126: Il salto nel vuoto

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Il Conte ci mise molto più tempo di Flor a riprendere i sensi.
"Oh... mio signore, come si sente?" chiese Evaristo, esagitato.
"Evaristo..." biascicò il Conte. "Cos'è successo? Che ci faccio qui?"
"Il signore e la signora Fritzenwalden... cioè, futura signora Fritzenwalden... hanno avuto i loro pargoletti, finalmente, mio signore!" rispose il maggiordomo, che nutriva un immenso amore per i bambini, specialmente per i neonati, al contrario del suo signore.
"Non lo invidio affatto, il povero Fritzenwalden."
Evaristo sbiancò.
"Ma dai, un giovane che potrebbe avere ciò che vuole, tutto baci e coccole con una sola donna, tra biberon, pannolini e marmocchi urlanti!"
Aveva parlato troppo! Maya, che pur non sopportandolo stava andando a controllare come procedesse, spalancò la porta con violenza.
"Che modi sono, ragazzina?" chiese il Conte, che nutriva altrettanto astio per l'unica ragazza, oltre a Flor, che gli fosse rimasta ostile in quella casa.
"Nessuno parla così di mio fratello... e tu sei un poveretto! Lui potrà dare ai suoi figli quello che non ha potuto avere abbastanza a lungo... potrà amarli, coccolarli fino allo sfinimento, e anche cambiarli, perché non è schizzinoso come te!" esclamò, rabbiosamente. "E comunque mio fratello si fa onore, mentre tu fai orrore: seduci le donne, dici di amarle e quando ti è passata la voglia le getti via come stracci per la polvere! Mio fratello non è come te... mio fratello ne vale mille, di quelli come te!"
"Ehi, ehi, calma!" intervenne prontamente Fede. "Che succede, Maya?"
"Succede che questa ragazzina non ha un minimo di rispetto per gli adulti!" rispose Massimo.
"Signore, la prego... non siamo a casa nostra!" supplicò Evaristo.
"Tu stanne fuori! Cosa sei diventato, il lecchino dei Fritzenwalden?"
Evaristo si distaccò dal letto. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, quel volto di porcellana al maschile! Avrebbe voluto gridargli contro tutte le parole peggiori che conosceva, ma la voce gli si strozzò in gola.
Fede gli appoggiò una mano sulla spalla, delicatamente, e disse: "Evaristo, vai in camera di Flor... ti farà piacere vedere lei e i bambini, ne sono certo!"
Evaristo corse via, reprimendo a fatica le lacrime, mentre Maya si stringeva le mani tra loro, reprimendo a sua volta il desiderio di malmenare l'uomo disteso su quel letto che non era neanche suo.
"Come puoi trattarlo così?"
"Maya, per favore! Non c'è bisogno di essere tanto aggressiva... e vale anche per te, Massimo." disse serio Fede. "Raccontatemi cosa vi è preso, va bene? Perché litigavate in quel modo?"
"Lui ti compatisce perché sei diventato padre. Dice che coccolare una sola donna, amarla, essere sommerso da lattanti, pannolini e piagnistei, parole sue, è una disgrazia per un bel giovane che potrebbe avere il meglio dalla vita!"
"Non è vero! Non è assolutamente vero!" disse Massimo. "Sei una stupida e una bugiarda!"
"Massimo, a prescindere da quello che può averti detto mia sorella, non ti permetto di apostrofarla in questo modo, e non uscirtene con la storia di metterle dei limiti, per favore! E tu, Maya... che lui l'abbia detto o no, è un suo pensiero, non un mio pensiero... io sono felice come lo ero prima dei miei figli, e se lui non ne vuole è una sua scelta."
"Non permetto a nessuno di darti del poveretto... soprattutto a uno che a momenti ti faceva ammazzare dal marito di una sua sciacquetta che l'unica cosa giusta che ha fatto sono le sue due figlie!"
E prima che il Conte si slanciasse verso di lei, Maya corse alla porta e disse: "Ora vado dai miei nipoti, che per fortuna non hanno un papà come te!"
Nel frattempo Evaristo era seduto accanto a Flor, che stava cambiando il piccolo Derick.
"Se vuole posso aiutarla, signorina Flor" disse Evaristo con la voce contrita dal pianto trattenuto.
"Non ti preoccupare, ce la faccio! Ecco, piccolino... ora sei tutto pulito... dormi, tesoro..." disse Flor, prendendo a cullare il bambino con la faccia da duro. "Piuttosto, Evaristo: dimmi cosa ti è successo."
"Vede... il signor Conte mi ha detto delle cose... e..." balbettò Evaristo.
"Oh, povero Evaristo... vieni qui. Racconta tutto a Floricienta."
Evaristo, cercando di non piangere per non svegliare i bambini, le raccontò quello che era successo mentre Flor, pur prestandogli attenzione, guardava uno per uno i bambini, per essere certa che fosse tutto a posto.
"Ma come si può essere così insensibili, grezzi e..." disse tra sé Flor. Il bambino evidentemente la sentì nervosa, perché prese a piangere. "Oh, no... Shh, shh, amore della mamma, va tutto bene, non piangere... ecco, così... va tutto bene."
"No! Lo stupido sono io, perché nonostante tutto sono ancora..."
In quel momento entrò il Conte e li vide abbracciati.
"Ma bene! Ecco come la mammina dimostra amore al suo caro Fritzenwalden."
"Ma come ti permetti, Conte Minimo?" saltò su Flor. "E poi, se vogliamo parlare, sei tu quello che abbraccia le persone con un doppio fine, non io!"
"Ma guarda! Ora la signorina santarellina se la intende con il mio cameriere personale! E io che volevo parlarti... ma vedo che hai già trovato un'ottima consolazione! E tu, Flor? Perché non ti metti un bel cartello sulla fronte con su scritto: "In vendita"?"
Flor, che aveva adagiato il bambino nella culla per paura di fargli male per quanto si stava agitando, scattò in avanti ed assestò un ceffone a Massimo, così forte da fargli voltare la faccia dall'altra parte.
"Sei una carogna! Io per te non esisto più, è chiaro?" Il Conte fece per afferrarla, ma lei lo scrollò violentemente. Lui pensò addirittura che avesse una forza incredibile per essere una donna uscita da poco dal travaglio per partorire quattro gemelli.
"Non mi toccare! Mi fai orrore! Come puoi dire una cosa del genere? Se fossi stata una delle tue sciacquette, mi sarei lasciata andare a quello stupido bacio, ma la verità è che solo averti vicino mi fa orrore..."
"Tu fai così perché sai che ho ragione!"
"Forse sì, hai ragione... perché io dovrei strangolarti, ma non lo faccio per il mio Fede, che ti ha voluto qui, per i ragazzi, che non so come si sono legati a te, e per i miei figli, che non meritano di avere una madre in prigione, ma adesso vattene!"
"Così puoi coccolare il mio maggiordomo, vero? Tutte uguali, voi donne!"
In quel preciso istante entrò Fede, che gli rise letteralmente in faccia.
"Vuoi che ti faccia uguale anche l'altra guancia?" disse Flor.
"Non ce n'è bisogno... tanto io so una cosa, che non ti dirò perché non riguarda me, grazie alla quale so che l'unico che tradisce qui sei tu."
"Glielo dica, signore. Preferisco perdere il posto che trascorrere ancora un minuto con questo ragazzino viziato nel corpo di un uomo adulto." disse Evaristo.
"Ma sei impazzito? Come ti permetti?" disse il Conte.
Evaristo gli afferrò il braccio. "Tu sei un nobile solo per dei ridicoli titoli. Il signor Fritzenwalden e la signorina Florencia sono davvero nobili."
"Evaristo, sei sicuro? Te la senti di dirglielo?" chiese Flor.
"Te la senti di dirglielo? Ma guarda che razza di..."
"Chiudi la bocca o ti giuro che l'altra parte della faccia te la concio per le feste io stesso" disse Fede, furente.
"Lo sai perché io non potrei mai avere una tresca con la signorina Flor, per quanto bella e generosa sia? Perché sono gay... e la mia più grande disgrazia è quella di essermi innamorato di una canaglia come te, Massimo!"

Flor 2: l'Amore oltre la Vita ||Fedecienta||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora