181: Il mestiere più difficile del mondo

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(Consiglio dell'autrice: se voleste sentire almeno la voce del Freezer in versione papà vi consiglio gli episodi del cartone animato: "La stella di Laura", che vi riserverà anche altre sorprese a livello di doppiaggio. Se invece voleste vederlo, o meglio ascoltarlo, in un'altra versione, vi consiglio: "Honey-Honey: i fantastici viaggi di Fiorellino", nel ridoppiaggio, in cui presta la voce a Phoenix, o Fenice: il ladro gentiluomo. È grazie al buon Freezer che mi sono innamorata del mondo del doppiaggio e volevo condividere queste chicche con qualche freezerina).
Il giorno dopo la casa si sarebbe svuotata da tutti i ragazzi, perché sarebbe ricominciata la scuola, per loro.
"Non ci fai le raccomandazioni, stavolta?" chiese Thomas, rivolto a Fede.
"Questa volta no... mi fido dei miei ragazzi e so che si comporteranno bene... non è vero?"
"Promesso!" esclamò Thomas.
"A proposito: il testo lo manderai al concorso, gnomo?" chiese Fede, sorridendo.
"Sì! Però mi dovresti registrare la chitarra... anche se io ti vorrei con me sul palco."
"Facciamo così. Io ti accompagno e tu sali sul palco, ti esibisci e spacchi tutto come solo tu sai fare, va bene?"
Flor, che li ascoltava, scoppiò a ridere.
"Flor... nella tua cassettina di Pronto Soccorso c'è un amuleto contro l'ansia da palcoscenico?"
"Oh, sì! L'amuleto trattienicuori!"
"Lo vogliamo prestare all'ometto, così magari si riprende?"
"Volo a prenderlo e tornoooo!" cantilenò Flor.
"Sì, ma io conosco un amuleto vivente" disse Thomas. "Anzi, due!" E strizzò l'occhio a Fede e Flor.
"Hai capito lo gnomo?" gli disse ridendo Fede.
"Ecco qua! Tutto per te, piccolino."
"Grazie! Me lo terrò nascosto, in tasca, così nessuno me lo fregherà!"
"Bravissimo. Su, ora va' a letto, gnomo!" Diede una pacca sulla spalla del fratellino e lo baciò sulla guancia. "Ah... e... grazie..."
"Perché, Fede? Io non ho fatto niente..."
"Perché ti sei fidato di me e mi hai fatto sognare con la musica, come quando ero piccolo."
Flor aveva un sorriso a trentadue denti.
"Oh, fatine dei principi azzurri: sono o non sono la donna più fortunata del mondo? È così carino, dolce, tenero, attento, bello... il mio principe operaio! Mio Dio, quant'è dolce!"
"E tu, signorina? Come ti senti? Sei nervosa?" chiese dolcemente Fede, rivolto a Maya.
"Non lo so. Mi guardavano così male, quando siamo andati a scuola... io..."
"Vediamo che si può fare per far passare il broncio alla piccola ribelle. È inutile che ti dica che puoi sempre contare su di noi, vero? Però... adesso ti prometto che farò attenzione a come stai. E se qualcuno, chiunque, dovesse fare qualcosa alla mia sorellina, se la vedrà con il fantasma del Freezer... e se da soli sono tremendi, insieme sono una bomba ad orologeria. Sai, piccola... da quando sono tornato, le poche volte in cui mi arrabbio sono quelle che mi fanno paura."
"Perché?"
"Perché quando si arrabbia vuol dire che la cosa è grave. È irriconoscibile o no? Così calmo, gentile e tranquillo... e poi... ora sono io quella che si arrabbia sempre!"
"Mi chiedevo una cosa... perché non iniziate a fare musica insieme?"
"Cioè?" chiesero i due, in contemporanea.
"Voglio dire: tu suonavi... ci hai "prestato" i tuoi strumenti e ora che hai ripreso a suonare e cantare... sei stato grande..."
"Tesoro, ma come facciamo? Insomma: siamo più poveri di com'ero povera io prima, i bambini, il lavoro... dove lo troviamo, il tempo?"
"Non fare la noiosa, Flor... che ti è successo?"
"È una mamma" spiegò Fede. "Quando hai dei figli a cui badare ti crei tanti problemi."
"E poi... sono triste perché la Floricienta band è ferma da più di un anno."
"Ah... com'era quella cosa che diceva Martin? Trauma da distacco o qualcosa di simile?"
"Sì..." sospirò lei, guardando Fede.
"Beh, però... forse per quello si può fare qualcosa. E poi non è male che i bambini crescano con la voce della mamma."
"Di cosa stai parlando, Don Freezer?"
"Tu stai tranquilla. Hai bisogno di pensare a cose che non siano solo il lavoro e i cataclismi che potrebbero piombarci addosso."
I ragazzi della Floricienta Band, escluso Bata, avevano preso strade diverse. Clara aveva una sua band: Facha e Nata, che si erano alla fine messi insieme, avevano messo su un duo e viaggiavano per il mondo. La fortuna aveva iniziato a sorridere anche a loro. Magari il giovane non avrebbe potuto coinvolgere loro, ma... poteva chiedere ai ragazzi di mettere su una loro band e aiutarli da dietro le quinte. Ricordava che da ragazzo gli piaceva lavorare alle incisioni.
"Intanto non pensare a cose tristi, sorellina... riposati, così domani sarai bella carica per ricominciare la vita di una comune adolescente... senza mostri a tre teste che escono dalle pareti, finalmente!"
"Va bene... allora io vado a letto." mormorò la ragazza.
"Sogni d'oro, diavoletto!"
"Sogni d'oro, fratellino." rispose la ragazzina.
Quando fu andata a letto, Flor guardò un attimo negli occhi Fede e comprese.
"Non la vuoi spaventare, ma sei più preoccupato di lei, non è vero, Don Freezer?"
"Hai fatto centro."
"Perché? Che è successo a scuola, tesoro?"
"Quelle ragazze la guardavano male, come se fosse una marziana... Dio mio... Capo, non me ne voglia, ma... insomma... è possibile che nessuno insegni a dei ragazzini come ci si comporta? Mia sorella fino a non molto tempo fa era tremenda, lo sai meglio di me... però... non avrebbe preso di mira un'altra ragazza così, a caso... solo perché non ha i soldi che le escono dalle orecchie se la rivolti a testa in giù."
"Oh mio Dio, che cosa?" chiese Flor. "E questa da dove l'hai presa?"
"Dalla meraviglia che ho di fronte" la stuuzicò Fede.
"Questa metafora è meglio delle mie, però... sei ispirato, ultimamente, eh?"
"Sì, ma... non mi viene in mente niente per aiutare la mia sorellina, accidenti!"
"D'accordo, sei un... ibrido? Si dice così? Tra un uomo, un fantasma e un angelo custode, ma non hai la sfera di cristallo... è normale avere paura: i nostri ragazzi non sono più abituati ad uscire, a confrontarsi con il mondo esterno. Ma sono svegli, intelligenti, e poi hanno superato l'inferno, capisci? Dopo aver rischiato di non vedere più il loro punto di riferimento vuoi che si spaventino per quattro ragazzini viziati?"
"E se non fosse così? Se avessero paura?"
"Beh, se avessero paura la Cenerentola imbranata e il fratello gentile e comprensivo parleranno con loro e li aiuteranno. Sei bravissimo con i ragazzi, specialmente ora che non hai più quella zavorra del ghiaccio intorno al cuore..."
"Credi?"
"Ma sì, certo!"
"Non lo so. Io mi sento più imbranato che mai, veramente."
"Ho un'idea!" saltò su Flor. "Tu puoi diventare invisibile. Vai a scuola con lei, fino all'ingresso, falle sentire che ci sei... così non la derideranno per essere venuta con qualcuno, perché i ragazzini capricciosi lo fanno sempre, ma lei saprà che ci sei... che ne dici, don Freezer? Si può fare?"
Lui non le diede una risposta verbale. Si gettò sulle sue labbra e le gettò le braccia al collo.
"Te l'ho già detto che sei meravigliosa?" le chiese invece.
"Sì, ma mi fai sciogliere ogni volta che me lo dici... e poi... lo sei anche tu."
Andarono a letto anche loro, sempre con le culle dei gemellini accanto.
"Oh, mamma... aiutami a trovare un'idea per fare la proposta al mio amore, ti prego! Voglio che sia una cosa bella... una cosa speciale... perché lui è speciale, mi capisci? È più innocente di un bambino e ha il cuore più grande di tutto il paese! Ce ne ho messo di tempo, per farglielo capire, ma... ma io lo so da sempre quant'è buono!" pensò Flor, prima di assopirsi.
Il giorno dopo, aiutata da Titina, preparò una ricca colazione per gli aspiranti scolari. Anche Emma, Agostina e Tiago avrebbero iniziato ad andare a scuola.
Agostina, essendo la più piccola, sarebbe stata l'unica in classe da sola, ed era molto spaventata all'idea di andare a scuola e non saper parlare bene.
"Oh, mia dolce sirenetta! Stai tranquilla: ci ha pensato il tuo papà a spiegare che devi ritrovare la tua bella vocina... la direttrice è un po' dura..." Da dietro le sue spalle, Fede si schiarì la voce per dirle di fare attenzione, perché la piccola Agostina aveva cambiato faccia: sembrava nervosa. "Ma è molto buona e ha promesso che ti aiuterà... non è vero, tesoro?"
"Ma certo!" rispose Fede, avvicinandosi alla "sirenetta" e dandole un bacio sulla fronte. "E poi, è impossibile non voler bene ad una bambina speciale come te! Stai tranquilla, tesoro."
"Mamma... mamma e papà... co... con... contenti... di me e Tiago?" chiese Agostina.
"Moltissimo, piccola" rispose Flor. "E anche papà. E oltre a noi... anche i vostri genitori che sono in cielo..."
"Sottoscrivo tutto" si aggregò Fede, sorridendo. "Siete dei ragazzi speciali: non si può non essere fieri di avere due figli così."
"Gra... gra... grazie" balbettò ancora la bambina.
"Sì. Grazie" si aggregò Santiago. "Dai, Ago! Tanto ci vedremo fuori scuola e staremo tutti insieme!"
"Oh, che bravo! come il tuo papà, sei un bravo fratello ma... non ci credo che sto per usare il "vecchio adagio" del mio Fede!"
"Quale?" chiese lui, ridendo.
"Gli stavo per dire una cosa tipo: "Sei un bravo fratello maggiore"!"
"Veramente?" chiese Santiago.
"Sì, veramente" gli disse Flor.
"Io voglio essere come il mio papà adottivo, quindi sono contento!"
In quel momento il giovane si sentì sciogliere, letteralmente. Il piccolo Santiago, il suo primo figlio, desiderava essere... come lui!
"Grazie, piccolo" gli disse con dolcezza, battendogli un cinque.
Flor sorrise guardandolo. Le faceva tenerezza vederlo così intenerito da una cosa così semplice.
"E tu, amore mio? Anche tu sei tesa?" chiese Franco.
"Un po'... ma sono contenta di andare a scuola" rispose lei.
"Oh santo cielo! Non credevo che avrei mai sentito dire questa frase qui dentro!" esclamò Fede, scoppiando a ridere. Si avvicinò ad Emma e le disse piano: "Ehi, tesoro... se doveste sentirvi seguite, né tu né mia sorella dovrete voltarvi, capito? Sono io... per il primo giorno voglio essere presente senza che gli altri studenti lo sappiano."
"Ah..." sussurrò in risposta lei, capendo. "Va bene."
"Non dire niente a Maya, a meno che non sia proprio necessario!"
"Te lo prometto..."
Uscirono di casa in blocco:Flor e Amélie con i più piccoli, Fede, mutato in fantasma, accompagnava Maya ed Emma. Quest'ultima non ebbe bisogno di dire nulla: Maya percepiva una presenza alle sue spalle, ma se ne sentiva rassicurata.
Inoltre il fatto che lui si fosse reso invisibile non l'avrebbe resa oggetto di scherno da parte dei suoi compagni.
Quando i piccoli arrivarono a scuola, la signorina Domenech si mostrò più gentile del solito e accolse con gioia i ragazzi, compreso Thomas. La sua memoria era stata leggermente alterata: per lei Fede era stato in coma per alcuni mesi, motivo per il quale il piccolo era così abbattuto. La piccola Agostina fu accolta con molta dolcezza e a Flor fu permesso di accompagnarla in classe.
"Ti troverai bene, cara" le disse con dolcezza.
"Grazie, si... si... signora direttrice" rispose la bambina.
Flor accompagnò in classe la piccola, le diede due baci sulle guance e disse: "Ecco qui il rito portafortuna. E...? Un amuleto contro la timidezza! Eh?"
"Ti... ti vo... ti voglio bene, mamma..."
"Anch'io, piccola."
"Vo... vo... vorrei essere... come te..."
"Oh, piccola... non puoi immaginare quanto mi rendi felice! Vieni qui!" E la strinse in un caloroso abbraccio. "Se quello che mi dice il mio Free... cioè: il tuo papà, è vero, con un abbraccio sarai carica per tutta la giornata!"
Flor lasciò entrare la piccola e si fermò sulla porta per qualche minuto, ad osservarla. Era la prima volta che accompagnava a scuola dei bambini suoi... i suoi figli del cuore: quelli che l'avevano scelta come mamma... era così strano... e così bello. Per non parlare di come si fosse sentita quando la bimba aveva detto di voler essere come lei!
Quando Maya ed Emma giunsero all'ingresso, Fede decise di allontanarsi. Doveva tornare a casa dai gemellini, stare con loro fino all'inizio del turno al cantiere, anche perché Flor doveva andare a lavorare in sartoria.
Tornò a casa, ma quando vi fu giunto trovò un completo disastro. Massimo, che su richiesta di Evaristo era andato ad accertarsi che a casa Fritzenwalden fosse tutto a posto, quando gli fu detto che i piccoli erano a corto di pannolini si offrì di acquistarli, ma aveva sbagliato la taglia. Si era offerto di aiutare Greta a cambiare i gemelli, ma alla seconda volta la piccola Aurora, infastidita da quella roba, per liberarsene si era agitata nell'enorme pannolino, abbottonato male, impiastricciandosi le gambette, e si era agitata così tanto da diventare tutta rossa. Derick, un po' troppo curioso, si era sporcato le manine e se le era pulite addosso, sporcando anche il Conte che, per calmarlo dopo avergli dato il latte si era messo a scuoterlo maldestramente, beccandosi un rigurgito addosso. La povera Greta correva qua e là per cercare di rimediare, ma non ce la faceva da sola, e non voleva chiedere a Beba e Titina, che stavano lavorando nel salone di parrucchiera improvvisato, Antonio e Oscar, sfruttando la cucina di casa, preparavano catering per eventi, (con il permesso di Flor e Fede, ovviamente), Raul era andato a lavorare al bar con il figlio Bata, Sofia assisteva Reina, colta dalle nausee della gravidanza insieme a Lorenzo, Bella e Paloma stavano preparando i costumi per lo spettacolo e Amalia cercava di pulire, con l'aiuto di un po' maldestro Franco e del papà di Ramiro.
Nico, tutto preso dal montaggio del video di un matrimonio da concludere entro due ore, non si era accorto di niente.
"Ma che diavolo... cosa succede?" chiese Fede, entrando.
"Come diavolo ci riesci, Fritzenwalden?"
"Oh, santo cielo!" sospirò il giovane. "Greta... credo che di bagnetti ne serviranno due. Aurora è agitatissima e Derick... oh no, piccolo Freezer, le manine in bocca no." Gli pulì rapidamente le mani con delle salviettine, nel caso non avesse capito che non doveva metterle in bocca, mentre Greta riempiva due bagnetti. Non potevano usare le sole salviettine per pulire i piccoli. "Principessina... shh, buona... adesso risolviamo tutto... buttiamo via questo brutto straccio sporco e ti rimettiamo a nuovo, eh?" Greta sistemò i bagnetti.
"Herr Federica, me pensare a Derick. Piccola Aurora si calmare solo con mamma e papà, quando essere così nervosa."
"Massimo, va' a toglierti quella roba di dosso, che ti darà sicuramente fastidio. Ti presterò io qualcosa da mettere."
"Grazie, Fritzenwalden... e scusami: ho combinato un disastro!"
"Tranquillo" lo rassicurò Fede. Cambiare pannolini non era il modo migliore per iniziare una giornata, certo, ma in quel momento era solo preoccupato per i piccoli. Derick aveva rischiato, mettendosi quasi le mani sporche in bocca, mentre Aurora aveva un faccino così rosso che sembrava avesse uno sfogo provocato da una qualche allergia.
"Piccolino ora entrare in acqva e lavare via tutto corpicino sporco." lo stuzzicò Greta.
"Oh, grazie Greta, grazie!"
"No preoccupare, Herr Federica. Floricienta non esserci, ora, e lei essere molto bravo con piccoli... Conte un poco imbranato, però."
"Poverino... ha cercato di rendersi utile."
Greta portò via la busta con i pannolini sporchi e Fede si adoperò per lavare a dovere i due gemellini.
"Piccolo Freezer, quella brutta roba non si tocca, capito? E non la si spalma addosso. Guarda: queste bollicine magiche si spalmano addosso." E fece cadere sul corpo del piccolo un po' di sapone adatto ai bambini, che faceva le bolle. "Ecco... così va meglio, eh?" Poi si girò verso Aurora, che faceva per bere il liquido. "Oh no, principessina... questo non si beve. Guarda... si fa così." E le sfregò addosso il sapone, delicatamente, evitando di toccarle gli occhi. "Lo sappiamo che tu vuoi essere molto pulita, ma per pulirti dentro non si beve il sapone."
Aurora sembrò calmarsi un po'.
"Va meglio, vero?" chiese con dolcezza Fede.
Derick prese a giocare con l'acqua, più calmo.
"E bravo il piccolo Freezer!" disse sorridendo Fede, cercando di non pensare allo spavento che si era preso per quello che Derick stava per mangiare.
"E la bella principessina come sta? Va meglio, non è vero?" chiese, chinandosi a baciarle la fronte, umida per l'acqua del bagnetto e più fresca di qualche minuto prima. "Sì che va meglio... non ha più quel faccino tutto rosso."
Massimo, che si era cambiato, rimase a guardare Fede che coccolava in quel modo i due bambini, mentre ogni tanto gettava uno sguardo ad Eduardo e Margarita, che dormivano placidamente. Quando i piccoli furono abbastanza tranquilli e parvero sentirsi rinfrancati dal bagnetto, Fede li tirò fuori e con l'aiuto di Greta li avvolse in due asciugamani.
"Perché si agitavano tanto?" chiese Massimo, vedendo i gemelli improvvisamente così calmi.
"La principessina detesta sporcarsi e si scuote per scrollarsi tutto di dosso..."
"E il pannolino enorme ha fatto il resto, vero?"
"Esatto. È come quando non riesci a liberarti da qualcosa: più ti agiti, più ti sta addosso... e una bambina così piccola, capirai: diventa tutta rossa se piange come faceva Aurora."
"E Derick?"
"Vuole esplorare... un po' troppo per i miei gusti."
"Tu ti spaventi mai quando piangono in quel modo?"
"Tutte le volte. Ma forse darei di matto se non riuscissi a controllarmi, anche grazie al mio passato..."
"Accidenti, mi dispiace!"
"Tranquillo" lo rassicurò Fede mentre, finito di asciugare Aurora, la vestiva con cura. Fece due giri con l'enorme pannolino attorno al corpo della piccola e, dopo averlo chiuso con cautela, le passò del talco sulla pelle. Era ancora accaldata e il giovane sperava che così potesse sentirsi un po' più fresca, come quando ci si scotta sulla spiaggia e si ricorre al talco per attenuare il fastidio. Infine le fece indossare una tutina, che chiuse con cura.
"Ora la principessina si metterà qui tranquilla... guarda cos'ho per te!" E le passò un sonaglio. "Muovi la manina, così. Ti piace, eh?"
"Lo so che ho combinato un disastro, ma..."
"Vuoi tenerla?"
"Sì... vorrei."
"Che ne dici, Aurora? Ti va di conoscere lo zio Max?"
"Che...?" chiese Massimo.
"Ma sì! Presto tu e Flor sarete fratelli acquisiti, quindi tu tecnicamente sei lo zio Max..."
Aurora fece uno strano versetto.
"Tranquilla, piccina... lo zio Max è molto più bravo del tuo papà... solo che non lo sa ancora. Però... beh, non sarà mai bravo quanto la mamma, questo è certo."
La coprì di baci mentre la portava verso il Conte.
"Fai la brava e fagli un po' di coccole, così gli dai la carica come fai con papà, d'accordo?" La bimba accennò una risatina. "Ma che brava!"
"Oh... ciao Aurora..." sussurrò il Conte. "Scusa, lo zio Max è un po' sbadato."
Fede si portò una mano alla bocca, mandandole un bacio. Aurora, capendo, diede un bacio al Conte mentre suo padre ripeteva l'operazione effettuata con lei anche per il piccolo Derick.
"E bravo il mio campione! Così va meglio anche per te, vero?" Il piccolo sorrise. Fede notò che aveva qualcosa di diverso... chissà quando gli sarebbe spuntato, il primo dentino?
"È bello tenere in braccio tua figlia, Fritzenwalden."
"Ti piaceva anche prima?"
"Sì... solo che non sapevo come calmarla... non so neanche dove mettere le mani per fare la metà delle cose che fai tu."
"Beh, Massimo, io sono stato un po' imbranato con la donna di cui sono innamorato. Siamo pari, no?"
"Quanto mi piace tenere in braccio questa bimba! È così dolce, e..." Il Conte esitò: sarebbe sembrato strano che lui parlasse di come si sentiva mentre teneva in braccio la bambina o mentre era in una stanza con tutti e quattro i gemelli?
"Che succede, ti vergogni?" chiese il capofamiglia, prendendo tra le braccia Margarita, che si era svegliata. "Buongiorno al piccolo fiore di casa! Come stai?" Il Conte rimase a guardarlo: lui se ne stava lì, vezzeggiava i bambini chiedendo continuamente loro qualcosa... era totalmente diverso dal Fritzenwalden che aveva conosciuto. Non riuscendo a trattenersi, incantato, il Conte prese a coprire di baci la piccola Aurora.
"Il Conte Mi... perdonami: è più forte di me. Massimo con una bambina in braccio, che se la mangia di baci? La mia piccola Aurora è un miracolo vivente!"
"Tu sapresti riconoscerli anche senza guardarli?"
"Forse sì. Ecco... Aurora, tranne quando si sporca come prima, è la più tranquilla, quella che ride più spesso. Così... come fa adesso. Derick è il monello: è quello che urla più forte quando è nervoso. È un po' dispettoso, a volte, ma quando è in braccio alla mamma si scioglie... tale padre, tale figlio! Eduardo è quello che cerca di ripetere le parole, ma ancora non ci riesce, povero piccino... e Margarita... degna figlia della sua bellissima madre: è stata la prima a dire qualche parola."
In quel momento Flor aveva acceso il suo baby-interfono. Uno lo tenevano a turno lei e Fede, uno era a casa.
"Oh, fatine: il mio Freezer... i miei bambini! E la piccola Aurora in braccio allo zio... al Conte Minimo! Sapevo che l'avrebbe conquistato, un giorno o l'altro! Ma ora dovrei spegnere... so che il mio Freezer li riconoscerebbe anche con la congiuntivite, i suoi figli... e i nostri figli adottivi ci apprezzano, ci vogliono bene... grazie, fatine, grazie per aver fatto tornare il mio Fede!"
La padrona della sartoria entrò in quel momento.
"Oh... mi scusi, signora!"
"Mia cara, ma scherzi?" chiese dolcemente la donna. "È molto bello. Sai, se avessi avuto anch'io un apparecchietto come questo avrei ascoltato tutto il tempo i miei figli e mio marito. Ti va di raccontarmi un po'?"
"Oh, signora Maria... lei non mi crederà, ma... io sono la ragazza di un principe... il principe degli angeli custodi!"
"Ti credo, cara. Dev'essere un bravissimo ragazzo, un uomo con un cuore grande, se ha meritato un titolo del genere."
"Sì... vede: il fatto è che... i suoi genitori sono venuti a mancare quando lui era adolescente... è cresciuto così, tutto in una volta... e per sopravvivere si è costruito una parete di ghiaccio attorno al cuore, tanto che quando l'ho conosciuto l'ho soprannominato signor Freezer. Ma poi... l'ho visto fragile e ho capito... ho capito che lui faceva così solo perché voleva talmente bene alla sua famiglia da aver paura che potesse sfasciarsi. Abbiamo sofferto tanto, perché c'erano di mezzo delle persone... ma poi, quando stavamo per partire per un viaggio... lui per un po' ha dovuto per forza lasciare le redini di tutto. E pensare che quando gli ho chiesto: "Che cosa succederà quando lei lascerà le redini di tutto?", lui si è sminuito, come se non facesse niente. Mi ha risposto: "Ma niente, la mia famiglia continuerà come sempre, la casa andrà avanti comunque, i ragazzi avranno la solita vita tranquilla..." Ma non è stato così. Quando lui è... quando lui è..."
"Quando lui per un po' ha dovuto andarsene la vostra famiglia è andata a rotoli, non è vero?"
"Sì... e lui ha lottato fino a non farcela più, ma alla fine... alla fine è tornato, il mio principe coraggioso! E pensare che io lo credevo codardo... ma lui non lo era!"
"Non ne dubito, cara" disse sorridendo la signora Maria.
"Lei ha dei figli?"
"Oh, sì! E uno di loro somiglia proprio al tuo ragazzo, per come l'hai descritto."
"Davvero? E come si chiama?"
"Si chiama Fede..." Ma la donna, come colpita da un fulmine, si fermò a metà nome.
"Federico? Come il mio principe?" chiese Flor.
"Oh, no... è che ti ho sentito dire "Fede" e mi sono confusa. Mio figlio si chiama Gabriele." spiegò la donna.
"Gabriele? Oh, che bel nome!" esclamò Flor, sorridendo. Si astenne dal dire che Fede le aveva svelato che l'angelo che l'aveva accolto in Paradiso si chiamava Gabriele.
"Sa, signora... sono giorni che penso a cosa potrei fare per proporre al mio principino di sposarmi. Lui la proposta me l'ha fatta in tutti i modi: anche facendo le capriole... ora è il momento che lo faccia io. Vede... lui era molto ricco in passato, ma ha dato via tutto il denaro per vivere tranquillo, perché una persona ci perseguitava. Una volta l'ho sentito dire che gli dispiaceva di non potermi dare il matrimonio che secondo lui meritavo e io... beh, nemmeno io posso dargli quello che merita, ma fosse per me me lo sposerei anche in vestaglia..."
"Beh... posso aiutarti un po' io, in questo, mia cara." disse la signora Maria, guardando il bellissimo abito da sposa al quale Flor stava lavorando.
"Lei... insomma: davvero lo farebbe?" chiese la giovane, sconcertata.
"Lo farei eccome!" rispose la padrona della sartoria. "Sai, a me piace che le ragazze che lavorano con me mi confidino ciò che le riguarda e se posso aiutarle lo faccio con piacere."
"Oh, grazie, grazie mille, grazie!" esclamò Flor, saltandole quasi addosso per abbracciarla. "Oh, mi scusi."
"Cara Flor, magari ci fosse più gente come te, al mondo!" ribatté l'altra.
Intanto, a casa, mentre Fede aveva preso a far giocare insieme Margarita, Eduardo e Derick, Massimo continuava a vezzeggiare Aurora. Gli piaceva tenerla vicina, farle facce buffe, anche se era ancora impacciato nel parlarle.
"Fortuna che la mamma non c'è, sennò si arrabbierebbe!" esclamò ridendo.
"Lo credo, se le fai le vocine dicendole cose troppo serie la piccolina pensa: "Ma questo che vuole"?" scherzò il Freezer, completamente estasiato dalla sola presenza dei suoi figli. "Sai, Aurora... lo zio Max è molto buono, come dicono al tuo papà e alla tua mamma... un po' imbranato, però, vero?"
Il Conte scoppiò a ridere.
"Oh mio Dio, Fritzenwalden... io ho detto una cosa simile di te ad Evaristo, una volta... per la storia di avere più donne." Aurora gli diede un pizzicotto, come se avesse capito. "Ahi! Scherzavo, dolcetto alla vaniglia!"
"Aspetta: cosa?" chiese Fede, non capendo. "Che soprannome... particolare, per una bambina..."
"Non so perché, ma quando sono vicino ai tuoi figli mi succede una cosa strana, Fritzenwalden."
"Una sola, Conte Minimo?"
Ma il Conte non fece in tempo a rispondere. In quel preciso istante Fede vide entrare sua sorella, di soppiatto. Era tutta sporca di qualcosa che sembrava aranciata, camminava rasente al muro e cercava di non farsi vedere... ma se in una cosa Fede non era cambiato, era il suo sguardo vigile.
"Maya! Piccola, ehi... per l'amor del cielo, che è successo?" chiese preoccupato.
"Niente... una mia compagna mi è inciampata addosso e ha fatto cadere l'aranciata... non volevo che ti arrabbiassi e..."
"Tesoro, aspetta, ti prego!"
"No, no... devo andare... devo andare a cambiarmi, adesso... io..."
"Va... va bene, come vuoi, ma..." Il povero Freezer guardava la sorella, interrogativo... non era convinto. La vedeva strana, come quando era stata presa di mira dalle bulle la prima volta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 11 ⏰

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