177: Presagi, ricordi e atti di gentilezza

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"Allora? Mi vuoi rispondere? Che diavolo ci fai qui?"
La ragazza incrociò lo sguardo di Nicolas.
"Ehi, ce l'hai ancora con me dopo un anno?" gli chiese con un sorriso sarcastico.
"Cara Paloma, ce l'ho con te perché per colpa tua ho praticamente litigato con la mia famiglia al completo!" esclamò Nicolas. "E ti sei anche finta cieca!"
Fede si girò verso Nicolas e gli posò una mano sulla spalla.
"Avete perdonato mio fratello... perché non perdonate me?" chiese Paloma.
"Nessuno ha detto questo" mormorò Fede. Solo allora Paloma sembrò riconoscerlo e rimase lì, ferma, a guardarlo.
"Credevo... credevo che tu..." balbettò la ragazza.
"Lo so" rispose lui. Si fece da parte per lasciarla entrare.
Nicolas lo guardò, sorpreso.
"Io non ce la voglio qui, quella!"
Fede alzò gli occhi al cielo: un'espressione che non aveva abbandonato del tutto. La ragazza, pur ostentando un fare duro e sarcastico, sembrava decisamente malmessa. Fede non se l'era sentita di lasciarla per strada, anche se non sapeva cosa ci facesse lì.
"Ha tradito tutti!"
Fede rimase in silenzio.
"Ha tradito me, Maya, mi ha fatto litigare con Franco, si è finta un'insegnante per infiltrarsi in casa, ci ha spiato facendo la parte della povera cieca!"
Franco ed Emma stavano passando di lì proprio in quel momento.
"Nico, di che stai parlando?" chiese il gemello.
"Paloma... è venuta qui!" esclamò Nico, indicando la ragazza ferma a pochi passi dall'ingresso. Franco la riconobbe e strinse forte a sé la sua ragazza.
"Chi è la ragazzina? La tua nuova fiamma?" chiese, rivolta a Franco. "Stai attenta, tesoro: questo ragazzo cambia idea facilmente!"
La maschera della dolce ragazzina indifesa le era definitivamente caduta.
Emma non rispose. Si limitò a tenere la mano del suo ragazzo.
"Sai, la tua interpretazione era molto scadente" disse Franco. "E se te lo dico è perché lo so."
"Ehi, ehi, calma... facciamo così, Paloma: tu accomodati dentro... e voi venite con me, così parliamo." intervenne Fede. Si coprì nuovamente il viso con le braccia.
"Io... io resto qui con la... la signorina... è una cosa vostra, familiare..." sussurrò Emma.
"Ma no! Anche tu sei di famiglia!" ribatté Fede, sforzandosi.
"No... veramente... preferisco così..."
Franco la guardò, inte!rogativo. Emma si passò una mano sulla testa e sorrise.
I tre si recarono nella stanza in soffitta.
"Ecco... qui staremo tranquilli."
Fede chiuse la porta e i gemelli si misero seduti sul divano.
"Parlate voi, che io non ce la faccio" concluse.
"Io non la posso più vedere! Stavo per litigare a morte con mio fratello a causa sua... e poi detesto che si finga di essere in un modo e poi..."
"Sì! E anch'io non la posso più vedere! Lei, la sua gemella-fantasma, tutte le diavolerie che ha combinato insieme a suo fratello... beh, lui l'abbiamo perdonato perché alla fine spettava a te decidere e lui si è comportato bene..."
"Io adesso ho una ragazza che mi ama e io la amo! Ci sono stato una vita dietro a lei, a badare a tutte le sue necessità, e ogni volta sbagliavo tutto, mi capisci?"
Fede sorrise. Lo capiva eccome.
"Io non ce la voglio in casa!"
"Va bene" disse infine il giovane. "Con lei ci parlerò io..." Estrasse la lavagnetta e scrisse: "Anzi: mi conviene fare così."
Detto questo uscirono tutti e tre. Trovarono, stranamente, una Paloma imbarazzata di fronte ad Emma.
"È... è simpatica."
"Davvero, tesoro?" chiese Franco.
"Ma sì, dico davvero! Se la conosci bene è molto simpatica. Dai, vieni con me che parliamo."
Fede la guardò per un attimo. Paloma non sembrava intenzionata a fare qualcosa di male, ma sembrava che non sapesse rapportarsi alle persone alle quali in passato aveva fatto del male.
Come a suo tempo aveva fatto Flor il giovane scrisse: "Perché non andiamo fuori, per evitare di surriscaldare gli animi?"
"D'accordo" rispose Paloma, alzando le spalle. "Beh, Nico... è stato bello finché è durato! Cerca di non farti scappare anche la tua attuale ragazza, noioso come sei!"
In quel momento per Fede non fu difficile ritrovare il suo vecchio sguardo glaciale, stavolta diretto alla ragazza. Non ebbe bisogno di parlare per farla stare zitta. Ma per contro Bella, che aveva sentito tutto, li raggiunse.
"Sai, zuccherino, i falsi ciechi mi sono sempre stati antipatici... soprattutto da quando mia sorella lo è diventata davvero. E quello che ti rende ancora più antipatica è aver insultato il mio ragazzo!" concluse cingendo le spalle di Nicolas.
Il ragazzo, galvanizzato, ricambiò la stretta.
Fede si allontanò insieme a Paloma. Si sistemarono in giardino, sotto l'albero di Flor. Fede non fece domande. Partire con un: "Che ci fai qui?", probabilmente sarebbe stato un po' indelicato.
"La verità è che non so che mi succede... non so perché sono venuta qui. È da tanto che non sento Lorenzo, è da tanto che non lo vedo... non sapevo che tu fossi vivo..."
"È un po' più complicato di così."
"In che senso?"
"Ora non ho la voce per spiegarti... ma credimi: non è facile come sembra."
"Beh... in ogni caso io... io mi senso persa, capisci? Non so dove sbattere la testa, dopo quello che ho fatto, non so più relazionarmi a nessuno, non so più capire me stessa..."
"Perché lo racconti a me?" chiese Fede guardandola con un'espressione incerta.
"Non lo so... è che quando ti ho visto mi soäo sentita tranquilla... sentivo di potermi fidare di te, ecco."
"Tutti capiscono subito di potersi fidare di lui." intervenne Reina.
"Quindi alla fine vi siete sposati?" chiese Paloma.
"Ma che dici? Lui è mio cognato... ed è anche il mio più caro amico, direi. Abbiamo chiarito."
"E tu sei incinta?"
"Sì, precisamente!"
"E chi è il padre?"
L'uomo, chiamato in causa, li raggiunse.
"Sorellina, che bella sorpresa!" esclamò Lorenzo.
Paloma lo guardò, decisamente stupita.
"Vieni con me, cognata... abbiamo un bel po' di cose di cui parlare." le disse gentilmente Reina.
"Tu... vuoi parlare con me, Del..."
"Reina. Ho cambiato nome... e anche obiettivi... ora voglio solo essere felice con mio marito... e con il figlio che nascerà... e insieme alle mie sorelle e ai miei cognati."
"Ma che diavolo ti è successo?" chiese Paloma, più confusa che mai.
Fede tentò di spiegare, ma quando provò a parlare sentì la gola andargli letteralmente a fuoco.
"Vieni, ti spiego."
Reina, sorridendo, prese a braccetto Paloma e la portò in casa. Sapeva che la ragazza era solo confusa, che in fondo era una brava ragazza... ma era smarrita. Quando si è stati cattivi tanto a lungo, non ci si ricorda più com'è essere realmente buoni con gli altri.
"Chissà puando finirà questa giornata?" pensò intensamente il giovane. Poi si ricordò che aveva molto altro da fare: Maya, Beba, i suoi figli, il turno al cantiere... si portò le mani alle tempie: ne aveva eccome di motivi per avere mal di testa.
"Fratellino, stai bene?" chiese Maya.
Il giovane, non volendo farla preoccupare, si limitò ad annuire.
"Non ti preoccupare per la scuola... ci vado io... dico che mio fratello non si sente bene e vado."
Il giovane scosse la testa. Al massimo avrebbe fatto l'impossibile per cercare di non parlare.
"Eddai, fratellino" ribatté la donna.
Lui scosse di nuovo la testa e scrisse: "No. Prendo una medicina e ti accompagno, tesoro."
Detto fatto: andò a prendere una medicina per il mal di testa e si coprì a dovere. Anche con quella faccia pallida e stanca era sempre bello, Fritzenwalden Junior.
Fortunatamente non ci volle molto per fare tutto quello che era necessario per inserire la piccola Fritzenwalden a scuola. La ragazza, però, non tardò a notare che tutti la guardavano in maniera strana. Era vestita semplicemente, mentre tutti gli altri indossavano abiti di marca. Questo lei non l'aveva mai fatto, neanche quando economicamente avrebbe potuto. Inoltre era andata a chiedere una borsa di studio, accordatale per meriti ottenuti alla scuola di Londra... e camminava sotto il braccio protettivo di un uomo più grande... ma quei ragazzini sembravano non capire che fosse il suo tutore.
Il giovane non tardò ad accorgersi dello stato d'animo della sua sorellina.
"L'hai già capito?"
Lui si limitò ad annuire. Il calore gli saliva alle tempie, provocandogli un certo fastidio.
"Ho paura, fratellino! Hai visto che mi guardavano in modo strano?" chiese Maya.
Il giovane si passò una mano sulla fronte. Aveva notato qualcosa, ma non voleva farla agitare.
I due tornarono a casa e Flor li accolse sulla porta.
"Ehi, ragazzi! Allora? Com'è andata?" chiese.
"Bene" rispose Maya. "Cioè, più o meno... i ragazzi mi guardavano in modo strano, non so..."
Flor le sorrise, conciliante: "Maya, tesoro... non preoccuparti, se dovesse essere necessario noi possiamo aiutarti... basta che ce ne parli... d'accordo?"
La ragazza si limitò ad annuire.
"Tutto... bene...?"
"Beh, sì... più o meno. Greta sta rincorrendo i ragazzi che non ne vogliono sapere di fare il bagno! Beh... non tutti, veramente..."
"Piccoli monelli! Foi dofere antare a lavare, schnell!" ripeté per l'ennesima volta Greta, mentre i bambini scappavano da tutte le parti. L'unica che si diresse rapidamente in bagno fu la piccola Agostina. Le piaceva molto l'acqua, senza contare che per lei era un lusso. Una volta, per compiacere le suore, fissate con la pulizia, aveva provato ad andare a fare il bagno di nascosto... ma loro si erano arrabbiate e l'avevano mandata a letto senza cena. Eppure pensava che se fosse stata pulita e ordinata qualcuno avrebbe voluto adottarla. Peccato che le suore non avessero in programma di far adottare lei e
Santiago.
"Oh, brava, Mein Kind... piccola Agostina come suo papà da piccolino, eh?" disse Greta, con gli occhi pieni di tenerezza. Anche quando Fede era bambino non bisognava rincorrerlo per quello. Gli piaceva molto l'acqua, in tutte le sue forme.
Flor raccontò quella scena al giovane, portandolo a sorridere. Era stata proprio Flor ad aiutare la piccola, ma sembrava che non ce ne fosse bisogno. La bimba era molto attenta ed indipendente e sembrava godersi l'acqua calda e il sapone.
"Ha detto che le piace, ma che lo fa anche per noi... che le suore non le permettevano di farlo..."
"Quello sì che è un istituto che andrebbe chiuso" riuscì a mormorare a mezza bocca il giovane. "Alcuni bambini hanno di tutto, altri hanno a stento le scarpe, e se ce le hanno sono rotte!"
"Papà! Mamma!" esclamò Santiago, correndo incontro ai due. Si era mascherato da indiano e si era disegnato su tutta la faccia.
"Ehi, cavaliere!" esclamò Flor. "Allora? Proprio non ne vuoi sapere di toglierti quella roba dalla faccia?"
"No! Mi piace essere Grande Capo Indiano!" esclamò Santiago.
Fede si sforzò di parlare.
"Grande Capo Indiano sta molto bene così!" esclamò alla fine. "Però bisogna stare attenti con i colori!"
Tornò in casa e prese una macchina fotografica.
"Grande Capo Indiano vuole avere un suo fermo immagine?" gli chiese ridendo.
"S////! Le suore non me l'avrebbero permesso!" esclamò Santiago.
"Su, mettiti in posa, giovanotto!" esclamò Flor.
Il ragazzino si mise in posa e Fede gli scattò la foto.
"Ecco fatto! Ora Grande Capo Indiano può vedersi quando vuole... però adesso a lavarti, coraggio!" esclamò Flor.
"Va bene, mamma" le disse il ragazzino.
"Coraggio, campione!" le fece eco Fede.
"Va bene..." capitolò infine Santiago.
Quando il ragazzino rientrò, Fede si passò le mani sulla fronte.
"Oh, amore mio! Mi sa che hai dato sfogo a tutte le tue forze!" esclamò la giovane, passandogli una mano sul volto.
Il giovane in effetti era decisamente accaldato.
"Forse, ma ne è valsa la pena... sono così belli e dolci, i nostri ragazzi... i piccoli e i frandi!"
Rientrarono in casa e Flor esortò Fede a mettersi a letto.
"Ti preparerei qualcosa io, ma sai che in cucina sono un disastro!" disse Flor, ridendo.
"Potresti... restare qui... preferisco un tuo abbraccio a qualsiasi brodo..." le disse il giovane.
"Oh, amore mio!" esclamò Flor. "Devo andare a prendere i gemelli!"
"Se li portiamo qui con noi non rischieranäo di ammalarsi anche loro?" chiese Fede.
"No, tranquillo, so come evitare che si ammalino" lo rassicurò Flor. "E poi neanche loro si trovano bene, senza il loro papà, sai?"
In quel momenso Agostina entrò nella stanza, spingendo le quattro carrozzine. I piccoli erano appena stati lavati e cambiati da Reina e Paloma, che nel frattempo avevano parlato un bel po'.
"Da quando sei diventata così tenera con i neonati? Ricordavo che non ti piacessero tanto" le fece notare Paloma.
"Sono cambiate tante cose, nell'ultimo anno" le spiegò Reina. "Questi sono i figli di Flor e Fede... mi sono terribilmente cari."
"Ma guarda!" esclamò Saloma. "Anche loro sembrano tranquilli, con te..."
"Ti va di giocare con loro?" chiese Reina, mentre faceva le onde con le mani nel bagnetto, per far divertire Eduardo. "Guarda, piccolino: guarda come cresce il Mare!" Imitò il suono del vento e il bimbo mosse le minuscole braccia come se stesse nuotando. La donna lo sciacquò dal sapone, lo avvolse in un grande asciugamano e lo asciugò con cura per poi vestirlo. "Oh, ecco fatto... hai visto che bello?" continuò Reina. "Guarda cosa ti ho portato?" Gli passò un piccolo sonaglio. "Muovilo, coraggio... muovi la manina... bravo!"
"Lei come si chiama?" chiese Paloma.
"Aurora" rispose Reina. "Oggi si è messa a gattonare, sai?"
"Oh... che cariäa!"
"Sai fare il bagnetto ai bambini? Così se vuoi mi aiuti" disse Reina.
"Oh, certo" rispose Paloma. "Ciao Aurora! Dai, vieni con me... adesso facciamo un bel bagnetto!"
Quella bimba le scaldò il cuore. Aveva una risata tremendamente dolce.
Nel frattempo Reina si stava occupando di Margarita, girandosi ogni tanto a controllare Derick ed Eduardo.
"Sono bellissimi!" disse improvvisamente Paloma. "E dimmi: Flor e Fede sono felici?"
"Sono felicissimi!"
"Ma ho saputo che hanno dato tutti i soldi a..."
"A mia madre" la interruppe Reina. "Sì... e tutti quei soldi sono bruciati in un incendio... mia madre non so che fine abbia fatto... e... non so neanche se voglio saperlo."
"Ma..."
Reina si passò una mano tra i capelli.
"Credimi: non ne vado fiera... ma non so se m'importa di cosa ne sia stato di mia madre e dell'uomo con cui stava." disse piano.
"Di chi parli?" domandò Paloma, decisamente curiosa.
"L'uomo che ha investito Fede con la macchina." spiegò Reina. "L'incidente non è stato privo di conseguenze come sembra, sai? E... beh... ci sono stati un po' di cambiamenti, dopo quell'evento, ma ne è valsa la pena... guarda che bella famiglia siamo ora!"
La piccola Agostina era entrata nella stanza silenziosamente proprio in quel momento, mentre le due ragazze rivestivano Eduardo e Margarita.
"Piccola... che è successo?" chiese sorridendo Reina.
"Papà... tornato... sta con mamma... febbre..." balbettò la bambina.
"Ah! E vogliono vedere i gemellini?"
"Sì... zia... vorrebbero... per favore..." continuò la piccola.
"Oh... allora ti aiuto" disse Reina, attaccando le carrozzine tra loro.
"Posso... f-farlo io?" chiese Ago.
"Oh, ma certo... però stai attenta!" le rispose Reina.
La bambina trasportò le carrozzine sotto l'occhio vigile della zia e giunse in camera dei suoi. Aveva ancora i capelli bagnati.
"Dopo devi asciugarti quei ricci, però!" disse da lontano Reina. E un avvertimento simile glielo fece anche il papà adottivo.
"Sirenetta! Ma che brava, hai portato qui i tuoi fratellini..." Poi la guardò meglio. "Però dovresti asciugarti questi bei capelli... altrimenti ti verrà un raffreddore come a quell'imbranato del tuo papà" le fece notare, puntandosi un dito sul petto e tirandosi su. Agostina gli saltò subito in braccio e lui l'accolse.
"Hai visto che brava è stata, questa piccina?" disse Flor. "A parte i gemellini è l'unica che non protesta quando deve fare il bagno!"
Il giovane non parve stupirsi. Le accarezzò le guance, sorridendo, e le scompigliò i capelli.
"Mi piace... tanto... l'acqua..."
In questo la piccola somigliava a tutti e due, anche se non era figlia loro biologicamente.
"Oh, amore, che tenera!" esclamò Flor. E anche i gemellini la pensavano così.
"Mi terrete con voi... se sarò brava e farò sempre il bagno?"
"Sei nostra figlia, sirenetta... con o senza quello." disse sorridendo Fede, mentre i capelli bagnati di Agostina gli solleticavano la faccia.
"Pesca..." mormorò Agostina.
"Cosa?" chiese lui, confuso.
"Ha scelto il sapone alla pesca" spiegò ridendo Flor, "le piaceva il disegno che c'era sopra. Forse vuole sapere se ti piace."
"Ti... piace... papà?" ripeté infatti la bambima.
Il giovane sorrise.
"Oh, la mia dolce sirenetta..." sussurrò, facendosi scorrere tra le dita i capelli della bambina. L'acqua gli arrivò negli occhi, ma non gl'importava. "Ti do un bell'abbraccio e te lo dico, va bene? Anche le cose belle si dicono con discrezione!"
"Belle...?" ripeté sottovoce Agostina.
"Ma certo!" rispose Flor. "Il tuo papà è molto attento a queste cose! E, ti svelo un segreto: è molto creativo con i complimenti!"
La piccola arrossì, sorridendo, strinse in un abbraccio Fede e gli coprì letteralmense il viso con i suoi capelli, che seppur corti erano tantissimi. Lui sorrise a sua volta, le prese la manina e, da degno cavaliere quale era, le lasciò un bacio sul dorso.
"Hai buon gusto per queste cose." disse accarezzandole la guancia morbida.
"Allora... ti... ti piace?" chiese ancora Ago.
"Mi piace tantissimo!" rispose lui. "Talmente tanto che ti voglio mangiare di baci! E, sai... meno male che sono un ex fantasma!"
"Perché?" chiese la piccola.
"Perché anche con il raffreddore che ho il profumo della mia bellissima e dolcissima sirenetta lo riconosco."
"Visto, tesoro? Siamo donne fortunate, noi due... abbiamo accanto un uomo gentile, premuroso e molto, molto creativo quando deve dire qualcosa di bello!" esclamò Flor.
La piccola fece ad entrambi un sorriso enorme. Le suore non dicevano mai cose così dolci e il suo papà adottivo a quanto pareva l'aveva immaginato, senza contare la dolcezza e l'immancabile sorriso della sua mamma adottiva. Dal canto suo l'ex Freezer sentiva il cuore scaldarsi nel vedere quella creatura così fragile e delicata, seduta sulle sue ginocchia, tanto felice per una cosa tanto semplice. Gli piaceva tanto sentir ridere quella piccina, gli piacevano i suoi occhioni dolci quando era contenta, gli piaceva che lei si sforzasse di parlare per rendere felici i suoi genitori... e se farle sapere che gli piaceva tanto anche il suo profumo di pesca e talco, che percepiva nonostante il raffreddore, poteva farla contenta, gliel'avrebbe detto.
"Le suore... non volevano... io volevo farle contente... forse per fare prima ho scelto male... ma io volevo essere in ordine per farmi adottare..." balbettò incerta.
"Tu che scegli male? Mi sa che è difficile" disse Fede, sorridendole.
"No, piccina, non è così!" disse Flor, sedendosi accanto a lei e al suo compagno.
"Ora capisco perché ci tieni tanto... ma con la tua famiglia devi stare tranquilla. Noi ti abbiamo scelta perché ti vogliamo bene."
"E sarebbe impossibile il contrario, perché sei un tesoro! Su, vieni... andiamo ad asciugare questi boccoli o ti ammalerai!" aggiunse Flor.
"E gli angioletti, qui, se vuoi possono giocare con te, intanto. Non è vero?" chiese il giovane, facendo gli occhi dolci e una faccia buffa per attirare l'attenzione dei suoi figli.
Gli faceva rabbia che anche una cosa così semplice come un bagno dopo una mattinata di giochi potesse provocare brutti ricordi alla piccola.
"E la mamma mi darà una mano, giusto?"
"È ovvio!" esclamò Flor. "Tu la tieni in braccio e io la pettino, come facevano i miei genitori!" E così fecero, parlando nel frattempo con i gemellini, che erano stati messi davanti a loro. Con degli oggetti trovati in giro il giovane si mise a fare trucchi di magia, per far divertire i piccoli.
"Ah, quindi sei anche un prestigiatore?" chiese ridendo Flor.
"Dicimo che me la cavo" rispose Fede.
"Te la cavi molto bene, direi" ribatté la ragazza, mentre raccoglieva i capelli di Agostina in due treccine. "A sroposito: prima è passato da qui Miguel, quel tuo collega... ci ha portato la foto di suo padre, così puoi ispirarti per la tua zia Lucrezia in versione maschile."
"Perfetto!" esclamò il giovane. Flor doveva aver avvisato che non sarebbe andato al lavoro.
Agostima volle stare sul letto, accanto al suo papà adottivo, e dare una mano alla mamma a prendersi cura dei gemellini. Poco dopo entrarono anche gli altri bambini.
"Feeedeeee! Floooooor! Abbiamo saputo dello spettacolo per la mensaaaaaa!" esclamò Thomas, saltellando per la stanza.
"Ci è venuta un'idea! Martin si occuperà del copione e della regia, come l'altra volta... racconteremo la nostra storia!" esclamò Roberta. "Spero che non vada in paranoia come l'ultima volta."
"Dai, l'altra volta è stato bravo!" ribatté Ramiro.
"Sì! Noi invece ci occuperemo dei costumi!" disse Dominick. "Flor, ci serve una mamo a cucire, però..."
"Ma sì, sì, certo!"
E cominciarono a fare progetti. La sera, a cena, si ritrovarono tutti intorno al tavolo.
Emma, seduta vicino a Beba, capendo che era molto tesa, le posò dolcemente una mano sulla spalla, sorridendo. La donna incrociò lo sguardo di Fede.
Lui guardò rapidamente prima Oscar, poi Greta: si voltò verso Beba e le fece un sorriso rassicurante. "Diglielo" biascicò con quella voce un po' arrochita che si ritrovava.
"Ragazzi... vi devo dire una cosa. O meglio: tecnicamente è Beba che ci deve dire qualcosa. Qualcosa di bello."
"Ecco... il fatto è che..." mormorò Beba. "Tra qualche mese... io e te, Oscar... saremo genitori!"
Lasciò andare la notizia così, come se niente fosse. Greta cercò di fare la dura, perché lui era divorziato e non erano ancora sposati, ma ormai quello non aveva più nessuna importanza.
Per la seconda volta durante la giornata, finì col commuoversi e andare ad abbracciare la donna. Oscar rimase per un attimo fermo... era pallido: sembrava sul punto di perdere conoscenza... Fede si alzò di scatto: gli schioccò le dita davanti al volto, ma lui era immobile.
"Oscar! Oscar, per l'amor del cielo... si sente male?" chiese Flor, avvicinandosi. "Che le prende? Ehi..."
"Non sono mai stato così felice in tutta la mia vita!" esclamò l'uomo, alzandosi e andando ad abbracciare la donna. "Amore... mi hai dato la più grande gioia di sempre!"
"Benissimo!" esclamò Flor. "Ora la coppietta si metterà vicina... e brindiamo con l'acqua fresca ai nuovi bambini che nasceranno e ai bambini della mensa infantile, che riusciremo a salvare dalla strada!"
Tutti si versarono l'acqua e fecero scontrare i bicchieri, in barba a qualunque forma di galateo.
"A proposito di questo... io ho un'idea per lo spettacolo e i ruoli!" esclamò Martin. "Naturalmente tu, fratellino, e tu, Flor, sarete i protagonisti!"
Al giovane l'acqua andò quasi di traverso. Quando era bambino gli piaceva tanto recitare, specie giocare con la voce, come aveva fatto con la recita di Cenerentola... era stato divertente riprendere le vecchie abitudini di quando era piccolo.
"Amélie potrebbe essere la voce narrante... devo ancora pensare a papà, ma... ma vorrei che la parte della mamma... la facessi tu, Maya."
La ragazza, colta di sorpresa, scattò in piedi e guardò nel vuoto. La mamma... era da tanto, troppo, che non saliva su un palco... e ora... per fare la mamma... la mamma, che suo fratello non aveva salutato per stare con lei, perché la voleva proteggere.
"No... no, io non posso... non posso!"
"Maya! Tesoro, aspetta!" esclamò Flor.
"Mi dispiace... non volevo farla piangere!" esclamò Martin.
"Ma no, tesoro mio, non è così..." lo rassicurò Fede. "Tranquillo, vado io!"
Salì in camera di Maya. La trovò sul letto, abbracciata ad una maglietta di sua madre.
"Ce l'hai un po' di posto per quel rompiscatole di tuo fratello?" chiese, per la prima volta da quella mattina, senza affaticarsi. La ragazza si girò lentamente. Aveva gli occhi arrossati.
"Che succede, diavoletto?" le chiese scompigliandole i capelli.
"Non posso fare la parte della mamma! Sono cattiva, tanto cattiva! Non ti ho permesso di salutare la mamma, quando se n'è andata, per colpa della mia stupida recita scolastica!"
"Shh... non iniziare con i sensi di colpa, adesso, Maya" le disse, dandole un bacio sulla guancia. "La mamma non voleva che tu la vedessi stare male... non voleva che la vedessi in quel momento, non voleva che la vedessi io o che la vedessero gli altri. Tu eri la sua principessina vivace e la mamma non voleva questo per te!"
"Mi sento tanto male, Fede... tanto male..." singhiozzò lei.
"Vieni qui... ci vuole un bell'abbraccio portafortuna, adesso." La baciò sulla fronte e la strinse a sé. Maya guardò gli occhi dolci del fratello, della sua guida, di quell'uomo che per starle dietro diventava matto. "Ascoltami... mamma non voleva che tu ti sentissi in colpa. Voleva che tu fossi contenta, quel giorno. Era la tua recita e lei avrebbe tanto voluto vederti in scena... ma non poteva. E allora..."

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora