"Oh santo cielo, santo cielo!" continuò a ripetere Flor, nervosa. "Che facciamo?"
"Calmati... dobbiamo ricorrere alla lite che ti ho detto, per forza! Vieni, presto!" disse risoluto Fede, conducendo Flor nello studio, come la prima volta, e pregando che quel pupazzo a molla del suo ex amico se ne andasse il prima possibile.
"Oh, aiuto, aiuto!" esclamò Flor.
"Calma... al tre!" disse lui, incrociando lo sguardo di Flor e sperando di trasmetterle un po' di coraggio.
I due contarono fino a tre, poi iniziarono a gridarsi contro.
"Sei diventata matta? Che diavolo stavi facendo ieri con il Conte?" gridò Fede, anche se, guardandola negli occhi, voleva farle capire di stare al gioco.
"Sei tornato alle origini, signor Freezer?" urlò in risposta Flor.
"Non cambiare discorso, hai capito?" la fulminò lui.
"Ma chi sta cambiando niente!" esclamò in risposta Flor. "Mi stava trattenendo, maledizione, come te lo devo dire?"
"Ma davvero? Eppure mi è sembrato proprio che foste molto vicini, da dopo la storia dell'albero!" fece notare lui pur dicendo dentro di sé: "Angelo mio, non è vero... non è vero niente!"
Sentirono qualcuno avvicinarsi alla porta e capirono che si trattava di Bonilla, perché avevano inventato un linguaggio in codice fatto di segnali per capire se fuori c'era qualcuno della famiglia o per farsi avvisare in caso di arrivo improvviso di Bonilla o interferenza della strega.
"Io sarei vicina a quel tipo? Hai preso un colpo in testa, ultimamente?" chiese Flor, con una finta ira che sprizzava da tutti i pori.
"No, non sono un visionario, e tu lo sai! Dimmi un po': sei sicura che quel figlio sia mio?" gridò lui, poi, a fior di labbra, sussurrò: "Vai, colpiscimi!"
Flor fece scattare la mano verso la guancia del giovane, proprio quando Bonilla aveva spalancato la porta, e lo guardò come per chiedergli se gli avesse fatto molto male. Lui strinse i denti: quello schiaffo Flor avrebbe voluto tirarlo a Bonilla o alla strega, non a lui, per questo le era riuscsto!
"Come puoi dire una cosa simile?" disse a mezza voce Flor, sentendo il cuore andare in pezzi, non tanto per le parole di Fede, che facevano parte dello show, quanto per averlo dovuto colpire. La prima volta si era arrabbiata davvero con lui, ma stavolta, piuttosto che alzargli le mani, l'avrebbe baciato!
Bonilla, soddisfatto, andò dalla sua "regina" a riferirle tutto.
Quando furono sicuri che fosse tutto a posto, Flor si lasciò cadere a terra e raggiunse Fede, sfiorandogli lo zigomo.
"Oh mio Dio... è tutto rosso e gonfio! Perdonami, ti prego... perdonami!" lo supplicò, e alcune lacrime le rigarono il viso.
"Flor... Flor, tesoro, è tutto a posto." disse lui dolcemente.
"No che non lo è! Io un ceffone non lo avrei dato a te, ma a Bonilla o alla strega! Ho visto loro e ti ho fatto male!"
"Flor, va tutto bene. Ascolta: loro ci hanno creduto e questo è sufficiente."
"Perdonami, mio Freezer scongelato, ti prego!" supplicò Flor.
"Basta... basta, ti prego! Non posso vederti così, non piangere..."
"Ti fa molto male?" chiese lei, tesa.
"Meno dell'ultima volta, tranquilla" la rassicurò lui, prendendole la mano per farle toccare il suo volto. Era tirato, dolorante, ma non gl''importava: lasciò che lei lo sfiorasse dolcemente, reprimendo un gemito, e Flor sembrò più tranquilla.
"Ragazzi, tutto bene?" chiese Matias, entrando.
"Tranquillo, è tutto a posto... stavamo dando il contentino alla strega!" rispose tranquillo Fede.
"Flor... Flor, che cos'hai?" chiese il giovane avvocato.
"Guarda cosa gli ho fatto!" sospirò lei con tristezza.
"Accidenti, che hai immaginato per fargli diventare la guancia così rossa("
"Oh, Matias, non mi dire così, che già mi sento in colpa!" disse supplichevole Flor.
"Dai, stavo scherzando! Il mio amico è uno tosto, ci vuole ben altro che uno schiaffetto per farlo cadere e se non c'è riuscita una macchina..." cercò di rimediare Matias, ma Flor, se possibile, divenne ancora più pallida. "Mi sa che oggi sono io quello delle gaffes, mi dispiace..."
"Oh, no, Matias, no... sono gli ormoni! E poi... anche se per finta, è da un secolo che non litigavamo così, e mi ha fatto male... e poi... il ricordo di quel maledetto incidente, e i due bambini del parco..."
"Accidenti a me e al fatto che te l'ho detto!" disse tra i denti Fede, sfregandosi una mano sulla fronte, teso.
"Quali bambini? Che è successo al parco, Fede?" domandò Matias.
Flor uscì frettolosamente dalla stanza: lui aveva bisogno di sfogarsi ed era chiaro che, dopo averla vista così scossa, non le avrebbe detto altro in merito ai bambini del parco... ma si acquattò dietro la porta, sperando solo che lui pronunciasse il nome dell'istituto in cui erano tenuti.
"Ero... con Thomas... quando ho visto una donna che tirava per un braccio una bimba... ti ricordi com'era Robertina?"
"Quando è arrivata, dici?"
"Sì, quando è arrivata." rispose Fede.
"Piccola piccola, con un braccio potevi circondarle tutto il corpo!"
"Ecco... la bambina era ancora più piccola di così. Quella donna era il triplo di lei e la teneva con una forza, una... violenza, che ti giuro, ha fatto male anche a me che stavo guardando..."
"Addirittura?"
"Sì... e quando si è decisa a lasciarla lei è venuta da me. Così, senza che la chiamassi, e mi ha abbracciato, come se ci conoscessimo da sempre... non poteva parlare... allora le ho chiesto d'indicarmi qualcuno di cui si fidava, e lei ha puntato il dito verso un altro ragazzino, che ho scoperto essere il fratello. Gli ho chiesto di comprare... una lavagnetta."
"Una... ah, sì: per la bambina muta..."
"Ora ti dico il suo nome, così non dovrai più chiamarla in questo modo. Si chiama Agostina... e ha scritto che era triste perché voleva la mamma. E poi mi ha dato un soprannome. L'Angelo del Parco."
"Ha molta fantasia, la... ehm, Ago..."
"Sì, Ago è meglio della Bambina Muta che ha usato anche Thomas... comunque, ho notato che aveva dei lividi sulle braccia e ho paura che glieli abbia fatti quella donna..."
"Mmm, un'altra strega!" sospirò Matias tormentandosi nervosamente le mani.
"Un'altra serpe, non un'altra strega... Ci sono delle streghe buone, ricordi?"
"In effetti hai ragione."
"Amico, ti prego: dammi una mano a tirare fuori di lì quelle due anime innocenti... li avrei portati qui su due piedi, come fece Flor a suo tempo con Robertina, ma se quella donna scoprisse che li abbiamo portati qua... finirebbe per mandarci in prigione, se li riprenderebbe e potrebbe far loro del male, più di quanto non abbia già fatto, maledizione..."
"Calmati, amico... dimmi come si chiama quell'istituto!"
"Casa della Mansueta Provvidenza..." rispose Fede serrando la mascella. "Un nome molto azzeccato... si fa per dire, naturalmente..."
"Va bene... tu stai tranquillo, io vado a chiedere a Nico di aiutarmi a trovare l'indirizzo e m'informo, okay?"
"D'accordo. Sei un grande amico, davvero!"
"Meno di quanto tu meriti, cuore d'oro" disse Matias, prima che Fede potesse dirgli che non meritava un amico come lui.
"Casa della Mansueta Provvidenza." si ripeteva ansiosamente Flor, sperando di non dimenticarlo. "Si chiama Casa della Mansueta Provvidenza. Mai nome fu più sbagliato! Come si fa a chiamare così un covo di streghe mangiabambini("
Si nascose nella camera dei bambini per scoprire quale fosse l'indirizzo di quell'istituto di streghe mangiabambini, come l'aveva appena soprannominato, e quando Matias lo chiese, Flor scrisse sulla sua lavagnetta tutto quello che Nicolas diceva.
Lui, intanto, conosciuto l'indirizzo di quel posto, vi si recò immediatamente.
Giunse in giardino e lì trovò la bambina di cui aveva parlato Fede, con la lavagnetta stretta al petto e gli occhi pieni di lacrime.
"Ehi, piccola... ti chiami Ago, vero?"
La bambina scrisse rapidamente e mostrò la lavagnetta a Matias: "Ti manda l'Angelo del Parco?"
"Sì, mi manda l'Angelo del Parco." le rispose lui, accarezzandole le guance.
Agostina riprese a scrivere: "Vive in un castello incantato, con le Fate del Bosco, vero?"
"Sì... e una fata molto speciale sta pensando a te... lei e l'Angelo del Parco si vogliono molto bene, lo sai? Si chiama Floricienta..."
Agostina cancellò la frase precedente e riprese a scrivere: "È la Fata dei Bambini?"
"Sì, piccola... è la Fata dei Bambini e loro mi hanno mandato a dirti che molto presto, tu e il tuo fratellino non dovrete più vivere nel castello delle streghe... però è un segreto... so che non ti piace parlare, ma non lo scrivere finché non te lo dico io... promesso?"
Agostina sorrise.
"Lo vuoi dare un bacino al Cavaliere del castello incantato?" chiese Matias, e Agostina lo raggiunse e si allungò verso la sua guancia e vi stampò un bacio.
"Brava la mia signorina! Ora vado a fare due chiacchiere con il Capo... tu non aver paura."
La signora uscì in quel preciso momento e la bambina si mise a tremare. "Va tutto bene, tesoro, tranquilla."
"L'ha disturbata, questa bambina?"
La signora fulminò Agostina con lo sguardo e la piccola si rannicchiò dietro Matias.
"No... è molto dolce e ha una fantasia incredibile... vede, il fatto è che un mio amico vorrebbe adottare lei e il suo fratellino." disse diretto Matias.
La signora sbiancò a quell'uscita, e Agostina strinse forte la man a Matias cercando sicurezza.
"No... abbiamo molti orfanelli che potrebbero..." balbettò la donna, tesa.
"Mi scusi, signora... ma se un bambino vale l'altro perché non volete che questi due bambini vengano adottati?" chiese sospettoso l'avvocato.
La donna si guardò intorno, nervosa, spostando il peso da una gamba all'altra nel tentativo di trovare una risposta.
"Agostina, vai! Tuo fratello ha bisogno di te!" esclamò un'altra donna, prendendo per un braccio la ragazzina. L'altra provò a farle cenno di stare zitta, ma a Matias non sfuggì l'atteggiamento dell'altra donna nei confronti della piccola dai vestiti laceri e dal faccino pallido.
"Benissimo... è sufficiente" disse serio.
Non gli serviva nient'altro. Il suo amico aveva ragione: quello era un covo di vipere. Si girò e fece per andarsene, ma un'altra cosa lo attirò: vide una sfilza di ragazzini benvestiti attraversare il giardino. Il suo sguardo percorse i loro visi sorridenti e la rabbia lo pervase: quelle due arpie tenevano lì quei bambini perché servissero tutti gli altri e facessero chissà che altro! Era decisamente troppo, e se avesse visto ancora qualcosa sarebbe esploso.
"Devo dirglielo! Devo dirglielo ora!" disse stringendo i pugni. Gli occhi della piccola Agostina continuavano a tormentarlo: era teso ed infuriato.
Quando tornò a casa, cominciò a correre avanti e indietro, fino a quando Maya, preoccupata, non gli posò una mano sul braccio.
"Ehi! Cosa ti è successo?" gli chiese.
"Se sapessi cosa ho visto oggi, amore mio" disse lui, serrando i pugni.
"Vieni" disse gentilmente la ragazza. "Andiamo in camera mia, così se ti va me lo racconti."
Lui accettò: sapeva di aver bisogno di sfogarsi... magari con lei.
Si recarono in camera di Maya, lei si mise a sedere sul letto e batté una mano sul materasso, per invitarlo a sedersi.
"Cos'è successo?" gli chiese premurosa, percorrendo le sue spalle con un dito.
"Tuo fratello mi ha chiesto un grande favore e io... ho scoperto delle cose che gli faranno un male tremendo, Maya" rispose tristemente Matias, ripensando ad Agostina, al suo vestitino logoro e ai suoi occhioni che imploravano aiuto.
"Oh, aspetta... che ne dici di ricominciare dall'inizio(" chiese Maya.
Matias, a quel punto, le raccontò tutta la storia. Lei ascoltava, attenta, e lo stringeva a sé, per tranquillizzarlo.
"È terribile!" esclamò Maya, sorpresa.
"Sì... lui l'ha presa a cuore e ha cercato di agire civilmente, ma con quella gente è impossibile!"
"Povero fratellino! Mi dispiace tanto per lui e per quelle povere creature..."
"Lui dice sempre di non meritare la mia amicizia e io a volte penso la stessa cosa riflessa su di me... da quando ci siamo scontrati..."
"Mi dispiace tanto!" esclamò Maya. "È stata colpa mia se... se è successo!"
"Non è stata colpa di nessuno, tesoro."
In quel momento entrarono anche Fede e Flor, praticamente in contemporanea.
"Scusate, ragazzi..." disse intimidito il Freezer.
"Non stavamo facendo nulla, davvero!" esclamò Maya.
"Ehi, ehi, calmati, piccola... a pensarci mi fa piacere che stiate insieme!"
"Davvero?" chiese l'avvocato. "Perché, scusa?"
"Perché so che le vuoi bene, altrimenti non ci saremmo scontrati in quel modo."
I due si guardarono sollevati.
"Stai bene, fratellino?" chiese Maya.
"Sì, piccola... va tutto bene."
"Sei preoccupato per quei bambini, non è vero? Quando si tratta di bambini io lo so che ti preoccupi, fratellino." gli disse la ragazza, posandogli una mano su un braccio. "Ti va di parlarne?"
"Sì, però... ecco..." balbettò lui, indicando il ventre della sua compagna mentre lei era distratta. La sorella comprese al volo e insieme si recarono nella playroom e sedettero su un divano.
"Non so che pensare... credo che non sia andata bene e ho una paura per quei bambini innocenti che non ti dico!" esclamò Fede, prendendo una pallina di plastica e iniziando a giocherellarci, nervosamente.
"E hai paura di come potrebbe reagire Flor, che è in preda agli ormoni, vero? A me puoi dirlo: guarda che ti conosco bene!" disse seria la ragazza.
"Sì. Lei è molto buona e questa storia già normalmente la farebbe soffrire, lo sai... figurati ora che gli ormoni sono impazziti all'improvviso!"
"Perché non provi a rivolgerti al giudice del tribunale minorile( Quello dell'altra volta! Ci ha messo la strega in casa, quindi ti deve un favore e sarà propenso a credere a quello che gli dici e cercare le prove!" propose Maya afferrando un'altra pallina e iniziando a giocarci come aveva fatto il fratello qualche minuto prima.
"Ci posso anche provare... spero solo che mi ascolti, altrimenti non so cos'altro fare!" rispose lui, schietto. "Non posso lasciare quelle creature lì dentro, mi si spezza il cuore solo al pensiero!"
"Eddai, non ricominciare a farti venire il panico... ci siamo noi qui ad aiutarti, fratellino! Non sei più solo. Tommy era con te, no? Potrebbe darti man forte, non ti pare?"
"No, Thomas no, non voglio metterlo in mezzo!" esclamò il giovane, tirando la pallina su un cuscino del divano. "Era molto agitato, oggi, poverino... si è messo a piangere: pensava all'incidente. Flor mi ha detto che una volta ha abbracciato Massimo scambiandolo per me e ce n'è voluto per tranquillizzarlo."
"Povero nano! È vero, è stato male..."
"Lo vedi? Ci manca solo che venga coinvolto in un processo."
"Allora ti aiuto io! Ci travestiremo da impiegati e andremo all'istituto, così potremo vedere in che condizioni vivono i bambini..." propose la ragazza.
Dall'altro lato, anche Flor pensava al da farsi e l'unica cosa che le venne in mente fu andare a cercare Emma per chiederle un piccolo favore.
"Emma, ehi! Sei qui?" chiamò Flor, entrando nella stanza della ragazzina. Vide che Amélie le stava insegnando a ballare e fece l'atto di andare via, ma la ragazza le posò una mano sul braccio.
"No, Flor, resta... cosa ti serve?" chiese.
"Saresti in grado di... rendermi invisibile?" chiese la ragazza, agitata.
"Sì, penso di sì... ma perché?" domandò lei, incerta.
"Niente... devo andare in un posto e ho bisogno che nessuno si accorga che non ci sono" rispose Flor, respirando profondamente.
La ragazzina, che conosceva abbastanza bene la stanza, corse incontro a Flor e le sue mani calde strinsero quelle di lei.
"Non metterti in pericolo, ti prego..."
Strinse così forte le sue mani da farla indietreggiare di qualche passo.
"Calmati, tesoro... non è pericoloso, ma non è molto ortodosso, ecco!" rispose tranquillamente la ragazza, sorridendo.
"Io ti aiuto, Flor... ma tu stai attenta" la supplicò Emma.
"Sì, promesso!"
(Nota Autrice: ho deciso d'inserire due bambini della seconda serie, ma in un'altra forma).
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Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||
FanficA Fede viene concesso di tornare sulla Terra, ma dovrà superare alcune prove. La prima ad incontrarlo sarà Flor, attraverso una visione. Infatti l'incontro con Fede della prima serie non sarà l'ultimo. Dopo il ritorno, poiché le leggi della natura s...