(156: Un grande amore, una grande forza)

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Reina era nella stanza di Flor, con i gemellini. Margarita era agitatissima: il suo respiro era veloce.
Non aveva febbre, ma il cuoricino le batteva forte e il suo pianto era strano... non gridato, come quello dei bambini in generale... era un pianto soffocato, che faceva molto più male di un pianto tipico dei bambini.
"Vieni, piccola mia" disse a bassa voce Reina, prendendola in braccio. "Sai una cosa? Sei molto vicina al tuo futuro cuginetto. Sento che sarà un maschietto. Vorrei chiamarlo Alberto... come il mio papà..."
Il racconto della donna sembrò calmare un po' la piccola. Reina prese a camminare lentamente avanti e indietro, per rassicurarla del tutto. La bambina smise del tutto di agitarsi e le fece gli occhi dolci. Zia e nipotina erano legate da qualcosa di speciale. Reina non aveva mai tenuto tra le braccia una creatura per così tanto tempo.
Lorenzo entrò nella stanza di soppiatto, guardando sua moglie con tenerezza. Vederla con una bambina in braccio era qualcosa d'incredibile... sembrava a suo agio, nonostante avesse fatto praticamente di tutto per evitare di toccare i bambini.
"Che bella che sei!" disse sottovoce.
"Oh... piano... piccolina, si è calmata, finalmente!" disse Reina. Non osò lasciarla: aveva paura che si agitasse di nuovo. Al contempo, però, guardava gli altri gemellini, muovendo con un piede le tre carrozzine, agganciate tra loro come al solito.
"Che succede? Sei preoccupata?" le chiese Lorenzo, sedendosi accanto a lei.
"Mi vergogno" rispose la ragazza.
"Di cosa ti vergogni, amore mio?"
"Ti rendi conto di quello che ha fatto mia madre, Lorenzo? È questo... è per questo che piangeva, questa povera piccina. Sente che suo padre è triste e che sua madre è sfinita, preoccupata... e tutto questo... per colpa di mia madre, capisci? Io potevo... potevo diventare come lei... peggio di lei!"
"Ma non lo sei, amore" disse Lorenzo, accarezzandole i capelli raccolti.
"Ma potevo! Se Fede non fosse tornato, se non l'avessi travolto con la macchina per scappare, per quella sua prova... se non avessi incontrato mia sorella, forse a quest'ora sarei un'assassina, come mia madre!"
"Ehi! La cattiveria non si eredita. Sofia ne è la prova... lei ha scelto un'altra via."
"L'ho sempre chiamata stupida... e invece lei ha scelto, intelligentemente, di staccarsi da mia madre, di seguire papà... ho fatto soffrire così tanto anche lei, poverina. Se avessi scelto la sua stessa strada, a quest'ora non mi sentirei rodere dentro. Non mi sembrerebbe di non riuscire a respirare... non avrei deluso te... l'unico amore della mia vita... non avrei ingannato Fede... forse a quest'ora potremmo dire di essere stati ottimi amici, di esserci sostenuti... sai una cosa? Una volta sono stata davvero pessima con lui. Ho fatto... qualcosa che per me è peggio di mentire. Lui... aveva litigato con Matias, il suo migliore amico... era così tormentato, con uno sguardo perso, spaesato, da far tenerezza... voleva confidarsi con me... mi credeva la persona giusta... e sai io che ho fatto? Gli ho... gli ho detto: "Ancora con questa storia? Dimentica questa stupidaggine. Lui, il tuo amico, è sempre stato invidioso di te, il suo... interesse per tua sorella non era affatto casuale... dormici sopra, che domani non ti ricorderai neanche più di lui!" Poi... è entrata Flor... lui era a pezzi. A pezzi, mi capisci? Io li ho visti abbracciati e ho ascoltato solo la mia maledetta ossessione per Floricienta, la mia fissa per quegli stramaledetti soldi... invece, guardando quella scena oggi, quando lui è crollato... mi sono sentita mancare l'aria!"
"Piccola, basta... basta!"
La ragazza tremava e Lorenzo le tolse delicatamente la piccola Margarita dalle braccia. I bambini allungarono le braccia, gli uni verso gli altri. Reina scoppiò a piangere... Lorenzo l'attirò a sé e la strinse in un abbraccio.
"Perché non parli un po' con Flor? Lei ti capirà, ne sono certo... e anche con Sofia. Vedi, lei... si mostra così calma, sorridente... ma credimi se te lo dico: sta peggio di te. È diventata la sorella più tosta, permettimi... e tu la più bella, ma questo lo sei sempre stata."
Lorenzo s'inginocchiò davanti a Reina e sollevò la sua maglietta... le baciò il ventre, con le labbra tremanti per l'emozione, e sussurrò: "Ciao, Albertino!"
"Cosa? Vuol dire che non hai niente in contrario?" chiese Reina, sorpresa.
"Ti ricordo che io avevo solo mio padre, e che si chiamava Alberto anche lui." rispose Lorenzo.
Reina sorrise: suo suocero, seppur debilitato da un male più grande di lui, li aveva ospitati a casa sua e li aveva anche aiutati a sposarsi.
Flor entrò lentamente nella stanza.
"Che hai, sorellina?" chiese gentilmente.
"No... no, niente." rispose Reina. Lorenzo, per delicatezza, lasciò la stanza e chiuse la porta.
"Mia madre ha rovinato la tua vita, la vita di Fede... e la mia!" sussurrò la povera Reina, stringendo forte i pugni sulle ginocchia.
"Tua madre, non tu" rispose lei. "Fede non ce l'ha con te."
"No, ma io rischiavo di comportarmi come lei" ribatté Reina. Flor sospirò: non sapeva come, ma doveva aiutarla, consolarla, in qualche modo.
"Bene. Mettiamola così: io ci sono passata un po' prima di te. Tu aspetti un figlio, sorellina... la devi smettere di strapazzarti a suon di sensi di colpa... senti, io e Fede abbiamo preferito mettervi al corrente solo per evitare che veniste a saperlo in un altro modo, non per farti venire un attacco di angoscia, un... un flikiti..."
"Però no nmi hai mai spiegato che cos'è un... un fliketi... un klipeti, un..."
"Fli-ki-ti" ripeté Flor, "è quando... quando ti arrabbi, magari con te stessa... e vorresti spaccare tutto quello che ti capita a tiro... quando vorresti urlare tanto... ma... ma così tanto, così tanto da spaccare i vetri delle finestre della casa che sta dall'altra parte della strada. È quando... quando senti di avere così tanta forza da poter alzare questa intera casa con una mano sola. Questo è un flikiti."
"Non riesco a perdonarmi, Flor. Mi sento male, davvero!"
"Ascolta... io oggi ho rivalutato una persona, l'unica persona che non avrei mai, mai creduto di poter essere contenta di trovare sulla mia strada. Oggi ho rivalutato il Conte. L'unica persona che non pensavo potesse cambiare, capisci? E invece, quando ho visto il Conte Minimo calarsi giù dalla finestra e tenere Maya in braccio... ho pensato che in fondo, uno che salva la vita di un'adolescente scombussolata... non può essere del tutto insensibile."
"Hai appena detto che hai rivalutato il Conte Min... cioè, Massimo?"
"Sì, esatto. Massimo." rispose Flor, tranquilla.
E Massimo, in effetti, si stava comportando egregiamente.
Fede aveva riempito un secchio di acqua fresca. Voleva sciacquarsi il viso pallido, prima di tornare dai ragazzi.
Voleva rimettersi in sesto, riprendere con la sua vita, riprendere ad occuparsi dei ragazzi, ma aveva un grosso peso sul cuore.
Si gettò l'acqua fredda in faccia. Ebbe un sussulto per il contatto con l'acqua, ma questo parve giovargli.
"Oh... Fritzenwalden... scusami" disse Massimo, entrando.
"E io come ti devo chiamare? Se il mio cognome è complicato, il tuo occupa due righe, almeno."
"Eddai, non scherzare! Sono venuto... per sapere come stavi. Che hai fatto? Ti è piovuto in faccia?"
"Diciamo che ho fatto piovere io su me stesso. Ma non è mica una novità... in fondo me le cerco."
"Lo dici perché hai voluto indagare su tuo padre e su quella donna?" chiese Massimo.
"Sì... avrei dovuto lasciar riposare quella storia sotto la cenere, e invece ho voluto riesumarla... e guarda che risultato!"
"Tu non sei un vigliacco... non nego che se fossi stato io al tuo posto, avrei fatto esattamente come te. Ma tu non sei un vigliacco... l'hai dimostrato spesso. Ti sei fatto carico di una famiglia, hai quattro figli fantastici. Anzi: sei figli! Hai avuto... la forza di tirar su una famiglia, di reinventarti a diciassette anni, di mandare avanti un'azienda... e poi tu e Flor avete... avete adottato due bambini e avete avuto quattro gemellini anche se molti, me compreso, vi hanno messo i bastoni tra le ruote... dovresti esserne felice. Sai... la verità è che io... io non ho niente contro i bambini, contro chi sceglie di sposarsi... ma penso che non ne sarei capace."
"Aspetta." disse il giovane. "Voglio farti ascoltare una cosa."
Afferrò un apparecchio, lo mise in funzione e lo appoggiò sulla scrivania.
Sorrise, ascoltando Flor e Reina far le moine ai piccoli.
"Oh... eccoli!" I piccoli ridevano, mentre la mamma faceva loro il solletico o agitava davanti a loro la palla di neve che Fede, a suo tempo, le aveva regalato. Questo lui non lo sapeva, almeno fino a quando Flor non disse: "Guarda qui, amore... questa si chiama neve... neeve!"
"Senti? Quella che ride così, come un angioletto, è Aurora" disse Fede. "E quello che fa quei versetti, come per ripetere... quello è Derick. Ha sempre la faccia da duro, un po' come mio padre. Per questo l'abbiamo chiamato come lui... a volte, scherzando, Flor lo chiama "Il mio piccolo Freezer"... Eduardo, invece, è quello che preferisce dormire... ma quando è sveglio, a volte, fa anche lui dei versi, per simulare il motore di una barchetta. Gli piace il Mare e fa sempre dei movimenti con le braccia... così, vedi? Come a voler formare le onde. Una volta... per il compleanno di mia madre, sai, io vado in spiaggia... stavolta io e Flor ci siamo andati insieme e abbiamo portato i bambini con noi... e lui a momenti mi sfuggiva dalle braccia, perché voleva andare in acqua... mi ci sono dovuto buttare vestito, altrimenti sfido che ci sarebbe arrivato da solo. E la piccolina... Margarita... lei è molto sensibile, come la mamma... piange molto spesso, come sta capitando a me ultimamente. Però la preferisco quando ride... è bella anche se piange, ma quando ride diventa... luminosa. Sì, luminosa. Avrà preso dalla mamma!" E mentre parlava, gli occhi di Massimo s'inumidirono. "Non posso crederci! È la terza volta che ti vedo emozionato!" esclamò, ricordando di averlo visto così in altre due occasioni.
"Chi, io? Direi di no, assolutamente no." ribatté lui sforzandosi di ridere.
"Quando non ti potevo parlare... mio fratello ti è saltato al collo chiamandoti Fede... e ti sono venuti certi occhi da far compassione. Quando ti ho detto di dichiararti al tuo amore, meglio che non te lo dica... e adesso... lo vedi, Conte Minimo? Lo vedi che non hai un cuore di pietra? E te lo dice un esperto in materia. Perché non ti lasci andare un po' di più? Anche con Evaristo... quello che siete è una cosa bellissima... siete innamorati, e... e accidenti, devo fare un volo dalla sedia in questo momento se esiste cosa più bella dell'amore." Attesero una decina di secondi, ma la sedia non si mosse.
"Sei un vero amico, Fri..."
"Ma la vuoi smettere o no di chiamarmi Fritzenwalden?"
"Scusa, è che..."
"Fede. O Fede o Freezer, ma basta con il cognome, ti prego!"
"Freezer? Ma come...?"
"Tutto merito di Floricienta" rispose Fede.
"Floricienta? Tipo Cenerentola?" chiese il Conte.
"Precisamente." rispose Fede.
"Raccontami la storia della spiaggia, dai... com'è andata, Fri... cioè, Fede?"
"Flor... davvero Fede si è dovuto buttare in acqua?"
"Ma sì! Non ti ricordi? Quando ci siamo presi una pausa dai lavori di ristrutturazione. Siamo tornati tutti bagnati, ricordi?" Eduardo cominciò a far vibrare le labbra, come per imitare un piccolo motoscafo. "Oh, lui sì che se lo ricorda, questo piccolo monello! Che cos'hai fatto fare a papà, principino della mamma, eh?"

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora