(114: Semplicemente amore)

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Flor, Fede ed Evaristo entrarono nello studio, che in quel momento era deserto, e si misero a sedere: Flor e Fede ai due lati del maggiordomo.
"Perdonatemi... io... io non... non volevo disturbarvi."
"Ma che dici, Evaristo?" gli disse Flor, amorevole, posandogli una mano sulla spalla. "Racconta: cosa ti è successo?"
"Il signor conte... sta con una... una donna, e io... io non..." prese a balbettare Evaristo, incerto. Fede, per calmarlo, gli posò le mani sull'altra spalla e subito il povero maggiordomo fu avvolto da un calore che lo tranquillizzò poco a poco. "Vedete, il fatto è che..." Vergognandosi di se stesso, Evaristo chinò la testa in avanti, per assicurarsi di non incrociare i loro sguardi, e alla fine si decise: "Io sono innamorato del mio signore."
Con sua immensa sorpresa, alzando di poco lo sguardo, Evaristo non vide nessuno dei due volti corrugarsi. Forse, in fondo, aveva scelto le persone giuste con cui parlare.
"Capisco..." sospirò Flor. "E quell'insensibile non se n'è mai accorto?"
"Non dire così, Flor! Sai che certi uomini sono totalmente imbranati... anch'io lo ero... e forse lo sono ancora."
"Sì, ma almeno mi sbattevi in faccia una sola donna, e non dovevo aiutarti a sfuggire all'ira di suo... oh, scusa Evaristo, non volevo dire che..." prese a balbettare Flor, accorgendosi dell'espressione triste del maggiordomo.
"Ma lui non sa niente? Dico: non sa né che sei gay né che gli vuoi bene?" chiese Fede. Era da tempo che aveva smesso di farsi problemi su questo: che due persone dello stesso sesso si volessero bene non costituiva un problema per lui. Era più che altro restio ai cambiamenti drastici, prima di rischiare la vita a causa di uno di essi... prima di salvarsi la vita grazie a uno di essi.
"Il signor Conte non è molto felice di far finta di essere gay, quando i mariti delle signore che seduce vengono a chiedergli il conto." spiegò mestamente Evaristo. "Non gli ho detto che sono gay. Mi caccerebbe."
"Come possiamo aiutarti, Evaristo?" gli chiese Flor.
"Avevo solo bisogno di sfogarmi, signorina." rispose lui. "Mi avete già aiutato."
"Deve pur esserci qualcos'altro che possiamo fare per te." lo incitò Flor. "Dico sul serio, Evaristo."
Ma l'unica cosa che il povero maggiordomo poté fare fu mettersi a piangere sulla spalla della ragazza, che gli cinse amorevolmente le spalle. "Oh, no... no, non piangere!" cercò di calmarlo, "Io e Fede pensavamo di non essere corrisposti l'uno dall'altra e sappiamo bene quanto si soffre... ma poi succede sempre qualcosa che ci permette di essere felici, sempre. Vedrai che per te non sarà diverso..."
"Rimani qui per stanotte" propose Fede. "Mi dispiace che siano rimaste solo le camere degli ospiti, ma possiamo rendere la stanza più accogliente. Almeno stasera non ti toccherà vedere... quello che non vuoi vedere, insomma. Tu sei d'accordo, Flor?"
"Un aiuto non si nega a nessuno" rispose gentilmente Flor.
"Merci beaucoup... ehm, grazie... grazie a tutti e due. Siete davvero una bellissima coppia."
"Anche tu troverai l'altra metà della mela, vedrai!" gli disse Flor.
Furono gli stessi Flor e Fede a preparare la camera degli ospiti e quella notte Evaristo rimase lì.
Flor e Fede non potevano dormire insieme, per quanto lo desiderassero, quindi Fede occupò un'altra camera degli ospiti e Flor la sua solita stanza nell'ex ala della servitù.
"Oh, fatine degli amori impossibili..." pensò Flor, accarezzando le foglie del suo albero. "Povero Evaristo! Lo capisco, sapete? Anche se tengo al mio Freezer, ora che devo solo fingere che non ci sopportiamo è molto meglio di un anno fa, quando invece credevo che non mi amasse... ora che so che il mio principe mi ama, almeno so che è un gioco e che lo facciamo per dare il contentino alla strega... ma Evaristo deve assecondare quel tipo... quell'essere ignobile che non è altro, per salvargli quel bel faccino! Vi assicuro che se potessi lo prenderei per i capelli e gli farei girare la testa a destra e a sinistra come se fosse un mattarello da cucina! Almeno il mio Freezer non mi chiedeva di coprirlo con altre, perché non è mai stato un traditore! Se solo potessi aiutarlo..."
"Lascia che il destino segua il suo percorso, Flor!" disse una voce vellutata: quella della fatina che soleva occuparsi di lei. "Magari scoprirai che anche quell'arrogante, presuntuoso e spregevole uomo che è il Conte non è poi tanto male..."
"Fatina mia, tu sarai buona, ma questo è troppo." disse Flor, decisa. "Il Conte Minimo è un essere umano, ma un essere umano spregevole, un maschilista, un seduttore, un..."
Flor percepì un piccolo movimento dentro di sé. Si accarezzò il ventre e sussurrò: "Scusate, angioletti... la mamma è un po' nervosa, ma adesso si calmerà, si metterà a dormire e potrete riposare anche voi, che siete tanto stanchi, vero?" E, cullata dall'idea di coccolare i suoi bambini, finì con l'addormentarsi.
Flor era nel corridoio dell'ospedale. Era piegata in due dal dolore delle contrazioni ed era letteralmente terrorizzata.
"Amore, stai tranquilla" diceva una voce, che però Flor non riconosceva.
"Chi sei?" chiese Flor, scostando bruscamente la mano che le aveva accarezzato il viso.
"Sono il tuo futuro marito... il padre dei tuoi figli." rispose l'uomo. Ma a Flor non tornavano i conti: quella voce era diversa. Profonda, sì, ma non rassicurante come avrebbe dovuto essere.
"Fede..." sussurrò Flor. "Dov'è Fede?"
"Lo sai che Fede non c'è più. È rimasto ucciso nell'incidente."
"Conte Minimo! Conte Minimo, lasciami!" esclamò Flor. "Dov'è mio marito? Dov'è il mio Freezer? Non mi avrebbe lasciata qui da sola, ne sono certa!"
"Flor, te l'ho già detto: Fede non c'è più e tu ed io stiamo insieme da quasi un anno... sono i nostri figli" insisteva il Conte.
Flor si voltò e vide che non c'era neanche Mercedes. Al suo posto c'era un ginecologo, un uomo, seguito da un'ostetrica incredibilmente spaventata.
"Povera ragazza! Io una volta ho assistito al parto di una signora che parlava della suocera, voleva ci fosse la suocera, ma lei non c'era più!"
"IO VOGLIO IL MIO FREEZER!" urlò Flor, divincolandosi dalle braccia del Conte e crollando a terra, all'indietro. L'acqua che fuoriusciva dal suo corpo si riversò interamente sul pavimento, mentre il primo bambino prendeva a dibattersi disperatamente per venir fuori.
"VOGLIO IL MIO PRINCIPE! PER FAVORE!" gridò Flor, svegliandosi di soprassalto. "Voglio il mio principe! Voglio il mio principe!" E scoppiò a piangere.
"FLOR!" Fede, sentendola gridare, aveva percorso a passo lesto il corridoio per poi trovarsi vicino a lei, che era sul punto di cadere dal letto. "Flor, tesoro!"
"Principe..." sussurrò lei, sorretta dalle braccia di Fede. "Sei tu, vero? Dimmi che sei tu... ti prego..."
"Shh, va tutto bene... sono io, tranquilla" la rassicurò, sedendosi sul letto e facendole posare la testa sulle sue gambe. "Che succede, tesoro? Cos'hai sognato?"
"Stavo... stavo per partorire e non... cioè, ero in ospedale. Però... però non c'eri tu, lì con me... c'era il Conte Minimo... che diceva di essere il padre dei nostri figli, che tu eri... che tu non c'eri più, capisci?"
"Sono qui, sono qui... è tutto finito."
"Non voglio perderti di nuovo... non lasciarmi, ti prego!"
Il giovane si passò una mano sulla fronte: percepiva qualcosa che non gli piaceva, delle vibrazioni a tinte tutte scure.
"Temo che la strega non si accontenterà dei nostri occasionali litigi" disse tra sé. "Ma io sarò sempre qui a proteggerti, te lo prometto."
"Lo capisco, ma... ma da quando hai avuto l'incidente, ho sempre paura... la prima volta ero arrivata al culmine della completezza, della gioia, e guarda cos'è successo! Non voglio perderti di nuovo, non lo sopporterei!" esclamò Flor, continuando a singhiozzare.
Fede la strinse a sé, coccolandole la testa con una mano, e le cantò sottovoce la loro canzone per calmarla... lei smise di piangere e lui continuò a coccolarle la testa, con delicatezza, fino a farla assopire nuovamente.
Le asciugò la fronte, coperta di sudore freddo, le rimboccò le coperte e la rimise delicatamente sul letto, ma esitò ad allontanarsi. Voleva rimanere lì con lei, ma se l'avesse fatto la strega avrebbe potuto scoprire che in realtà lui e Flor stavano ancora insieme... poi gli venne in mente che c'era una persona in grado di tenere tranquilla Flor.
Si allontanò lentamente, sussurrando una richiesta alle fatine, poi si diresse verso la camera di Emma.
La ragazza era addormentata, ma non sembrava impossibile svegliarla. Le posò dolcemente una mano su un braccio e la scosse appena. La piccola si scosse leggermente e si tirò su a sedere.
"Scusami piccola, non volevo... non volevo disturbarti, ma..."
"Va tutto bene, Fede! Cos'è successo?" chiese la ragazza, sporgendosi verso di lui con gli occhi orma icorrosi, ma non per questo privi di vita.
"Ecco... Flor ha avuto un incubo e io non posso stare con lei, perché la strega potrebbe venire a sapere che stiamo ancora insieme."
"Allora ci vado io, tranquillo" rispose lei, capendo. Prese un ombrello che teneva appeso nell'armadio e se lo mise davanti a mo' di bastone, per camminare autonomamente.
"Te ne procurerò uno vero quanto prima, promesso" le disse Fede, "anzi: ti metterò un segnale per la scala, così potrai camminare da sola, almeno qui dentro."
"Non ti preoccupare, va bene anche così" rispose la ragazza tranquillamente.
Stringeva tra le dita quell'ombrello come se fosse la cosa più cara che aveva, e Fede se ne accorse.
"Me l'ha dato mia madre. È stato l'unico regalo che mi abbia mai fatto" spiegò con un sospiro.
Fede si sentì stringere il cuore a quelle parole. Voleva bene a quella ragazza e a sua sorella come fossero state le sue sorelle anche loro... ma dato che con i suoi fratelli si era sempre comportato da padre, non faceva diversamente con Emma e Bella.
I due arrivarono alla camera di Flor.
Emma entrò lentamente, appoggiò l'ombrello in un angolo e si diresse verso il letto. Prese a tastarlo delicatamente e quando trovò lo spazio abbastanza largo vi si arrampicò e si mise accanto a Flor.
La ragazza ebbe un piccolo sussulto, ma Emma si voltò e le sorrise: "Sono io, Flor, tranquilla." le disse gentilmente. Fede era rimasto in disparte, ma voleva ascoltarle, ancora per un po'. Voleva che la splendida donna che aveva curato le ferite del suo cuore stesse bene.
"Che ci fai qui, tesoro?" chiese Flor, rivolta ad Emma.
"Mi ha mandata Fede. Ha detto che hai avuto un incubo e non potendo rimanere lui con te, non voleva lasciarti sola."
Il cuore di Flor accelerò i battiti: il suo principe era sempre così buono, così pieno di premure... era un vero uomo e un vero tesoro. In quel momento era certa che nessuno avrebh saputo capirla meglio di lui. Avrebbe voluto che lui fosse lì, ma visto che non poteva permetterselo, anche per proteggere lei e i loro figli, le aveva mandato l'unica persona che poteva trasmetterle un senso di pace solo con un abbraccio, e forse l'aveva fatto anche per la ragazza stessa, che aveva un gran bisogno di conforto, dopo tutto quello che aveva sofferto.
Certo, lei aveva sempre il sorriso sulle labbra e Franco l'amava moltissimo, ma forse quello che mancava ad Emma era una mamma... come mancava a Flor, anche se per motivi diversi.
"Hai visto quant'è buono il mio principe?" disse Flor, stringendo a sé la ragazza. "Un abbraccio è utile a tutti e lui lo sa... spero solo che i miei abbracci ti aiutino come i tuoi aiutano me, piccolina!"
"Sarà senz'altro così, Flor" disse Emma, tendendo una mano per accarezzarle il ventre. "E anche per voi, angioletti. Avete dei genitori meravigliosi..."

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora