(20: Quel gesto d'amore)

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"Fede... Flor? Dov'è finita Flor?"
"Reina, ecco... Flor..." balbettò lui.
In quel preciso istante, quella coltre di nebbia si lacerò e Reina la vide: la povera Flor era stesa per terra, con le braccia tese lungo i fianchi e gli occhi chiusi. Fede si sciolse in lacrime e Reina cercò di tirare i fili.
"Non posso crederci! L'ha fatto per... per me ! Si è sacrificata per me!"
"Ferma, ti prego!" disse Fede.
Si chinò, prese in braccio la ragazza esanima e la portò di corsa per i corridoi dell'ospedale, nella speranza che qualcuno la vedesse. La dottoressa che le aveva fatto l'ecografia la prese subito sotto la sua responsabilità per curarla.
"La lasci pure a me, signor Fritzenwalden."
"Dottoressa, la salvi, la prego!" disse piano lui.
"Stia tranquillo" gli disse lei.
Flor fu portata via e Fede rimase là, fuori dalla stanza dove era stata portata, a fissare il soffitto, provando un dolore indescrivibile.
Nel prenderla tra le braccia e sentirla così rigida gli era quasi preso un colpo perché temeva di averla persa per sempre, poi aveva sentito il suo cuore.
Quel timido palpito l'aveva risollevato non poco e gli aveva fatto capire che Flor era coraggiosa e ce l'avrebbe fatta. Lui lo sapeva, ma dopo tutto quello che era capitato aveva percepito che la ragazza aveva raggiunto il limite di sopportazione.
Provò un brivido che lo riscosse tutto.
Poi un forte calore avvolse il suo corpo facendogli provare una sensazione che non provava più da un po' di tempo.
Si sentì tranquillo per la prima volta.
Un abbraccio lo avvolse e si ritrovò a pochi centimetri dal volto di una donna.
Era un volto giovane, illuminato da una strana luce e Fede impiegò pochissimo tempo per capire di chi si trattava: era proprio lei, sua madre!
"Non ci posso credere!" Riuscì a dirle solo questo, poi si lasciò cadere in quell'abbraccio materno.
"So che stai male" disse sua madre, "ma io ho conosciuto Flor ed è una ragazza coraggiosa, saprà affrontare anche questo per amor tuo e dei suoi bambini."
"Lo so, ma mi fa male vederla così!"
"Ti capisco, ma ti assicuro che le sue fatine vegliano su di lei, la proteggono e non l'abbandoneranno né ora né mai!"
"Quindi anche tu credi in queste cose."
"Io le ho incontrate. So che ci sono."
Fede sentiva il cuore che gli martellava nel petto. Anche lui aveva avuto una dimostrazione dell'esistenza delle fatine quando aveva chiesto loro che Flor fosse in grado di vederlo. Adesso era lei ad avere la vita appesa a un filo.
"Vedrai!" lo rassicurò sua madre. "La nostra Flor starà bene e tornerà qui più forte di prima! Io ho visto il gesto che ha fatto per salvare sua sorella e non è una cosa di poco conto."
"Ma quello che ha fatto potrebbe costarle caro, mamma... ho cercato di fermarla, ma non ci sono riuscito! Sono un disastro: è solo colpa mia!"
"No, Fede, non è così! Lei non voleva fermarsi. Lei voleva svegliare sua sorella dal coma, e ora sono certa che vorrebbe che ti occupassi di lei, che di sicuro starà malissimo. Se vuoi glielo chiedo."
"Non c'è bisogno. La conosco e so che hai ragione, mamma. Grazie di tutto." disse Fede, stringendosi alla madre un attimo prima che una raffica di vento la strappasse via dalla stretta. Aveva molto bisogno di conforto e sua madre era riuscita a darglielo.
Poco dopo quell'incontro la dottoressa che curava Flor corse fuori dalla stanza e andò a parlare con Fede per dirgli che c'era stato un cambiamento.
"Adesso è febbricitante" disse, "ma non saprei dire se sia un bene o un male."
La dottoressa non aveva idea del male che aveva colpito la ragazza e decise di andare oltre le conoscenze scientifiche per trovare il modo di aiutarla.
Fede, intanto, andò a raggiungere Reina che, come previsto, era distesa a faccia in giù sul materasso e piangeva.
Lui, senza dire una parola, le andò incontro e l'abbracciò. Non avrebbe mai creduto di vedere un pianto così sincero scuotere il corpo di quella donna. Prima aveva creduto ai suoi pianti molte volte, ma poi aveva scoperto che non una di quelle lacrime era vera... ora, invece, qualcosa era cambiato.
"Fede..." sussurrò lei, evitando di rivolgere lo sguardo verso di lui.
"Ti prego, guardami!" disse lui facendo voltare Reina.
"Va' da Flor."
Fede non credette di aver capito, per cui Reina fu costretta a ripetere.
"Non posso fare niente per lei, Reina" le disse lui. "Flor avrebbe fatto così se fosse sveglia: sarebbe andata da chi poteva aiutare in qualche modo. Io non la posso aiutare, ma posso aiutare te."
E si mise accanto a lei, stringendola a sé e lasciandola piangere sul suo petto. Aveva il cuore straziato, ma sapeva di doverlo fare, anche per Flor.
La notizia del malessere di Flor non tardò ad arrivare anche a qualcuno che non avrebbe mai dovuto saperlo, non perché avrebbe sofferto ma perché anzi ne avrebbe gioito e approfittato: cioè la strega. Infatti quest'ultima si recò subito all'ospedale per mettere il dito nella piaga, come era nel suo stile.
Per nessuno di loro quella poteva dirsi una novità, quindi si prepararono tutti a combattere quelle ferite non fisiche.
La strega, questa volta, decise di colpire la persona più in difficoltà fra loro in quel momento: Flor.
Non ebbe bisogno di entrare nella sua stanza per ferirla. Entrò in contatto telepatico con lei, ma assunse un'altra voce per non farsi riconoscere.
"Piccola..." Quel sussurro rimbombò nella testa della ragazza, scossa e preoccupata per la sorte della sorella.
"Chi è lei?"
"Sono una persona che deve darti una notizia molto importante, Floricienta."
"Di che si tratta? È successo qualcosa di grave alla mia famiglia? Cosa c'è?"
"Purtroppo tua sorella psicologicamente sta molto male dopo quell'incidente" fu quello che disse quella falsa voce amica.
Flor non poteva sapere del trucco e provò un terribile dolore nel sapere che sua sorella stava male dentro.
"Che cosa dice? Perché sta male?"
"Tante parole sconclusionate, piccola."
"No!" La ragazza non poteva crederci.
Il contatto iniziò ad indebolirsi. "Mi dispiace piccola, ma ora devo andare."
"Un momento, la prego! Un momento! Mi dica qualcosa, qualsiasi cosa!"
La voce si fece sempre più lontana fino a sparire del tutto. La strega era un po' indebolita dallo sforzo fisico e mentale fatto per il contatto, ma era ben lieta di aver distrutto la ragazza che lei chiamava: "Il piccolo cardo." Il dolore di quest'ultima, poi, aveva permesso alla strega di recuperare tutte le energie perse per il contatto.
Flor cominciò a lottare disperatamente per uscire da quella prigione, ma c'era ben poco da fare, il masso le bloccava il passaggio e non voleva saperne di schiodarsi da dove si trovava.
"Non ci riesco, mamma, non ci riesco!"
"Non devi agitarti così, Flor" disse Margarita, "non otterrai molto in questo modo. Cerca di calmarti. Che ti ha detto quella voce("
"Mi ha detto che... che Reina sta male dentro, capisci mamma?"
"È vero, ma non è paralizzata in un letto e non dice cose assurde, piccola."
"Chi è la persona che mi ha parlato("
"Non lo so, ma questa storia non mi piace per niente, Flor. Ascoltami, vai all'altra imboccatura. Non potrai uscire, ma almeno potrai parlare con la tua famiglia. Per ora l'unico che può vederti e sentirti è Fede."
"Dov'è? Come sta?"
"Proprio bene no, ma ti sta sostenendo" disse Margarita conducendo la figlia verso l'altra entrata di quella sorta di cella. "Anzi: dato che può fare ben poco per curarti si sta occupando di tua sorella, perché dice che tu lo faresti. È davvero un brav'uomo."
"Oh, quanto lo amo, il mio Freezer!"
"Non guardare niente quando imboccherai quell'uscita." si raccomandò sua madre.
"Grazie di tutto, mamma!" disse Flor, stringendosi forte a lei prima d'imboccare quell'uscita. Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi e spiccò un salto verso l'esterno. Una specie di tornado la sollevò da terra e la fece girare come una trottola. Più di una volta Flor si trovò a testa in giù, ma si fece forza, lasciandosi trasportare da quel vento.
Quando atterrò la forza si attenuò posandola delicatamente sul terreno. La ragazza aprì gli occhi: le girava la testa e aveva un terribile senso di nausea. Voleva alzarsi, voleva andare a cercare la sua famiglia, soprattutto il suo principe, ma ci mise un po' a riprendersi abbastanza da poterlo fare.
Attese che quel senso di nausea e i capogiri diminuissero e si alzò molto lentamente da terra. Si trovò vicino ad una finestra dell'ospedale e vide che Fede le era praticamente di fronte. Si avvicinò al davanzale e vi si arrampicò per raggiungerlo.
Non poteva vederlo in quel modo e corse verso di lui per abbracciarlo. Fede si accorse di quella presenza dolcissima.
"Non ci posso credere! Flor, sei tu?"
"Sono io" disse lei, stringendolo a sé.
"Come hai fatto?"
"Non lo so come ho fatto, ma non voglio essere inattiva, voglio stare con voi."
Fede rivolse uno sguardo a Reina, che, fortunatamente, si era calmata e ora dormiva placidamente.
"Sarebbe felice di poter parlare con te e vederti." disse Fede.
"Mi dispiace... ma dovresti farle da interprete. Solo tu puoi vedermi e sentirmi e io sono bloccata qua!"
Flor scoppiò in lacrime. Non voleva che accadesse questo perché voleva farlo stare meglio, non farsi confortare da lui, anche se le piaceva sentire quelle braccia forti stringerla a sé.
"Che ti ha detto la strega?"
"Era lei?"
"Non lo so con sicurezza, ma poco fa era qui, in ospedale."
"Oh santo cielo... mi ha detto che era impazzita, quella maledetta!"
"Non credere mai alle voci che non conosci e ti parlano nella testa... mai!" si raccomandò Fede.
"Io voglio dirti che ci sarò sempre, giuro che ci sarò sempre, qualunque cosa accada." disse tra le lacrime. Lui la strinse più forte, non sapendo cos'altro fare.
"Lo so... sono certo che ce la farai." le disse semplicemente.
"Come sta mia sorella?"
"Sta molto male, è infuriata con sua madre e con se stessa per quello che ti è successo."
Era proprio vero, infatti Reina, nei giorni seguenti, si preparò per affrontare la madre. Non sapeva cosa ne sarebbe venuto fuori, ma sentiva di doverlo fare, per sua sorella.

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora