(158: Terapia)

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Quella notte Thomas prese a girarsi e rigirarsi nel letto. Si sentiva terribilmente in colpa per aver mostrato a Fede una foto di lui stesso, insieme a suo padre, in elicottero. Ora capiva perché il giovane aveva cambiato espressione, vedendo quella foto. Aveva pensato a lui... a chi gliel'aveva strappato.
"Thomas, che hai?" chiese Roberta, preoccupata.
"Mi dispiace tanto per Fede" rispose il ragazzino. "Ti rendi conto di che peso aveva sulle spalle? E io gli ho pure mostrato la foto di lui e papà in elicottero... ha fatto una faccia, poverino... dovevo capire che c'era altro. Per fortuna ora c'è Flor con lui... e si proteggono tra di loro... e poi proteggono noi. Però... però io voglio fare qualcosa per mio fratello. Fa tutto lui, come prima, anche se è molto più buono... cioè... mi hai capito."
"Ma tuo fratello è sempre stato attento a noi... ha sempre cercato di occuparsi di tutto, fare in modo che stessimo bene... solo che ora non è severo."
"Io sto troppo male, te lo giuro, Roberta" disse Thomas, agitato.
"Allora perché non glielo vai a dire? Così cominci a fare psicologia, che tanto domani abbiamo la seduta familiare con il dottore."
"Magari sì. Vado a dirglielo" disse tra sé. "Mi accompagni?"
"Va bene, ti accompagno." rispose lei.
Si alzarono dai rispettivi lettini, uscirono piano piano dalla stanza e raggiunsero la camera di Flor, che ormai era diventata quella dei due futuri sposi e dei gemellini.
Aprirono piano la porta. Flor e Fede si erano addormentati abbracciati, ma dormivano di un sonno leggero. Avevano il baby-interfono al massimo, per sicurezza, anche se comunque se ne sarebbero accorti, se i bambini avessero iniziato a piangere.
Thomas esitò. Aveva paura di svegliarlo, per mezza volta che vedeva il suo volto quasi rilassato, ma alla fine si decise: gli toccò una spalla e il giovane si voltò di scatto.
"Tommy... che ci fai qui? E... e tu, Robertina? Che succede? Non state bene?" chiese preoccupato.
Thomas provò a parlare, ma poi scoppiò in lacrime.
Anche Flor si svegliò, sentendolo piangere, anche se il ragazzino aveva fatto di tutto per non farsi sentire.
"Thomas... che c'è, tesoro?" chiese, tirandosi su a sedere.
"Mi dispiace." sussurrò Thomas. "Non volevo farvi stare male... non volevo far stare male te, fratellino, facendoti vedere quella foto, e te, Flor... perché so che non ti piace veder triste mio fratello."
"Oh... era questo" disse il giovane. "Ma tu non lo potevi sapere. E poi, comunque, erano belli i voli in elicottero. Se volessi ti ci potrei anche portare... ma prima lo controllo, è chiaro."
"E poi tu una volta hai detto una cosa, Tommy" disse Flor. "Nessuno può impedirci di soffrire... però se il dolore lo attraversiamo insieme, fa meno male."
Thomas non sembrava particolarmente convinto. A quel punto, visto che lo spazio era quello che era, Fede si mise a sedere per terra. "Vai, mettiti sul letto, folletto tenero!" gli disse.
"Ma tu che farai, allora?"
"Io rimarrò qui... tanto comunque mi sarà molto difficile dormire bene, perché anch'io ho un po' di paura per domani, non credere!"
Flor si ritrovò a sorridere. Altro che ghiacciolo: se davvero il suo Fede lo era stato, un tempo, si era letteralmente liquefatto.
"A te non dispiace, Flor, vero?" chiese il giovane, guardandola.
"Un po' sì. Mi dispiace di non dormire con te e che tu ti sia messo per terra, ma per Thomas stai tranquillo, tra me e te sarà ben protetto. Robertina, se vuoi puoi venire anche tu."
Il giovane sorrise. Ogni giorno gli sembrava più assurdo pensare di essere lì, con lei... vivo, soprattutto. E pensare che ai tempi in cui Reina era ancora Delfina e si fingeva malata terminale era lui ad avere le ore contate... e forse lo sentiva, per questo cercava di essere felice, di rendere felice la donna che più amava.
Ricordava un'occasione in cui aveva visto qualcosa d'incredibile, in Paradiso.
Quella volta le streghe, (erano due, all'epoca), si stavano dando decisamente alla pazza gioia, in casa, in una vasca idromassaggio presa da loro stesse. Flor, invece, si era messa a pulire in modo ossessivo, per non pensare, ma non era più come prima. Tentava di sorridere, perché lui stesse tranquillo, non potendo far nulla, ma quella gioia che aveva negli occhi un tempo non c'era più e forse non sarebbe mai tornata senza di lui. Anche se avesse trovato un compagno, se avesse avuto dei figli, Flor sentiva che non sarebbe mai più stata veramente felice, e lui, che la sentiva pensare, ci stava male da morire altre mille volte. Lei non voleva nessuno, accanto... nessuno che non fosse Fede.
I sorrisi che dispensava ai piccoli erano bellissimi come sempre, ma spenti e forzati. Lei era la vera vedova Fritzenwalden, ma non poteva dirlo a nessuno... un amore così puro come il loro ne sarebbe stato sporcato, e lei non voleva questo.
"Ehi! Ehi, Fri... Fritz... angelo ribelle!" esclamò il suo angelo custode, correndogli incontro. "Devo farti vedere una cosa, assolutamente!"
"Che vuoi dire? Cos'è successo?" chiese lui.
"Gira lo schermo a sinistra, devo mostrarti una cosa."
Il giovane girò lo schermo a sinistra e l'immagine cambiò.
C'era Flor, in piedi. Scendeva da una carrozza, tenendo la mano di qualcuno dal volto coperto. Camminava verso l'altare e Sofia, insieme a Reina, anzi: Delfina, le teneva il vestito e Greta le camminava dietro, vestita elegantemente. La damigella d'onore... come le aveva proposto Fede. Ed ecco il suo sposo... guardando quell'immagine il giovane ebbe un sussulto.
"Oh, signor Freezer, sono così felice!" aveva esclamato Flor.
"Signor cosa?" chiese il giovane.
"Così ti chiamava la ragazza di cui ti sei innamorato, vero?" chiese l'angelo.
"Sì... mi chiamava signor Freezer... forse mi sta dicendo che è felice di sposarsi con quell'uomo... beato lui, che può renderla felice..."
Ma improvvisamente il velo che copriva il volto dell'uomo si spostò e...
"Ma quello... quello sono io!"
"Esatto! Ecco: tutto dipenderà dalla tua risposta. Cos'è che provi, guardando l'immagine?"
"La verità? Mi sento malissimo, perché so che questo non potrà mai succedere!"
"Esatto! Ti senti malissimo, perché sai che questo non potrà accadere.. ti senti malissimo, capisci? Un angelo giunto in Paradiso nel momento che gli era destinato non sente più dolore... guarda i suoi cari, ma non in maniera così costante, come fai tu. Intercede per loro, ma non cerca d'intervenire direttamente."
"E questo... questo che significa, angioletto?" domandò Fede, sulle spine.
"Ma dai! Significa che tu non devi ancora stare qui! Devi insistere ancora, capisci? Il Capo prima o poi dovrà lasciarti tornare dai tuoi cari... come te stesso! Insomma, se non avessi avuto la possibilità di tornare, avresti visto qualcun altro, lì! Invece c'eri tu... coraggio, principe ribelle..."
"Ma tu come fai a saperlo?"
"Se giri lo schermo così vedi quello che succederà o quello che più desideri al mondo, capisci?"
Questo era accaduto poco dopo il ritorno di Maya da Londra. L'angelo che si occupava di lui, vedendo che il povero Fede era molto più che tormentato da quello che vedeva, ma non riusciva comunque a staccarsi da quelle immagini, si era insospettito. Non era normale che un'anima si tormentasse così per i suoi cari rimasti in vita, non era normale che il suo corpo ultraterreno fosse praticamente un'unica piaga... non era normale che fosse stato in grado di piangere! Per capirci di più, guardando da un altro schermo, l'angelo si era focalizzato sui Fritzenwalden, girando l'oggetto da un lato... e rimase stupito vedendo Fede, proprio Fede, al suo stesso matrimonio!
"Ehi... ehi, Fede! Tutto bene?" chiese piano Flor, vedendolo assorto. Aveva la mano stretta in quella del fratellino, il povero Fede, e tornò bruscamente alla realtà riconoscendo la voce di Flor.
"Oh... sì, sto bene... è che... mi sono ricordato che... Flor, io ho visto... ho visto una cosa... mentre ero dall'altra parte... una cosa bella... ma ho paura che se la dicessi a voce alta... non si realizzerebbe."
"Una cosa bella?" chiese Flor, curiosa. "Riguarda noi?"
"Sì che riguarda noi, ma non so... ho paura di rovinare tutto!"
"Beh, se l'hai vista lì vuol dire che c'è un motivo." rispose lei. "Mi fa piacere che tu te ne sia ricordato... sai, ora mi sento più forte. Insomma: ci va sempre tutto male... sapere che forse ci accadrà qualcosa di bello è un sollievo, davvero."
"È vero... ma capirai che mi è sembrato strano vedere quella cosa... vedermi vivo, nello stesso posto in cui eri tu... è incredibile... anzi: assurdo... ho persino pensato che volessero continuare a torturarmi, devo essere sincero. Era troppo bello per essere vero, credimi!"
Flor si sentiva decisamente sollevata. Ne stavano passando tante... così tante che una visione bella del futuro, o di un sogno, era un gran sollievo per lei... e di certo anche per lui.
Il giorno seguente, di buon'ora, tutta la famiglia si ritrovò al pianterreno. Flor aveva già dato il latte ai suoi figli. Questi ultimi se ne stavano lì, nelle loro carrozzine, tra i loro genitori che ogni tre secondi si giravano a guardarli, per assicurarsi che stessero bene... e nel tempo restante osservavano i volti dei ragazzi, dei familiari che ancora si facevano chiamare domestici, anche se Flor e Fede non volevano, per capire chi fosse più preoccupato e chi meno. Erano sempre attenti a tutto.
"Come funziona? Dobbiamo andare noi dal dottor Rosenbrum o verrà qui lui?" chiese Flor.
"Gli ho chiesto di venire qui a casa, perché se fossimo andati noi probabilmente avremmo bloccato la strada" rispose Franco.
"In effetti non hai proprio tutti i torti, Franco" disse Fede. Prese una fetta di pane, vi spalmò sopra della marmellata e allungò la mano verso la piccola Agostina, che era seduta alla sua sinistra. La piccola esitò: i ricordi delle suore che le mostravano qualcosa di buono per poi dirle di portarlo a uno degli altri bambini era ancora vivido nella sua mente.
"Ti sta chiamando, sirenetta" disse Flor, vedendo gli occhioni dolci della piccola formare due cuoricini. "Prendi, su! Lo sai che papà non ti darebbe mai una fetta di pane e marmellata per poi riprendersela... questo l'ho fatto io con lui, una volta... però stavamo giocando!"
Il giovane rise di gusto al ricordo e ripeté l'operazione anche con Flor.
"Tipo così?" chiese, allungandole la fetta di pane per poi ritrarre il braccio.
"Sì, così! Però dammi la mia fetta, ti prego... m ipiace tanto la marmellata, signor Freezer!"
"E va bene, però dopo dovrai pagarla" le disse lui.
"Pago adesso" disse Flor, schioccandogli un bacio a stampo.
"Visto che ci sono i bambini mi accontento" disse lui, per scherzo.
Franco scambiò uno sguardo con Maya: credevano entrambi che al loro fratello non piacessero quelle coccole tra fidanzati... eppure lo vedevano lì, a scherzare con Flor, a guardare di continuo i suoi figli, come per assicurarsi che ci fossero tutti.
Finita la colazione andarono a vestirsi e dopo una buona mezz'ora sentirono una scampanellata.
"Oh, dottore, buongiorno!" salutò Flor, facendosi da parte per farlo passare.
"Buongiorno a te, cara Florencia... o dovrei dire: "Signora Fritzenwalden"?" chiese, stringendole la mano.
"Oh, credo che ci vorrà ancora un po' per quello." rispose Flor. "Credo che avrà un bel po' da fare, oggi... siamo in molti ad essere anime tormentate."
"Oh, per questo stai pure tranquilla. Parlare con voi è un arricchimento, non un lavoro." rispose il dottore. "Ah... congratulazioni, sia a te che a Federico! Vedo i vostri figli solo adesso, ma sono degli angioletti!"
"Oh, sì... di solito sì. Solo quando hanno paura o sono entusiasti di qualcosa fanno i biricchini, è vero?" disse Flor, facendo delle facce buffe a Derick, che rise leggermente. "Venga, glieli presento da vicino. Questa è Aurora... la principessina... assomiglia più al suo papà che a me, ed è anche timida come lui. Fai ciao ciao al dottore, piccolina..." Lo psicologo sorrise, dando un colpetto affettuoso sotto il mento della bimba. "Questo signorino qui, sempre con la faccia arrabbiata, è Derick... assomiglia al papà del mio Freezer... cioè, di Fede."
"Spero solo che non diventi un bacchettone anche lui, quando crescerà" disse ridendo Fede. "Buongiorno, dottore, mi scusi..."
"Oh, buongiorno a lei... parlavo appunto con la sua ragazza... per i vostri figli..."
"Flor e i miei familiari sono le cose più belle che mi siano mai capitate, mi creda!"
"Mi fa piacere... le va di presentarmi gli altri bambini?"
"Ma certo, dottore! Questo è Eduardo Alberto... anche se noi lo chiamiamo solo Eduardo, per far prima. È un marinaretto birbante che ci ha fatti bagnare con i vestiti... gli piace tanto l'acqua, vero? Fa' vedere la barchetta al dottore..." Il piccolo cominciò a fare dei versi e Fede, Flor e il dottore scoppiarono a ridere. "E lei, invece, è Margarita... tutta sua madre. Un motivo in più per amarla." Flor rivolse un sorriso al suo Freezer con una faccia da: "Voglio mangiarti di baci, non tentarmi più del dovuto!"
"Ah, e guardi un po' lì... ci sono i nostri due figli più grandicelli!" disse Flor. "Quello è Santiago. È un po' ribelle, a volte, ma ha un cuore enorme."
"Ehm... ciao, signor dottore!"
"Ciao Santiago! Come stai, eh?" chiese l'uomo, stringendogli la mano.
"Ehm... bene... grazie..." balbettò il bambino.
"E questa è la nostra sirenetta... si chiama Agostina. La chiamo sirenetta perché per ora è senza voce" disse Fede. Prese per mano la piccola e le sussurrò: "Non aver paura, Agostina... il dottore è dei nostri."
La piccola fece una riverenza e il medico le rivolse un sorriso gentile.
"Oh, ma che bella, questa signorina!" disse. "Tranquilla, eh? La tua voce la troviamo insieme."
"Gut morgen, Herr Doktor... Floricienta, Herr Federica... studia essere pronta per teràpia."
"Grazie, Greta" dissero i due giovani.
"Oh, buongiorno a lei, cara Greta" disse il dottore. "Come va... quello che sappiamo?"
"Oh, lei potere dire, adesso... Floricienta ed Herr... Freezer... sapere tutto..."
"Oh, finalmente!" esclamò Fede. ""Herr Freezer" è già un passo avanti! Un giorno mi chiamerai per nome e basta, scommetti?" E le fece il baciamano, come ogni cavaliere che si rispetti.
"Oh... Yah, mein kind." rispose Greta. "Me e Antonio stare insieme, ora, Herr Doktor... danke."
"Oh, bene... mi fa tanto piacere."
Dopo il giro dei saluti, il dottore chiese chi volesse entrare per primo, e i ragazzi decisero di mandare avanti il povero Fede, in modo che potesse sfogarsi. Per fortuna, pur avendo studiato cose assolutamente non magiche, credeva alle stranezze che, da quanto sapeva, si erano verificate in casa Fritzenwalden.
Fede e il medico si misero a sedere, l'uno di fronte all'altro, nello studio. Quante conversazioni tra quei due uomini dal cuore gentile avrebbero potuto riferire le pareti, se avessero avuto il dono della parola!
"Ho saputo che avete fatto una pessima scoperta" disse, diretto, il medico.
"Lei l'aveva detto. Solo una personalità molto forte riesce a resistere all'ipnosi... e questa personalità era in quella donna, nella mia... nella mia madrina. Non so come spiegarlo, ma... non posso credere che la donna che mi ha consolato il giorno in cui sono tornato perché papà era venuto a mancare, sia la stessa che l'ha provocato, quel dolore... e non faccio altro che pensare... al fatto che mi abbia messo contro i miei ragazzi... ha fatto l'impossibile perché mandassi quelle creature in uno squallido collegio, e c'è quasi riuscita, dottore... non era Flor, quella da cui dovevo proteggerli... per quella storia della cantante... era lei, quella strega che mi sono messo in casa."
"Si calmi, la prego" disse il medico, prendendogli le mani. Il giovane tremava, la sua fronte era ricoperta di sudore freddo e il viso era pallido. Le immagini di quei giorni gli sfrecciavano davanti agli occhi.
""Stai tranquillo, mio caro... il dolore passa, credimi. Vedrai che i tuoi fratelli staranno bene... vedo che Thomas è un po' ribelle... forse... dovresti provare ad allontanarlo per un po'. Oh, caro Fede, Maya ultimamente si sta comportando molto male"..."
"Mia sorella stava per saltare dalla finestra, ieri!"
Il volto del medico diventò cupo.
"Dopo aver ricevuto la notizia?"
"Sì, dopo... dopo aver ricevuto la notizia."
Il giovane rimase in silenzio, poi il medico chiese: "E lei cosa sente?"
"Mi sento in colpa... io e Flor abbiamo pensato di dire la verità ai ragazzi per evitare che lo facesse quella donna... ne sarebbe stata capace... ma ora loro sono sconvolti, spaesati... come me... Thomas è venuto a scusarsi per avermi mostrato una foto mia e di papà in elicottero... Maya stava per buttarsi giù dalla finestra... e io mi sento in colpa... per essermi messo in casa una creatura così... così tanto... per essermi messo in casa la donna che ha ucciso mio padre, capisce?"
"E loro con lei come si comportano?"
"Loro mi stanno vicino, mi aiutano... e così è anche peggio... perché mi sento ancora più in colpa."
"Se fosse colpa sua, anche con tutto il bene di questo mondo, non crede che i suoi fratelli le avrebbero voltato le spalle? Com'è successo alla sua ex, ricorda? A causa della sua... vecchia natura, ecco... Sofia, la sorella, ha dovuto allontanarla per non soffrire più... se lei avesse colpa di questa storia, a quest'ora i suoi fratelli non le sarebbero vicini... e neanche Flor."
"Flor mi ha avvertito del fatto che quella donna era..."
"Mettiamola così. Provi a fare un esercizio... faccia finta che ci sia la strega, come la chiama lei. Le gridi tutto quello che vuole. Non si mostri tranquillo, pacato... cerchi di tirare fuori quello che ha dentro... e poi vada avanti con la sua vita. Vada avanti con i suoi fratelli e con i suoi figli... ci vorrà tempo, ma con le cicatrici si convive... non è vero che il dolore per un genitore passa. Però s'impara a viverlo, a sostenerlo... e, magari, anche a parlarne senza avere un attacco di panico. E poi, l'ha detto lei: per quella donna le carceri comuni sono inutili."
Fede spalancò la finestra dello studio e si affacciò, ma solo leggermente. Prese un lungo respiro, che trattenne per mezzo secondo, poi gridò: "TI ODIO, MALEDETTA STREGA!"
Era normale per un angelo terreno. Era normale persino arrivare a provare quel sentimento. Era lodevole che fosse capitato solo allora, dopo tutto quello che la donna aveva fatto per meritare di essere odiata.
Dopo aver gridato quella frase, il giovane si lasciò ricadere sulla sedia. Si sentiva svuotato... svuotato da qualcosa che non gli piaceva, che gli opprimeva il cuore, i polmoni... un peso che sentiva venir via, lentamente.
Una piccola luce gli si posizionò davanti al volto e una voce vellutata disse: "No... tu non sai come si fa ad odiare qualcuno. Gridare quella parola è solo un modo per sfogarsi... un modo come un altro, che può far male solo a chi un'anima ce l'ha ancora."
Il giovane si sentiva bene... non capiva. Era stato il dottore, il suo grido, erano state le fatine, o forse tutto aveva contribuito? Ma non importava. Si avvicinò al dottore, ancora molto scosso, ma felice, e lo abbracciò istintivamente.
"Grazie, davvero! Grazie mille!" esclamò, al settimo cielo.
"La psicologia non è istantanea... le capiterà di star male altre volte, per questa storia... non si ten>ga tutto dentro e vedrà che la cicatrice si formerà più in fretta."

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora