(21: Battaglia di famiglia)

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Reina incontrò sua madre nel cortile di quell'ospedale una settimana dopo. Si era rimessa del tutto in due giorni e andava regolarmente a trovare sua sorella. Il cuore le batteva a mille, era agitatissima, ma nonostante tutto corse decisa verso di lei.
"Mi devi dire qualcosa, piccola mia?"
"Sì che devo dirti qualcosa" rispose la ragazza. "Hai visto com'è ridotta mia sorella?"
"Tua sorella? Fino a qualche tempo fa eri d'accordo con me, Flor non era altro che il piccolo cardo, figlia mia."
Reina si portò le mani al volto per cercare di trattenere la rabbia e il dolore.
"Cerca di ragionare, Floricienta se ne andrà e tu tornerai a fare quello che ti dico io perché voglio vendicarmi, voglio vendicarmi di lei e di Fede."
"Come? No, questo non lo farò mai, mai! Non voglio commettere gli stessi errori del passato, sono stata malissimo per questo e non intendo soffrire di nuovo!"
"Ascoltami bene ragazzina" disse la strega afferrando la figlia per un polso e stringendola così forte da farla quasi urlare dal dolore, "tu farai quello che ti dico, che ti piaccia o no! Sei mia figlia e io mi occupo di te."
"Ti occupi di me?" Reina si liberò dalla morsa e diede una spinta alla strega. "Quando mai ti sei occupata di me nel senso in cui è intesa la parola?"
La strega stava per darle uno schiaffo, ma di colpo si sentì afferrare un polso e non fu in grado di opporre resistenza, perché non vedeva chi l'aveva fermata.
Era stata Flor ad intervenire per proteggere sua sorella.
"Come ti permetti?" La strega stava per puntare l'altra mano contro la figlia, ma anche stavolta fu trattenuta.
"Grazie Flor" sussurrò Reina, avendo la sensazione che Flor fosse con lei.
"Come fai?" La strega la guardò molto sorpresa.
"Non ho fatto niente!" La strega tirò fuori dalla tasca la bacchetta e la puntò contro il viso della figlia, ma si sentì afferrare per le spalle. Questa volta si trattava dell'altra figlia, Sofia.
La strega arrivò a toccare il braccio di Reina e conficcò in profondità la bacchetta, per iniettare bene il veleno.
Reina avvertì un intenso bruciore che partiva dal braccio diffondendosi in tutto il corpo e barcollò fino a crollare a terra, stremata.
"Così impari a metterti contro di me."
"Oh no! E adesso che faccio?" pensò Flor, senza lasciar andare la strega. Non poteva rischiare di toccare la bacchetta, perché i suoi graffi in veste di semi-fantasma non le facevano niente, ma costituivano un tremendo pericolo per il suo corpo e lei non aveva intenzione di offrirle la vita su un piatto d'argento.
Flor si girò e vide Reina distesa per terra con un braccio ferito, bruciava di febbre e non riusciva a rimettersi in piedi.
"No, non di nuovo!" disse. La strega non poteva sentirla, ma in quel momento non poteva sentirla nemmeno Reina e la cosa la faceva stare male. Si gettò per terra e le prese il braccio ferito tra le dita.
"Ti scongiuro, non di nuovo, ti prego!"
Le portò una mano sul viso e provò un brivido d'orrore nel sentirla febbricitante.
"Oh santo cielo! No, non è possibile!"
La ferita, attraverso il contatto di quelle dita tremanti, iniziò a rimarginarsi fino a trasformarsi in un semplice graffio. Flor tolse dal sangue della sorella tutto il veleno che la strega le aveva iniettato con la sua maledetta bacchetta, la stessa bacchetta che Flor avrebbe volentieri distrutto.
Sofia corse verso di loro e prese anche l'altra mano della sorella, scossa dai brividi. A poco a poco la febbre abbandonò la ragazza che si rimise in piedi e si portò davanti alle sorelle. Sofia fu la prima a vedere che lei e Reina non erano sole contro la strega.
"Flor! Come hai fatto? Come hai fatto a..."
"È difficile da spiegare" disse Flor, "ma adesso dobbiamo fare qualcosa. Per lei un altro colpo dato così potrebbe essere molto pericoloso, non posso permetterlo!"
Le ferite che Flor aveva curato a Reina, però, avevano creato problemi a lei.
"Ti rendi conto di come mi hai fatto vivere?" Reina aveva gli occhi pieni di rabbia. "Ho passato tutta la vita tra macchinazioni, inganni, bugie, cattiveria. Non voglio più vivere così, con questi maledetti sensi di colpa."
"No, basta, smettila!" Flor iniziava a detestare quelle parole. Soprattutto la parola: "Colpa" le bruciava come l'acido. "Non dire così, mi fai male!"
In quel momento apparve anche un'altra persona: si trattava di Fede.
"Sei qui per difendere mia figlia, eh?"
"Sì, ma non lo faccio per il motivo che credi tu" disse lui, "solo non posso sopportare che tu abbia potuto mentire a tua figlia, che tu le abbia fatto del male! "La luce dei miei occhi, la luce dei miei occhi!" Solo quando faceva quello che volevi tu era la luce dei tuoi occhi, altrimenti era la tua spina nel fianco, vero? È un bel modo di agire il tuo, sì, davvero un bel modo!"
"Ah, vedo che non sei così sciocco come volevi farmi credere!" disse la strega.
"Io le voglio bene come ad una sorella. Prova solo a sfiorarla e ti giuro che quell'affare lo spezzo con questo!" E tirò fuori il suo fioretto. La strega trasalì e fece un passo indietro.
"Sono stata io ad essere una sciocca!" disse Reina. "Non dovevo fare quello che ho fatto... e ora tu sei qui a difendermi!"
"No Reina, lei ha ingannato tutti noi! Te lo sei già dimenticato? In modo particolare Flor."
La strega questa volta colpì con forza Reina sulla guancia. La ragazza non ebbe reazione né fece smorfie di dolore deludendo le aspettative della madre.
"Dove hai imparato questo trucchetto?"
"I trucchetti li fanno quelli come te!"
Reina aveva le guance in fiamme per la rabbia più che per il dolore causato dal ceffone. Se la prese soprattutto con se stessa perché non aveva mai visto il vero volto di sua madre, e ora che lo conosceva per quello che era in realtà faceva fatica a crederci e si sentiva in colpa per aver fatto e visto fare tanto male a quella che adesso considerava la sua famiglia.
La strega puntò la bacchetta verso Fede, ma lui l'afferrò e gliela tolse.
La bacchetta gli si avvolse attorno al braccio come un braccialetto, ma non gli faceva male, gli dava una strana forza.
Il fioretto, invece, fendeva l'aria e più si avvicinava alla strega disarmata, più lei retrocedeva.
Poi, dalla bacchetta-bracciale venne fuori una voce. "Dallo a Reina... lei deve proteggersi... a te ci pensarò io."
"Prendi!" disse Fede, mettendo il fioretto tra le mani di Reina.
"Ma... m-ma..."
"Prendilo e scappa, sbrigati!" disse lui con quel tono serio che aveva il vecchio Signor Freezer. "Vai, vai! Sofia, va' con lei!"
"Eh no! Io non ti lascio qua!"
"Sofia, stai tranquilla! Va', presto!"
Quella voce riprese a parlare: "Bravo! Adesso usami!"
In quel momento lui esitò: era comunque una bacchetta stregata che aveva avvolta intorno a un braccio. Si guardò il polso: quella bacchetta brillava su di esso. Se avesse usato l'oggetto non sapeva quali sarebbero state le conseguenze, ma d'altro canto era la sola protezione che aveva. Forse a contatto con un'altra anima la bacchetta veniva usata in modo diverso, ma poteva anche essere una bacchetta stregata vera e propria.
Flor gli si avvicinò e gli prese l'altra mano.
"È l'ultima possibilità che abbiamo! È meglio che provi a usarla" disse piano.
Lui vide che la strega stava combattendo le due figlie. Le ragazze, infatti, non erano scappate, ma cercavano di aiutarlo, e lei non mirava ai loro cuori perché Reina aveva abbracciato Sofia e le aveva messo davanti il fioretto che, per qualche strano motivo, costituiva un pericolo per lei, ma stavano comunque per soccombere. In pochi secondi lui si decise: puntò il suo strano braccialetto verso la strega, riportandole indietro tutta la sua magia oscura che la colpì in pieno.
Il braccialetto emise una strana luce, poi iniziarono ad uscirne delle voci che dicevano: "Attento, stai attento!" Fede ritrasse il braccio e la strega, ferita, abbandonò la battaglia.
Fede avvertì un dolore atroce al polso.
Il braccialetto li aveva salvati, ma di sicuro a un prezzo molto alto. Fede crollò a terra con il braccio gonfio e il viso congestionato dal dolore: doveva soffrire molto, ma non emise un gemito.
Flor tornò nel suo corpo. Lo scontro con la strega le aveva lasciato ferite molto profonde. La febbre era salita, Flor stava molto male, ma cercò di aprire gli occhi. Doveva fare qualcosa perché questa volta era Fede ad aver bisogno di lei, ma non poteva fare nulla.
Bella e Nicolas, che avevano il compito di fare da tramite tra gli altri e l'ospedale, andarono a vedere cosa fosse successo e quando videro Flor ferita, rigida e febbricitante, provarono entrambi un brivido di terrore e si strinsero tra loro per farsi coraggio.
"Oh, Bella! Non posso credere che a Flor sia successa una cosa del genere!"
"Nico, io... mi dispiace tanto" disse la ragazza vedendo gli occhi di lui inondati dalle lacrime. Provò una fitta di dolore al cuore nel vederlo in quel modo e per confortarlo lo strinse forte.
"Perdonami Bella, ma ora come ora ti farei solo del male" disse Nicolas, "ti prego, tu vai dai ragazzi."
"Non mi fai del male, Nico" disse lei, "poi lo sai, in amore ci si deve sostenere, altrimenti non è amore."
"Cioè, tu mi stai dicendo che..." Nico rimase di stucco nel sentirle dire quelle parole. Non aveva un'autostima molto alta e per lui il fatto di piacere ad una ragazza era solo un miracolo.
"Io ti amo" disse Bella stringendosi a lui e cercando di tranquillizzarlo, "ma credo che non otterrò lo stesso perché non so leggere."
Neanche Bella aveva un'autostima molto alta.
"Non è vero! Tu sai leggere, ma il tuo incidente ti ha portato il problema di vedere le scritte come scarabocchi... io invece potrei piacerti... nonostante la mia faccia?"
"E da quando ci si innamora solo della faccia?" Bella lo abbracciò e Nicolas si avvicinò con il viso alle sue labbra.
Avvertirono entrambi il calore di quel primo bacio così sentito, così voluto da entrambi.
Flor era stata portata via di recente.
Fede fu chiamato e cercò di nascondere il suo dolore fisico.
"È successo qualcosa? Che cos'ha Flor?"
"Credevo avesse perso il bambino, o i bambini, ma... ma non so, è successo qualcosa di strano. Mentre la visitavo, ho sentito qualcosa muoversi qui, nel suo ventre. Per ora non posso dirlo con sicurezza, ma credo che nel corpo di Flor ci fosse una cosa che bloccava i movimenti del bambino."
"Cioè, lei mi sta dicendo che non tutto è perduto?" Nonostante il dolore che quel braccialetto che non riusciva a togliere gli provocava, gli occhi di Fede si illuminarono dalla gioia e provò il desiderio di gettare le braccia al collo della giovane donna.
"Forse non era necessario che provaste tutto quel dolore." disse la dottoressa.
Flor era febbricitante e inerme, ma sul suo volto era dipinto un sorriso: aveva sentito quel qualcosa muoversi in lei e aveva provato una sensazione di gioia. Non riusciva a recuperare del tutto le forze, ma quel sapere che forse non aveva perso la sua creatura le dava la forza di continuare a combattere.
Intanto a casa i ragazzi e Reina erano molto preoccupati e la loro tensione fu accentuata perché su uno schermo apparvero immagini orribili. La strega lo fece apposta per seminare il panico nella famiglia.
"Ma quella è Flor! Che cosa le stanno facendo?"
"Calmi, state calmi!" Reina guardò i ragazzi. Aveva capito benissimo quali erano le intenzioni di sua madre e non voleva che i ragazzi venissero influenzati da quelle immagini. Era scampata per miracolo da una battaglia e continuava ad accarezzare il fioretto che aveva fatto da scudo a lei e a Sofia.
"Quelli siamo noi! Ci porteranno via!"
"Ragazzi, calmatevi! È tutto finto, un gioco di immagini, di illusioni! Non lo guardate! Giratevi di qua."
Reina si piazzò davanti allo schermo con le braccia allargate, ma in quel momento squillò il telefono. Quando la ragazza alzò la cornetta sentì cantare sua madre e le si ghiacciò il sangue nel sentirle dire che avrebbe fatto di tutto perché la famiglia si sparpagliasse e i ragazzi venissero chiusi in collegio. Reina in un primo momento si congelò per il terrore ed iniziò a sudare freddo, ma poi si fece coraggio e disse: "Tu riesci a fare di tutto attraverso questo maledetto coso o uno schermo, ma perché non vieni a dirmelo direttamente quello che vuoi fare, eh? Voglio sentirtelo dire guardandoti in faccia, è chiaro? E non in casa nostra, sarebbe troppo facile!"
La ragazza mise giù la cornetta e si voltò verso i ragazzi con gli occhi sgranati e le guance gelate dall'ansia.
"Che ti ha detto?" I ragazzi si misero intorno a lei e le presero entrambe le mani.
"Niente di importante." disse la ragazza con dolcezza, "Non vi preoccupate. Solo che quello che dice non fa bene a nessuno."
Nicolas e Bella tornarono a casa.
"Ragazzi, io vado in ospedale" disse Reina, correndo di gran carriera verso l'ospedale. Nel cortile incontrò Fede e gli fece segno di avvicinarsi.
"Reina, che cos'hai?"
"C'è stato un problema" disse la ragazza. "C'entra mia madre."
"Cos'è successo?" Il volto del giovane si allarmò all'improvviso e il bracciale-bacchetta gli strinse il polso fino a farlo quasi gridare dal dolore.
Reina gli spiegò tutto: le immagini, la telefonata di sua madre, tutto.
"Ora che Flor sta così è molto più difficile evitare che succeda qualcosa."
"Sì, hai ragione, e il nostro cristallo si sta indebolendo" disse Fede, "si è quasi completamente oscurato, è molto pericoloso. Ma non dobbiamo dargliela vinta."
"Perdonami" disse Reina, sentendo le lacrime bruciarle il viso come l'acido.
"Per cosa? Ehi! Che cosa ti prende?"
"Mi sento in colpa. Ti rendi conto che fino a qualche tempo fa avrei potuto essere io a fare tutto questo, Fede? È orribile! Mi fa male pensarci e ora più che mai mi sento in colpa, capisci?"
La ragazza scoppiò in lacrime. Fede la strinse forte, ma gli si gelò il sangue nell'accorgersi che il viso di lei si stava riscaldando rapidamente. Gli occhi della ragazza erano lucidi e lei tremava, ma non si sarebbe potuto dire se fosse panico o un malore. In tutti i casi il braccio prese a fargli male e tentò di togliersi il braccialetto, ma inutilmente.
"Ehi! Reina! Che cos'hai, stai male?"
"Non lo so" disse la ragazza tremando e cadendo quasi all'indietro. Lui la sostenne nonostante il braccialetto gli provocasse un dolore lancinante al polso e Reina, accorgendosene, cercò di riprendere un equilibrio stabile.
"Nemmeno tu stai troppo bene, è così?"
"Sì, ed è per colpa di quest'affare..."
"Aspetta! Anch'io sono una strega in un certo senso" disse Reina, "vieni, ti aiuto a toglierlo."
"Credi di poterlo fare?"
"Non lo so, ma posso provarci."
"Forse nelle tue mani funzionerà molto meglio" disse Fede, tendendole la mano.
Detto questo la ragazza sfiorò il polso di Fede, dolcemente, e strinse il braccialetto tra due dita. L'oggetto la riconobbe come nuova proprietaria o qualcosa di simile, perché le passò tra le dita e liberò il braccio di Fede, che iniziò lentamente a riprendersi da quello strano malessere.
"Fede, stai... stai meglio?" chiese.
"Sì, sto meglio" disse Fede. E non fu l'unico a stare meglio perché proprio in quel momento, senza spiegarsi come fosse stato possibile, Margarita diede un poderoso calcio al masso che bloccava la strada alla figlia e questo si spostò. Pur essendo rimasta sorpresa, la donna si rivolse a sua figlia e le disse semplicemente: "Vai!"
Infatti Flor si riprese giusto in tempo.

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora