97: Parla con me

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"Spiegati meglio: cos'aveva a che fare quella donna con l'incidente di tuo padre, tesoro?" chiese preoccupata Flor mentre lo stringeva a sé con un braccio cercando di non farsi prendere dall'ansia.
"Ho sognato che la strega svuotava parzialmente il serbatoio dell'elicottero di mio padre e lo sostituiva con dell'acqua."
"Oh santo cielo!" esclamò Flor, tesa. "Non ci posso credere, non può essere!"
"Beh, sai... io non credo più che i sogni siano fini a se stessi... e quello che mi ha convinto di più è stato il fatto che anche Agostina abbia fatto lo stesso sogno. Non può essere un caso."
"No. Non può assolutameqe essere un caso."
"Quella bambina non conosceva mio padre @né ha mai visto di persona la strega."
"No, è vero. L'avrebbe distrutta, povera piccina!"
"Flor, io... io non so se sto facendo la cosa giusta, ma voglio riaprire le indagini su quello che è successo a papà e se quell'arpia c'entra qualcosa me la pagherà."
"Fede... Fede, aspetta!" disse lei. "Tu non sei un tipo vendicativo. Se vuoi scoprire la verità su quello che è successo a tuo padre, io sono pienamente d'accordo, e ti appoggerò... ma prima promettimi che non permetterai a questa storia di accecarti, d'indurti all'odio. Ne soffriresti e anche i ragazzi ne soffrirebbero, perché tu hai insegnato loro ad amare, non ad odiare. Va bene?"
"Va bene. Te lo prometto" rispose lui.
Flor lo abbracciò più forte e lui si lasciò coccolare dal suo calore.
"Credi che sia il caso di parlarne con i ragazzi?"
"Credo di sì... e temo che i consigli dovrò darteli criptati, d'ora in poi. È pericoloso che la strega ci scopra, e io vorrei aiutarti, non complicarti la vita."
"Tu non complichi proprio niente! Sei tu che mi devi perdonare per tutto e..."
Robertina scese le scale correndo. "Oh no! Allarme marionetta! Allarme marionetta!" urlò, e i due si staccarono subito dall'abbraccio e si guardarono in cagnesco, naturalmente per finta. Si diressero in direzioni opposte e lui gridò il suo nome per attirare la sua attenzione, inventando qualche stupido litigio per dargli il solito contentino.
Bonilla fu soddisfatto, ma quel giorno, sapendo quanto fosse facile manipolarlo come un burattino, prima di farlo andare via Fede lo prese per un braccio e lo fece fermare.
"Claudio, aspetta un momento... prima di andartene lascia che ti dica una cosa che potrebbe cambiarti la vita." disse.
"Cosa devi dirmi, amico?" chiese lui.
"Amico! Quando sono passato a miglior vita tu non hai fatto altro che fare apprezzamenti su quella brutta strega della mia madrina, su come le stava bene il look da Morticia Adams... ma ora lascia che ti apra gli occhi sulla donna con la quale hai scelto di sposarti..."
Claudio lo fissò, incerto. Credeva a tutto quello che gli raccontava la sua "regina", ma lei sembrava strana, nell'ultimo periodo. Forse lui sapeva perché.
"La tua "regina", caro Claudio" disse, senza mezzi termini, Fede, "ha un rapporto stretto... molto stretto, con il tizio che mi ha travolto con l'auto."
Claudio sgranò gli occhi, facendo un salto indietro. Il suo ex amico, quello integerrimo, morigerato, che non poteva bere un goccio d'alcool senza uscire di senno, gli stava dicendo una cosa molto grave. Una cosa grave sulla sua Regina... sulla sua fantastica Regina!
No! Non poteva essere, era assurdo! Lei lo amava e lui amava lei... si erano uniti inizialmente per soldi, ma poi lui era rimasto affascinato da quella donna così forte, così sicura di sé e così pronta a calpestare gli altri.
I suoi baci erano un qualcosa di eccezionale, il suo corpo premuto contro quello di lui gli trasmetteva calore e, in un certo qual modo, anche fhoàa.
"Non fare quella faccia, Bonilla!" gli disse Fede. "Io te l'ho detto. Ora sta a te continuare a fare la marionetta o decidere di farti v'alere, e non come marito, no, ma come persona. Pensaci."
Lo lasciò andare e Claudio si allontanò in fretta e furia.
Quando lui fu a debita distanza, Robertina comparve da dietro la porta e gli gettò le braccia al collo.
"Ho sentito tutto!" esclamò, elettrizzata come non mai. "È vero che la strega ha una fresca con quell'animale che ti è venuto addosso?"
Lui sorrise. "Si dice "tresca", tesoro mio... comunque sì. La strega sta facendo il doppio gioco con Bonilla e con quel Francisco... io gliel'ho detto perché mi fa pena, poi starà solo a lui decidere se credermi o meno."
"Però in fondo lui se lo merita!" disse Roberta, nel tentativo di confortarlo.
"No... questa è una di quelle cose che nessuno merita, per quanto cattivo sia."
"Forse hai ragione... lui in fondo non è cattivo... è semplicemente stupido..."
Fede scosse energicamente la testa. "Dai, Robertina, non essere cattiva!"
Questa volta non glielo disse con severità, ma come l'avrebbe detto Flor.
"E invece lo dico, perché lui è uno stupido e anche molto cattivo dato che è associato a quella brutta strega, invece tu sei un cavaliere come quelli delle fiabe e io ti voglio tanto bene!" esclamò Roberta, affettuosa.
"Oh, tesoro! Io purtroppo non sono un cavaliere, però ti voglio bene anch'io."
Riuscì giusto a finire di dirlo prima che qualcuno suonasse il campanello. Il giovane si voltò, andò ad aprire e si trovò di fronte la faccia sconvolta di Evaristo. In quel momento sopraggiunse anche Flor che, vedendo il maggiordomo del Conte così preoccupato, capì che doveva essere accaduto qualcosa di molto grave.
"Evaristo! Santo cielo, che è successo?" chiese preoccupato Fede.
"Ci hanno derubati... e il mio signore, il mio povero signore, è molto malato."
"Come malato? Cos'ha esattamente?" gli chiese Flor. Nonostante tutto, il Conte le faceva incredibilmente pena.
"Febbre alta e brividi" rispose Evaristo. "Vi prego, aiutateci! Lo so che il mio signore si è comportato très mal, soprattutto con lei, Mademoiselle Florencia, ma io gli voglio molto bene e se gli accadesse qualcosa non me lo potrei mai perdonare."
Flor sospirò. Non poteva resistere. Il Conte era pur sempre un essere umano.
"Questo ti fa onore." gli disse Fede. "Io... prima di riprenderlo in casa vorrei parlarne con la mia famiglia, ma nel frattempo chiamerò un'ambulanza, in modo che i medici si prendano cura di lui come si deve. Dimmi dove si trova."
Evaristo gli fece cenno di seguirlo e lui guardò Flor, che era terribilmente in pena per quell'uomo.
"Lasciami venire con te, ti prego!" lo supplicò Flor, con enfasi. "Ti prego!"
"Tesoro, tu non dovresti agitarti... ti ho già fatta star male io, stamattina."
"Permettimi di venire con te, Fede! È vero, quell'uomo mi ha fatto del male e tutto, ma mi fa comunque molta pena..."
Lui la guardò, un po' preoccupato. Nessuno meglio di lui sapeva quanto fosse buona quella ragazza ed era molto felice di averla lì, al suo fianco.
"D'accordo Flor" accettò infine. "Se la cosa ti preoccupa tanto, vieni pure."
Tutti si diressero verso l'esterno e si precipitarono in auto. Flor e Fede erano preoccupati. In un certo qual modo il Conte era legato alle loro vite ed erano molto preoccupati per lui. Le loro mani erano intrecciate e i due facevano di tutto per consolarsi a vicenda. Evaristo li guardava mentre le loro dita rimanevano intrecciate, e quella stretta silenziosa permetteva loro di dirsi tanto senza dire niente... e osservandoli si chiedeva se il suo signore avrebbe mai avuto la fortuna del signor Fritzenwalden, d'incontrare una donna così generosa e intelligente, così bella, fantasiosa e con l'innocenza che di solito caratterizza solo i bambini. Ma il signor Fritzenwalden era tutto l'opposto del suo signore: era ligio, responsabile, e solo una volta aveva avuto due donne, di cui solo una lo amava davvero, ed era proprio Flor. Il suo signore, invece, di donne era pieno, ma non le rispettava come avrebbe dovuto. Certo, escluso il bacio dato a Flor non era un violento, ma comunque, purtroppo, per lui le donne erano oggetti con cui divertirsi, senza impegno, e il maggiordomo lo sapeva bene perché spesso aveva dovuto salvarlo dalla loro furia o @quella dei loro cari che si sentivano oltraggiati quanto loro, o da mariti gelosi come quel Francisco, che era persino peggio di lui perché la sua compagna la picchiava.
Tra un pensiero e l'altro, giunsero a destinazione. Il Conte era disteso ai bordi della strada, raggomitolato su se stesso, così pallido, sporco e trasandato da risultare irriconoscibile.
Fede gli si avvicinò e gli agitò una mano davanti al viso. Non ebbe bisogno neanche di sentirgli la fronte per rendersi conto del fatto che scottava da matti. Si chinò su di lui e gli disse: "Massimo! Ehi! Mi riconosci?"
"Fri... Frit-zen-wal-den..." sussurrò, stanco e stordito dalla febbre, l'uomo.
"Sì! Coraggio, attaccati a me" disse risoluto Fede, e Massimo cercò di alzarsi, ma ricadde miseramente all'indietro. Forse non era il caso di chi@amare l'ambulanza: con la loro fortuna era impossibile che ce ne fose una.
"Oh... principessa..." biascicò ancora, mentre Fede cercava di sollevarlo, e per poco quest'ultimo non rischiò di cadergli addosso quando si rivolse a Flor in quel modo, ma per fortuna si riprese subito.
"Te la faccio salire io la febbre, se ti permetti di chiamarmi ancora così." lo rimproverò Flor, facendo l'atto di aiutare Fede, ma Evaristo si mise in mezzo. La sua gravidanza era ormai inoltrata e lei non doveva sforzarsi. Fede e il maggiordomo tirarono su il Conte e lo caricarono in auto, cercando di farlo stare più comodo possibile.
L'uomo non fece che annaspare per tutto il viaggio: stava praticamente bruciando di febbre e non aveva nemmeno più la forza di tremare.
"Ci siamo. Flor, potresti andare tu a chiamare qualcuno?" chiese lui conciliante, posandole una mano sulla spalla. Aveva capito che, nonostante si sforzasse di non manifestarlo, Flor si sentiva terribilmente a disagio in presenza di quell'uomo che le aveva rubato un bacio.
"Sì... sì, certo" rispose lei, rivolgendogli uno sguardo che stava per: "Grazie, principe azzurro." Corse dentro e chiamò un infermiere, dicendogli che fuori, in un'auto, c'era un uomo con la febbre molto alta, che aveva urgente bisogno di assistenza.
Due portantini uscirono in cortile, raggiunsero l'auto e v'issarono sopra il Conte totalmente frastornato. Lo portarono via e in quel momento Flor crollò. Quel bacio era ancora nitido nella sua mente.
"Flor! Flor, santo cielo, che ti prende?" le chiese preoccupato Fede. Non poteva abbracciarla per strada, perché la strega o qualcuno dei suoi potevano sorprenderli in qualsiasi momento.
"Non posso, non posso!" singhiozzò lei.
"Evaristo... perdonami, ma credo sia meglio che la riporti... a casa. Tieni" disse passandogli un foglietto. "Il numero di casa... per qualsiasi cosa vi servisse, @chiamatemi, siamo d'accordo?"
"Oh, lei è très gentil, signor Fritzenwalden."
Evaristo rivolse un sorriso ai due e si rivolse a Flor.
"Mi scuso per il mio signore, mademoiselle Florencia" le disse. "Le assicuro che lui non è cattivo!"
"Non... non fa niente." rispose lei, poi Fede la prese per mano e tornarono a casa, stando attenti ad evitare la strega, Bonilla o chiunque avesse a che fare con loro. Una volta arrivati a destinazione, Fede portò Flor in camera sua e la fece sdraiare.
"Stavi pensando a quello che è successo con il Conte, non è vero?" le chiese.
Flor si limitò ad annuire, troppo stanca per rispondergli a voce.
"Posso mettermi accanto a te?" le chiese e lei accettò, facendoglielo sapere sempre con un cenno della testa. Lui le si sdraiò vicino e le fece posare la testa sul suo petto. Lo faceva sempre quando la vedeva nervosa e ogni volta la cosa sembrava funzionare.
Qualche lacrima le rigò le guance al pensiero delle labbra del Conte che praticamente sbattevano contro le sue... quel sapore forte, così forte da essere addirittura doloroso solo a ricordarlo.
"Shh, non pensare a questo" le disse il giovane in un sussurro, accarezzandole delicatamente il viso. "Va tutto bene."
Si chinò su di lei e le baciò la fronte con dolcezza. Entrambi respiravano lentamente, come se si stessero tenendo in contatto. Lei, vicina com'era a lui, sentiva il suo respiro leggero e fresco accarezzarle il viso e le sue mani calde toccare la sua testa fino a farle entrare quel calore proprio nel petto...
"Dimmi: vuoi far luce sul caso di tuo padre?" chiese lei, quando si fu ripresa un po', senza allontanarsi di un passo.
"Mi piacerebbe tanto, ma la verità è che ho paura" rispose lui sommessamente.
"Cos'è che ti spaventa, mio Freezer?" chiese lei, allungando una mano per accarezzargli delicatamente la guancia.
"Ho paura di quello che potrei scoprire di mio padre e della mia madrina" le rispose il giovane, e i suoi occhi si strinsero in due fessure. "Se scoprissi che quella donna è coinvolta nell'"incidente", ammesso che sia tale, di mio padre, penso che finirei per odiarla davvero, e non voglio arrivarci. Nonostante tutto non la odio, Flor... non la odio, perché è troppo per me..."
"Tu non sei capace di odiare nessuno... sei un principe valoroso!" ribatté lei.
"Magari! Tu mi hai idealizzato troppo, Flor."
"Non dire cattiverie su te stesse, dai! @Ascoltami: chiamerò io il commissario che si è occupato del tuo caso. Lorenzo mi ha fornito il suo contatto."
"Non vorrei coinvolgerti anche in questa storia, Flor." replicò lui, teso come non mai.
"Sei il mio compagno, anche se dobbiamo fingere di odiarci, io ti amo tanto, ed è una tortura vederti così preoccupato. Tu sei così forte, non lo dai a vedere se riesci, ma io ti conosco e so quanto ti ferisce questa storia. Lascia che ti aiuti come stai facendo tu con me..."
"Forse anche i miei genitori ti hanno mandata per proteggermi" le disse lui. Si chinò su di lei e premette le sue labbra su quelle della ragazza.
Si tirarono su a sedere e Flor si mise in contatto con il commissario, chiedendogli di raggiungerli a casa per riaprire un caso archiviato anni prima.
"Greta! Greta, ti devo chiedere un favore!" esclamò Flor, poco dopo. "Domani verrà qui il commissario e io e Fede, ecco... avremmo bisogno che i bambini non... non si agitassero dopo tutto quello che hanno passato!"
"Venire polizia? Essere successo qvalcosa di crave, Floricienta?" chiese Greta, preoccupata.
"Ecco, vedi, il fatto è... è che... sia Fede che Agostina hanno avuto una specie di visione... che riguarda il signor Fritzenwalden."
La donna cambiò espressione al sentir pronunciare quel nome. Her Fritzenwalden, come lo chiamava lei, prima di scomparire per sempre l'aveva pregata di aiutare Fede a prendersi cura dei ragazzi, come se avesse sentito che presto sarebbe successo qualcosa...
""Stare bene, her Fritzenwalden?"
La governante si avvicinò all'uomo di spalle, seduto vicino al letto matrimoniale, con il viso schiacciato contro il materasso e gli occhi rossi. Di solito non piangeva mai, ma quando stava per farlo litigava con  tutti i suoi figli, in modo che nessuno gli si avvicinasse. Di solito l'unico che lo faceva era il primogenito, ma lui l'aveva mandato a studiare in madrepatria, in Germania, perché aveva intenzione di ritirarsi dalla gestione dell'azienda. Litigava spesso con il ragazzo, perché lui all'epoca era troppo tenero con i bambini, ma questi gli si avvicinava ugualmente, perché era molto preoccupato all'idea di vederlo così cupo e praticamente catatonico.
"Sì... sì, sto bene, Greta." si decise a rispondere infine. "Sto per fare un viaggio in elicottero... voglio stare un po' lontano da qui... tutto mi ricorda lei e non ce la faccio proprio più..."
La governante avrebbe voluto parlargli, $irgli di non andare, che i suoi figli avevano bisogno di lui... dal ragazzo, come lo chiamava lui, al piccolo Thomas che aveva appena un anno e mezzo. Quel bambino piangeva forte, tutte le notti, e si calmava solo se suo padre lo prendeva in braccio. Martin aveva iniziato ad avere gli incubi e a bcgnare il letto, i gemelli non facevano che arrabbiarsi con la vita e la piccola di casa, Maya, si era chiusa in un mutismo quasi totale. Parlava solo al fratello più grande, prima che Derick lo mandasse via, e prima parlava anche con lui, suo padre, ma da quando aveva allontanato "il suo cavaliere", la bimba di sette anni scarsi si ribellava non rivolgendo più la parola nemmeno a lui e cercava di non incrociarlo, ma spesso la notte andava nella camera dei suoi, mentre lui fingeva di dormire, e lo guardava con nostalgia.
Ma sapeva che il suo lavoro era quello di occuparsi dei ragazzi, non di mettersi in mezzo nelle loro faccende, e non disse nulla a riguardo.
"Lei folere me preparare qvalche cosa?"
Derick scosse la testa: era come se già sapesse che nulla gli sarebbe servito."
Greta scoppiò in un pianto disperato di fronte agli occhi di Flor e Fede.
"Perdonare, Mein Her, perdonare me!" singhiozzò disperatamente, avvicinandosi a Fede.
"Ma... ma cosa... perché dici così?" le chiese lui, afferrandole le mani.
"Me parlare con suo padre... lui dire lui volere viaggiare in elicottero, e me avere paura, ma non dire niente... per mio lavoro."

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora