(145: La rottura della vita precedente)

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Immagino che questo sguardo sul "dopo l'incidente" potrebbe non essere molto piacevole... ma vi posso assicurare che era necessario. Si avvicinava, infatti, l'anniversario dell'incidente, e Fede si sentiva via via sempre più angosciato. Non lo dava mai a vedere, ma era rimasto decisamente traumatizzato da quell'evento. Aveva promesso al Capo di essere forte, di essere lui a consolare i suoi cari, ma, a distanza di un anno, i ricordi facevano a pugni per emergere. Lavorava senza sosta, tra la ricostruzione di casa sua, quasi ultimata, per fortuna, e il suo nuovo ruolo di padre a tutti gli effetti.
"Tesoro, a cosa pensi?" domandò Flor, mentre il giovane riempiva il bagnetto per i gemellini.
"Ma no... no, niente... niente d'importante." rispose il giovane. "Ciao, Aurora! Che ne dici, ti va di giocare un po' con l'acqua?" chiese, rivolgendosi alla figlioletta. "Magari riuscirai ad acchiappare il fantasma dispettoso che ti fa fare i brutti sogni, vero?"
Aurora rise: sembrava che la parola "fantasma" non le mettesse affatto paura. Protese le minuscole braccia verso il padre, che la prese in braccio, le tolse i vestitini e l'adagiò dolcemente nel bagnetto. La piccola, senza che nessuno le dicesse nulla, cominciò a sfregarsi le manine sul viso, sulle braccia e sulle gambe. Improvvisamente si toccò gli occhi, che naturalmente presero a bruciarle.
"Oh, povera principessina... shh, buona, adesso ti passa." E la baciò sulla fronte. "Il sapone non va negli occhietti, altrimenti fanno male! Stai tranquilla, lasciati servire!" Le pulì il visino con un asciugamano e prese ad insaponarla delicatamente, facendo delle smorfie per distrarla dal bruciore agli occhi.
Flor si trovò a sorridere guardandolo giocare con la bimba, mentre sceglieva i vestitini di ricambio per lei. Ogni tanto entrambi si voltavano a guardare gli altri tre gemellini. Poi Fede notò che Derick teneva tra le mani la palla di neve che gli aveva regalato sua madre e trasalì.
"Oh... amore, scusami... forse non volevi che la prendesse..."
"Cosa? No, non è questo..."
"Il fatto è che i bambini ne erano rimasti affascinati... e allora io... ho pensato di farli giocare a turno... sai, non fanno neanche tante storie quando devono passarsi la palla di neve."
"Hai fatto bene, amore" disse il giovane, accarezzando i capelli della piccola Aurora, mentre vi passava lo shampoo. Le aveva preso una paperella di gomma, per farla giocare, e ogni tanto le faceva una smorfia per farla ridere... Flor aveva ragione: i bambini erano un po' come dei pesciolini, si crogiolavano nell'acqua come se non ci fosse un domani.
Ma, nonostante facesse di tutto per concentrarsi solo sulla bambina, il suo pensiero era sempre lì.
""Te la ricordi, questa palla di neve, Greta?"
"Sì, me ricordare... sua madre portato qvesta palla di neve di Slovenia..e lei... lei piccolino... si metteva lì e girava con sue manine..."
"Mi ha sempre affascinato, questa palla di neve... immaginavo che... che in un castello di neve ci fosse la mia principessa"..."
"Amore, con me puoi parlare" lo incalzò Flor. "Dai, dimmi a cosa pensi. Lo vedo che, anche se giochi con i bambini, anche se sei un papà fantastico, ogni tanto guardi quella palla di neve e ti rattristi... cosa ti succede?"
"È passato quasi un anno, Flor... quasi un anno da quando..."
Vedendo che Aurora si era rilassata tanto da rischiare di addormentarsi, il giovane la tirò fuori dal bagnetto e l'avvolse in un asciugamano.
"Derick, amore, tocca a te! Facciamo il bagnetto?" lo riscosse Flor. "Margarita, ora puoi giocare un po' tu con la sfera magica." Il piccolo non protestò, come sarebbe stato prevedibile. Flor gli tolse la pallina di neve dalle mani, delicatamente, e la passò a Margarita.
Aveva messo una serie di tappeti che coprissero tutto il pavimento, per evitare che i bambini si facessero male, ma fu utile anche per non far rompere di nuovo l'oggetto.
"Tu non ne parli quasi mai, amore... io ti ho fatto una testa così, con questa storia." disse Flor, mentre adagiava Derick nel bagnetto. Lui era un po' meno tranquillo di Aurora, infatti si mise a schizzare un po'. "Ehi, ehi! Non si fa, bricconcello" lo riprese affettuosamente Flor, facendogli il solletico. "Sei un cavaliere come il tuo papà, devi fare il bravo!"
Il giovane sorrise: vedeva che Flor stava cercando di occuparsi di lui e dei bambini contemporaneamente.
"Non mi piace parlarne, Flor. Vedi... io non voglio che... che tu o chiunque altro di quelli che amo debba sentirsi obbligato a consolarmi... in fondo il Capo ha ragione. Io me la sono cercata... e lui è stato così buono da permettermi di mettere su famiglia con te, che sei la donna delle mie due vite... e di sempre... insomma..."
"Non te la sei affatto cercata. Ti sei solo trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. E, sai, è anche per questo che ti amo. Sei un eroe: un uomo coraggioso. Sei un uomo meraviglioso, e non sei il solito principe. Cioè, hai il coraggio di un principe azzurro e anche le fattezze fisiche, però... insomma, sei un principe che sa anche mostrarsi debole e questo è importante."
Mentre il giovane abbottonava la tutina di Aurora, la palla di neve cadde dalle mani di Margarita, atterrando dolcemente sul tappeto. Margarita si mise a piangere, e, non riuscendo a vederla così, il giovane, stringendo a sé Aurora con un braccio, sollevò con l'altra mano la sfera di neve e la mise di nuovo tra le mani di Margarita.
"Oh, amore, non piangere... ecco qua la sfera magica! Visto? Non è successo niente!" le disse, dolcemente. "Diglielo anche tu, Aurora!" La bimba emise una risatina e fece l'atto di abbracciare la sorellina. Flor sorrise a quella scena.
"Oh... ecco un altro principino tutto pulito!" esclamò, tirando fuori Derick dalla piccola vasca e avvolgendolo in un asciugamano.
Eduardo, intanto, si sporgeva in avanti, nella sua carrozzina, e aveva preso a sfiorare il viso di suo padre. Quest'ultimo aveva fatto sdraiare Aurora nella sua culletta, dopo averle dato un bacio sulla fronte, e la piccola, stanca, si era addormentata praticamente subito.
Ora il giovane stava per prendere in braccio il piccolo Eduardo, per fargli il bagno.
Il piccolo gli accarezzava la zona in cui si erano formate delle occhiaie e il giovane si sentiva rinfrancato da quel tocco delicato.
"Ah, che carino che sei! Lo sai che sto molto meglio?" disse il giovane, rivolto al bambino. "Ora però andiamo a fare il bagnetto, che hai certi occbi stanchi da far tenerezza... vieni, piccolo."
Il piccolo Eduardo rise... Flor guardò di sottecchi il giovane, sperando che l'effetto delle mani del bambino fosse a lungo termine... ma notò comunque la sua fronte leggermente aggrottata, ma non certo per disappunto. Avrebbe voluto fare qualcosa, ma non aveva la minima idea di come comportarsi. Lei stessa gli aveva detto più volte che per lei l'incidente era stato un trauma.
Per quanto si sforzasse, non riusciva a non pensarci... non riusciva a pensare al fatto che, forse, non avrebbe più sentito la sua voce, anche se fosse stato arrabbiato, o il suo tocco leggero sul viso per consolarla, o la presa forte e salda delle sue braccia, che l'avevano praticamente salvata quando si era buttata fuori dalla sua auto.
""Mi faccia scendere o mi metto a gridare! Mi faccia scendere sennò mi metto a gridare!" aveva esclamato la ragazza, esasperata. "NON MI VUOLE FARE SCENDERE! NON MI VUOLE FARE SCENDERE!" Fece l'atto di aprire la portiera e saltare giù dall'auto, ma questa prese a roteare pericolosamente su se stessa. Fede in qualche modo tirò il freno e l'afferrò, tenendola stretta. Potevano respirarsi l'un l'altra. I loro cuori erano così vicini che probabilmente si sarebbero potuti scambiare in quel momento... lei scoprì che lui era freddo solo di toni... il suo corpo era caldo, accogliente... aveva le mani calde e forti, il respiro leggero... e in quel momento la stringeva forte, come se avesse avuto paura di vedersela sfuggire da un momento all'altro."
Flor si riscosse. Non si era nemmeno accorta del fatto che il giovane avesse asciugato il corpicino di Eduardo e gli avesse messo la tuta, per poi adagiarlo sulla carrozzina. Aveva, infine, parlato sottovoce a Margarita, che gli aveva restituito la palla di neve. Lui l'aveva prontamente passata ad Eduardo. Sembrava che quell'oggetto scottasse.
"Vieni, Margarita" le aveva detto con dolcezza, dopo aver cambiato per l'ultima volta l'acqua nel bagnetto.
"Oh... amore, tranquillo... ci penso io" disse Flor, avvicinandosi. "Ti vedo un po' pallido... vai a sdraiarti un po'."
"No... no, non preoccuparti, sto bene" rispose lui, lasciando andare delicatamente la bambina. Lei si mise a giocare con l'acqua, ma più delicatamente di Derick.
"Dai, avevamo detto che avremmo fatto il bagnetto a due gemelli a testa" rise Flor.
"E va bene, giusto per rispettare i patti... ma non mi muoverò di qua finché non avremo finito!" rispose il giovane, ridendo. Forse avrebbe dovuto dar retta a Flor, perché un cerchio alla testa sempre più pressante lo stava tormentando da un po', ma lo ignorò direttamente. Si mise, anzi, a giocare con Eduardo e Aurora, che si era risvegliata.
Sperava davvero che prendersi cura dei bambini lo aiutasse a non pensare, ma quel dolore era sempre più martellante.
Improvvisamente, mentre Flor adagiava Margarita accanto ai fratellini, vide che il giovane tremava, che faceva fatica a stare in piedi.
"Ehi! Fede, che ti prende?" chiese Flor, preoccupata.
"No... non di nuovo... non voglio... ti prego..." prese a balbettare il giovane.
I gemellini si misero a piangere, in contemporanea, puntando lo sguardo sul suo volto. Il giovane non riusciva a riconoscerli. Gli straziava il cuore sapere che un qualsiasi bambino stesse piangendo... ma non sapeva che fare.
"Amore, tranquillo... va tutto bene" disse Flor, prendendogli il braccio e portandoselo sulle spalle. "Vieni... ecco, siediti... va tutto bene, va tutto bene" continuava a ripetergli, ma non sapeva se fosse vero. Il giovane era lì, sfiancato, in preda alle allucinazioni. Ad un certo punto cercò di spingere la ragazza più indietro, come per proteggerla.
"AIUTO!" gridò la ragazza. "VENITE AD AIUTARMI, VI PREGO!"

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora