Massimo se ne stava lì, impalato, fuori dalla porta di Fritzenwalden. Le parole del giovane continuavano a rimbombargli nella testa. "Tu sai cos'è l'amore... non far finta di non vederlo... Evaristo..."
Gli passò davanti agli occhi, per l'ennesima volta, l'incidente in cui Fede era rimasto coinvolto perché lui non aveva guardato la strada. Quel ricordo lo torturava continuamente, e se Massimo sapeva con certezza una cosa, era che sarebbe sempre stato legato a Fritzenwalden... a Fede... in qualche modo. E se Fede si era reso conto di quanto amasse Flor, se aveva piantato sua moglie davanti a tutti, pe rlei, Massimo non voleva essere da meno... l'amore... quanto doveva essere bello, amare qualcuno. Amare qualcuno... amare... Evaristo! Fu il suo, il primo volto che gli balzò agli occhi. Quel giovane sempre compito, riservato, sempre al suo posto, a testa china... e coraggioso, perché gli aveva salvato la vita tante volte... l'aveva salvato dalla furia dei mariti delle sue amanti.
Si avvicinò alla porta, esitante. Sembrava che stesse camminando sull'aria, non sembrava toccare terra... aveva paura di far troppo rumore.
Vide Evaristo, che stava dando una mano a Greta a cambiare i gemelli. Lo guardò e rimase incantato... per la prima volta, osservando lui, l'idea di avere un bambino non era così malvagia.
"Sono bellissimi" disse sorridendo il valletto. "La signorina Flor e il signor Fritzenwalden sono persone fantastiche... e i loro figli saranno fantastici, anche quando cresceranno!"
"A che pensare, lei, Evaristo?" chiese la governante, mentre adagiava dolcemente nel bagnetto la piccola Aurora.
"Penso al fatto che sono innamorato di qualcuno a cui non importa di me... non in quel senso, almeno. In fondo, io sono un cameriere, il mio posto è lontano dalla ribalta... dove c'è da pulire... da servire... e lontano da lui, soprattutto..."
"Floricienta era anche lei cameriera... però Her Federica vuole lei tanto bene e lei a lui... e ora loro papà e mamma... e quando streca cattiva sarà sconfitta, loro folere sposarsi, finalmente... loro come figli miei, capire?"
"Sì, però... il signor Fritzenwalden è diverso... aveva solo bisogno di aprirsi e non è i ltipo a cui piace tradire... Massimo con le donne ci gioca, e l'unica volta in cui ho potuto amarlo chiaramente è stata quando quel mostro voleva fargli del male... quell'uomo che... che vi ha rovinato la vita!"
"Me crede che Her Conta fare qvesto perché lui afere paura. Anche miei ragazzi fare, all'inizio. Tutti e due, per uno motivo o altro... tu non dovere te arrendere, capito?"
"No, non ti devi arrendere!"
"Floricienta! Tu visto Her Federica?"
"Oh, ecco... io in realtà stavo andando da lui, ma poi... ho visto che eri triste e non mi piace che un mio amico stia male... non mi piace non poter fare niente in proposito."
"Suo amico, signorina? Io?"
"Ma sì... certo! E anche il mio principe! Ha mandato a chiamare il Conte Mi... cioè, Massimo, per dirgli di te, di non farti stare male... e poi... io ho imparato a riconoscerle, queste cose! Massimo ha solo paura, ma vedrai che..."
Un singhiozzo proveniente da dietro le loro spalle li fece voltare di scatto. Massimo era lì, inginocchiato a terra, e piangeva a dirotto. Ricordava ogni volta in cui il buon maggiordomo l'aveva salvato. Ricordava la gelosia che aveva provato nei confronti di Lorenzo, quando questi si era presentato a casa sua per cercare lavoro. Er ageloso... in parte... e d'altra parte, voleva proteggerlo... anche per quello l'aveva accompagnato, tempo prima, ad una festa in cui c'era Laura, la moglie di quel Francisco.
"Conte Minimo! Santo cielo, che cos'hai?" chiese Flor, preoccupata. Lo afferrò per un braccio e se lo sistemò sulle spalle. "Su, coraggio... alzati dal pavimento! Greta... non è che potresti passarmi una sedia, per favore?"
"Oh, certo, Floricienta. Venire, lei" disse la governante. Era ancora piuttosto arrabbiata con il Conte, ma non gli avrebbe comunque negato il suo aiuto.
"Venite, angioletti della mamma... questi signori hanno tanto bisogno di parlare, e per farlo devono stare da soli, vero?" disse Flor, trascinando il bagnetto. "Sai cosa, Greta? Quando ho finito, li porto dal papà... ha solo un po' di febbre, papà, ma sarà tanto, tanto felice di vedervi, è vero?" E i piccoli emisero delle risatine che scaldarono il cuore di entrambe le donne.
Rimasti soli, Massimo ed Evaristo rimasero lì, fermi, a fissarsi. Massimo aveva gli occhi gonfi e arrossati... Evaristo le lacrime doveva averle finite.
"Che succede, signore? Ha visto il signor Fritzenwalden... che le ha detto?" chiese amorevolmente, portandogli un bicchiere d'acqua perché si calmasse. Ma le mani del Conte tremavano tanto che il bicchiere gli sfuggì, andando a frantumarsi sul pavimento.
"Non si preoccupi... ci penso io, signore" disse il maggiordomo. Afferrò una scopa e un secchio e rapidamente pulì tutto, cercando di non guardare l'incantevole viso del suo signore. Continuava a dargli del lei... a chiamarlo "signore", e questo, al povero Conte, faceva incredibilmente male.
"Non chiamarmi "signore"! Avevi ragione a dire che Flor e Fede sono dei veri nobili e che io sono un poveretto, un... un idiota... un nobile immeritato!" balbettò Massimo. "Mi sono circondato di donne, del puro piacere, per nascondere a me stesso che l'unico che avrei voluto accanto eri tu!"
Evaristo lasciò cadere la scopa e si piantò di fronte a Massimo... non capiva... non voleva capire, perché forse capire avrebbe significato illudersi per l'ennesima volta che l'uomo che aveva di fronte lo amasse davvero... comprare palloncini colorati, come diceva la signorina Flor.
Lei gli aveva raccontato delle innumerevoli discussioni avute con Fede, nella vita precedente... gli aveva detto che una volta anche Fede aveva fatto così, donne a parte. Ma lui l'aveva fatto perché si era costretto al suo gelo interiore, per i suoi fratelli. Si era fatto assorbire così tanto dall'idea di tirarli su da dimenticarsi di lasciare che si esprimessero, che vivessero felici, che si divertissero con una delle più grandi gioie che lui aveva, gioco forza, dovuto abbandonare: la musica.
"Finiscila d'illudermi" disse, provando a mostrarsi duro e deciso, ma la voce gli andò via subito dopo.
"Non... non voglio... non voglio questo... io..." balbettò il Conte. Poi gli tornò in mente la frase che gli aveva detto Fede: "Tu sa icos'è l'amore... non nasconderlo... non nasconderlo... mai..." Spalancò la finestra della playroom, prese un respiro profondo e gridò: "TI AMO, EVARISTOOOOO!"
E allora ci fu finalmente il bacio. Un bacio vero, sentito, senza esitazioni da nessuna delle due parti.
Flor, intanto, una volta finito di vestire i bambini, tornò nella camera di Fede.
"Grazie Matias" disse con dolcezza. "Sei stato gentile a tenergli compagnia, e..."
"Non faceva che chiedere di te, Flor" disse. "Di te e dei bambini... anche i più grandicelli."
"Oh... allora falli entrare, poverini..." gli disse Flor. "Sei un angelo, davvero! Il nostro angelo!"
"L'angelo sta lì, veramente" disse, indicando il viso stremato del suo migliore amico.
"Ho avuto anche la benedizione dei suoceri!" disse ridendo Flor. "Sono una bella coppia, lo sai?"
"Flor... davvero?" disse piano il giovane. Tese la mano, sforzandosi un po', e i gemellini si sporsero in avanti. Lui prese le loro mani, a turno... gli faceva male tutto, ma non importava. I bambini si sporsero in avanti, nelle loro carrozzine, come per salire sul letto. Lui se ne accorse e cercò d isganciare le cinture, ma gli tremavano così tanto le mani che non ci riusciva.
"Aspetta... li vuoi vicini, vero?" disse Flor, sempre sorridendo. Sganciò le cinture e i bambini s isporsero in avanti. "Eccoli qua... vedi? Loro sanno che non ti senti bene, per questo se ne stanno lì buoni buoni, ma vogliono stare con te..."
"Ti... ti amo."
"Oh, anch'io ti amo, principe azzurro! T iamo con tutta me stessa, lo sai."
"Vi... amo..." aggiunse, attirando a sé lei e i gemelli.
Agostina e Santiago entrarono nella stanza e furono seguiti a ruota da tutti gli altri bambini.
"Ti vogliamo bene, papà" disse Santiago, che venne letteralmente trascinato sul letto dalla piccola Agostina. Erano dal lato opposto rispetto ai gemelli.
"Piano, bambini! Lo so che gli volete bene, ma così non lo fate respirare!" disse Flor, mentre la piccola Agostina gli sistemava meglio il cuscino per farlo respirare.
"Non ti preoccupare, piccolina" disse piano il giovane. La piccola era praticamente sul bordo del letto e lui, che febbre o meno aveva sempre cento occhi, spinse delicatamente in avanti la piccola.
Poi si udì un grido proveniente da una delle stanze... un grido che parve scuotere le fondamenta di tutta la casa: "IO TI AMO, EVARISTOOOOO!"
"Conte Minimo!" esclamò Flor, sconvolta. "Finalmente, finalmente!"
Si protese verso Fede e rimase ancora più scioccata quando lo vide prendere in braccio il piccolo Eduardo.
"Amore, come... com'è possibile? Non è neanche mezzanotte!" esclamò Flor, guardando l'orologio. Lui le prese la mano e se la portò sul viso. "Non posso crederci... non hai più la febbre... e così, di colpo!"
"Massimo ce l'ha fatta, finalmente! È servito a qualcosa, il mio incidente!" esclamò Fede, alzandosi dal letto. I quattro gemellini si aggrapparono a lui, senza neanche dargli il tempo di realizzare cosa stavano facendo.
"Flor... che fai lì impalata? Dai, vieni! Sto bene, vedi? Sto bene!" esclamò il giovane, avvicinandosi alla ragazza. Premette le labbra su quelle di lei, spalancò la finestra e, come aveva fatto Flor, gridò: "IO TI AMO, FLORICIENTAA!"
Flor si avvicinò alla finestra a sua volta e gridò: "ANCH'IO TI AMO, SIGNOR FREEEEZEEEER!"
Probabilmente questo alla strega fece male davvero, perché quando riprovò ad avvicinarsi al cancello, con tutti quei "Ti amo" fu sbalzata a duecento metri dal cancello e le rimase una cicatrice all'altezza della spalla sinistra. I Fritzenwalden rappresentavano l'amore, ERANO amore. E l'amore alle streghe cattive fa molto male.
STAI LEGGENDO
Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||
FanfictionA Fede viene concesso di tornare sulla Terra, ma dovrà superare alcune prove. La prima ad incontrarlo sarà Flor, attraverso una visione. Infatti l'incontro con Fede della prima serie non sarà l'ultimo. Dopo il ritorno, poiché le leggi della natura s...