(149: L'istinto del primogenito anche con la febbre a quaranta)

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"Adesso capisci perché sono così legata a lui, Massimo?" disse Maya, che aveva preso in disparte il Conte e gli aveva spiegato, con calma, a cosa alludeva il malato parlando di orfanotrofio. "Se lui non si fosse messo in testa di occuparsi di noi, a quest'ora saremmo in un orfanotrofio, forse separati!"
"Sì... sì, capisco" rispose il Conte. "Perdonami, io... io non avrei dovuto dirti tutte quelle cose... o parlare così di tuo fratello... decisamente non avrei dovuto... è un ottimo padre, un marito fantastico, e come fratello non ha niente da invidiare a nessuno... forse per certi versi assomiglia un po' a mio cugino Segundo. Lui è cresciuto in fretta... molto più in fretta di me, a dir la verità."
"Va tutto bene" disse infine la ragazza. "Mi bastava solo che lo capissi... soltanto questo, davvero! Per questo, sai... quando siete venuti a recuperarmi sotto la pioggia, io..."
A Massimo parve di ricordare.
""Non mi sgridare, ti prego!" supplicò Maya. "Io..."
"Piccola, non ti voglio sgridare, dico davvero! Ascolta: io avevo una faccia completamente diversa, ti ricordi? Guardami: ti sembro arrabbiato?" La ragazza scosse la testa, mentre delle calde lacrime le scendevano lungo le guance. guardò suo fratello e vide la sua espressione più che conciliante.
"Ehi! Guarda chi c'è là" disse poi il giovane, indicando Matias, che aspettava poco più in là. "Sarei venuto da solo se avessi voluto rimproverarti"!"
"Sei molto scosso, vero? Ti porto un po' d'acqua... è un po' un culto in casa nostra" disse Maya, conciliante.
"Oh... sì, va bene... ma... ma Thomas? Tuo fratello ce la farà a tenerlo?"
"Ma sì... ecco, vedi, mi hanno spiegato come funziona la sua malattia. è un po' come un'influenza, però più fastidiosa. Me l'ha spiegato la nonna di Flor, la signora Nilda... domani starà bene."
Intanto Reina era entrata nella stanza. Gli altri erano stati avvertiti dello stato in cui era Fede... ma Thomas, che l'aveva visto, non credeva che la cosa fosse così semplice e non aveva intenzione di spostarsi dal letto.
"Ehi, Tommy... piccolo, vieni qui" disse gentilmente Reina. "Vieni, andiamo un po' fuori... ti va?"
Ma inaspettatamente fu lo stesso Fede a stringersi al petto il bambino.
"Non fargli del male..." disse piano. Naturalmente la febbre l'aveva riportato indietro, a quando lei era malvagia... a quando avrebbe fatto carte false per far del male ai bambini... insomma, a quando la pedagogia non era precisamente il suo forte, se vogliamo metterla in questi termini.
"Stai tranquillo, signor Freezer" disse Flor. "Ora sì che lei è la donna buona e disponibile che hai visto per tutta la vita... niente bugie, stavolta, davvero... diglielo tu, piccolino" aggiunse, accarezzando il viso di Thomas.
"È vero, Fede. Lei non è più una strega" disse Thomas. "Forse ha ragione... io vado con lei, così potrai riposarti un po', fratellino. Però stiamo qua vicino, così potrai essere sicuro del fatto che è buona..."
E detto questo, il piccolo scese dal letto.
Reina lo prese gentilmente per mano e lo condusse fuori dalla stanza. Ma, appena fuori, il ragazzino si mise a piangere.
"Tommy, tesoro, che cosa c'è?" chiese Reina, con tenerezza. "Non c'è bisogno di piangere... va tutto bene!"
"Ha... la febbre tanto alta... così alta che non ho dovuto nemmeno toccarlo per accorgermene. E poi parlava dell'orfanotrofio e mi abbracciava... ha le visioni... io ho paura che gli succeda qualcosa..."
"Su, vieni qui" disse Reina, attirandolo a sé per abbracciarlo. "Ascolta: Fede starà bene... è un effetto collaterale del suo passato, una brutta cicatrice, fastidiosa, ma ti posso giurare che lui tornerà a star bene prestissimo... ma tu sai perfettamente cosa devi fare!"
"Sì... essere forte e incoraggiarlo" rispose Thomas.
"Bravo, ometto" disse Reina, rivolgendogli un sorriso materno. Sì, materno... insomma: il fatto di sentire un bambino dentro di sé le stava facendo capire parecchie cose... capiva perché Fede si era sentito così in obbligo verso di lei, quando aveva finto di essere incinta... capiva perché Lorenzo fosse così premuroso con lei, da un po' di tempo a quella parte... lei stessa era più felice, più affettuosa, persino più energica, dopo quella scoperta.
Nel frattempo praticamente tutti i familiari andavano e venivano dalla camera di Fede.
Quest'ultimo, sempre febbricitante, a tratti riconosceva i suoi cari, a tratti no. L'unico volto che gli era sempre chiaro era quello della sua Flor, che non si era mossa da lì per tutto il tempo.
Greta entrò nella stanza verso l'una del pomeriggio.
"Come stare tu, Mein Liebe?" chiese amorevolmente. Quell'uomo era come un figlio per lei: era così sconvolta da aver dimenticato di dargli del lei come da protocollo, cosa che l'avrebbe fatto più che felice. Il giovane provò ad articolare, ma era stanco, distrutto dalla febbre, e scosse semplicemente la testa, fissando il nulla. La buona governante si chinò su di lui, premurosa, e gli sfiorò la fronte. "Povero mio piccolo grande uomo!" disse piano. "Tu tanto male, vero?"
Flor sorrise debolmente. Le piaceva vedere quanto fosse attenta Greta alla sua famiglia... lei stessa era parte della famiglia.
"E tu, piccolina? Tu teve mangiare qvalcosa o anche tu sentirai male come Herr... come..."
"Grazie, Greta... ma non c'è bisogno che ti preoccupi per me, dav... eh?" si bloccò Flor. La governante reggeva un piattino con del brodo e il giovane spinse delicatamente Flor in quella direzione. Anche con la febbre così alta, non smetteva mai di preoccuparsi per i suoi cari, ma non riuscendo a parlare aveva deciso di agire.
"Visto, piccolina? Anche lui te dire... prendere qvesto... me ha preso altro anche per lui."
"Oh... ora capisco perché ti ho chiamata mamma, lo sai?" disse Flor. "Ma va' tranquilla, ci penso io a lui!"
"Io rimane qva fuori... se te serve qvalcosa."
"Grazie davvero, Greta. Non preoccuparti troppo... siamo a metà del giorno... a mezzanotte sarà finito tutto per il meglio... solo, per favore: per oggi tieni con te i bambini... se poi dovessero volere il latte, portali qui, va bene? Non voglio che vedano che il loro papà sta così... si sono presi un bello spavento, ieri notte... e... e anche i ragazzi. Fa' in modo che si distraggano, per favore!"
Greta fece un cenno d'assenso con la testa, poi si diresse fuori dalla porta. C'era ben poco da discutere: Floricienta era una degna signora Fritzenwalden. Da quando Fede si era sentito male, non si era più mossa dal suo capezzale, certo, ma non aveva smesso di preoccuparsi per i suoi ragazzi.
Flor rischiò di scottarsi con il brodo, per mandarlo giù più in fretta... dovette mangiare per prima, perché lui, come ai vecchi tempi, la guardava malissimo quando lei cercava di aiutarlo.
"Eddai, non fare il cavaliere come al solito... oggi sei tu che hai la precedenza." disse la ragazza. Il giovane provò a scuotere la testa, ma il movimento fu lento e doloroso. "E va bene, va bene... ma solo se poi ti lascerai aiutare..."
"Sei... sei pallida..." disse piano il giovane, preoccupato. Flor si rassegnò a finire la sua parte, poi aiutò il giovane a mettersi seduto.
"Coraggio, amore mio... sì, lo so che con questo febbrone non ti va giù niente... ma fallo per me, ti prego... anch'io ho fatto fatica... quando tu stai male... o quando sta male qualcuno dei ragazzi, o della nostra bella famiglia... mi si spegne tutto. Proprio come è successo a te."
Gli accostò il cucchiaio alle labbra riarse. Il giovane, pur stordito, sembrava rendersi conto di quello che gli accadeva intorno. Tremava tutto, la gola gli bruciava come se vi fosse scoppiato dentro un incendio, ma alla fine, lentamente, anche lui riuscì a mandare giù il brodo.
"Cos'hai? Stai tremando, hai freddo?" chiese Flor.
Lui l'attirò a sé. La sua presa non era salda come al solito: era piuttosto floscia, ma lei sapeva cosa voleva chiederle. Gli si avvicinò e si sdraiò accanto a lui, sul letto.
"Non vado da nessuna parte... te lo prometto" disse piano. "Non..." Ma la porta si spalancò all'improvviso e il padre adottivo di Flor, Eduardo, fece il suo ingresso.
"Ehi! Santo cielo, che cera che hai, ragazzo!" disse, avvicinandosi al letto. "Sai, Greta mi ha raccontato... mi ha detto che anche se stai male continui ad occuparti della mia Flor... mi sono sbagliato di grosso su di te, allora."
"A... a... amo" sussurrò il "ragazzo", stringendo appena le mani di Flor nelle sue.
"Papà... sono felice che tu sia qui, davvero" sussurrò Flor.
"Io tengo molto a lui. A parte tutto ha passato letteralmente l'inferno, poverino!"
Gli occhi di Flor presero a pizzicare.
Il giovane non era abbastanza forte da darle un abbraccio che avrebbe potuto confortarla, ma tese un braccio in direzione di Eduardo. Riuscì a stento a prendergli la mano, per fargli capire quello che intendeva.
"Piccola... usciamo un momento qui fuori, vuoi?" le disse piano il padre.
"Non posso... non voglio lasciarlo da solo, gliel'ho promesso!" Ma più parlava, più le lacrime spingevano per venir fuori.
"Vai... vai con lui..." biascicò il giovane, dal letto. "Il... il tuo cuore..."
"Che vuoi dire?" chiese Flor, preoccupata.
"Lui deve riprendersi, tesoro... vorrebbe aiutarti lui stesso, ma non è abbastanza forte, per adesso."
"Flor" intervenne Nilda. "Non ti preoccupare, resto io qui con lui... va' con tuo padre. Devi uscire un po'."
"Nonna, ti prego... di qualunque cosa abbia bisogno, qualunque, tu chiamami, capito?" disse Flor. "E tu, amore... sei forte! Io lo so che sei forte e ti riprenderai. Devi resistere solo poche ore. Ti amo..."
"Abbi cura di lei" disse a mezza voce il giovane, rivolto ad Eduardo, aggrappandosi al lenzuolo.
Il Capo lo guardò e sorrise. "Certo che questo ragazzo, anche con la febbre a quaranta, non stacca mai la spina!" disse.
"Lo vede? Io gliel'ho detto che doveva tornare sulla Terra!" esclamò Gabriele.
"Una parola in più e ti spedisco a lavorare di sotto, capito?" lo stuzzicò il Capo.
"Sul serio?" chiese Gabriele, agitato.
"Ma ti pare che ti mando di sotto? Avevi ragione tu, sciocchino... e io lo sapevo già da un po' di tempo..."
"Che cosa?" chiesero gli angeli, all'unisono.
"Calma, calma... a tempo debito capirete!"

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora