"Devo andare da lui!" esclamò decisa Flor, staccandosi dolcemente dal padre.
"Aspetta, Flor! Tu non puoi uscire come te stessa: Bonilla non fa che bazzicare attorno alla casa tutto il tempo!" disse Matias, stringendole la mano per trattenerla.
"E allora che faccio?" domandò lei. "Il mio principe ha chiesto di me e di Roberta, che gli dico? "No, non posso venire perché quell'idiota con due corna grandi quanto questa benedetta casa sta girando qui intorno come un avvoltoio"? Io devo andare dal mio Freezer, ora!"
"E ci andrai, sorellina! Vieni con me" disse Reina, prendendole delicatamente il braccio e conducendola al piano di sopra. La portò in camera sua e la fece sedere vicino al suo letto.
"Cosa vuoi fare, scusa?" domandò Flor.
"Tu non ti preoccupare. Ti farò rivedere l'uomo che custodisce il tuo cuore, fosse l'ultima cosa che faccio!" esclamò risoluta Reina, e Flor non poté non pensare a quanto fosse diversa dalla donna cinica che aveva conosciuto.
Quella ragazza non aveva niente a che vedere con la donna che le aveva detto che il suo Fede apparteneva ad un altro mondo in cui l'unica cosa che Flor poteva fare era lavare i pavimenti, che se anche lui avesse trascorso del tempo insieme a lei, l'avrebbe fatto solo per divertimento, per farsi passare la voglia... quella era la donna che aveva salvato la vita a Sofia rischiando la sua, quella che aveva chiesto perdono al Freezer subito dopo averlo investito. Ora Flor capiva qualcosa: c'era un motivo per cui Fede era passato dall'altra parte per poi tornare e affrontare di nuovo l'incidente, e non era solo la breccia che separava la terra dei vivi dal Paradiso. Era quello il modo per dare una scossa a Reina, farle scoprire che c'era del buono in lei... era quello il solo modo per salvare lei e anche il Conte dalle vite dissolute che conducevano, e non perché fossero peccati condannati dalla Chiesa. Perché erano ferite che, presto o tardi, avrebbero fatto loro molto più male di quanto ne avessero arrecato agli altri. Lui, il suo Freezer, che aveva rinunciato a se stesso per la sua famiglia, era l'unico che poteva fare davvero qualcosa per quelle anime perdute... almeno, questo era il filo conduttore dei pensieri di Flor, mentre sentiva il suo corpo trasformarsi. Reina aveva dovuto gioco forza allenare la sua resistenza, perché sua madre interferiva continuamente nei suoi pensieri, e pur essendo riuscita a bloccarla, spesso si sottoponeva ad un incantesimo che rimuovesse parzialmente la sua memoria, in modo da non dare informazioni pericolose a sua madre, o modificava i suoi ricordi per farle vedere solo quello che voleva, che fosse o meno sotto ipnosi. Lo faceva per Flor e Fede: aveva scoperto di volere ad entrambi un bene immenso, speciale...
"Ecco fatto!" disse infine Reina. "Ora per Bonilla, mia madre e chi per loro, tu sei me e io sono te. Guarda!" E le posizionò davanti uno specchio. "Pensa a mia madre." disse poi, e Flor lo fece. Vide il suo volto trasformarsi allo specchio quando l'immagine della strega si formò a chiari contorni nella sua mente.
"Non so come hai fatto, ma grazie!" esclamò abbracciando la sorella, che ricambiò sorridendo. Era così contenta!
Fino a non molti mesi prima avrebbe gioito della tristezza di quei due ragazzi, ma ora era felice di essere LEI a fare in modo che si rivedessero.
"Va' dal tuo Freezer, ora... Freezer, poi!"
"Corro, corro!"
E detto questo, Flor andò a prendere Roberta e insieme si recarono al carcere, scortate anche da Matias, che si occupava della difesa del giovane. Per fortuna l'incantesimo fatto da Reina "riconosceva" le persone sottoposte al controllo mentale di sua madre e per l'ispettore ed altri poliziotti la donna era la signorina Reina, non la signorina Florencia, per cui lei e Robertina poterono passare. Matias, invece, rimase fuori con l'ispettore, per cercare di tirarlo fuori di prigione il prima possibile.
Flor e Roberta entrarono nella cella e Flor fu sorpresa di trovare Alélie, seduta accanto al letto, che frizionava la fronte del povero giovane.
"Alélie!" esclamò Flor, riconoscendola e correndo ad abbracciarla.
"Bambina!" esclamò Alélie.
"Oh, Alélie... sei di nuovo qui?" chiese in un sussurro Flor.
"Ci sono ricascata, bambina mia" sospirò Alélie, "ma ora non importa..."
Indicò Roberta, che era accanto a lui.
Il giovane aveva la vista annebbiata, ma riconobbe la piccola, che gli aveva afferrato la mano e la stringeva tra le sue come un'ancora di salvezza.
"Perdonami, Robertina..." disse piano.
"Ma io... cosa devo perdonarti, Fede?"
"Perdonami per non averti creduto quando la strega ti ha tolto tutti i regali e ti ha lanciato accuse ingiuste! Tu hai provato a dirmelo e io non ti ho neanche lasciata parlare... scusami."
"Fede... Fede, io... io non ce l'ho con te per quello... va tutto bene." balbettò Roberta, asciugandogli il viso pallido e ricoperto di sudore. La febbre lo sfiniva, e mai come quella volta l'aveva messo in difficoltà.
"Flor... Flor..." sussurrò ancora lui.
Flor avvicinò il suo viso a quello di lui, per sentirgli la fronte, e nonostante la vista opaca, il suo principe la riconobbe lo stesso. Riconobbe la sua pelle morbida che si sfregava contro il suo volto, riconobbe le sue dita che gli tracciavano dei ghirigori sul torace, come per tranquillizzarlo, la sua voce tremante che sussurrava: "Sono qui, mio principe!", facendolo sorridere. Tese la mano, cercando la sua, e lei lo comprese e l'afferrò saldamente, accarezzandone il dorso.
"Perdonami..." disse a pochi centimetri dalle sue labbra. "Per quante volte non ti ho detto che ti amo alla follia."
"Anch'io spesso mi sono trattenuta dal dirtelo... va tutto bene, tranquillo..."
"Quella... quella bambina..." balbettò, più scosso che mai, il giovane.
"La libereremo, te lo prometto" lo tranquillizzò lei...
Quello che non sapeva era che anche la piccola Agostina si era ammalata. Suo fratello era seduto a terra, vicino a lei, in mezzo alla polvere, e faceva del suo meglio per rinfrescarle la fronte.
"Agostina! Santiago! Vi decidete a scendere?" gridò la suora. Era mattina, albeggiava appena, e la donna era stupita che i due bambini non fossero ancora tornati giù dalla stanza in soffitta.
"Vecchia cornacchia!" sussurrò Santiago mentre Agostina cercava di alzarsi, ma senza successo. "No! Stai giù, sorellina!"
Agostina respirava affannosamente, allungando le esili braccia verso il cielo come per implorare aiuto.
Si avvicinò alla finestra e vide Franco, uno dei Fritzenwalden, che passava lì vicino. Il ragazzo era fuori dall'istituto e non faceva che guardarlo, come se qualcuno o qualcosa l'avesse spinto ad arrivare lì.
Per la prima volta, pur essendo solo, vide suo padre che lo affiancava.
"Va' dentro, ragazzo!" esclamò, per poi dissolversi. Franco pensò di aver avuto un'allucinazione, poi vide Santiago che gli faceva cenno dalla finestra.
Entrò precipitosamente nella botola che si era illuminata al suo passaggio, raggiunse l'altro lato della soffitta e vi si nascose. Da lì chiamò la polizia, come se sapesse che stava per accadere qualcosa. Il cuore gli batteva all'impazzata, sentiva il respiro sempre più agitato e le gambe molli per l'ansia. Suo fratello stava male e forse era per aiutare lui e la bambina che suo padre l'aveva spinto a recarsi in quel posto orribile.
"Vuoi prendertela comoda, mocciosa?" sentì urlare mentre era al telefono con la polizia. Mise il VivaVoce al telefono, perché il suo interlocutore potesse sentire.
Ci fu un tonfo, perché la suora aveva cercato di alzare da terra Agostina con la forza, ma, pur sforzandosi, la bimba era ricaduta all'indietro, stremata.
"Lasci mia sorella!" esclamò Santiago, frapponendosi fra Agostina e la donna.
"Tu vedi di non impicciarti" lo rimproverò la suora.
Che orrore: come poteva, quella donna dalla vocazione così forte, trattare in quel modo due bambini innocenti( Probabilmente la bambina era malata e quella strega l'aveva alzata come un sacco di patate solo per farle pulire le camere degli altri bambini! Era illegale! Ora capiva perché suo fratello era rimasto così colpito da lei e dal fratellino.
"NO!" urlò Santiago. Un rumore secco fece sussultare Franco: la donna aveva picchiato il ragazzino.
Franco lasciò il telefono acceso, poi corse nell'altra ala della soffitta, dove Santiago veniva colpito senza pietà e Agostina cercava di ricordare dove fosse finita la sua voce, per chiedere aiuto, ma senza successo. Quando vide il gemello Fritzenwalden, non sapendo cos'altro fare, con dita tremanti prese a indicare Santiago, e Franco si gettò sulla suora e la spinse via per allontanarla dal bambino.
"Chi sei?" domandò la suora, sorpresa.
"Il fratello dell'uomo che è finito in galera per colpa sua."
"Il fratello di quel Fritzenwalden..."
"Sì! Lasci in pace questi bambini o prenderà il posto di mio fratello, glielo giuro su quello che ho di più caro!" disse risoluto Franco.
In quel momento le sirene della polizia si fecero sentire: Santiago corse alla finestra e prese a urlare a piena voce.
"AIUTO! AIUTO!" gridava battendo colpi disperati alla finestra, ma la suora lo tirò indietro e disse: "Shh... smettila o ti giuro che ti ammazzo..." Ma questo fece dibattere ancora di più il piccolo, che morse la mano che gli aveva tappato la bocca e riprese a urlare e colpire con vigore la finestra.
Allora, pur dolorante per il morso, la suora afferrò Agostina e le strinse il viso. Pur non riuscendo a parlare o gemere, Agostina cambiò espressione: il dolore che provava era insopportabile. Franco tornò a buttarsi sulla suora e prese in braccio la bimba febbricitante.
I cuori dei quattro accelerarono quando entrò la polizia. La suora non fece in tempo a comporre una faccia innocente e non riuscì a trovare alcun tipo di scusa per i rumori al telefono, per le grida disperate di Santiago e lo stato in cui versavano lui e la sua sorellina.
Nel frattempo tutti i Fritzenwalden erano terribilmente in pena per Fede, e le cose non migliorarono quando l'ispettore, chiaramente sotto il controllo della strega, fece irruzione nella cella.
"Andatevene" disse secco a Flor e Roberta. Matias le aveva provate tutte per aiutare il suo migliore amico, ma quell'uomo sembrava far finta di niente.
Fede, con gli occhi spenti, guardò le due e, sforzandosi di tirarsi su, disse: "Andrà tutto bene... andate a casa..."
"Amore, sei sicuro? Non vuoi andare in ospedale?" chiese Flor, terrorizzata.
"Non lo porterete da nessuna parte, e adesso fuori!" esclamò risoluto l'ispettore.
"Vi prego... vi prego, tornate a casa!"
"Aspetta" disse sottovoce Flor.
Si sfilò la giacca di pelle che era appartenuta a Fede e gliela mise addosso perché non soffrisse il freddo.
"Tieni, tesoro" disse. "Così saremo più vicini... e non sentirai freddo... e poi dovevo ridartela, no?" Lui, con le poche forze che aveva, se la premette contro il petto, godendosi quel senso di protezione che gli trasmetteva quel tessuto. La giacca aveva un profumo speciale, che apparteneva ad entrambi e sembrava che anche la forma dei loro corpi si fosse fusa in un corpo unico, a contatto con essa. Tramite quel semplice oggetto, lui si sentiva legato a lei anche a distanza, come accadeva a lei ogni volta che vi si avvolgeva, e, come per un messaggio proveniente dall'alto, il tessuto divenne abbastanza fresco da abbassargli la temperatura.
"Grazie" sussurrò, stringendo a sé la giacca come un tesoro inestimabile. "Così potrò far finta di abbracciarti."
"E tieni anche questa" disse, infilando in una tasca la noce di sua madre.
"Ma no... no... quella... serve a te... vita mia..."
"A te serve di più" disse Roberta, capendo cosa intendeva Flor.
"Va bene. Vieni, Robertina."
Flor e Roberta lasciarono la prigione, ma prima di andarsene, Flor vide sopraggiungere Titina.
"Zia!" esclamò, felice di rivederla.
"Flor, piccola mia!" disse quest'ultima stringendosi al petto la ragazza.
"Oh, Titina! Che ci fai qui?" domandò Flor.
"Poi ti spiego. Tranquilla: mi occuperò io di quell'angelo!" disse Titina, accarezzandole il volto. "Ora va', che sta arrivando la strega cattiva e se ti vede..." Flor fece un cenno d'assenso e andò via insieme a Roberta.
La figlia adottiva dei Fritzenwalden, però, non si lasciò sopraffare. Appena tornata a casa accennò ai ragazzi di avere un piano e la mattina dopo chiamò a raccolta tutti i fratelli che erano a casa e insieme a loro organizzò una protesta per liberare Fede.
"Ragazzi, chiamate tutti i vostri amici! Tutti, nessuno escluso! E dobbiamo riunire la band: devono suonare per strada."
"Bene. Scrivete tutti una lista, okay? Io mi occuperò di chiamare tutti." disse Nicolas.
"Bene! Io riunirò la band" disse Maya per poi precipitarsi verso l'ingresso.
"Ottimo! Martin, va' a parlare con Flor! Non si può fare nulla senza la cantante! Limiteremo i balli, ma per la musica dobbiamo esibirci dal vivo, per strada... nei pressi del carcere, okay?"
"Benissimo! Noi, invece, ci occuperemo degli striscioni" disse Dominick, indicando Thomas e Roberta. Le era stato detto cos'avevano fatto i ragazzi, tempo prima, per convincere Fede a far tornare Flor e stavolta erano sicuri che a Fede non sarebbe dispiaciuto.
Poco dopo Martin tornò insieme ad una Flor raggiante.
"Quando volete farlo?" chiese eccitata.
"Stasera stessa, se riusciamo a preparare tutto" rispose Roberta.
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Flor andò ad aprire e vide Franco, con una bambina in braccio e un bambino che trotterellava vicino a lui.
"Franco! Non li avrai rapiti, vero?" chiese Flor, riconoscendo i due bambini che erano tornati a casa insieme a lui.
"Nessun rapimento. Ho sentito che dovevo andare là e ho fatto in modo che la polizia scoprisse quello che pativano questi angioletti." E mise Agostina in braccio a Flor, che si sorprese di quanto fosse bollente il suo corpicino.
"Oh mio Dio... come il mio principe... come il mio principe!" sussurrò Flor.
"In che senso?"
"Franco, Agostina ha la febbre... e ce l'ha anche tuo fratello..."
"E questo che significa?" chiese Nico.
"Non so... ma credo che loro siano legati da qualcosa..." ipotizzò Flor.
Poi accadde qualcosa di sorprendente: Agostina si girò verso Flor e, nella lingua dei segni, disse: "Mamma..."
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Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||
FanfictionA Fede viene concesso di tornare sulla Terra, ma dovrà superare alcune prove. La prima ad incontrarlo sarà Flor, attraverso una visione. Infatti l'incontro con Fede della prima serie non sarà l'ultimo. Dopo il ritorno, poiché le leggi della natura s...