(19: Il gioco del dolore)

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"NOOOOOOOOOO!"
Flor si svegliò di soprassalto.
Portò una mano al petto: il cuore le martellava contro la cassa toracica e aveva la fronte ricoperta di sudore freddo. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
Si alzò dal letto, agitata, e iniziò a muoversi avanti e indietro per la stanza come un'anima in pena. Afferrò uno dei suoi amuleti e prese a rigirarselo tra le mani, nervosamente, poi scese in cucina per prendere un po' d'acqua e lì vide Fede, seduto al tavolo, con lo sguardo perso nel vuoto.
"Amore..." sussurrò a mezza voce.
"Ehi, Flor! Santo cielo, in che stato sei, tesoro!"
"Ho avuto un incubo. Ho sognato che il mio bambino veniva afferrato a forza da quella... dimenticavo: la strega me l'ha già portato via! Anzi: CE l'ha portato via!"
"Perché non ti siedi?" le disse lui con dolcezza. "Stavolta lo preparerò io a te, il latte caldo con il cacao. Che ne dici, ti va?"
"Sei così dolce... ma tu come stai? Ti sei ripreso un pochino? Mi sembravi... così stremato!"
"Sto bene. Ho trovato ristoro in quei pochi minuti." Le spostò la sedia, da bravo principe azzurro, e la fece sedere al tavolo, poi lei lo vide armeggiare con il pentolino del latte. Sembrava che sapesse perfettamente dove mettere le mani.
"Non sapevo che sapessi farlo!"
"Cosa credi? Non è che perché sono ricco me ne sto con le dita incrociate!"
Quella frase la fece sorridere.
"Sarai un padre eccellente, un giorno."
Glielo disse con gli occhi leggermente lucidi e gli sorrise.
"Sei sempre stato un papà eccellente... quanto ti piaceva, il bimbo di Mercedes! Era un fagottino dolcissimo, e ti giuro, quando ti vedevo lì, che lo cullavi e lo facevi addormentare, era come se cullassi nostro figlio!"
Lui sarebbe stato felice di questo, se una calamità non si fosse appena abbattuta su di loro.
"Ecco qua! Spero che questo ti faccia stare meglio!" le disse, prendendo posto vicino a lei. Flor prese la tazza con mani tremanti.
"Attenta..." disse lui, vedendo che lei era in difficoltà.
"Senti, io... io lo so che sei il classico cavaliere delle fiabe e che dovremmo dormire ognuno in camera sua... ma... Fede..."
"Tu mi hai tranquillizzato, prima. Ora credo sia giusto ricambiare."
La prese per mano e questa volta andarono nella stanza di lui. Con il sapore del latte caldo sulle labbra e il suo calore nello stomaco, Flor provava un senso di sollievo.
"Spero che starai comoda se metti qui la testa." le disse lui, puntandosi un dito sul petto. Lei assentì e si posizionò vicino a lui. Poter ascoltare i suoi battiti regolari la calmò, ma la malinconia tornò ad assalirla.
"Sarebbe stato così bene, tra le tue braccia!"
"E nelle tue ancora meglio, tesoro mio" le disse lui, stringendola forte a sé. Anche lui era a terra, e alcune lacrime gli rigarono il volto, come pure a lei.
"Ti voglio bene!" gli disse lei, e per loro dire: "Ti voglio bene", e: "Ti amo", era praticamente la stessa cosa.
Si addormentarono così, stretti l'una nelle braccia dell'altro. Lei era cullata dal battito del suo cuore e lui, dal canto suo, si lasciò coccolare dal calore del fragile corpo di lei.
Il giorno dopo, proprio per dare un po' di coraggio a quella famiglia distrutta dal dolore, un timido calore si diffuse nella casa. Il Sole parve baciare le guance di tutti, specie quelle dei due innamorati, che, da soli o insieme, avevano pianto molto, ma si sforzavano anche di ridere, per confortarsi l'un l'altro.
Quella mattina Reina andò da Flor, per consolarla, ma non la trovò in camera sua. Era preoccupata, ma l'incontro con Fede in corridoio fu una rivelazione.
"Oh, meno male, Fede! Cercavo Flor."
"Tranquilla, è in camera mia. Abbiamo dormito insieme, perché eravamo entrambi un po' scossi."
"E dove vai con quel vassoio?"
"Glielo sto portando. Spero che voglia mangiare qualcosa, perché così come sta ho paura che si senta male."
"Ti aiuto a portarlo, Fede" gli disse.
"Davvero non ti dispiace?" chiese Fede.
"Alla vecchia me avrebbe dato fastidio" disse lei, "ma a me no. Non più. Sono felice che mia sorella abbia accanto un uomo premuroso come te."
Si diressero insieme verso la stanza. Lei si era svegliata, e vistasi sola era scoppiata di nuovo in lacrime, ma quando i due entrarono lei si riscosse.
"Oh... scusate, non vi ho sentito entrare!" disse, cercando di ricomporsi.
"Non ti devi vergognare." le disse Reina, posando il vassoio sul letto. "Anche se finta te lo dico per esperienza: se devi piangere fallo. Ora prendi un po' di queste cose, ti rimetteranno in sesto. Ci ha pensato il tuo uomo!"
"Grazie tesoro" disse lei, rivolgendogli un sorriso dolce. "Sei stato davvero gentile."
Lui si mise a sedere sul letto accanto a lei e la ragazza, per non mandare all'aria il gesto di Fede, si sforzò di mandare giù qualcosa, ma non sentiva niente.
"Sono fortunata ad avere voi... è vero, mia madre non è qui, ma ho una famiglia fantastica! Lo sai, Fede? Avevo paura che non ce l'avrei fatta, se fosse capitata una cosa del genere. Avevo il terrore di rimanere sola, io..."
"Flor, ti prego!" Reina sentiva un vuoto nel petto.
"Quello che mi fa male è che ho paura."
"Di cos'hai paura, Flor?" le chiese Fede.
"Ho paura di non farcela! Siete tutti così gentili con me, così premurosi... e disponibili, a qualunque ora... specialmente voi due... ma io non ho più la forza di continuare, non ci riesco!"
"Non dire così, piccola! Vieni qui!" E Reina strinse forte a sé sua sorella. Sentiva battere quel cuore sfinito dal dolore così forte che aveva il terrore di trovarselo tra le braccia e farlo cadere a terra per sbaglio. I loro sguardi erano incrociati, ma ancora più unite erano le loro anime martoriate.
"Ehi! Tu ce la puoi fare, sorellina!"
"Io? Ridotta così? E come devo fare?"
"Come hai fatto ieri, Flor. Ricordi?"
"Ricordo, ma non so se ci riuscirò..."
"Ci riuscirai, invece! Sei coraggiosa, sei forte e sei buona. Sono sicura che potrai farlo, piccola mia!"
Quell'abbraccio fu la cosa più bella di quella giornata che era iniziata in maniera altalenante. Flor si sentiva in colpa perché vedeva sua sorella e l'uomo che amava struggersi per lei e fare di tutto perché stesse meglio, ma non riusciva a vedere la fine del tunnel in nessun modo.
Roberta, che era sulla porta, si fece avanti un po' intimidita.
"Ehi Flor... ciao!" disse dandole un leggero bacio sulla guancia.
"Piccola, ciao! Scusami, ti ho lasciata sola da quando..."
"Ehi! Tranquilla, ti capisco. Ma... posso farti una domanda?"
"Certo, tesoro."
Sentendo che molto probabilmente era solo una sua supposizione, Roberta chiese: "Sei proprio sicura di quello che hai sentito quando ti sei messa le mani qui?" La piccola si portò le mani sul ventre.
"Che vuoi dire, Roberta?" chiese Flor sentendo il cuore che batteva a mille.
"Voglio dire che secondo me la strega ne ha combinata un'altra delle sue." La bambina ricordò quello che aveva visto.
"Lei versava un liquido in un bicchiere e non so cosa ci volesse fare." disse.
In quel preciso istante la strega apparve davanti a loro e afferrò Flor per un braccio, con una stranissima delicatezza.
"Posso parlarti un secondo Florencia?"
"Non se ne parla, sparisci!" gridò sua figlia, dandole una spinta.
"Dopo tutto quello che ho fatto per te, figlia ingrata, tu mi ripaghi così?" La strega stava per darle uno schiaffo, ma Flor la bloccò all'ultimo momento.
"Che cos'hai fatto per me? Mi hai solo riempito la testa di chiacchiere e il cuore di cattiveria, questo hai fatto!"
La ragazza provò un forte dolore al petto e stava per crollare a terra.
"No!" Flor la trattenne per le spalle.
La sostenne e la fece mettere in piedi.
"Lasciala parlare. Voglio ascoltarla."
"Come vuoi ascoltarla? Che vuol dire?"
"Non si respinge qualcuno quando vuole parlarci perché se lui un giorno volesse stringere un'amicizia con noi otterremmo soltanto di mettercelo contro e di non poterci riavvicinare a lui."
"Flor..." A Reina si spezzò la voce.
"Lasciatemi sola con la ragazza!" disse la strega.
"No, questo mai!" Reina la guardò male. La strega alzò di nuovo la mano.
"No, ferma! Non provare a toccarla! Andate, non preoccupatevi per me, non mi accadrà niente! Voglio provare a parlare con lei, voglio capire" disse la povera Flor, stringendo le mani a Reina e Roberta e facendo un cenno rassicurante a Fede, che era rimasto lì, vigile, pronto a reagire. "Non preoccupatevi!"
Loro uscirono dalla stanza e la strega tornò dura anche con lei.
"Ascoltami ragazzina" disse la strega, guardando in cagnesco la povera ragazza.
"No, non iniziare, hai capito? Se vuoi parlarmi cerca di non alzare la voce."
"Lo sai che sai recitare molto bene? È bello avere una figliastra così brava a recitare! Tu non hai nessun bambino... avrei dovuto contare su di te per la storia della gravidanza."
"Oh, ma guarda! Peccato che io l'abbia fatto toccare, il mio ventre, a Fede!"
Le spuntò un sorriso a quel ricordo. "Ah, a proposito: lui non mi stava lasciando quando gliel'ho detto! E ti dirò un'altra cosa: non ti azzardare a prendertela con mia sorella, mai più!"
"Non t'importa che lei ti abbia fatta cadere?"
"Diciamo che tecnicamente, se sono caduta dalle scale, la colpa non è sua."
"Ah, sì? E di chi è, allora?"
"Beh, tua. Mi hai iniettato il tuo fluido, ti sei fatta inseguire e mi hai fatto fare una bella piroetta da ballerina con tanto di salto mortale giù dalle scale, e così è iniziato il circo! Ah, comunque: è vero che ho perso il mio bimbo, ma non i miei ragazzi, e per loro mi rialzerò e tornerò a star bene. Anzi: ti devo proprio ringraziare, strega! Con le tue belle parole mi hai dato la carica!"
"Non resisterai a lungo, piccolo cardo! Nel giro di qualche giorno crollarai!"
Flor non rispose, si limitò a guardarla e pensò con tutte le sue forze alla sua famiglia, che l'amava, la sosteneva, la incoraggiava, e in quel momento, Fede, che era rimasto dietro la porta, entrò.
"Non ti permetterò di rifare quello che hai fatto quel giorno, vecchia megera!"
"Fede, per l'amor del cielo, calmati!"
"No! Questa signora qui, se ti ricordi, meno di un anno fa ti ha quasi fatta impazzire con una finta gravidanza di quella povera anima di Reina! Ha detto che per colpa tua lei... non farmelo ripetere, per favore! E tu esci subito da casa mia!" esclamò Fede, afferrando la donna per un braccio. Era furioso. "E ricorda cche siamo in due a dover alzare la testa e affrontare questa storia e Flor non sarà mai sola!" La strega si allontanò smarrita.
I due innamorati si strinsero l'un l'altra per farsi forza e Flor, in un modo o nell'altro, gli sorrise e disse: "Sei davvero il mio principe azzurro."
"Io sono quello che vuoi tu, Flor..."
Il cristallo iniziò ad avere problemi, si formò una crepa che a poco a poco si trasformò in uno squarcio. La metà che si allontanò dal tetto iniziò a volare fino ad attaccarsi al collo della strega mentre l'altra parte fu destinata alle cure di Flor. Quando la ragazza toccò quel cristallo l'oggetto volò via, si posò sul tetto e la lettera F si formò di nuovo, sovrastando l'intero tetto.
Mentre accadeva questo tutti cercavano di rallegrare Flor, di intrattenerla, in modo particolare sua sorella e il suo compagno. Lei provava qualcosa di bello nei confronti dei ragazzi, ma c'era qualcosa che le impediva di essere pienamente felice, anche se si sforzava con tutta se stessa di resistere, non sopportava l'idea di piangersi addosso, non l'aveva mai fatto e non avrebbe di sicuro iniziato a farlo in quel momento.
Reina non ci riusciva molto, atterrata da sensi di colpa che non avevano nemmeno il compito di esserci perché lei non c'entrava con quello che era successo.
Erano a pranzo e il caso volle che fosse Flor a rallegrare gli altri, anche se al suo cuore mancava un pezzo. Improvvisamente, colta da un senso di nausea, Reina si alzò.
"Scusate, io vorrei uscire qui fuori." disse con un filo di voce.
"D'accordo" disse Fede, "ma stai attenta, ora più del solito tutto è un pericolo!"
"D'accordo, starò attenta" promise lei.
Uscì e iniziò a camminare, ripensando a tutto quello che aveva fatto, che aveva provato prima di quel cambiamento. Era stata spesso sul punto di mollare tutto e lasciare tutti a vivere in pace. Sua madre, però, l'aveva sempre trattenuta.
Il pianto che le feriva la gola la fece distrarre a tal punto che non si accorse del passaggio di un'auto, si spostò di lato e batté la testa a terra.
Perse conoscenza e il conducente dell'automobile non si fermò a guardare, la investì e la lasciò distesa lì. Fu una ragazza che passava di lì per caso a trovarla e quando la vide lì, esanime, afferrò il cellulare e chiamò i soccorsi.
Arrivò un'ambulanza che raccolse Reina e proprio in quel momento uscì Nico.
Vide l'ambulanza e la rincorse. Fece un segno con la mano alla ragazza accanto alla barella che trasportava la giovane.
"Cosa le è successo?" chiese Nicolas.
"Non lo so, era a terra, svenuta e non sapevo che fare!"
"C'era il cartellino che ha sul petto."
"Non posso leggere, non posso leggere!"
"Cosa?" Nico la guardò e vide che aveva delle ferite sulle tempie. Corse verso quella sconosciuta e l'abbracciò.
"Grazie" disse, ancora sconvolto. "Come ti chiami?"
"Mi chiamo Bella." rispose la ragazza.
"Ti ringrazio per quello che hai fatto. Lei fa parte della mia famiglia, sai?"
"Non potevo lasciarla dov'era" disse Bella.
Nicolas iniziò a sentire qualcosa per Bella, forse perché aveva fatto del bene alla sua famiglia senza conoscerne i membri.
Quando arrivarono all'ospedale Nicolas e Bella trasportarono fuori la barella dove era stata distesa Reina e dei dottori prelevarono la ragazza e la portarono via all'istante. Bella, pur non conoscendo né la giovane né il ragazzo sentiva qualcosa di forte per lui e per quella famiglia che non conosceva.
"Ti serve qualcosa?" gli chiese Bella.
"Devo avvertire la mia famiglia, Bella" disse lui, abbassando gli occhi.
"Tieni, usa questo" disse Bella, porgendogli un cellulare.
Nico avvisò la sua famiglia e poco dopo vide Flor, Fede e Sofia che correvano verso l'ospedale, molto scossi e con il cuore stracolmo di sofferenza.
"Chi è questa ragazza, Nico?" chiese Flor.
"Lei si chiama Bella. Ha trovato lei Reina. È stata lei a prestarmi questo per avvertire voi!"
"Grazie Bella" disse Sofia, andando a mettersi accanto a lei e posandole una mano su una spalla.
"Non potevo lasciarla per terra!" disse timidamente Bella.
"Ti fa molto onore, Bella" disse Fede guardandola con affetto, "non è da tutti aiutare qualcuno senza conoscerlo. È molto bello quello che hai fatto..."
I medici uscirono e dissero che Reina era in condizioni critiche. Flor, nel sentire quelle parole, iniziò a sentire che stava crollando davvero.
"Non è giusto, non ne posso più!" Flor a quel punto cedette ed esplose in un pianto incontenibile, pieno di singhiozzi, di parole spezzate.
"Amore mio, ti prego, non fare così!"
"Prima quel figlio, o quei figli, ora anche mia sorella per questi maledetti e stramaledetti sensi di colpa che creano solo problemi su problemi, non ne posso più di tutto questo, non ne posso più!"
Bella, vedendo quella sconosciuta così sofferente, sentì l'impulso di abbracciarla per farle forza anche non sapendo altro che il suo nome.
"Signorina Flor, mi dispiace davvero!"
"Non chiamarmi così, Bella, ti prego!"
Flor ricambiò quell'abbraccio e fu forse il fatto di sapere che una ragazza che non conoscevaoleva confortarla le diede un po' di sollievo.
Le due sorelle furono chiamate dai medici ed entrarono in ospedale.
Flor non riusciva a reggersi in piedi e Fede decise di accompagnare lei e Sofia.
"Poverina! Non posso credere che una ragazza tanto buona possa stare così male e vorrei tanto fare qualcosa per lei, per farla sentire un po' meglio."
"Il tuo abbraccio l'ha già aiutata moltissimo, Bella! Flor tiene molto a queste cose!"
"Ho saputo... che aspettava un figlio!"
"Sì, ma poi è successa una cosa brutta. Una persona le ha giocato un brutto tiro e... insomma..."
"Chi può essere tanto malvagio, Nico?"
"Quella signora che sta arrivando adesso, Bella!"
"Allora, Nicolas? Non mi presenti la tua amichetta?"
"Non chiamarla: "Amichetta!" Lei si chiama Bella, non: "Amichetta", e tu sei la persona meno indicata a stare qui dentro."
"Calmati" disse Bella stringendogli la mano.
"Vedo che sei una ragazza intelligente. E quelle ferite sulle tue tempie? Che cosa ti è successo, ragazzina?"
Bella continuò a guardarla in silenzio.
Non voleva parlarne proprio con quella donna che non le ispirava alcuna fiducia.
"Allora, ragazzina? Non mi rispondi?"
"Non ne parlo con chiunque mi capiti."
"Ah, sei molto riservata, ragazzina!"
"Mi chiamo Bella, non ragazzina!" disse lei con freddezza.
"Hai anche un nome significativo, eh?"
"Significativo perché? Che vuol dire?"
"Perché la bellezza e il denaro sono le prime cose che contano nella vita, no?"
"Come?" Bella non poteva credere a ciò che quella donna le stava dicendo. Come poteva anche solo pensare questo?
Strinse i denti per non dire cosa stava pensando in proposito ma la guardò male per farle notare il proprio disappunto.
"Ah, hai quello che manca a Flor, cioè l'autocontrollo!" disse lei sorridendo.
"Ma cosa c'entra, quale autocontrollo?"
Bella non capiva, ma quella donna non le piaceva e le sue parole ancora meno.
"Perché non te ne vai, strega?" Nico si mise tra loro per proteggere Bella.
La strega si voltò e andò via ridendo.
Nicolas mise una mano sulla spalla di Bella e le disse: "Non pensare a lei."
"Ma... cosa voleva da me quella donna?"
"È una lunga storia." rispose Nicolas.
"Ti va di raccontarla ad una sconosciuta?"
Nicolas provava qualcosa di forte in quel momento. La ragazza lo guardava, ma la sua espressione era così diversa da quella delle ragazze che aveva conosciuto: era un'espressione semplice, genuina, innocente. Bella era dolcissima ed era molto affettuosa con Nicolas. Anche lei provava qualcosa di molto speciale per lui perché sentiva che aveva qualcosa, non sapeva bene cosa, che lo rendeva diverso dagli altri e soprattutto lo rendeva così speciale.
Nico raccontò a Bella tutta la storia.
La ragazza lo ascoltò con attenzione e quando il ragazzo ebbe finito d'istinto lo strinse forte perché si accorse che gli occhi di lui erano pieni di lacrime.
"È una storia particolare e molto triste, ma è bello che siate rimasti così vicini" disse con un sorriso dolce ma appena visibile per quanto era lieve.
"Avevo proprio bisogno di confidarmi."
Nicolas sorrise e strinse forte Bella.
Intanto il gruppetto dei tre era entrato nella camera d'ospedale in cui era ricoverata Reina e Flor l'aveva presa per mano. Voleva aiutarla.
"Perché non si sveglia, perché, perché? Ho appena ritrovato mia sorella e ora sto rischiando di perderla per sempre!"
"Non perderai nessuno, Flor! Guardala un istante: Reina ti sta sorridendo!"
"Fede, io non posso vederla così e non posso sopportare che stia male per colpa mia!"
Quando lei pronunciò quelle parole, la macchina che controllava il cuore di Reina impazzì e la cosa ebbe un effetto devastante su tutti loro, in particolar modo su Flor. Quest'ultima, sentendosi in dovere di far qualcosa, si concentrò al massimo, dando fondo a tutte le sue energie, pur di salvare la sorella. Strinse forte la sua mano. Ma il trucco della strega, purtroppo, l'aveva indebolita molto. I suoi occhi d'improvviso divennero bianchi, la sua pelle divenne trasparente e la ragazza si sentì quasi mancare. Crollò all'indietro, ma Sofia da una parte e Fede dall'altra la presero appena in tempo per evitare che crollasse a terra.
"Fermati Flor, ti stai consumando!" le disse Sofia. "Fermati, per piacere!"
"Non ce l'ho fatta! Non è servito a niente, non è servito a niente, capite?"
"Calmati tesoro, ti prego, calmati! Tu hai fatto l'impossibile per darle tutta la forza necessaria a risvegliarsi, ma qualcosa non va. Non rifarlo, ti prego! Potrebbe essere pericoloso!"
"Ho bisogno di sapere che sta bene!"
Reina ascoltava sua sorella, vedeva i suoi sforzi per farla guarire, ma non ce l'aveva fatta ad immagazzinare quelle forze per risvegliarsi e Flor aveva quasi rischiato la vita per salvare lei.
"Oh no! Flor! Non fare così!"
Margarita si avvicinò alla ragazza. Il cuore della poverina traboccava di dolore e non sapeva davvero cosa fare.
"Reina, calmati! Flor starà meglio! È forte, lo sai!"
"Quando l'ho vista impallidire in quel modo... mi sono sentita sprofondare!"
"Lei l'ha fatto per lo stesso motivo!"
"Povera piccola! È ancora così pallida e vedo che trema! Cos'ha, Margarita?"
"Si è sforzata molto" disse Margarita.
Reina continuò a guardare quel volto pallido e stremato. Sentiva di volersi svegliare, di voler aiutare la sua povera sorella.
"Piccola! Non avevo idea che tu fossi tanto buona, davvero!"
Lo spirito di Reina era bloccato là e l'unica cosa che poteva fare era piangere e guardare quel volto pallido.
Quegli occhi rossi di pianto, quelle mani piccole e tremanti e quella povera creatura, in quel momento così ffragile da poterla gettare a trrra con un dito, furono immagini che aprirono uno squarcio nel suo cuore.
"Devo uscire! Devo uscire di qui, ora! Ho bisogno di rivedere mia sorella!"
"Puoi parlarle comunque" disse Margarita. "Vieni con me e vedrai!"
Reina seguì la donna piena di speranza.
Flor era accanto a quel letto e aveva a stento la forza necessaria a piangere.
Poi si accorse che qualcuno le sfiorava i capelli. Si voltò appena e la vide.
"Sei qui!" Poté dire soltanto questo.
"Calmati piccola, calmati, tranquilla!"
"Non ho potuto fare niente, perdonami!"
Quella parola detta da sua sorella le provocò un intenso dolore al cuore. Quel: "Perdonami" le ricordava quella che era stata e che voleva dimenticare.
"Non dire così, Flor, mi fai male!"
Non riuscì a dire altro che questo. Il suo cuore si era rivoltato contro di lei come un serpente e le stava facendo scontare tutto quello che aveva fatto in passato, il dolore che aveva provocato.
"Sono stata una stupida, perdonami!"
Reina abbracciò quella povera ragazza che soffriva per mille motivi: il figlio perduto, la sorella in pericolo di vita e quei sensi di colpa che la stavano torturando da quando era andata da lei.
"Non so che fare, non ce la faccio più" sussurrò la ragazza tra i singhiozzi.
"No! Ti prego, Flor, calmati, mi fa malissimo vederti in questo modo! Non posso vederti così!"
Una folata di vento la trascinò via. Quell'abbraccio era stato un regalo enorme per entrambe le sorelle.
"Flor, che cos'hai? Ti vedo sconvolta! Cos'hai?" Fede la guardò preoccupato.
"Io l'ho vista, Fede! Io l'ho vista!"
"Chi hai visto, Flor?"
"Mia sorella! Ho visto mia sorella..."
Lui la strinse forte. In quel momento la vedeva così fragile.
La perdita di energia di poco prima era rimasta impressa sulla pelle di Flor.
"Fammi vedere le tue mani" disse Fede.
Flor, un po' esitante, gli mostrò le mani.
"Oh, piccola! Sei ferita! Ti fa male?("
"Non lo so" disse sottovoce la ragazza.
"E se si trattasse di quello che hai fatto prima("
"Non importa... dovrò rifarlo!"
"No, Flor! Ti prego, non lo fare!"
Flor sentiva di dover riprovare a darle tutte le sue forze, ma per contro Fede sentiva che questo avrebbe richiesto un sacrificio eccessivo. Si concentrò di nuovo al massimo, strinse la mano della ragazza e la guardò in viso sperando di cuore che andasse tutto bene. Si fece coraggio come poteva per guardare quel viso bianco e le fatine che l'avevano sempre accompagnata le diedero la forza di lottare fino all'ultimo per Reina.
Purtroppo la strega le si avvicinò e la graffiò sul collo. Era diventata invisibile e nessuno se ne sarebbe reso conto. Flor avvertì una fitta di dolore in quel punto, ma continuò a insistere.
I suoi occhi si chiusero, le sue guance divennero bianche e fredde come il ghiaccio. Quel gelo le invase il corpo.
"Flor, per favore, smettila!" disse Fede, cercando di farla tornare da lui.
La pelle di Flor sbiancò completamente e in quel momento Reina sbatté le palpebre. Flor cadde in ginocchio, quasi senza forze.
"Flor, per favore, fermati!" ripeté lui tornando a scuoterla per le spalle. Era letteralmente disperato.
"Va tutto bene" sussurrò lei.
Continuò a insistere finché non vide le labbra della ragazza schiudersi appena.
Le sue gambe parvero voler tirar calci, nonostante fosse già a terra, e le sue mani presero a tremare, come mosse da un tic.
"FLOR! INTERROMPI IL CONTATTO... TI PREGO!" gridò Fede, disperato.
Quell'energia non fece svegliare Reina, ma le diede la forza per andare avanti.
Flor appoggiò le mani sul pavimento e si rese conto che il suo corpo si stava lentamente consumando. Le sue mani si chiusero a pugno e dopo un po' crollò a terra, bianca come uno straccio, priva di qualsiasi forza, eccetto quella poca che le restava per respirare. Stava soffrendo, ma fu difficile che qualcuno se ne accorgesse perché non disse nulla, non emise neanche un gemito. La ferita sul collo le bruciava tantissimo, il veleno stregato le stava entrando dentro, unendosi alla mancanza di energia che l'aveva fatta crollare.
Flor però non si arrese e sacrificò la poca energia che le restava per vivere.
Fu presa da un brivido che durò un attimo e poi rimase ferma, anche se il suo cuore generoso continuò a combattere contro quello che le era rimasto. Mise le mani accanto al corpo e s'immobilizzò del tutto. Prima di irrigidirs, però, fece in modo che Reina non la vedesse distesa per terra nel caso in cui riuscisse a riprendersi.
A vederla, però, fu Fede, che crollò a terra accanto a lei.
"Amore mio... che cos'hai fatto!" esclamò disperato. "Torna indietro, per favore! Non lasciarmi!"
Reina ricevette quell'energia che alla fine l'aiutò ad aprire gli occhi.
"Fede... ma cosa...?" balbettò stupita.
"Sei viva! Sei viva, Reina!" esclamò lui, avvicinandosi a lei per abbracciarla. Non osò lacerare quella specie di mantello che Flor si era gettata addosso: non era il caso che Reina, appena tornata cosciente, la vedesse.
I ragazzi erano informati di tutto, ma avevano una sensazione orribile riguardo la sorte di Flor. Era come te qualche voce maligna sussurrasse alle loro orecchie che sarebbe andato tutto male.
Nicolas era tornato insieme a Bella, voleva informare i ragazzi, ma purtroppo la strega l'aveva preceduto nuovamente.
"Ragazzi! Cosa vi è successo?" Roberta si alzò e gli raccontò tutto.
"Dobbiamo ringraziare Bella, se Reina è stata soccorsa così presto il merito è tutto suo."
I ragazzi abbracciarono la nuova arrivata e le diedero il benvenuto nella famiglia.
"Ma come avete fatto a sapere, ragazzi? Come avete fatto a sapere questa cosa?"
I ragazzi non riuscirono a dire niente.
"Però c'è dell'altro" provò Martin, portandosi entrambe le mani sul cuore, "c'è un'altra cosa che ci preoccupa. Si sa qualcosa di Flor?"
"Flor è con lei all'ospedale." rispose Nicolas, ma di colpo la sua espressione si rabbuiò. "Cosa potrebbe accaderle?"

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora