173: Scambi, segreti e bugie a fin di bene

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Ci volle un po' per trasformare Maya in Fede... ma quando il cambio fu completo, Matias si lasciò sfuggire un fischio: "Però. Il mio amico non è mai stato così... seducente." E si sporse in avanti per baciarla.
"Non ora, avvocato. Potremmo essere... fraintesi." lo stuzzicò Maya, respingendolo delicatamente. "Dai, ora andiamo."
"Ah, giusto! Pensa se ci vedesse Flor, adesso... ci farebbe a fette!"
"Lei no, perché il mio vero fratello, poverino, è a letto, accanto a lei... ma qualcun altro potrebbe pensare male."
Maya e Matias si diressero rapidamente verso la macchina, ma mentre l'avvocato stava per mettere in moto Maya ricordò una cosa.
"Oh, accidenti! I guanti! Devo sbrigarmi!" esclamò, scendendo dall'auto per recuperare i guanti.
"Tieni" disse Roberta. Era corsa fuori, in pigiama, con due paia di guanti in mano. "Ne ho preso anche un paio di riserva, così stai tranquilla... cioè, tranquillo...-
"Grazie Roberta!" esclamò Maya, prendendo i guanti e risalendo in auto.
Durante il tragitto l'avvocato mise al corrente la ragazza delle ultime novità.
Lei, che era diventata abbastanza esperta in materia, iniziò a scrivere tutto su un blocchetto.
"Sei proprio una tedesca... cioè, un tedesco come tuo fratello" disse Matias, guardandola scrivere.
"Tecnicamente SONO mio fratello" ribatté la ragazza.
"Smettila di scherzare, sennò mi fai venire voglia di darti un bacio" ribatté Matias.
"No, non si può. Lo sai che se ci vedono siamo fritti" lo rimproverò affettuosamente lei.
"Hai ragione... bene, siamo arrivati."
I due scesero dall'auto e si trovarono immediatamente di fronte Facundo.
",Uongiorno" salutò l'uomo.
"Salve..." si aggregò Carina, la sua ultima conquista.
"Come state?" chiese Maya, cercando di mostrarsi gentile. Ma la verità era che, se aveva ereditato un'abilità da suo fratello era quella di capire le persone.
"Direi bene. Ma tu, Fede? Non hai proprio una bella cera" disse Facundo.
"Niente di che, tranquillo. Ho avuto un po' di mal di testa e non ho dormito bene" riferì Maya, chiedendosi come suo fratello riuscisse a mantenere il controllo davanti a lui.
Entrarono in ufficio e Maya si destreggiò egregiamente tra gli affaristi e i loro arzigogolati ragionamenti. Aver studiato per l'azienda di famiglia le era stato molto d'aiuto.
Il problema sorse il pomeriggio. Matias, infatti, ricevette una chiamata dal suo migliore amico a metà pomeriggio.
"Pronto?"
"Matias, è urgente! Non lo farei, ma devo chiedere a Maya di dire che non si sente bene... l'incantesimo ha una durata limitata e al cantiere mi hanno anticipato il turno. Potrei prendere qualche straordinario, lavorandoqualche ora in più."
Maya era lì accanto e Matias le avava fatto cenno di avvicinarsi.
Finita la pausa, infatti, la ragazza inventò una fortissima emicrania e con quella scusa lei e Matias rientrarono a casa.
Nel frattempo Fede era uscito di casa, si era diretto al cantiere e il signor Tom l'aveva subito messo al lavoro. Accanto a lui il giovane Miguel, il suo amico, lavorava distrattamente. Fede notò che doveva essersi fatto male più volte, durante la giornata.
"Che succede?" gli chiese all'improvviso.
"Niente... perché?"
"Perché in genere sei molto attento ed è già la terzavolta che ti fai male alle dita" rispose il giovane.
"Se glielo dicessi, lei mi aiuterebbe?"
"Se posso, certo che ti aiuto. Di che cosa si tratta?"
"Vede... mio padre non era d'accordo ad iscrivermi al liceo musicale... però... alla fine ha accettato, ad una condizione. La sera avrei lavorato qui, come lui, per pagarmi i libri... e niente "stupidaggini musicali"!"
Sentendo quelle parole Fede alzò gli occhi al cielo, pensando all'errore che aveva potuto, fortunatamente, correggere.
"Ho presente il tipo... vai avanti."
"Ci sono le audizioni per un musical... io ci vorrei amdare, ma serve la firma di un adulto... e io non posso chiederla a mio padre: lui non ne vuole sapere."
"Sai, in teoria tu a questo dovresti pensare: la scuola e la spensieratezza dei tuoi quindici anni... ma, tralasciando questo... i tuoi non conoscono tuo padre?"
"No... aicolloqui ci va mia madre. Ma lei non mi aiuterebbe, per non litigare con lui..."
Il signor Tom, che stava ascoltando tutto, sorrise. In effetti Miguel era un ragazzo sveglio, intelligente, ma lui non avrebbe voluto fargli fare quel tipo di lavoro. L'aveva assunto per non fargli avere guai con il padre, che, probabilmente per com'era cresciuto, credeva poco nel dialogo tra pacre e figlio. Non era violento, ma fin troppo severo.
"Lei... potrebbe far finta di essere mio padre?" chiese Miguel.
"Non so quanto sarò credibile... a meno che non sembri più vecchio di puello che sono... ma stai tranquillo: una soluzione la troviamo. Ma dimmi: non hai mai pensato di parlare chiaramente al tuo papà?"
"Non capirebbe. Per lui la musica è solo una perdita di tempo."
"Conoscevouno che la pensava così. Ha allontanato tutta la sua famiglia per non aver saputo che alcuni suoi fratelli e la sua ragazza avevano messo su una band. Ha capito un po' tardi di aver rischiato di perdere tutti... tutti i suoi cari in un solo colpo... pensa che scemo!"
"Sì... anche mio padre se lo sapesse mi manderebbe via."
"Sai, forse crede di farlo per il tuobene... anche l'uomo dicui ti ho parlato pensava di agire per il bene della sua famiglia."
Non volle dire che quell'uomo era lui. Non sapeva quanto il ragazzo gli avrebbe creduto e non voleva rovinare tutto... in quel momento cominciò a capire la storia della zia Lucrezia.
Certo: Flor l'aveva inventata... ma a fin di bene. Non che fosse giusto mentire, ma quando lo si fa a fin di bene vuol dire che dietro c'è dell'altro.
"Se vuoi con tuo padre ci parlo io."
"No, la prego! Se lo scopre mi mette in cantina per i prossimi vent'anni!"
"Accidenti!" esclamò Fede, ricordando che anche i suoi fratelli lo dipingevano come una persona in grado di chiudere in cantina qualcuno che non faceva quello che gli veniva chiesto.
Anche quel turno di lavoro fu massacrante, ma non era tanto quello ad occupare i pensieri del giovane. Era la prima volta che si trovava coinvolto in una cosa del genere. Insomma: qualcuno gli aveva esplicitamente chiesto di coprirlo!
Una volta tornato a casa andò a cambiarsi e si fasciò le mani per l'ennesima volta.
Flor, l'unica rimasta sveglia, lo aspettava al pianterreno. Aveva coperto accuratamente un piatto per lui e un altro l'aveva preparato per sé, per tenergli compagnia. Era stremata anche lei, ma ci teneva a quel momento tutto loro.
"Bentornato, signor Freezer" gli disse con dolcezza.
"Ciao, principessa" la ricambiò lui.
"Ecco qua. Abbiamo la sala da pranzo tutta per noi... su, vieni!" gli disse sorridendo.
Aveva il baby-interfono accanto. Quell'apparecchietto che Greta aveva usato tempo prima per Thomas era stato una benedizione: lei lo teneva sempre con sé quando si trovava in una stanza diversa della casa.
"Sai... oggi ho capito perché hai inventato la zia Lucrezia." le disse ridendo il giovane.
"Davvero? E come?"
"Ti ricordi del ragazzino del cantiere? Miguel?"
"Sì, me lo ricordo. Cosa ti ha detto?"
"Beh, mi ha raccontato che suo padre non è molto d'accordo con la sua iscrizione al liceo musicale. Ha accettato a patto che non s'imbarcasse in... stupidaggini musicali."
"Mi ricorda qualcuno, sai?"
"Anc:e a me, purtrospo. Beh... in breve: il ragazzo mi ha chiesto di farmi passare per suo padre e firmargli l'autorizzazione per partecipare al musical della scuola. Il problema è che... o cambio look come hai fatto tu, o m'invento un altro ruolo... anche perché sembra che il padre non voglia sentire ragioni."
"Il problema in realtà è anche la madre, però... se stanno insieme... potrebbe non reggerti il gioco... ma... aspetta, mi è venuta un'idea!"
"Cioè?"
"Con il padre del ragazzo provo a parlarci io, per capire se ci conviene mentire o no... e se fosse... tu sarai un lontano cugino del ragazzo."
Peccato che al;e loro bugie in buona fede si contrapponesse una rivelazione in mala fede.

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora