resa conto di quanto fossero speciali: non avevano la fastidiosa alterigia dei "ricconi" e stare con loro era decisamente piacevole, a prescindere dallo stato sociale. I due giovani si erano addirittura impegnati a trovare un medico che potesse occuparsi della gamba di Rosita e l'avevano trovato: un tale dottor Segura, che aveva subito preso Rosita sotto l'ala e in un paio di settimane l'aveva rimessa in piedi, senza stampelle... ma naturalmente si era impegnato a seguire i progressi della ragazza, e questo aveva toccato il cuore di sua madre.
Era giunto il giorno del compleanno di Flor.
Dopo quel trambusto che c'era stato in casa, Flor e Fede non si erano più scambiati alcun tipo di effusionee. Flor era decisamente turbata da questo, e nei periodi di calma apparente i suoi ormoni si scatenavano, facendole credere di essere brutta. Fede non poteva baciarla per due motivi: il primo era il rischio che la strega lo scoprisse; il secondo era che, al contrario, desiderava averla accanto più che mai, e sarebbe bastato un bacio a farlo cedere a cose che al momento non potevano permettersi, dato lo stato avanzato della gravidanza. Ma non era semplice metterlo in testa alla giovane, che sempre più spesso aveva incubi nei quali lui la lasciava per una modella... incubi assurdi, perché ogni volta che s'incrociavano in quella grande casa, lei guardava i suoi occhi, ed erano luminosi come il primo giorno in cui si erano promessi amore eterno, se non di più... e poi, a conti fatti, Fede non era il tipo che amava giocare con la sensibilità delle donne. Una cosa così era più congeniale al Conte Minimo. Eppure gli ormoni stavano facendo impazzire Flor. Il povero Fede non sapeva più che fare: neanche la sua pazienza angelica sembrava sufficiente. Non sapendo che altro fare per convincerla e confortarla, il giovane si mise d'accordo con gli altri abitanti della casa per fare una festa a sorpresa a Flor. Le difese magiche della casa furono rafforzate da Nilda e Titina e gli altri prepararono tutto.
"Thomas! Fratellino, vieni qui!" disse piano Fede. "Roberta, vieni anche tu."
"Che succede?" chiese Roberta.
"Noi non abbiamo fatto niente!" esclamò Thomas.
"Ehi, piccoletto, abbassa le armi! È da mesi che non ti voglio sgridare!" lo rassicurò Fede. "Ho bisogno di uno dei vostri vecchi scherzi!"
I due ragazzini si avvicinarono.
"Cosa ti serve, fratellino?" chiese il piccolo Thomas.
"Vi ricordate quando ci avete chiusi a chiave nella playroom? Vorrei che la preparaste come quella volta... e che ci lasciaste un barattolo di vernice e... e poi, chiudeteci a chiave lì dentro, d'accordo?" disse Fede. "Per favore, è molto importante."
Thomas rimase decisamente sorpreso: era davvero suo fratello quello che gli stava chiedendo di rinchiuderlo insieme a Flor nella Playroom?
"Lo so che ti ho rimproverato aspramente quando l'hai fatto la prima volta, ma questa volta ho bisogno che tu lo faccia, Thomas... ti prego! Giuro, giuro che non scherzo!"
"Ma non è un problema... solo: non capisco perché."
"Flor è turbata... crede di non piacermi più perché non è più magra come prima, ma..."
"Ma ti piace più che mai e non sai più come farglielo capire, vero?" intervenne Roberta.
"Esatto." rispose lui.
"Sì, lo so, sono un genio!" esclamò Roberta.
"Ehi, genio: l'idea l'abbiamo avuta insieme, quella volta!" ribatté Thomas.
"La volete smettere di litigare o devo richiamare all'ordine il vostro amico del cuore?" I due si guardarono un po' spaventati. "Ehi, che facce scure! Era solo uno scherzo... venite qui che vi svelo un segreto! Lui sarà qui solo quando sarà strettamente necessario! Sono troppo felice di essere qui... di essere vivo, per perdere tempo con la faccia da orco!" E detto questo, com'era già successo tempo prima, prese in braccio il piccolo Thomas e gli disse dolcemente: "Niente paura, gnomo monello che non sei altro!" Gli erano mancati quei momenti con i bambini, e anche a Thomas: il piccolino di casa... forsa perché Fede l'aveva cresciuto.
"Ragazzi, c'è un problema... la strega non..." saltò su Roberta.
"Piano, per l'amor del cielo! Anche i muri hanno orecchie." le disse sottovoce Fede.
"Ah, sì, vero!" esclamò Roberta, in imbarazzo.
"Bene. Rimaniamo d'accordo in questo modo..." E Fede fece una serie di segni per stabilire un codice segreto tra lui e i bambini, in modo che la strega non potesse avere il minimo sospetto.
"Va' a svegliarla, fratellino!" disse piano Thomas.
E Fede ci andò davvero. Si avvicinò di soppiatto alla sua Flor. Era avvolta in una coperta un pochino più leggera, perché il freddo non era più così pungente, e dormiva beatamente. Lui si chinò lentamente su di lei e le baciò la fronte.
"Oh... signor Freezer!" sussurrò Flor, con la voce impastata dal sonno. "Non mi guardare, sono un disastro... già non ti piacerò più perché sono grassa, ecco!"
"Non una parola di più o t'imbavaglio, Floricienta..." le disse lui, a bassa voce, in un modo seducente. "Piuttosto... tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri, principessa... tanti auguri a te!" Le scoprì il ventre, sollevò la sua maglia e salutò con un bacio anche i piccoli Fritzenwalden, che come al solito gli davano segnali di ogni tipo. "Oggi fate i bravi, angioletti... è il compleanno della mamma, che ne ha passate tante, ma proprio tante!"
"Perché non mi dai un bacio, allora?" chiese Flor. "Se ti piaccio, perché non mi baci adesso?"
"Perché ho una sorpresa per te, Flor... e ci daremo così tanti baci che non ne vorrai più." rispose lui. Non le disse che non poteva spingersi più in là perché avrebbe finito per andare veramente troppo oltre, ma il sapore delle sue labbra era impresso sulla pelle del giovane da quando si erano scambiati il primissimo bacio, per un imprevisto.
"E va bene, signor Freezer" balbettò Flor, mentre gli ormoni facevano l'atto di affacciarsi e farla piangere.
"No, no... vedo qualcosa che non mi piace per niente." disse, ridendo, il giovane. "Tu non devi piangere... devi ridere, sempre! E lo sai perché? Perché io ti amo e non ti cambierei con nessun'altra donna al mondo. Eddai: ti pare che avrei rivoltato mezzo Paradiso, se non fosse stato per te e i nostri ragazzi?"
Flor si rilassò: non l'aveva detto esplicitamente, ma aveva paura che il suo principe potesse trovare un'altra principessa e le sue parole la confortarono un bel po', toccandole il cuore. Sapeva che lui parlava sul serio: era tornato dall'altro mondo e questo l'aveva reso una persona addirittura migliore di com'era prima, dandogli una pazienza angelica e un coraggio di lottare per amore che lui stesso non avrebbe mai pensato di avere... e, ora Flor lo capiva, non per banale vigliaccheria, ma per altri valori che lo spingevano a mettere la felicità dei suoi cari dopo la sua.
"Allora andiamo giù, signor Freezer, che i ragazzi ci staranno di certo aspettando."
Scesero di sotto e si trovarono davanti ad uno spettacolo incredibile. L'intera casa era decorata con palloncini colorati e festoni, Sofia, Reina e Greta giravano per il soggiorno con vassoi di ogni genere di leccornia e Titina, Oscar e Antonio si affaccendavano in cucina, cercando di tenere a bada gli scalmanati bambini, che sembravano non vedere l'ora di buttarsi a capofitto sui dolci. Flor fece per prendere un vassoio, ma le cadde quasi di mano.
Fede lo prese al volo e le sorrise.
"Uffa, sono sempre la solita imbranata, non è giusto!" esclamò la ragazza, facendo l'atto di scoppiare a piangere.
"Ehi, non è niente, tranquilla... dammi la mano" le disse lui, dolcemente. Lei gli tese la mano, lui la strinse e il senso di calma che trasmetteva quel contatto avvolse istantaneamente la futura signora Fritzenwalden. "Io mi diverto a fare i giochi di prestigio, piccola!"
Le sorrise e fece fluttuare a mezz'aria il vassoio, fino a farlo tornare al suo posto.
"È meraviglioso! Ma... tu sapevi che avrebbero fatto tutto questo?" chiese sconcertata Flor, asciugandosi il volto.
"La sorpresa non è questa, Flor." disse sorridendo Fede.
E, in effetti, Flor riconobbe il suo papà biologico, che raccontava la storia di una canzone che lui stesso aveva scritto per lei.
Poi, tutti in fila, con gli strumenti di Fede, i ragazzi più grandi presero a suonare e cantare insieme.
"Ningun amor jamàs
serà mas grande entre tu y... nosotros.
Puedes equivocarte,
enamorarte,
cambiar de calle sin,
sin nos abandonar.
No podràs separar
en esta vida
lo que este cielo quiere juntar.
Cada segundo de nuestro viaje a tu lado nos veràs.
Y si te perderas
te vamos a encontrar, por que
tù eres nuestro amor.
La unica verdad
que ahora nos queda
es nuestro amor que puede ganar
todas tempestas
somos un alma y un solo abrazo
hasta que quedarà
aire que respirar.
Angeles en la tierra, seremos
si quieres tù,
siempre a tu lado vamos a estar
cada d/a, hasta el final
y si nos miras, lo veràs...
Tù gran futuro.
No podràs separar
lo que este cielo quiere juntar, amor inmenso.
En nuestra vida
no hay una herida
que no podràs curar.
Y adònde tù estaràs...
nos.. veràs..."
Era la stessa canzone, ma fatta al plurale. Tutti loro: i suoi due padri, il suo Fede, la cara Greta, la zia Titina, il cugino Bata, le due sorelle, i ragazzi e gli altri erano la sua famiglia: la grande famiglia che desiderava.
"Oh, ragazzi, grazie!" esclamò commossa, abbracciandoli forte.
"Devi ringraziare i tuoi due papà!" disse Martin. "Senza di loro ci sarebbe stato ben poco da fare!"
E lei lo fece: ringraziò entrambi con tutto il suo cuore. Alberto ed Eduardo, paradossalmente, sembravano amici da sempre: avevano collaborato per riscrivere quella canzone e avevano dato ai ragazzi gli strumenti adatti per farla a dovere.
"Beh, ora... ho una cosa da farti vedere, Flor" disse Fede, sorridendole. "Scusate, ragazzi: ve la rubo per un po', va bene?"
"Che vuoi dire, Freezer scongelato?" chiese Flor.
"Fidati! Vieni con me, dai!" la supplicò lui.
"E va bene" disse ridendo la ragazza. Sapeva che quando il suo "Freezer scongelato" si metteva in testa di sorprenderla, ci riusciva sempre.
Fede afferrò il foulard di Margarita e lo mise sugli occhi della giovane per poi prendere la sua mano e condurla verso la playroom.
Entrarono, lui la fece accomodare sul divano e si mise accanto a lei.
"Eddai, principe azzurro, mi vuoi togliere questa benda, sì o no?" gli chiese.
Poi si udì uno scatto. "Che succede? Freezer, ho paura, aiuto, aiuto!" disse lei, aggrappandosi al braccio del giovane e facendogli anche piuttosto male.
"Ahi! Piano, Flor! Va tutto bene! Sono stati i bambini" le disse cercando di calmarla. "Aspetta, devo fare un po' di scena" sussurrò.
Thomas aveva appena battuto qualche colpo alla porta al ritmo di: "Un Dos Tres", una delle canzoni della band di Flor.
"THOMAS! APRI QUESTA MALEDETTA PORTA!" gridò.
"Ma che fai?" sussurrò Flor.
"Shh... la strega ci sta osservando, sta' al gioco!" sussurrò lui.
"Signor Freezer, ma la vuoi smettere di rimproverarli?"
A Flor veniva da ridere mentre fingeva di gridare contro Fede, ma fece di tutto per evitarlo.
"Via libera!" mimò dopo un po' Thomas.
"Ottimo! Va' a giocare, nanetto, non ti preoccupare" disse piano Fede, ma Thomas scosse la testa. Sarebbe rimasto lì, a dare un segnale nel caso in cui qualcosa andasse storto. Era la prima volta da un secolo che lui e il fratello erano così uniti, complici, e
lui voleva che le due persone che più amava avessero un po' di pace.
Fede si avvicinò a Flor e le tolse la sciarpa dagli occhi.
"Oh, che meraviglia!" esclamò lei, vedendo la playroom interamente decorata, come la sala di un castello incantato, la tavola imbandita e persino dei barattoli di vernice.
"Visto? Mi hanno aiutato quei diavoletti a fare questo... gliel'ho chiesto io di chiuderci dentro..." disse Fede. "Vieni qui, piccola Flor..."
Le prese il volto tra le mani e prese a baciarla, partendo dalle sue labbra e finendo per baciare tutto il suo viso.
"Allora non hai smesso di desiderarmi, signor Freezer!" disse Flor, elettrizzata.
"Scherzi? Io ti amo, ti amo e ti desidero più che mai... ma dobbiamo fare i bravi, altrimenti..." E le tirò su la maglietta per coccolare il suo ventre, finalmente ben formato. Sentiva dei piccoli movimenti sotto la mano e questo lo faceva sorridere di cuore. "Oh, ma quanto ci vorrà ancora prima di potervi vedere?"
"Un mese, principino... un mese e potremo stringerli tra le braccia!" disse sorridendo Flor, mentre sentiva che lui continuava ad accarezzare il suo ventre.
"Vieni, facciamo una follia!" disse Fede. Prese un barattolo di vernice blu e lo aprì. "Immergi la mano qui dentro."
Flor non riusciva a smettere di sorridere: era un momento loro, un vero momento loro, dopo tanto tempo... e questo la rendeva tremendamente felice! E poi... vedere il suo compagno così felice di essere vivo, così matto, a volte, le scaldava il cuore.
Fede immerse a sua volta la mano nella vernice, poi la intrecciò a quella di Flor, sorridendole, e insieme fecero un'impronta delle loro mani intrecciate sulla carta da parati.
"Scriviamoci qualcosa!" esclamò Flor, che aveva nuovamente l'entusiasmo di una bambina.
"Ma certo! Cosa ci scriviamo?" chiese Fede.
Sotto l'impronta, Flor scrisse con la vernice: "E Floricienta e il suo Freezer che non era affatto freddo vissero per sempre felici mangiando pernici!"
"Magari potesse essere così, amore!" sussurrò Flor, sognante.
"Sarà così. Un giorno o l'altro sarà così." le promise lui, che sentiva, da dopo l'incidente, che la loro storia avrebbe avuto un lieto fine, come le aveva detto più volte.
"Ho scritto una canzone per te, amore."
"Davvero? Dai, piccola: sono curioso!"
E Flor prese a cantare:
"Tutto quel che io sognai,
tutto quel che tu senti non è lontano: è tutto ciò che sperai.
Io sento questo per te.
Per le tue mani, i tuoi abbracci ed i tuoi baci, sulle mie labbra di Sole.
Voglio solo tenerti nella mia vita, son sempre stata tua.
Non permettere mai che accada nulla
che ci può separare... Babe!
Din-don, din-don, suonan campane d'amor
quando mi sei accanto!
Din-don, din-don, e come brilla p mio cuor
se mi stai vicino, oh!
Seduta in un angolo sto,
nel mio mondo ogni sogno o desiderio è un segnale d'amor
che mi mostra il cammino,
un cammino diverso, dolce e segreto, che arriva fino al tuo cuor.
Non c'è un solo minuto che io non viva senza pensare a te!
Non permettere mai che accada nulla
che ci può separare...
Babe...
Din-don, din-don, suonan campane d'amor quando mi sei accanto,
din-don, din-don, e come brilla il mio cuor.. se mi stai vicino, oh..."
E mentre Flor cantava e Fede l'ascoltava con il cuore gonfio di tenerezza, l'intera famiglia Fritzenwalden aveva creato un muro protettivo tra loro e la strega, continuando a ripetere una formula speciale: "Finché il vostro cuore saprà amare, nessun maleficio vi potrà toccare!"
(Nota Autrice: le due traduzioni sono rispettivamente: "Il nostro amore" di Lidia Schillaci, rivisitata in spagnolo, e: "Ding Dong" della serie Flor: una delle quattro canzoni che si salvano di Flor2, purché le si dedichi al principe giusto!)

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora