(9: Il segreto di Flor)

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"Piccola... da brava, siediti!"
Flor si avvicinò a Dominick e mise una sedia dietro di lei. Fede gliel'aveva già detto una volta: le aveva chiesto di essere forte per i bambini, nonostante tutto, e a prescindere da dove fosse in quel momento, lei lo sentiva più vicino che mai. Le schegge dello specchio, infatti, volarono nuovamente e formarono la scritta: "Grazie, amore mio! Sei una donna fantastica!"
"Che gli è successo?" chiese Dominick.
"Amore mio... è complicato..." rispose Flor. "Figurati che nemmeno io che credo alla magia riesco a credere che sia accaduta una cosa del genere."
"Sì, Flor... ma mi avevano detto che lui..."
"Se non hai dimenticato, significa che anche il tuo legame con lui è molto forte... più forte della vita stessa..."
"Allora è vero! È vero!"
"Sì, è vero, ma gli è stata concessa un'altra occasione... solo che gli è toccato affrontare di nuovo il pericolo, capisci? Sai, per tornare davvero..."
"Possiamo entrare, Flor?" chiese Thomas, che era rimasto in disparte.
"Gli farà piacere" rispose Flor, "ma dovrete essere forti e restare uniti! Trasmettetegli la vostra forza."
Entrarono tutti nella stanza di Fede.
I bambini si avvicinarono tremanti al letto. Roberta era quella che tremava più di tutti. Thomas la prese per mano e l'accompagnò fino ai piedi del letto.
"Ti ho portato una cosa" disse Dominick, tirando fuori dalla tasca del cappotto un biglietto a forma di cuore.
Lo posò sul letto, accanto a un macchinario. Fede scosse il braccio e prese quel bigliettino tra le dita.
"Ci manchi tanto" disse Roberta, "anzi, tantissimo! Ci manchi tantissimo!"
Roberta non si reggeva quasi in piedi e Thomas, accorgendosene, riprese la sua mano per evitare che cadesse a terra.
"Per favore, Fede, apri gli occhi! La vedi Roberta? Lei sta davvero male! Si è legata a te come... come..." balbettò Thomas, e in risposta comparve un'altra scritta: "'giuro che ci sto provando, ragazzi. Ve lo giuro."
"Tutti stiamo male" concluse Martin. "Ti staremo accanto, ma ti prego, apri gli occhi, svegliati! Ti prego Fede!"
"Ci sto provando, credetemi!" esclamò lui, gettandosi per l'ennesima volta contro la pietra che gli bloccava la strada. Riuscì a spingerla via di qualche centimetro, ma poi quella s'incastrò e tornò indietro.
"Guarda il lato positivo, caro" disse Margarita, "si è spostata un po'. Questa impedisce il passaggio a quelli che se ne sono già andati, per questo è tanto difficile rimuoverla... ma credo che il fatto che si sia spostata di qualche centimetro dopo la settima volta che hai cercato di spingerla voglia dire che hai qualche speranza di tornare e che c'è ancora bisogno di te là..."
"Dio mio... per favore! Non so quanto riuscirò a resistere!" disse Fede, lanciandosi di nuovo contro la pietra e serrando la mascella. Il suo volto era talmente contratto da risultare quasi irriconoscibile.
I muscoli del suo corpo si tesero al massimo e spinse di nuovo.
Margarita tentò di aiutarlo, ma il masso enorme la sbalzò via. Per qualche istamte, in compenso, parve che si staccasse dal buco in cui si trovava, ma poi tornò prepotentemente indietro e Fede fu scagliato dall'altra parte del minuscolo ambiente.
I bambini gli davano la forza, continuando a parlare con lui.
Flor non parlava, non ne aveva la forza. Guardava quei quattro angioletti che le davano il coraggio necessario ad affrontare il dolore, la tristezza, lo sfinimento e la paura. Aiutando lei di riflesso aiutavano lui. Le pareva quasi di vederlo combattere contro qualcosa.
Poi arrivò anche un'altra persona: il padre del cuore di Flor. La ragazza gli corse incontro e lo strinse forte.
"Papà!" riuscì a balbettare. Era lui il suo papà: lui le raccontava le fiabe.
Lui era lì, aveva saputo dell'incidente e voleva stare lì con lei, consolarla.
"Ho saputo quello che è successo" disse lui. "Volevo sapere come stavi!"
"Io... io non lo so" gli rispose Flor.
"Posso dirtelo io, perché l'ho capito."
La guardò con l'affetto che solo un padre può dare, non importa se di sangue o del cuore. "Tu stai soffrendo tanto, piccola, ed è normale che sia così."
"Sì, ma allo stesso tempo sono felice!"
Lo guardò con l'affetto che può venire solo dal cuore di una figlia. "Sono tanto felice di rivederti, papà! E sono felice perché lui sta lottando per stare con la sua famiglia... e con me."
"Flor... c'è una cosa di te che non sai. Una cosa molto importante."
"Di... di che cosa si tratta, papà?"
"Tu sei... Una fata terrena, piccola."
"Una fata terrena? Cosa significa?"
"Ci sono le fate classiche, quelle che ti proteggono, e delle fate terrene, o angeli terreni, come te! Sono esseri umani, ma con poteri speciali. Si chiamerebbero angeli e basta, se non fosse per il fatto che gli angeli esistono già in un'altra forma."
La ragazza si sentiva smarrita, non capiva più niente, non sapeva cosa fare, cosa pensare. Una fata terrena! Cosa poteva fare per Fede? Non sapeva nemmeno come controllare quel suo dono, anzi: fino a cinque minuti prima non sapeva nemmeno di averlo, un dono. Poi ricordò delle cose. L'albero di sua madre era legato a lei. La noce da cui era nato quell'albero era tornata da lei e soprattutto: quell'albero era nato dalle sue lacrime.
La piccola creatura che aveva dentro prese ad agitarsi. Flor, pur avendo il volto congestionato dal dolore, non gridò per non creare problemi a Fede.
"Flor, che ti prende? Ti senti male?" le chiesero i quattro bambini, circondandola, mentre suo padre, che capiva meno di lei quel segreto che Margarita gli aveva svelato prima di andarsene, le stringeva la mano, preoccupato.
"No, no, non preoccupatevi, ragazzi!" rispose lei a stento.
Sentiva dolore, ma pensava che fosse dovuto al manifestarsi del suo segreto, qualunque cosa fosse. I suoi occhi vagarono per la stanza e si posarono sul volto pallido di  Fede, come se quel dono potesse in qualche modo guarirlo. Forse poteva, ma Flor non sapeva come comportarsi. Il suo cuore era distrutto dal dolore e non sapeva quanta forza quel dolore potesse toglierle.
Cercò di concentrarsi, guardò Fede e si disse: "Per favore, che vada tutto bene e che lui si risvegli, per favore!"
Poi tutto venne da sé. Lo vide spingere un masso, disperatamente, e riuscì a vederne un'estremità che sporgeva dall'ingresso di quella che sembrava una caverna. Afferrò quell'estremità e prese a tirare la pietra verso di sé, con tutte le sue forze. Strinse i denti e anche i suoi muscoli raggiunsero la tensione massima.
"Fede! Fede!" Margarita indicò Flor.
"Oh santo cielo... come fa ad essere lì e a tirare quella cosa?" chiese lui, senza però smettere di lottare con la pietra.
"Lei ha un dono speciale. Te lo spiegherò appena potrò, ma adesso spingi!"
E lui lo fece, mentre Flor, dall'altro lato, tirava con tutta la forza della disperazione.
Poi, però, dalla pietra uscì una voce sibilante: "Non puoi farlo." sussurrò, ma Flor non si perse d'animo... finché la sua pelle, per lo sforzo, non iniziò a diventare sempre più bianca e fredda.
"No Flor, fermati, non farlo" le gridò lui, capendo che qualcosa non andava. "Lasciala andare! LASCIALA ANDARE!"
E lei fu costretta a farlo, perché il suo corpo raggiunse il limite. Fede la respinse per metterla in salvo e lei perse conoscenza, sotto lo sguardo atterrito degli altri presenti.

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora