(159: Rinascita)

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Probabilmente a fine giornata il dottore era distrutto, ma abbastanza soddisfatto. Oltre a Martin, decise di prendere sotto la sua protezione anche Emma, Bella, Agostina e Santiago. Gli altri, compresa anche Maya, non avevano bisogno di un ciclo fisso di terapie, ma il dottore diede comunque disponibilità anche per loro, se fosse servito. Disse a Fede che avrebbe dovuto pagare solo per una terapia, perché se avesse dovuto pagarlo per tutti gli ci sarebbe voluto un intero patrimonio. Il giovane inizialmente mosse qualche protesta, ma il medico, affezionato com'era ai Fritzenwalden, lo rassicurò, da quel punto di vista.
Quella sera stessa, per cominciare con il "recupero della loro vita", i Fritzenwalden decisero di organizzare il battesimo dei gemellini, rimasto in sospeso per molto tempo.
Anna, la madre di Massimo, passò a trovarli. Flor scoprì ben presto che era una donna decisamente insistente, per quanto riguardava l'organizzazione e anche l'abbigliamento dei quattro bambini.
"Tutti vestiti uguali no, la prego!" disse Flor. "Sono quattro individui, hanno personalità diverse e vestiti tutti uguali sono orri..."
"Ehi, calmati amore mio." disse ridendo Fede. "Ehm... ecco, facciamo così... grazie del regalo, signora Anna, però... ehm... potremmo mettere le tutine ai bambini in momenti diversi. Sono molto belle, ma se partiamo così ci sarà difficile riconoscerli, anche dopo... già così bisogna concentrarsi... vero, Floricienta?"
"Oh, eppure sono così carini, tutti vestiti uguali!"
"Non sono carini, sono..."
"Flor... fa' la brava, andiamo! Non c'è bisogno di litigare!" esclamò Fede, con un sorriso enorme. Da quando era tornato preferiva sistemare le cose con calma. Esplodeva di rado, dopo quell'"elettroshock" di cui aveva parlato Bata. La pace era un miracolo e andava preservata il più possibile... soprattutto in casa Fritzenwalden.
"E va bene, signor Freezer. Mi scusi... è che ultimamente ho sempre i nervi a fior di pelle e..."
"Scusala, mamma" disse Massimo. "A volte Flor è un po' rozza..."
Fede lo guardò in tralice, con lo sguardo del, come diceva lui stesso, guardaboschi che ha colto in flagrante un bracconiere. Massimo abbassò lo sguardo, decisamente non desideroso di scontrarsi con l'"ira del buon vecchio signor Freezer", che gli era stato ampiamente descritto dalla stessa Flor.
In quel momento entrò Eduardo.
"Allora, Florsicucy? I preparativi ti stanno già facendo impazzire, eh?" chiese ridendo.
"Oh, papà, non puoi immaginare! Mi sembra sempre di stare indietro... ora capisco perché eri sempre in ansia per i preparativi di questo o quello, povero amore mio!" disse Flor, facendo gli occhi dolci al suo Fede, che sorrise.
"Oh... piacere" disse gentilmente Eduardo. "Io sono... Eduardo Fazarino, il padre di Flor."
"Contessa Anna De La Hoya."
La donna rispose in tono distaccato al saluto dell'uomo... anche se qualcosa dentro di lei si era acceso, in un certo senso. Flor e Fede si scambiarono uno sguardo: si comportavano come loro due, all'epoca, solo che i ruoli dell'uomo e della donna si erano invertiti.
"Oh... sì, contessa..." disse l'uomo, tendendole la mano.
"No, lasci... va bene così" disse Anna, ritirando la mano.
Eduardo ci rimase decisamente male. Non capiva perché quella donna non volesse neanche dargli la mano.
Possibile che fosse così presuntuosa?
"Lo sa che è una forma di scortesia non ricambiare un saluto?" le chiese.
"Ma come si permette? Lei è un plebeo!" esclamò la donna.
"E lei è una presuntuosa!" esclamò a sua volta Eduardo.
Flor fece una smorfia: stava rischiando di soffocare per trattenere le risate.
"Piccola... stai pensando anche tu quello che penso io?" chiese sottovoce Fede, mordendosi le labbra per non scoppiare a ridere.
"Credo proprio di sì, signor Freezer" rispose lei.
""Tu sei irrispettosa!" le aveva detto una volta Fede. "E tu sei un bulletto patetico!" aveva ribattuto lei. "Io non ti permetto di parlarmi così!" aveva gridato lui. "E io sono quella che non ti permet..." aveva cercato di controbattere Flor, prima che Thomas si mettesse a gridare aiuto."
Fede, capendo che lei stava per esplodere, la tirò per un braccio e corsero via, poi, quando furono lontani, scoppiarono a ridere.
"Oh mio Dio, mi sento male... cioè, tu non mi hai mai dato della plebea o roba così, però ci siamo insultati come loro... aiuto, muoio, muoio!" biascicò Flor, tenendosi il ventre dal troppo ridere.
"No, eh? Già ho dato io per tutti e due, sta' buona!" scherzò lui... poi, tra una risata e l'altra, aggiunse: "Flor... credi che dovremmo dirglielo di non perdere tempo a sbranarsi a vicenda?"
"Dubito fortemente che ci ascolteranno" rispose lei.
"Forse hai ragione" disse Fede.
"Ehi! Ragazzi, che vi è preso?" chiese Franco. "State bene?"
"Di là ci sono il signor Floriciento e la signora Freezer..." cercò di dire Fede, a fatica.
"Il cosa?" chiese Franco, confuso.
"Te lo spiego quando mi riprendo... oh mio Dio, non ce la posso fare..." Franco non capiva, quindi il giovane azzardò una spiegazione. "La signora Anna è appena riuscita a spodestarmi!"
"E mio padre ha spostato me!" rispose Flor. "Cioè, spodestato... quella roba lì!"
"Ma di che parlate?" chiese Franco.
"Ascolta" disse Fede. "Eduardo e la madre di Massimo si sono appena conosciuti e già stanno litigando!"
Anna ed Eduardo rimasero un bel po' a darsi addosso, per cui fu Greta a vestire i bambini ed allestire la casa, con l'aiuto dei suoi colleghi e dei ragazzi. Reina, invece, andò a chiamare il prete.
Flor e Fede avevano deciso che si sarebbero basati sulle reazioni dei bambini per decidere chi sarebbero stati i padrini e le madrine.
Si recarono in giardino e quando il prete arrivò, le carrozzine furono messe l'una accanto all'altra.
"Finalmente ho la possibilità di battezzare i figli di una coppia meravigliosa" disse il prete. "Ogni volta è come se fosse la prima, davvero... ma loro hanno fatto di tutto per stare insieme e creare una famiglia!"
Mercedes e Segundo, insieme al loro figlio, si erano avvicinati. Era lo stesso prete che aveva battezzato il piccolo Florencio.
"Come si chiamano, questi angioletti?" chiese il parroco.
"Aurora..." disse Flor. "Eduardo Alberto..." disse Fede. "Margarita e Derick" conclusero contemporaneamente, scoppiando a ridere.
"Bene... chi sono i padrini e le madrine?" chiese ancora il parroco.
La piccola Aurora, la "principessina", cominciò a fare ciao ciao con la manina verso Mercedes... poi videro che qualcuno la guardava con tenerezza, nascosto in un angolino. Per Margarita sapevano già chi sarebbe stata la madrina... per il padrino, fu Fede a sceglierlo. Derick prese ad agitarsi... fino a quando Greta non lo prese in braccio e prese a cullarlo... e per il piccolo Eduardo, scelsero di fare un regalo a due persone speciali per loro.
"Ecco... la madrina di Derick... vorremmo che fossi tu, Greta" disse Flor.
"E il padrino... potresti essere tu, Matias" aggiunse Fede.
"Ah, mein Gott! Danke... grazie, Floricienta, e grazie a le... a te, herr..."
La donna si fermò, vedendo che Fede la guardava con la fronte appena un filo aggrottata. Avrebbe mai imparato, la povera Greta, a parlargli come quando era piccolo? Lei e Matias, leggermente scossi dalla notizia, si avvicinarono sollevarono il piccolo tra le braccia e lo portarono davanti al parroco, che gli bagnò la testolina, vi fece sopra il segno della croce e pronunciò la formula rituale.
Il bambino rise, quando gli cadde l'acqua in testa. Greta e Matias, emozionati com'erano, tremavano mentre lo riadagiavano nella carrozzina.
"Grazie, tedesco" disse, con gli occhi lucidi, l'avvocato.
"Te l'avevo promesso, argentino" lo imitò Fede. "Saresti stato tu il padrino di uno dei miei figli... il piccolo Freezer è perfetto." Poi aggiunse: "Derick, mi raccomando: dai ascolto al tuo padrino, che in certe cose è più bravo del tuo papà."
L'avvocato scoppiò in una risata. Una cosa del suo amico non sarebbe mai cambiata: la pessima abitudine di sentirsi sempre in colpa per il passato.
"Per la piccola Aurora... Mercedes, vuoi essere la madrina di mia figlia?" chiese Flor. "Tu mi hai fatto l'onore di scegliermi come madrina di quel cucciolotto che sta lì, in braccio al signor Segundo."
"Sì... e hai scelto me come padrino del tuo bambino... e ci hai aiutati a mettere al mondo questi miracoli!" intervenne Fede.
"Oh, ragazzi... sì, certo che voglio!" rispose Mercedes. Si avvicinò, prese in braccio Aurora e cominciò a coccolarle la testa.
"Evaristo... verresti qui un momento, per favore?" chiese Fede, gentilmente.
"Oh... mi dica, signore" rispose Evaristo, raggiungendolo di corsa. "Le serve qualcosa?"
"Sì... mi serve un padrino per mia figlia" rispose Fede. "Flor, tu che ne dici?"
"Sappiamo che i bambini ti piacciono tanto, Evaristo. Visto che non sappiamo se potrai crescerne uno tuo... vuoi aiutarci a crescere Aurora?" chiese Flor.
"Oh, signore... signorina... vi ringrazio, vi ringrazio davvero!" biascicò il maggiordomo. "Ma posso davvero? Io sono un... cameriere... un..."
Mercedes si avvicinò a lui. "Ecco qua... Aurora, questo è il tuo padrino." Aurora, in braccio a Mercedes, allungò le minuscole braccia, cercando di attaccarsi alle spalle dell'uomo, che tremava visibilmente.
"Lo meriti, Evaristo" disse il Conte. "Vai, coraggio!"
"Ciao, principessa..." disse a bassa voce il dolce maggiordomo, troppo scosso dall'emozione. Prese in braccio la bambina e camminò insieme a Mercedes verso il prete. Questi le bagnò la testa e i due padrini si preoccuparono di tenerla tranquilla, fino a quando il rituale non fu finito... quindi pochi secondi.
L'adagiarono nella carrozzina e rimasero lì a guardarla, inteneriti.
"Per Margarita noi..." cominciò Flor. Sofia spinse avanti Reina.
"Tu, sorellina!" esclamò. "È giusto che sia tu."
"È vero" convenne Fede. "Coraggio, vieni."
"Vi ho fatto tanto male" disse piano Reina.
"Sì, ma quello è il passato" le fece notare Flor. "Adesso ci stai facendo tanto bene."
"Non mi dimentico a chi devo la vita di mia figlia" la spronò Fede. "Vieni, cognatina."
Reina sorrise. Questo sì che le piaceva! Essere amica di un uomo così buono, essere cognata di un principe mancato, sorella di una Cenerentola coraggiosa con il cuore più grande di tutta Buenos Aires... e madrina della loro dolcissima bambina... quella che aveva tenuto in braccio durante i primi minuti della sua vita. Era decisamente sconcertata, ma quando prese in braccio Margarita sentì forte il legame con lei.
"Il padrino vorrei che fossi tu, Franco" disse Fede. "So quanto sei stato male, quando è successo quello che è successo e il minimo che io possa fare... è chiederti di essere il padrino di mia figlia."
I ragazzi spinsero avanti Franco, che decisamente non se l'aspettava.
"Oh mio Dio, fratellino... non mi sembra vero!" esclamò, raggiungendo l'albero di Flor. Si avvicinò a Reina e le circondò le spalle con un braccio. A Margarita davano fastidio i getti d'acqua improvvisi. L'acqua le piaceva, ma non così, di colpo, quindi Franco cominciò a farle delle smorfie per farla ridere.
"Eduardo Alberto" continuò Flor... "papà... vorrei che fossi tu, il suo padrino." E puntò il dito verso Alberto, che rimase di sasso. "Visto che non hai potuto veder crescere me, vorrei che vedessi crescere il mio bambino. Ora che ci sei, ti voglio accanto a me."
"E tu, Titina" disse Fede, "sei la zia acquisita di Flor... e vorremmo che fossi la madrina di Eduardo..."
"Oh, caro ragazzo!" esclamò Titina, con i lucciconi agli occhi. "Cara, piccola Flor... mi avete dato la più grande gioia di sempre!"
"Un momento, però... vorremmo scegliere anche dei padrini onorari per Agostina e Santiago" disse Flor. "Zia Beba... vuoi essere la madrina di Santiago?"
"Santo cielo... se lui mi vuole, perché no?" rispose Beba.
"Ovvio che voglio!" rispose Tiago, abbracciandola.
"E il padrino onorario, sarai tu, Bata" continuò Fede.
"Accidenti, biondo, grazie!" esclamò Bata. "Hai sentito, campione?"
"Grande, papà!" esclamò Tiago, battendo un cinque con il moro.
"Maya... tu vorresti fare da madrina ad Ago?" chiese il "biondo".
"Fede... fai sul serio?" chiese Maya. Agostina le andò incontro e alzò la lavagnetta, sulla quale aveva disegnato un cuore.
"Oh, piccola... grazie!" disse la ragazza, prendendola in braccio e stampandole un bacio sulla guancia.
"E... Nicolas" continuò Flor, "tu ti senti costantemente escluso... ma stavolta non sarà così. Se vuoi, e se Agostina vuole, sarai il suo padrino onorario."
"Accidenti, ragazzi!" esclamò Nicolas, mentre Agostina puntava il cuore che aveva già disegnato verso di lui.
"Ricorda: io sono la madrina divertente: lui è il padrino pesante!" scherzò Maya.
"Ehi, scema, ma chi te l'ha detto?" protestò Nicolas.
Agostina e Santiago, che volevano una rinascita, si presero per mano e si versarono un po' d'acqua sul viso.
"Ehm... padre, mi scusi... va bene anche così?" chiese ridendo Fede.
"Certo che va bene... forse la vostra famiglia non ha neanche tanto bisogno di rituali... è già molto bella, così com'è." rispose il sacerdote prima di salutarli e congedarsi.
In quell'istante, l'intera casa fu avvolta da una luce celestiale.
Per la prima volta, tutti loro sentirono una voce che Fede conosceva fin troppo bene.
"Ottimo lavoro, ragazzi!" esclamò il suo angelo custode. "La vostra missione è quasi ultimata... una volta compiuta, non avrete che da vivere felici mangiando pernici!"

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora